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Insieme di procedimenti attuati dal traduttore per convogliare il testo dalla cultura emittente alla cultura ricevente. Innumerevoli strategie traduttive sono possibili per tradurre lo stesso testo, in funzione di diverse variabili: la dominante attribuita al metatesto, il lettore modello a cui si rivolge, il traduttore68.

La macrostrategia è dunque quella strategia traduttiva che viene adottata durante la traduzione di tutto il prototesto, ovvero quell’insieme di tecniche e soluzioni adottate per risolvere i problemi traduttivi. Gli studiosi e teorici della traduzione, nel corso delle loro ricerche, hanno identificato diverse strategie traduttive, in particolare Toury ne ha elaborate due tra di loro complementari:

• traduzioni con strategia source-oriented (orientata al prototesto) che hanno come obiettivo principale la traduzione dei testi letterari e l’accento è posto sulla traduzione e non sul testo. Toury ritiene che se la dominante traduttiva è individuata nel prototesto, è difficile per il traduttore creare un testo vero e proprio che sia coeso e coerente, a

67 Far East Film Festival, “L’arte del vento e dell’acqua: intervista con Wang Jing”, URL:

http://www.fareastfilm.com/easyne2/LYT.aspx?Code=FEFJ&IDLYT=2709&ST=SQL&SQL=ID_Docu mento=4073, 2013 (consultato il 20 settembre 2016).

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causa delle esigenze del testo di partenza. Questa strategia si basa sul principio dell’adeguatezza alla traduzione letteraria;

• traduzioni con strategia target-oriented (orientata al metatesto) che hanno come scopo principale la creazione di metatesti letterari che però non sono la traduzione puntuale dei rispettivi prototesti. Questa strategia si basa sul principio dell’accettabilità alla traduzione letteraria69.

Secondo Toury, se un testo deve essere reso accessibile a una cultura estranea durante il processo di traduzione, si devono prendere in considerazione due punti di vista: da un lato si pone l’accento sull’integrità del testo, quindi si attuano strategie di accessibilità alla cultura applicando quello che Toury chiama il “principio dell’adeguatezza”. dall’altro si pone l’accento sull’accessibilità al testo applicando il “principio di accettabilità”.

Se viene applicato il principio o la norma dell’adeguatezza, il traduttore si concentra sui tratti distintivi dell’originale: lingua, stile ed elementi culturali. Se prevale il principio di accettabilità, scopo del traduttore è produrre un testo comprensibile in cui il linguaggio e lo stile sono in piena armonia con le convenzioni linguistiche e letterarie della cultura ricevente. I due principi non si escludono: un traduttore può perseguire a un tempo entrambe le norme70.

Se la cultura del prototesto è predominante su quella del metatesto si dovrà quindi optare per la strategia traduttiva basata sull’adeguatezza, strategia che rende noto che il testo in questione sia estraneo alla cultura ricevente, offrendo al lettore la possibilità di consultarlo e comprenderlo senza però sacrificare le caratteristiche che formano la sua identità. Nel caso in cui, invece, la cultura d’arrivo sia predominante, si adotterà la strategia dell’accettabilità, facendo sì che il testo perda le sue tracce di estraneità e che il lettore possa accedervi senza sentirlo estraneo alla sua cultura. Entrambe le strategie portano ovviamente a correre dei rischi: nel primo caso i lettori meno motivati a comprendere il testo potrebbero incontrare delle difficoltà a causa dei tratti a volte poco leggibili; nel secondo invece si potrebbe dare al lettore l’illusione che il testo non

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LOGOS-non solo parole, “37- Toury e la critica della traduzione”, URL:

appartenga a una cultura così diversa dalla propria e che quindi tutte le culture estranee assomiglino alla sua 71.

Dal punto di vista linguistico, essendo il metatesto di Feng Shui un lavoro di sottotitolazione, lo spettatore è a conoscenza del fatto che si tratti di una traduzione di un testo appartenente a un’altra lingua e cultura. Ho scelto quindi di adottare per la maggior parte della traduzione la strategia source-oriented, e pertanto il principio di adeguatezza. In alcuni casi, soprattutto quando incontravo espressioni particolarmente specifiche della cultura cinese (come modi di dire, riferimenti culturali, chengyu) mi sono trovata a dover adottare il principio dell’accettabilità per far sì che il metatesto fosse comprensibile e fruibile anche da parte di spettatori con poca conoscenza di questa cultura.

Il processo di elaborazione del metatesto si è svolto principalmente in due fasi: una prima fase in cui, dopo la trascrizione dei sottotitoli in lingua originale, ho elaborato una stesura della traduzione del testo originale, rimanendo il più fedele possibile al prototesto. Nella seconda fase ho dovuto adattare la prima stesura del metatesto alla forma del sottotitolo, rispettando quindi i limiti tecnici che questa forma richiede (sia spaziali sia temporali), e cercando di mantenere la sincronia tra sottotitolo e dialogo orale. In questa fase ho adottato alcune delle strategie per la traduzione audiovisiva individuate da Gottlieb, di cui ho parlato in precedenza (espansione, parafrasi, trasferimento, imitazione, trascrizione, dislocazione, condensazione, decimazione, cancellazione e rinuncia, v. par. 4.2 La realizzazione del sottotitolo p.16).

Durante la stesura del sottotitolo ho cercato di mantenere la sincronia non solo con il parlato ma anche con il sottotitolo in lingua originale che era già presente nel film. Tuttavia ciò non sempre è stato facile poiché in molti casi il sottotitolo tradotto risultava più lungo di quello originale e di conseguenza necessitava di un tempo di esposizione maggiore. In altri casi la sincronia con il parlato è stata difficoltosa, poiché i dialoghi spesso prendevano un ritmo sostenuto e molto rapido nell’enunciazione, quindi ho dovuto fare delle scelte sulle informazioni da riportare e su quelle invece da omettere perché di secondaria importanza o non fondamentali per la comprensione della storia, in

modo tale da rispettare le limitazioni spazio-temporali. Per fare questo ho adottato le strategie della riduzione, della condensazione e della cancellazione, cercando di utilizzare frasi semplici e di comprensione immediata che non stravolgessero il significato originale.

Ho aggiunto segni di punteggiatura (che nei sottotitoli in lingua originale non erano presenti) per supplire quegli elementi che sono tipici del parlato (come l’intonazione, l’esitazione, l’enfasi, il sarcasmo, l’ironia, ecc.) in modo tale che, uniti alle immagini e ai suoni, potessero garantire la trasmissione corretta dell’informazione.

Un’altra strategia che ho dovuto adottare durante il processo di adattamento ai sottotitoli è stata l’espansione, in particolare per i termini culturospecifici che o non avevano corrispondenti nella lingua d’arrivo, o necessitavano di una spiegazione, poiché non comprensibili in altro modo a uno spettatore italiano medio senza conoscenze base di quella cultura, e per i chengyu.

In generale ho tentato di ridurre al minimo necessario la perdita d’informazioni, cercando di esplicitare il messaggio nella miglior forma possibile, comprensibile da parte dello spettatore, senza creare troppo distacco tra ciò che trasmettevano le immagini e ciò che veniva letto nei sottotitoli.

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