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Lord Bentinck in Sicilia

Chi era Lord William Bentinck

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? Egli «non fu solo un uomo a cui capitò di

impelagarsi in una missione diplomatica o governativa, (…) egli era un

74 Cfr J. ROSSELLI, Lord William Bentinck , the making …, cit., p. 119.

75.Lord William Henry Cavendish Bentinck (Bulstrode, Buckinghamshire 14 Settembre 1774 - Parigi 17 Giugno 1839), governatore di Madras (1803-1806), della Sicilia(1812-

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1814), del Bengala (1828-1833) e delle Indie (1833-1835). Aristocratico terriero, secondogenito del 3° duca di Portland, simpatizzava con molte delle idee liberali del suo tempo. Durante la sua carriera diplomatica, politica e militare, fece importanti riforme amministrative in particolare nella società indiana dove ha riformato le finanze, ha aperto i messaggi giudiziari agli indiani, e soppresso tali pratiche quali la pira funeraria delle vedove (sati) e l’omicidio rituale (thug). Le innovazioni effettuate nei suoi anni di ufficio sono state pietre miliari nella creazione di uno stile molto più interventista del governo rispetto a quelli precedenti, uno stile che ha coinvolto in particolare l'occidentalizzazione della società e della cultura indiana. Bentinck non era un pensatore originale; suoi maestri filosofici erano gli utilitaristi Jeremy Bentham e James Mill; il suo istruttore pratico, soprattutto nel campo dell'istruzione, è stato lo storico Thomas Babington Macaulay, tra gli altri. Ha preso in prestito elementi utili dalla religione dei suoi antenati whig liberali e da Bentham, combinando il tutto in politiche che erano ragionevoli, pratiche e umanitarie. Si era unito in matrimonio nel 1803 con Lady Mary Acheson, figlia del primo duca di Gosford, dalla cui unione non nacquero figli. AA.VV., Britannica (on line) alla voce Bentinck. Cfr. Dictionary of national biography, edited by Leslie Stephen and Sidney Lee. London, Smith, Elder, & Co., 1885-1901; e le due monografie curate da J. ROSSELLI.

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membro, relativamente poco privilegiato, dell’ aristocrazia terriera

britannica»

76

. Era un giovane ufficiale, quando venne in Sicilia, di appena 36

anni, con la sola esperienza coloniale maturata a Madras come governatore nel

periodo 1803-1807

77

.

76 J. ROSSELLI, Lord William Bentinck, the making of a liberal imperialist …, cit., p 11. 77 Bentinck a 17 anni ricevette una commissione nel corpo navale delle Coldstream Guards e, dal 1794, divenne tenente colonnello. Nato da famiglia ricca e di rango, era un promettente, se non eccezionale, giovane ufficiale che meritò, all'età di 29 anni, la nomina a governatore di Madras (ora Chennai). Sebbene abbia svolto le proprie funzioni in modo abbastanza soddisfacente, la sua amministrazione a Madras venne offuscata da disaccordi con il suo consiglio e bruscamente interrotta dopo l’ammutinamento di Vellore. Un ordine imprudente da parte del comandante in capo dell'esercito di Madras che aveva proibito alle truppe indigene di indossare le loro barbe e turbanti tradizionali e la mancata revoca di Bentinck, ebbe come conseguenza un grave ammutinamento nel luglio 1806, accompagnato da attacchi contro ufficiali e truppe britanniche. Il focolaio venne soppresso con pesanti perdite di vite umane, e l'ordine sconsiderato fu finalmente ritirato. Bentinck fu ritenuto responsabile e pertanto richiamato dal suo incarico in madrepatria nel 1807. Mal

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sopportando tale rientro e credendo di esser stato trattato ingiustamente, premette il governo inglese negli anni successivi per la possibilità di rivendicare il suo nome. Le occasioni non tardarono a venire: con le guerre napoleoniche in corso, fu assegnato alla Spagna, dove ebbe a comando una brigata a La Coruña, dopo di che fu nominato comandante delle truppe britanniche in Sicilia. L'Italia era allora nelle mani di Napoleone, ma in Sicilia i monarchi borbonici di Napoli regnava ancora sotto la protezione della flotta inglese. Ordini di Bentinck erano di sollevare un esercito siciliano di 10.000 uomini per integrare i suoi 5.000 soldati britannici e, con le due forze combinate, contribuire alla campagna contro Napoleone. Inoltre sembrava progettasse la deposizione del re Borbone a favore dell'erede, come pure l'adozione di una costituzione liberale siciliana con un corpo legislativo sul modello del Parlamento britannico. Inoltre, progettava di invadere l'Italia e radunare la gente non solo per espellere Napoleone, ma per istituire una monarchia costituzionale. Il governo britannico non avrebbe mai sostenuto un tale piano: infatti, intendeva eventualmente a ripristinare il dominio austriaco in Italia. Lo sbarco italiano non ebbe luogo in quel momento e Bentinck, ritardò il suo sbarco in Spagna oltre la data stabilita. Quando finalmente arrivò a Genova nel 1814, i suoi proclami liberali ancora una volta imbarazzarono il suo governo, e pertanto fu richiamato in Inghilterra nel 1815 Al suo ritorno fu eletto alla Camera dei Comuni. Cfr. AA.VV., Britannica, cit., ad vocem.

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Cresciuto tra l’ideologia di Burke (che aveva impiantato in Bentinck il

concetto di nazionalità

78

) e l’oratoria di Fox, egli era figlio cadetto del terzo

duca di Portland, capo dell’ala whig e due volte primo ministro negli anni

1783-1807, che entrò successivamente a far parte del governo Pitt, «più

accanito degli stessi Pittisti nel dare la caccia ai fautori di rivoluzione e nel

voler proseguire la guerra ideologica contro la Francia»

79

. L’ideologo

irlandese Burke rimase, per tutta la sua vita, un ispiratore sebbene avesse

atteggiamenti contraddittori, ora sostenendo le indipendenze dei popoli, ora la

pace e l’ordine europeo. Dopo alcune brevi esperienze presso gli eserciti

alleati in Italia settentrionale e in Spagna, fu incaricato come governatore di

78 Cfr. J. ROSSELLI, Lord William Bentinck, the making of a liberal imperialist…, cit., p.31.

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Madras dal 1803 al 1807, dal cui incarico fu destituito per via

dell’ammutinamento delle truppe indigene. Durante questa esperienza fu

molto influenzato dal suo superiore, Lord Wellesley, governatore del Bengala,

«imperialista ante litteram, il quale, grazie alla distanza dalla madrepatria,

riuscì a portare a termine una serie di guerre e di espansioni territoriali. Fu

proprio Wellesley, nel 1811, divenuto ministro degli esteri a Londra, che gli

offrì la missione in Sicilia.«I due ex-governatori videro esplicitamente il

problema dei rapporti con l’isola in una luce indiana» tanto che Bentinck,

prima di partire, scriverà a Wellesley di andare ad applicare in Sicilia «quella

politica generosa e illuminata che ha già salvato un altro impero»

80

.

50

La missione siciliana gli venne affidata, a partire dal luglio 1811, proprio nel

momento di maggior tensione politica tra la monarchia borbonica e

l’opposizione baronale che era insorta contro i decreti del febbraio dello stesso

anno che imponevano una tassa, giudicata dagli stessi incostituzionale,

dell’1% su tutti i pagamenti in denaro effettuati in Sicilia, e di fatto

danneggiavano, anche se indirettamente, gli interessi commerciali inglesi.

Dopo una breve assenza di qualche mese durante la quale si recherà in

Inghilterra per ottenere più ampi poteri, Bentinck rientrerà in Sicilia, dove la

situazione era alquanto «complicata e refrattaria»

81

e «la presenza inglese

costituiva il detonatore di problemi interni irrisolti e faceva maturare l’antico e

51

latente contrasto tra monarchia e baronaggio»

82

. E, in questo contrasto, gli

inglesi, «trovandosi a scegliere fra una monarchia poco amata e i baroni che

proclamano di agire per la libertà della patria, scelgono i baroni che si

atteggiano a ribelli contro un governo assoluto»

83

.

L’idea di Bentinck, d’altronde, si riallacciava fortemente alle idee esposte in

diverse occasioni dai suoi conterranei - Leckie in primis, ma anche uomini

come i poeti Wordsworth, Coleridge e Shelley

84

- che si inserivano nel dibattito

politico sostenendo la necessità di un intervento a favore della libertà delle

82 M. D’ANGELO, Tra Sicilia e Gran Bretagna, in J. ROSSELLI, Lord William Bentinck e

l’occupazione …, cit., p. 16.

83 A. CRISANTINO, Breve storia della Sicilia ..., cit., p. 181.

84 Cfr. R. J. WHITE (a cura di), Political tracts of Wordsworth, Coleridge and Shelley, Cambridge 1953.

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nazioni, la cui indipendenza era «indispensable to the highest form of

individual and social life»

85

.

Perlopiù Bentinck, «caldo seguace del partito Whig, si era formato in un

ambiente nel quale si era diffusa la convinzione che le istituzioni liberali

britanniche rappresentassero la miglior forma di reggimento politico per ogni

paese: e questa convinzione lo guidò nella sua quadriennale lotta in Sicilia

[…]. Il Bentinck vide nella lotta in difesa della costituzione siciliana assai più

che un semplice espediente politico»

86

.

85 J. ROSSELLI, Lord William Bentinck, the making …, cit., p. 116.

86 R. ROMEO, Il Risorgimento..., cit., p. 137. Nell’articolo di H.M. LACKLAND, Lord

William Bentinck in Sicily 1811-1812, in «The English Historical Review», Oxford 1927, p.

372 si legge: «Bentinck thought that in the British constitution lay the salvation of the world. There is probably much truth in the assertion, though Bentinck was hardly unique in holding that creed. Nearly all Whigs of the early and most liberals of the late nineteenth

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In realtà, la sua idea di liberare la Sicilia faceva parte di un progetto ben più

largo: intervenire con una riforma degli abusi nell’isola per poi rivolgersi

all’unificazione dell’Italia (sempre in funzione antinapoleonica), causa alla

quale Bentinck sembrava molto interessato: «the creation of one Italy is, and

will always remain, the true great idea»

87

. Pensava inizialmente che l’impresa

fosse semplice, ma non si rivelò tale.

century […] have been firmly convinced that the principles of the great and glorious British constitution should be adopted all the world over as a kind of test of national sobriety». Lo stesso si legge in A. CAPOGRASSI, Gl’inglesi in Italia durante le campagne

napoleoniche. Lord William Bentinck, La Terza, Bari 1949.

87 J. ROSSELLI, Lord William Bentinck, the making …, cit., p. 121. Rosselli cita le parole di Bentinck.

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Giunto in Sicilia, dunque, sposò la causa del partito costituzionalista siciliano

di cui lui avrebbe assunto il ruolo di guida « into path of law»

88

. Nel suo

diario, nel gennaio del ’12 annotava il suo programma per la Sicilia:

Parlamento, Costituzione e un esercito nazionale per difenderla. Dal canto

suo, il partito costituzionale si mise subito al lavoro per redigere una

costituzione: Bentinck aveva chiesto a Belmonte

89

e Castelnuovo di

prepararla, loro avevano incaricato l'abate Balsamo esortandolo - racconta lo

stesso Balsamo - a lavorare sul modello della costituzione d'Inghilterra e

«praticare le minori possibili innovazioni nell'attuale forma di governo». Il 20

88 Correspondence from Abate Paolo Balsamo to Lord William Bentinck, Nottingham University Library, Department of Manuscripts and Special Collections, Bentinck Papers (BP), PwJd 414, 13 giugno 1813.

89 Vd. G. GIARRIZZO, Giuseppe Ventimiglia e Cottone, principe di Belmonte in AA.VV.,

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giugno venivano approvati i 15 articoli della nuova costituzione

90

. Il progetto

veniva sottoposto a Bentinck che scrivendo in patria diceva: «Devo confessare

che all’inizio ero decisamente contrario all’adozione della costituzione

inglese. Dubitavo che la gente avesse fermezza, saggezza o virtù sufficienti ad

attuarla. Tuttavia […] lessi lo schema di una costituzione modellata su quella

inglese, ma con grande moderazione e saggezza modificata e adattata allo

90 Lo storico Rosario Romeo ha un duplice giudizio della costituzione «Nel quadro della storia europea e italiana la costituzione del ’12 rappresenta dunque un momento nettamente arretrato, riconfermando che, mentre l’Europa veniva rinnovata dalle armate rivoluzionarie, le forze dominanti in Sicilia erano ancora legate ad un’economia e a un mondo etico sostanzialmente feudale. Ma, rispetto alla vecchia Sicilia del baronaggio, le istanze poste dalla costituzione del ’12 hanno, ripetiamo, un carattere certamente progressivo: il quale però, nel concreto svolgimento della lotta politica, rimase a uno stato potenziale per il deciso prevalere dell’impostazione conservatrice della maggioranza baronale su quella dei progressisti, e la correlativa impossibilità, per la democrazia borghese, di far valere positivamente le sue esigenze[…]». R. ROMEO, Il Risorgimento …, cit., p. 153-154.

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stato di una società degradata […]»

91

. La Costituzione «sembrava esser

destinata a fondare per sempre la libertà e la gloria della Sicilia moderna»,

scriveva Giovanni Aceto. Fino a novembre ’12 continuarono i lavori con la

preparazione e l’approvazione del testo ma, alla chiusura del Parlamento e con

l’attuazione della riforma amministrativa

92

, finito l’entusiasmo e subentrati gli

interessi e le passioni, cominciarono i dissidi politici. I baroni avevano

rinunciato sì ai propri secolari interessi ma, come sostiene lo storico Pontieri,

91 J. ROSSELLI, Lord William Bentinck e l’occupazione …, cit., p. 116. Cfr. il Sicilian

Journal di Bentinck (Nottingham University Library, Department of Manuscripts and

Special Collections, Bentinck Papers (BP), PwJd 6254-6264) nelle date 29 e 31 maggio , 1, 3, 8, 10, 16, 18 e 22 giugno; letter from Bentinck to Castlereagh, 30 giugno 1812, Foreign Office (London) 70/51.

92 Per un maggiore approfondimento si veda E. IACHELLO, La riforma dei poteri locali

nel primo Ottocento, in F. BENIGNO- G. GIARRIZZO (a cura di), Storia della Sicilia,

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«non senza disinteresse»

93

: la spaccatura tra i due leader del movimento

costituzionale, Belmonte e Castelnuovo, ne è chiara dimostrazione

94

. Il

malcontento era generale: il popolo insorgeva per la crisi alimentare. La peste

di Malta (la paura che potesse dilagare in Sicilia tramite l’andirivieni delle

navi inglesi) costituiva una crescente minaccia, gli inglesi diventavano sempre

più impopolari, la monarchia che poco collaborava con gli inglesi, i

democratici (partito di opposizione ai costituzionalisti) cominciavano ad avere

93 E. PONTIERI, Ai margini della costituzione siciliana del 1812, Roma 1933, p.131. 94 Belmonte, di idee aristocratiche, voleva che tutte le magistrature superiori fossero concentrate nella capitale, Castelnuovo,invece, di principi democratici, sosteneva il decentramento oltre che lo smantellamento dell’edificio feudale. Il suo avvicinamento all’ala moderata dei democratici era poco accettato dai suoi stessi amici e avversato dai belmontisti. Le due ideologie stridevano: le idee democratiche volgono verso un allargamento dell’assetto politico verso un coinvolgimento popolare, a differenza delle idee aristocratiche che avevano una visione elitaria del controllo della nazione.

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la meglio, mentre i sostenitori della costituzione erano in netta minoranza:

insomma, sin da principio, quell’anno fu costellato da un continuo crescendo

di disordini che culminarono nella crisi politica dell’estate del 1813, proprio

quando Bentinck era in Spagna al comando di una spedizione anglo-siciliana.

Ha inizio qui, secondo l’abate Balsamo, «l’epoca del cominciamento dei

disordini e delle sciagure del regno», definita dallo stesso «the fatal epoch»

95

.

Bentinck che, di ritorno dalla Spagna «nel mettere piede a terra si accorse che

i mali dai quali era travagliata la Sicilia, erano più gravi che non aveva da

lontano immaginato.Vide con dolore che il nome degli inglesi era assai

decaduto da quel rispetto ed attaccamento, nel quale l’avea lasciato; che gli

95 Correspondence from Abate Paolo Balsamo to Lord William Bentinck, Nottingham University Library, Department of Manuscripts and Special Collections, Bentinck Papers (BP), PwJd 418.

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amici suoi e compagni nella rivoluzione erano calunniati e perseguitati; che il

ministero era occupato da persone infide o sospette alla buona causa; e che il

regno tutto era in agitazione e scompiglio, e bersagliato da tali scissure ed

inimicizie, che non si potevano facilmente sedare e comporre. […] Protestò

che avrebbe fatta man bassa contro tutti coloro che fussero osati attentare in

qualunque modo alla sicurezza ed alla tranquillità di Sicilia

96

». E così fece.

Applicando la legge marziale, il suo iniziale ruolo di consigliere, divenuto poi

governatore di fatto della Sicilia, sconfinò, in ultimo, in quello di dittatore. Ad

una figura diventata via via sempre più impopolare si aggiungeva il fatto che

in madrepatria il ministro Castlereagh mutava la sua politica in previsione

della restaurazione, «vedeva nel regime costituzionale dell’isola un focolare

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pericoloso per quell’ordine conservatore […] ch’egli meditava di attuare sul

continente. Di lì a poco (Bentinck) veniva richiamato»

97

in patria. Salpava

sulla nave nel luglio nel 1814 «tra le detestazioni dei nemici suoi e le

mormorazioni de’ suoi anche più cari amici, colui che per due anni aveva

tenuto in mani il destino di Sicilia, lord William Bentinck, amareggiato per lo

stato in cui lasciava il regno e scandalizzato per l’insensatezza e

l’ingratitudine di molti siciliani»

98

.

97 R. ROMEO, Il Risorgimento…, cit., p 151. Ivi si legge «L’abbandono della Sicilia s’inquadrava pienamente nel nuovo indirizzo della politica inglese, mirante adesso a perpetuare l’isolamento francese e a rinserrare la politica mondiale della Russia in un sistema d’equilibrio europeo».

98 P. BALSAMO; Memorie segrete …, cit., p.209-210. Dopo l’esperienza siciliana, rientrato in patria, aveva rifiutato la riconferma per il governatorato di Madras nel 1819, in attesa di raggiungere la sua vera ambizione, la nomina a governatore generale del Bengala, che avvenne nel 1827. Istruzioni immediate di Bentinck erano salvare l'India dalle sue

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difficoltà finanziarie giacché, in quel momento, il governo in India aveva un deficit cospicuo di circa £ 1,5 milioni. Bentinck presto riuscì a trasformare il disavanzo in un avanzo della stessa quantità circa. Il risultato dei suoi sforzi fu il rinnovo del governo della Compagnia delle Indie Orientali con il Charter Act del 1833, per cui Bentinck divenne il primo governatore generale delle Indie. Si interessò poi di riforme del personale, rendendo più fruibili posizioni amministrative e giudiziarie agli indiani e migliorando stipendi e status dei giudici indiani. Bentinck fece anche della lingua inglese, anziché il persiano, la lingua dei tribunali superiori e di istruzione superiore e organizzò aiuti finanziari ai collegi, che dovevano essere adattati ai modelli occidentali. Bentinck mostrò grande coraggio e umanità nella sua decisione di abolire il suttee (sati), l'usanza indù di ardere le vedove vive con i cadaveri dei loro mariti. Fu anche responsabile delle misure adottate per sopprimere l'assassinio di bambini indesiderati, sacrifici umani, e le thags-bande di ladri, legati insieme da giuramenti e rituali, che uccidevano viaggiatori ignari, in nome della dea Kali. Anche la fustigazione nell'esercito indiano fu abolita. Bentinck lasciate le Indie nel marzo 1835, tornò in Inghilterra, dove rifiutò il titolo nobiliare e fu di nuovo eletto alla Camera dei Comuni. Morì a Parigi nel 1839 dove ebbe meriti per le riforme da lui avviate e quelle che seguirono, accelerando l'occidentalizzazione delle Indie. AA.VV., Britannica, cit., ad vocem.

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CAP. II: IL SICILIAN JOURNAL DI LORD WILLIAM BENTINCK

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