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La mancante dimensione costituzionale della famiglia in alcuni ap procci attual

Markus Krienke

5. La mancante dimensione costituzionale della famiglia in alcuni ap procci attual

La stessaenfasi di Hegel e Rosmini sulla famiglia fondata sul legame spe- ciale del matrimonio si può leggere oggi, nelle tendenze attuali di riduzio- ne di matrimonio a contratto, come spunto di riflessione per rispondere a tali sfide. Infatti si sta perdendo, qualora si coltiva un’idea individualistica e privatistica della società, la coscienza per il fatto che esso costituisce una realtà personale in cui più persone costituiscono un’unica realtà di libertà. L’esempio più emblematico in tale senso è John Rawls che pensa la sua

Teoria della giustizia unicamente a partire dall’individuo. Solo in quanto

individui tutti sono pre-politicamente e quindi eticamente uguali, e in

62 Quadrio Curzio, Sussidiarietà e sviluppo, 112. 63 FD II, 984, 986 (vol. IV, 992s.).

quanto tali possono formulare alla società pretese di equità. Siccome però la provenienza familiare introduce proprio a questo punto importanti fat- tori costitutivi di diversità degli individui nella loro radice, sulla quale la società non ha nessun influsso, Rawls non attribuisce alla famiglia nessun ruolo costituivo. In linea di massima, la famiglia può essere considerata solo in quanto non contraddice ai principi di giustizia, anche se li mette pericolosamente a rischio64. «Dobbiamo abolire la famiglia, allora? Presa

da sola e conferendole una certa preminenza, l’idea dell’equa opportunità spinge in questa direzione»65. Come dimensione positiva Rawls può rico-

noscere soltanto la sua funzione di riproduzione: e solo in questo riguar- do si potrebbe “legittimamente” parlare di famiglia – in altre parole biso- gnerebbe trattare la famiglia come baby factory, indicando la riproduzione senza rilevanza sociale-istituzionale. Questa riduzione funzionalistica fa capire perché secondo Rawls anche alle coppie dello stesso sesso spettano gli stessi diritti per quanto riguarda le relazioni di solidarietà nella famiglia e nell’educazione.

Un’ulteriore considerazione funzionalistica della famiglia sulla base indi- vidualistica viene dalla penna di Gary Becker, premio Nobel nel 1992 per la sua analisi microeconomica della famiglia. In A Treatise on the Family egli afferma come «fine principale di matrimonio e famiglia la produzione ed educazione dei propri figli»66, che si concretizza secondo la legge di

domanda ed offerta in riferimento alla prole67. Chi ora vorrebbe arguire

che questi riduzionismi individualistico-economicisti appartengono sol- tanto a prospettive economiciste, si vede contraddetto non soltanto dalla già citata Nussbaum, ma anche da Amartya Sen: anch’egli premio Nobel in economia, è noto per il suo ragionamento etico nell’ambito economico. Egli concepisce, però, i rapporti intra-familiari secondo il modello con- trattualistico di Nash per situazioni di conflitto cooperativo e quindi sulla falsariga dell’individuo e non dell’istituzione68. Per tutti questi autori, da

64 «Dovremmo tuttavia notare che, sebbene la vita e la cultura interne della famiglia influenzino come poche altre cose le motivazioni del bambino, e la sua capacità di arricchirsi nell’educa- zione, e quindi le sue prospettive divita, questi effetti non sono neccesariamente incompatibili con l’equa eguaglianza di opportunità. Persino in una società bene-ordinata che rispetta i due principi di giustizia la famiglia può ostacolare la parità di possibilità tra gli individui» (J. Raw- ls, Una teoria della giustizia, a c. di S. Maffettone, Milano 20049, 254; cfr. 417).

65 Rawls, Una teoria della giustizia, 417.

66 G. S. Becker, A Treatise on the Family, Cambridge-London 1991, 135. 67 Becker, A Treatise, 135-178.

68 Cfr. A. Sen, Economics and the Family, in: Asian Development Review 1 (1983) 15-26; id.,

Rawls passando per Nussbaum e Becker fino a Sen, la famiglia non è pen- sata come comunità originaria e indivisibile e quindi come espressione di una dimensione antropologica di fondo. Al contrario, la sua dinamica e dimensione solidale viene conseguentemente ricondotta e modelli indivi- dualistici pre-familiari. In tutti questi approcci, non si considera la funzio- ne elementare ed apriori della famiglia per la società. La particolarità della relazione solidale in famiglia e la sua importanza sussidiaria per la società non vengono nemmeno sfiorate. Al contrario, proprio in questo approccio che riduce la famiglia alla sua funzione riproduttiva si riscontra quella pro- spettiva che è stata rilevata all’inizio dei nostri ragionamenti e ricavata poi sia da Hegel che da Rosmini, ossia che soltanto l’interpretazione sussidiaria della famiglia per la società consente di riconsiderare la sua dimensione relazionale e l’importanza di questa dimensione relazionale per l’intero ambito costituzionale ed istituzionale dello stato politico.

La famiglia quindi è interpretata in questi approcci di tipo etico-econo- mico sulla base del paradigma contrattualista e non sussidiario, a partire dalla sua funzione riproduttiva – prospettiva del resto condivisa dalla dot- trina morale cattolica classica del matrimonio. Proprio questa strana coin- cidenza dimostra quanto l’argomentazione “classica” costituisce un terreno scivoloso anche per l’etica sociale cristiana, che quindi ha compiuto con il Compendio il passaggio necessario capace di inserirla in una prospettiva della realizzazione della persona umana intesa come libertà e nella con- seguente dimensione di sussidiarietà. L’argomentazione etico-sociale del principio di sussidiarietà sceglie infatti l’argomento contrario, ed inter- preta la riproduzione come articolazione, espressione e realizzazione del vincolo speciale del matrimonio. In altre parole, si considera la famiglia come «la più importante relazione perché determina la felicità degli indi- vidui, il primo passo dalla barberie all’incipiente civilizzazione, la più pura vita sociale e la vera base del progresso umano»69, come formulava alla fine

dell’800 la Corte Suprema Statunitense. E solo in questo modo si riesce a recuperare tale prospettiva social-etica sulla famiglia che la rende poi istituzione fondamentale per la comunità politica. Questa funzione non si raggiunge tramite una funzionalizzazione della famiglia per la società, ma la prospettiva sussidiaria indica proprio la prospettiva contraria ossia che «la famiglia può e deve essere prodotta in primo luogo attraverso la

World Development, Oxford 1990, 123-149.

69 Supreme Court of the United States [1888], cit. in: M. E. Brandon, States of Union. Family and

famiglia. In altri termini non ci si può più attendere che la famiglia esista perché così “vuole” (impone, comporta) il macrosistema delle istituzioni societarie (pubbliche)»70. Il rischio di riduzionismo non solo individuale

ma appunto anche sociale è proprio la conseguenza che Rosmini indivi- duava all’orizzonte della modernità e che cercava di impedire: «la società conjugale scadde a condizione di mezzo, si pregiò quasi solo pe’ figlioli che con essa si procreavano, e quindi si dedussero quasi tutte le leggi regolative di esso: si credette ben presto, che la dignità umana nell’uso de’ sessi fosse al tutto salva “quand’ella si ordinava alla generazione colla quale fondare una casa, una stirpe”»71.