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La malvagità della natura umana: un ponte tra filosofia cinese e filosofia europea

La scomparsa del sole e Cecità a confronto

4.2 La pandemia e l'estraniamento dalla realtà

4.2.1 La malvagità della natura umana: un ponte tra filosofia cinese e filosofia europea

Sia nella filosofica occidentale che in quella orientale, uno degli interrogativi più frequenti inerente la natura umana si concentra sul comprendere se essa sia buona o cattiva. Restringendo il campo alla realtà europea e a quella cinese, vi sono due personalità che, all’interno della propria trattazione filosofica, hanno dedicato una particolare attenzione a questa tematica: Thomas Hobbes e Xunzi.

Thomas Hobbes, filosofo britannico che visse a cavallo tra il XVI e il XVII sec., ebbe una concezione pratico-politica della filosofia: in linea col periodo in cui visse, cercò di concentrare il proprio lavoro sulla creazione di una società e un governo illuminati. Tra i 205

vari aspetti trattati dal filosofo, vi è quello della natura dell’uomo. La concezione di Hobbes parte dal presupposto che uno dei postulati certi sulla natura umana è la bramosia naturale, ovvero la pretesa dell’uomo di godere da solo dei beni comuni. Nello stato di natura, che si oppone alla società regolamentata da leggi, ogni individuo vive in una condizione di uguaglianza naturale, secondo la quale ognuno di noi ha diritto su tutto ciò che la natura gli offre. Senza negare la necessità dell’uomo di essere circondato dai suoi simili, ciò da cui il filosofo si discosta è il concetto di “amore naturale”, ovvero il senso innato nell’uomo di benevolenza e concordia. Infatti, le amicizie tra gli uomini nascono poiché ci si avvicina 206

alle persone che possono procurarci un dato vantaggio. Hobbes si affida così al concetto di

Homo homini lupus (l’uomo è un lupo per l’uomo), secondo il quale l’uomo, mosso da un

sentimento di egoismo intrinseco, costituirebbe un pericolo per l’uomo stesso, dando vita ad una vera e propria guerra continua. 207

Se alla naturale tendenza degli uomini a nuocersi a vicenda, tendenza che essi traggono dalle loro passioni e specialmente dalla presunzione, si aggiunge ancora il diritto di tutti a tutto, in virtù del quale uno ha il diritto di invadere la sfera altrui e l’altro ha un ugual diritto di opporsi, e da cui nascono continui sospetti e animosità degli uni verso gli altri; e se si considera quanto sia difficile premunirsi contro i nemici con pochi compagni e pochi apprestamenti difensivi, quando ci aggrediscono con l’intenzione di sopraffarci e di opprimerci, non si può negare che lo stato naturale degli uomini, prima che si costituisse la

Nicola, Abbagnano, Storia della filosofia. La filosofia moderna: dal Rinascimento all’Illuminismo, Torino, Utet, 2003, p. 221.

205

Ivi, p. 232.

206

Ivi, p. 233.

società, fosse uno stato di guerra, e non di guerra semplicemente, ma di guerra di ciascuno contro gli altri. 208

Xunzi, filosofo confuciano vissuto nel periodo degli Stati Combattenti tra il 310 e il 215 a.C., è uno degli esponenti più importanti e, per certi versi, controversi della dottrina confuciana. L’intero capitolo 23 della sua opera – cui titolo richiama il nome del filosofo – è dedicato al tema della malvagità umana. Infatti, in contrasto con altri pensatori confuciani 209

tra cui Mencio, Xunzi ritiene che l’essenza dell’uomo sia intrinsecamente malvagia:

La natura dell’uomo è malvagia (xing e 性惡); ciò che v’è di buono in essa è artificialmente acquisito (wei 為). […]

Se dunque si lascia libero corso alla natura dell’uomo (xing 性), assecondandone le caratteristiche intrinseche (qing 情), non si potrà che cominciare a contendersi i beni, seguitare nel senso contrario alla loro equa ripartizione e alla loro positiva organizzazione, e infine nella violenza. 210

Secondo Xunzi, il senso di moralità e quello di rettitudine vanno ricercati nella cultura, in ciò che l’individuo può imparare. La natura umana deve essere plasmata e indirizzata verso l’etica. Per fare ciò bisogna affidarsi ad una struttura che sia rigida: quella delle leggi. La 211

malvagità dell’uomo, portatrice di caos e violenza, si può contrastare con l’ordine che, secondo il pensatore, può essere istituto attraverso i riti:

Qual è l’origine dei riti? L’uomo nasce con desideri. Se non ottiene quanto desidera, non s’acquieta se non quando abbia ottenuto di soddisfarli. Se ne cerca la soddisfazione senza darsi misura e limiti di ripartizione, ne sorgerà contesa, e dalla contesa il disordine, e dal disordine, distruzione e penuria. Gli antichi sovrani aborrivano tale disordine; perciò istituirono i riti e il senso morale, per garantire una ripartizione che appagasse i desideri degli uomini e rispondesse alle loro esigenze, in modo che i desideri non eccedessero la misura dei beni, e che i beni fossero sempre in misura adeguata rispetto ai desideri. 212

Per entrambi i pensatori, l’uomo regola la propria natura malvagia attraverso dei solidi sistemi esterni: per Hobbes è la struttura sociale e politica, per Xunzi sono le leggi e i riti.

Thomas, Hobbes, Norberto, Bobbio (a cura di), Elementi filosofici sul cittadino, Torino, Unione tipografico-editrice torinese,

208

1948, p. 85.

Anne, Cheng, Storia del pensiero cinese vol. I, Torino, Einaudi, 2000, p. 215.

209 Ivi, p. 216. 210 Ivi, pp. 216-217. 211 Ivi, p. 223. 212

Quando questi sistemi si sgretolano, l’ordine da essi creato viene conseguentemente a mancare, annientando le convenzioni sociali che limitano l’istinto maligno dell’individuo. Questo punto d’incontro tra la filosofia cinese ed europea fornisce un presupposto comune tra le due realtà culturali a cui appartengono gli scritti oggetto di questa tesi. La tematica della pandemia è l’espediente letterario attraverso il quale gli autori riescono ad affrontare questo argomento. I due romanzi analizzati in questa sede presentano degli scenari in cui l’ordine sociale viene distrutto per dar sfogo ai più puri istinti umani. I ciechi e i sonnambuli, ritrovatisi all’interno di una dimensione in cui lo scopo primario è sopravvivere, compiono atti immorali e terribili con lo scopo di recare vantaggio a sé stessi senza nessuna preoccupazione per il prossimo: mettono in pratica il loro diritto all’uguaglianza naturale.