La situazione in Sicilia era tutt’altro che semplice: una monarchia che per anni
aveva governato a distanza diventava adesso ingombrante, perlopiù avendo
portato con sé tutta una serie di ministri napoletani che poco posto davano, e
intendevano dare, ai politici siciliani e poco tenevano conto delle esigenze e
delle aspirazioni del paese, oltre al fatto che «la corte parve considerare la
Sicilia solo come una sorgente d’imposte, i cui proventi erano dedicati in gran
parte alla riconquista del napoletano»
48; l’isola era «an extraordinary museum
of late medieval institutions»
49dove i baroni, ancora in possesso dei privilegi
48 R. ROMEO, Il Risorgimento …, cit., p. 133.
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feudali, vivevano un periodo di crisi economica
50; quei pochi siciliani,
perlopiù nobili, ecclesiastici e avvocati – the Island Intelligentsia, per usare
un’espressione di Rosselli- che avevano avuto l’opportunità di leggere e
viaggiare, già dalla fine del secolo precedente, maturavano sempre più un
senso di appartenenza alla cultura e alla nazione siciliana e, prendendo atto dei
problemi economici del proprio paese, confrontandosi con l’Inghilterra (con la
quale, peraltro, nella ricerca di identità, condividevano la conquista normanna)
50 Il reddito della terra era in calo: poiché si erano man mano allontanati dalle terre, incaricando gli intermediari delle loro funzioni di feudatari, i nobili avevano cominciato a perdere i benefici che tali funzioni un tempo avevano loro portato. Le restrizioni che la legge feudale ancora collocava sulla cessione delle terre cominciava ad apparire pesante e il sistema, nel suo complesso, antiquato. L’aristocrazia, quindi, se da un canto difendeva i suoi privilegi dal centralismo monarchico, dall’altro era spinta a mettere in discussione alcuni dei principi che aveva cominciato a difendere. Cfr J. ROSSELLI, Lord William
Bentinck , the making …, cit., p. 117 e J. ROSSELLI, Lord William Bentinck e l’occupazione …, cit., p.41.
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«fecero risalire il benessere inglese alla costituzione politica, e ravvidero in
quella costituzione una possibile panacea ai mali siciliani»
51. Agli occhi di
quanti «desideravano correggere piuttosto che cancellare le antiche
istituzioni»
52, la costituzione inglese appariva come un modello da imitare.
Veniva così delineandosi il partito inglese
53, che «incarnava privilegi di classe
51 J. ROSSELLI, Lord William Bentinck e l’occupazione …, cit., p.42. Ivi si legge di un nobile siciliano che riferì al viaggiatore inglese Brydone nel 1770 di «desiderare ardentemente la benedizione della costituzione inglese».
52 Cfr G. GIARRIZZO, Storia della Sicilia dal Cinquecento all’Unità d’Italia, in V. D’ALESSANDRO e G. GIARRIZZO, La Sicilia dal Vespro all’Unità ..., cit., per un maggiore approfondimento relativo al partito inglese.
53 J. ROSSELLI, Lord William Bentinck e l’occupazione …, cit., p.43. In realtà questo movimento non aveva un nome ben preciso. All’epoca definito “patriottico”, poi liberale, costituzionalista, partito filo-inglese, era composto da nobili e loro seguaci, perlopiù avvocati e membri del clero, tutta aristocrazia cui la proprietà terriera aveva conferito e conferiva prestigio. Questa aristocrazia si trovava di fronte a due pericoli, uno esterno
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e tradizione isolana»
54allo stesso tempo. Tra i maggiori esponenti, i principi di
Belmonte
55e Castelnuovo
56e il loro ideologo, l’abate Paolo Balsamo.
In quegli anni, dunque, la Sicilia è pregna di entusiasmo culturale e filosofico,
frutto del precedente accostamento alla cultura europea e a nuove correnti di
pensiero quali, in particolare, l’empirismo adottato da intellettuali come lo
storico Rosario Gregorio prima e più avanti il suo discepolo, il fisico
Domenico Scinà, per il quale «l’esigenza della concretezza, […] lo portava a
legato all’ingerenza di una monarchia incline all’accentramento e alle riforme autoritarie, l’altro interno: il progressivo deterioramento della posizione economica propria dei baroni. Cfr J. ROSSELLI, Lord William Bentinck e l’occupazione …, cit., p.38-39.
54 Ibidem.
55 Vd. G. GIARRIZZO, Giuseppe Ventimiglia e Cottone, principe di Belmonte in AA.VV.,
Dizionario Biografico degli Italiani, vol. 8, Treccani, 1966.
56 Vd. F. BRANCATO, Gaetano Cottone, principe di Castelnuovo, in AA. VV., Dizionario
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vedere il peggior avversario di ogni seria e fruttuosa ricerca scientifica nel
formalismo degli scolastici»
57.E ancora, Giovanni Agostino De Cosmi che
aveva usato il metodo empiristico in campo pedagogico e l’abate termitano
Paolo Balsamo, esperto di cose agrarie, economista, storico e politico. Questi,
in particolare, «nutrito di cultura britannica, […] portò sempre nelle sue
indagini uno spiccato amore per i fatti particolari e concreti, e l’abitudine
all’osservazione paziente e metodica»
58. Tra le pagine delle sue Memorie si
legge che «i fatti sono la base ed il sostegno delle scienze naturali, e l’analisi
57 R. ROMEO, Il Risorgimento …, cit., p. 81. 58 Ivi, p. 83.
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l’unico mezzo per promuoverle. L’istesso forse con maggiore ragione
affermar si deve della politica economica»
59.
L’accostamento di tali studiosi verso l’empirismo è stato di fondamentale
importanza per la Sicilia e la sua cultura: «per la prima volta, una moderna
corrente di pensiero europeo riusciva a penetrare nell’isola non come astratta
dottrina filosofica ma come insieme di principi informatori di una nuova
mentalità e di una nuova cultura»
60. E’ un chiaro segnale, questo, di una terra
59 P. BALSAMO, Memorie economiche e agrarie riguardanti il Regno di Sicilia, Palermo 1802, pp. 60-61, citato in R. ROMEO, Il Risorgimento …, cit., p. 83.
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che mostra fortemente di voler partecipare al dibattito culturale europeo,
animato da ideologie ora inglesi, ora francesi
61, aperto già da qualche tempo.
E non solo: dal punto di vista politico, per usare un’espressione già nota, la
Sicilia è un vero e proprio “laboratorio”. In contrasto con l’immagine di una
Sicilia sonnacchiosa e che non ha conosciuto gli echi della Rivoluzione
Francese, si osserva che «la vita sociale e politica assume […] un più energico
andamento, che permetterà da una parte una più efficace opera degli elementi
progressisti in appoggio alle riforme, e dall’altra una reazione
61 Cfr R. Romeo (1950) e G. Giarrizzo (1968, 1989, 1998,) parlano di un modello liberal- costituzionale (di chiara ispirazione inglese) e di una corrente di indirizzo democratico- egalitario di ascendenza francese e giacobina, modelli europei, entrambi, con contaminazioni mediterranee.
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insospettatamente vigorosa da parte delle forze conservatrici»
62. In altre
parole, si diede «alla vita pratica un più ricco contenuto, che stimola e attrae
ingegni e interessi […] sebbene la vecchia mentalità era ancora radicata nella
maggioranza dei siciliani»
63.
I semi erano stati piantati nel secolo precedente. «Nel movimento culturale
siciliano della seconda metà del '700 aveva esercitato una considerevole
influenza l'empirismo inglese, meglio rispondente, rispetto al razionalismo
francese, pure penetrato nell'isola, al carattere concreto e positivo degli studi
maggiormente coltivati in Sicilia. Aveva inoltre notevolmente contribuito ad
accrescere la simpatia per l'Inghilterra, specie negli ambienti più illuminati
dell'aristocrazia, l'affinità riscontrata tra le antiche istituzioni locali e il sistema
62 R. ROMEO, Il Risorgimento …, cit., p. 84. 63 Ibidem.
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costituzionale inglese, per cui “l'anglomania” aveva acquistato poco alla volta
una particolare tendenza non solo culturale, ma anche politica, manifestatasi,
specie dopo le tentate riforme del viceré Caracciolo, in un maggiore
attaccamento alle tradizionali prerogative isolane e, nel campo economico, in
una più decisa avversione al regime vincolistico imposto dall'assolutismo
borbonico. Balsamo, in particolare, che si era formato in tale clima, trovò
pertanto in Inghilterra l'ambiente più consono al suo spirito»
64. «Anglofilia e
anglomania significano essenzialmente ammirazione per la libertà e la
costituzione britannica, e aspirazione, se non decisa volontà, a trasferirle in
Sicilia per rafforzare i minacciati diritti della nazione»
65.
64 F. BRANCATO, Paolo Balsamo in AA.VV., Dizionario biografico degli Italiani, volume V, Treccani, 1963.
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Tutti presenti, dunque, gli elementi che avrebbero dato le mosse al
cambiamento. In questo clima di fervore, le scienze economiche ruotavano
attorno alle teorie liberiste dell’abate termitano Paolo Balsamo
66. Discepolo di
Young, dunque, «aveva appreso dal maestro un metodo di ricerca che si
legava direttamente all’osservazione dei fatti e della loro dinamica
economica»
67e, rientrato in Sicilia, continuò la sua professione di professore
66 Giovane di vivo intelletto, Balsamo, indirizzato inizialmente verso gli studi ecclesiastici, si era accostato poi agli studi economici proprio negli anni del riformismo illuminato del marchese Caracciolo e del principe di Caramanico. Eletto nel 1786 catedratico di agricoltura presso l’ Accademia palermitana, fu inviato, con il chiaro scopo di apprendere i più progrediti mezzi agrari, in Toscana, Francia, in Inghilterra dove soggiornò per ben diciotto mesi presso la scuola di Arthur Young e infine, di ritorno verso la Sicilia, visitò i Paesi Bassi. Tra tutte, fu soprattutto l’ esperienza inglese che segnò profondamente il pensiero di Balsamo
67 C. LAUDANI, Appello dei Siciliani alla nazione inglese. Costituzione e
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universitario «insegnando all’inglese, ma operando alla siciliana»
68, vale a dire
«avvalendosi di moduli mentali che erano senza dubbio più avanzati di quelli
offerti dalla cultura media locale»
69, sforzandosi di continuo di adattarli per
«interpretare e modificare la realtà dell’Isola»
70, guardando alla Sicilia con gli
occhi di chi aveva visto realtà differenti.
«Gli anni 1810-13 sono per il Balsamo anni di appassionato impegno politico
a fianco di Belmonte e Castelnuovo, dei baroni costituzionali dei quali egli
68 D. SCINA’, Prospetto di storia letteraria di Sicilia nel secolo decimottavo, Palermo 1824/27, p. 420 citato in F. RENDA, Introduzione in P. BALSAMO, Memorie segrete sulla
istoria moderna del Regno di Sicilia, Ed. Regione Sicilia, Palermo 1969, pag 20.
69 F. RENDA, Introduzione in P. BALSAMO, Memorie segrete..., cit., p 20. 70 Ibidem.
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non si limita a sostenere la lotta
71, ma ne è ispiratore e portavoce insieme. Suo
è il progetto di costituzione, nelle due redazioni successive- la siciliana e la
inglese-; suoi gli studi sull’organizzazione delle magistrature e
sull’amministrazione locale, che stanno alla base della lotta dei castelnovisti;
suo lo sforzo (documentato dalla corrispondenza) di sconfiggere, con
l’appoggio di Bentinck, il partito francese, che mira ad una riforma della
costituzione, peraltro ancora incompleta, ad alta corte di giustizia con
intenzioni che fanno evocare a Balsamo gli spettri dei Levellers e dei
giacobini»
72.
71 Si veda la lettera all'editore del Weekly Political and Literary Review (Palermo, 1° febbraio. 1812 in Archivio Storico Palermo).
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La presenza degli inglesi in Sicilia fu dunque il catalizzatore per tutti i
problemi fin qui esposti, aggravati dall’atmosfera di reciproca sfiducia
73:
gradualmente the Great Power e the Small Power (l’espressione è di Rosselli)
arrivarono ad una crisi nel 1810 quando, ad un tentativo di invasione da parte
di Murat, la corte sembrò indifferente (forse anche speranzosa di un suo
successo). Contemporaneamente, il gruppo riformista dei baroni
aveva raggiuntouno
stallo nei negoziati con la corte. Era arrivato il momento di intervenire de
73 I rapporti tra inglesi e reali (Ferdinando IV di Borbone e la moglie Maria Carolina) furono sempre tormentati da reciproci sospetti e sfiducia: gli intrighi della sovrana, il suo continuo pensiero alla riconquista di Napoli, la sua disposizione a venire a patti con tutti (Russia, Austria e persino Francia) per raggiungere il suo scopo, la mancanza di collaborazione da parte dei reali, la paura di questi che l’Inghilterra fosse interessata alla Sicilia, la necessità di denaro dei reali e di contro il ricatto economico e della tutela militare, il timore che, finita la propria guerra, la Gran Bretagna si sarebbe rifiutata di proteggere i Borbone e che fosse di continuo pronta a barattare la Sicilia.
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