• Non ci sono risultati.

2.7 La strategia di prevenzione a livello decentrato tramite i P.T.P.C

2.7.2 Lo stato di attuazione e qualità dei P.T.P.C

Secondo quanto emerge dal “Rapporto sullo stato di attuazione e la qualità dei piani di prevenzione della corruzione nelle amministrazioni pubbliche 2015-2017” pubblicato

dall’ANAC, alla data del 28 febbraio 2015 il 96,3% delle amministrazioni analizzate ha adottato e pubblicato almeno una delle edizioni del Piano Triennale di Prevenzione della

Corruzione sul proprio sito istituzionale. La percentuale di Piani non reperiti sui siti

istituzionali risulta invece molto bassa, attestandosi su un valore pari al 3,7%. In particolare

le amministrazioni non adempienti sono principalmente Autonomie Territoriali (94% dei

casi), collocate nel Sud Italia (nel 54,9% dei casi) e di piccole dimensioni (per il 74,7%

dei casi).

Si tratta di un’analisi condotta direttamente dall’ANAC, con la collaborazione della Formez

e dell’Università di Torvergata al fine di verificare il livello di adempimento della Legge n. 190 del 2012, con riferimento all’adozione dei P.T.P.C., nonché quella di valutare la qualità effettiva dei Piani Triennali adottati dalle pubbliche amministrazioni, al fine di identificare

eventuali criticità sorte in fase di attuazione.

Oggetto dell’analisi sono dunque i piani di prevenzione anticorruzione relativi al triennio 2015-2017 e, in caso di assenza quelli relativi al triennio precedente 2014-2016 o quelli

45 entro il 28 febbraio 2015. Il campione di riferimento è costituito da 1.911 unità e comprende

le seguenti tipologie di amministrazioni:

 Amministrazioni dello Stato ed Enti Nazionali (Presidenza del Consiglio dei Ministri, Ministeri, Enti Pubblici non Economici, Agenzie e altri Enti nazionali);

 Autonomie Territoriali (Regioni, Province e Comuni);

 Enti del Servizio Sanitario (Aziende Sanitarie Locali, Aziende Ospedaliere e Istituti di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico);

 Autonomie Funzionali (Camere di Commercio, Industria, Artigianato e Agricoltura e Università Statali).

Continuando con i risultati dell’analisi sempre con riferimento all’adozione del Piano, un altro dato rilevante ha riguardato il suo aggiornamento. Aggiornamento del P.T.P.C. che va

fatto al 31 gennaio di ogni anno, con il fine di adeguare la strategia anticorruzione al mutare

delle condizioni organizzative e/o di contesto interno ed esterno.

Emerge un dato tendenzialmente positivo: tra le 1840 amministrazioni che hanno adottato

almeno una edizione del PTPC, il 62,9% di esse ha adottato e pubblicato l’aggiornamento

per il triennio 2015-2017. Le amministrazioni più virtuose sembrano essere gli Enti del

Servizio Sanitario e le Autonomie Funzionali. Invece a registrare le maggiori difficoltà in

fase di aggiornamento sono le Autonomie Territoriali (Regioni, Province e Comuni),

soprattutto le amministrazioni di piccole dimensioni situate nel Sud Italia.

Risultati sconfortanti emergono invece in merito alla qualità dei Piani di Prevenzione

Triennali. Qualità dei Piani valutata tramite un’analisi di tutte le fasi costituenti il processo di gestione del rischio: analisi del contesto esterno ed interno, processo di risk assessment,

trattamento del rischio, livello di coinvolgimento degli attori interni ed esterni, monitoraggio

46 I dati mostrano una generalizzata inadeguatezza del processo di gestione del rischio messo

in atto dalle amministrazioni, imputabile principalmente ad una impreparazione delle

amministrazioni in materia, vista la novità della normativa.

La fase maggiormente critica risulta la valutazione del contesto esterno, che risulta

inadeguata o insufficiente nel 96,52% dei casi analizzati. Tuttavia si è potuto osservare come

tale inadeguatezza e difficoltà nel valutare il contesto esterno riguardi soprattutto le

amministrazioni di piccole dimensioni e le versioni meno recenti dei Piani.

Anche l’analisi del contesto interno e la fase di risk assessment risultano insoddisfacenti nella maggioranza dei Piani, pur essendo meno critiche della fase precedente. A riscontrare

maggiori difficoltà circa la fase di corretta individuazione dei rischi, di stabilire un’adeguata

metodologia di valutazione e ponderazione di questi, sono ancora una volta le

amministrazioni di piccole dimensioni collocate nel Sud Italia e nelle Isole.

Anche la fase successiva riguardante il trattamento del rischio non è esente da giudizi

insoddisfacenti, risultando adeguato solo per il 37,72% dei casi analizzati, adeguatezza

relativa agli Autonomie Funzionali e agli Enti del Servizio Sanitario.

L’analisi evidenzia inoltre uno scarso coinvolgimento di stakeholder interni ed esterni, inadeguato nel 80,16% dei casi, completamente assente nel 55,38% dei casi. A registrare

tale trend negativo sono ancora una volta le Autonomie territoriali.

Anche in merito all’ultima fase del processo di gestione del rischio, ovvero l’adeguatezza del sistema di monitoraggio, i dati dimostrano un livello insoddisfacente, con una

percentuale del 75,22. La qualità del sistema di monitoraggio sembra essere influenzata dalla

dimensione organizzativa e non dalla collocazione geografica: la qualità del sistema di

monitoraggio è notevolmente inferiore nelle amministrazioni di medie e piccole dimensioni.

Anche la programmazione delle misure preventive risulta scadente, si riscontra quindi una

47 misure e interventi volti alla riduzione del rischio corruttivo all’interno dell’amministrazione. Tuttavia questo trend “negativo” sembra non essere confermato nell’analisi degli ultimi P.T.P.C. facendo dunque presuppore che la scarsa qualità di tali Piani sia dovuta ad una iniziale impreparazione delle amministrazioni in tal materia.

Volendo trarre delle conclusioni si può affermare che almeno dal punto di vista formale la

norma è stata applicata dalle amministrazioni destinatarie. Le principali criticità riguardano

alcune categorie di amministrazioni, in particolare le Amministrazioni Territoriali

specialmente di piccole dimensioni e collocate nel Sud Italia. La qualità dei Piani sembra

essere significativamente aumentata nell’ultima adozione del P.T.P.C. (2015-2017), suggerendo quindi che incrementando gli sforzi a tutti i livelli e responsabilizzando i diversi

attori nella definizione e attuazione delle misure preventive, possano essere raggiunti i

risultati desiderati. È ancora presto per ritenere assimilata la cultura della legalità e della

prevenzione della corruzione nella pubblica amministrazione, tuttavia l’aumento della qualità riscontrata nell’analisi degli ultimi Piani lascia intendere che il cammino intrapreso sia quello giusto.

Documenti correlati