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Per opporsi a condizioni di mortificante degrado purtroppo diffuse nel territorio nazio- nale, lo studio di luoghi notevoli per caratteristiche naturali e tracce di memoria storica offre l’opportunità di riqualificare territori di interesse e notorietà millenari. La zona di

Sinuessa è sicuramente tra questi: al confine costiero tra i bacini dei fiumi Liri-

Garigliano e Volturno, dove il massiccio del Monte Massico giunge a mare, dai tempi della Magna Grecia costituiva presidio del passaggio più agevole verso il sud della pe- nisola italica. Oggi questo tratto di litorale domitio è ancora affascinante e suscettibile di recupero ambientale, pur depauperato dal punto di vista paesaggistico dopo molti decenni di incontrollato sviluppo insediativo (Pennetta et al., 2016c). Le potenzialità presenti nel luogo sono visibili nella lunga spiaggia, nel panorama verso la costa di Gaeta, verso l’arcipelago pontino e quello napoletano, ma anche latenti, come i numero- si beni archeologici sommersi o sepolti. L’osservazione delle principali caratteristiche ambientali, evidenziando criticità e qualità, consente di individuare i drivers di un pro- getto di valorizzazione fondato sul concetto di gestione integrata delle risorse, anche puntando all’invenzione di un brand che le tenga virtuosamente insieme.

Riflettendo sulla vocazione turistica dell’area e le condizioni in cui versa è certamente condivisibile la lettura di Àbalos & Herreros (Àbalos & Herreros, 1997) sul ruolo del tu- rista contemporaneo inteso come veicolo di scambio di culture in una società globalizza- ta: certamente turista distruttore, ma anche costruttore di nuove arene di comunica- zione ed esperienza, tra le poche ancora riferibili quali luoghi di confronto sociale reale e non virtuale, oltre che attore di uno dei fenomeni economici di maggiore rilievo nei nostri paesi (Valente, 2005b).

«Conviene studiare questa seconda generazione del turismo in quanto nuovo fenomeno […]. Bisogna evitare il pregiudizio che si basa sulla percezione del turista come viag- giatore “inautentico”, ciascuno eccetto noi stessi, naturalmente, e riconoscere un punto di inizio nel doppio effetto dello stesso: la sua presenza costituisce l’importanza del luo- go nel tempo stesso in cui ne distrugge la naturalezza.» (Àbalos & Herreros, 1997). D’altro canto è da lungo tempo che ci si interroga sui criteri opportuni per conciliare tu- rismo e tutela del territorio. Il turismo sostenibile è stato definito come ogni forma di attività turistica che rispetta e preserva a lungo termine le risorse naturali, culturali e sociali e che contribuisce in modo positivo ed equo allo sviluppo economico e al benesse- re degli individui che vivono e lavorano in questi spazi (Carta del Turismo Sostenibile, Lanzarote 1995). Obiettivi essenziali sono, per i turisti, una migliore qualità della va- canza, per i residenti, un minor impatto della presenza dei turisti ed un ambiente più pulito in cui vivere, per le imprese, un vantaggio economico immediato e, soprattutto,

Archeologia, geomorfologia costiera, strategie sostenibili di valorizzazione

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durevole nel tempo. Il progetto LIFE Sustainable Tourism indicava infatti la qualità ambientale non solo come un dovere, ma come fattore di competitività e di crescita eco- nomica basato sulla destagionalizzazione dell’offerta distribuendo le presenze nell’arco di dodici mesi, sulla riqualificazione dello sviluppo urbanistico, sulla incentivazione dei sistemi di certificazione della qualità ambientale, sul sostegno delle azioni volontarie degli operatori turistici in ambito ambientale (acquisti ecologici, risparmio idrico ed energetico, gestione dei rifiuti) (Valente, 2005b).

In relazione alle specificità proprie dell’area di Sinuessa, il Patrimonio Culturale Som- merso, Underwater Cultural Heritage (UCH), è definito dalla Convenzione dell’UNESCO del 2001 come “tutte le tracce di esistenza umana che abbiano carattere culturale, storico o archeologico che sono state parzialmente o totalmente sotto l’acqua, periodicamente o continuamente, per almeno 100 anni” (UNESCO, 2001). La ricerca sul Patrimonio Culturale Marino e Sommerso, Maritime and Underwater Cultural He-

ritage (MUCH), combina diversi approcci come l’archeologia, l’antropologia, la gestione

dei beni culturali e le scienze del mare e si concentra sul patrimonio tangibile ed intan- gibile (Center for International Heritage Activities, 2014). Tale ricerca può essere com- binata con quella sulle attrezzature marittime sulla costa adiacente per offrire un ap- proccio più olistico (Humphrey, 2014). È proprio in tal senso che si propone di indivi- duare criteri guida per ipotesi di recupero e fruizione.

«The goals of preserving underwater sites while encouraging public access has often

been seen as contradictory (Spirek & Scott-Ireton, 2003), but benefits from opening cul- tural resource sites to the public under some strict management oversight can include increased public awareness, economic benefits and increased preservation for sites un- der threat. Part of the heritage resource community believes in the idea that providing public with access to heritage site may be a greater use of site than restricting access for future research resulting in more information» (Humphrey, 2014)

In riferimento alla gestione del patrimonio culturale sommerso, i concetti di protezione e pubblico accesso sono spesso considerati come opposti; tuttavia Secci (2011) sottolinea come sia invece possibile renderli compatibili con attività scientifiche apportando bene- fici alla protezione dei beni. Obiettivo è dunque determinare un contesto virtuoso che valorizzi l’area e ne rilanci la fruizione secondo criteri innovativi.

Partendo dall’analisi dell’ecosistema litoraneo e dalla sua condizione di degrado, la ri- cerca per il progetto ambientale deve essere riportata a differenti scale, su metodi e tecnologie per la riabilitazione del territorio. Lo sviluppo del sistema delle risorse lungo la costa secondo un piano integrato (Clark, 1977) consente un’organizzazione che pro- tegge e valorizza le peculiarità e le attrezzature del luogo, fornendo varie indicazioni per le destinazioni d’uso. Queste possono essere arricchite con nuovi tipi per differen- ziare e qualificare l’offerta di fruizione per residenti e turisti, poiché tecnologie aggior- nate suggeriscono spunti per il ridisegno sostenibile del paesaggio (Bosco & Valente, 2008).

SINUESSA, UN APPRODO SOMMERSO DI EPOCA ROMANA

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Fig. 13.1 - La zona costiera ai piedi del massiccio del Monte Massico Fonte: foto di Paolo De Stefano, 1995

La strutturazione di un progetto ambientale per la riqualificazione dell’ecosistema, in questo caso costiero, è da intendersi come riorganizzazione armonica dell’uso delle ri- sorse naturali e dello svolgersi dei processi antropici (Valente, 2005a, 2006). Tre sono gli aspetti chiave evidenziati: il primo è la messa a sistema delle complementarità degli ambiti omogenei di riferimento; il secondo riguarda la considerazione della componente temporale quale discriminante per le modalità di intervento ed infine il terzo è l’attenzione da riservare al valore culturale rappresentato da zone così sensibili.