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La mappa delle attività: servizi di intermediazione finanziaria e attività strumental

INDUSTRIA FINANZIARIA Intermediari, Mercati e

3 Attività e rischi del FinTech

3.1 La mappa delle attività: servizi di intermediazione finanziaria e attività strumental

La mappatura delle attività da noi effettuata è riportata nella tabella 1. Riprendendo la classificazione delle imprese operanti nel settore, precedentemente proposta (paragrafo 2), abbiamo innanzitutto distinto due macro-aree:

A) la prima relativa alla attività di intermediazione finanziaria, riconducibile all’insieme di imprese FinTech e TechFin (per comodità individuate sempre con il termine FinTech);

B) la seconda relativa alle attività strumentali o funzionali all’intermediazione

finanziaria, svolte da imprese Tech.

Nell’ambito delle attività di intermediazione finanziaria sono incluse quattro differenti aree operative:

1) Attività di reperimento delle risorse finanziarie, che comprende equity based

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2) Attività e servizi di investimento, che includono trading, gestione finanziaria e consulenza finanziaria.

3) Servizi di pagamento, inerenti sia al trasferimento (nazionale o internazionale) di moneta, sia alle soluzioni di pagamento.

4) Servizi assicurativi, denominati anche InsurTech25.

Per ciascuna area operativa, nella tabella 1 viene specificata anche la modalità operativa della FinTech, al fine di evidenziare se essa operi come

marketplace o, viceversa, svolga in via diretta specifiche attività di finanziamento

(erogazione, sottoscrizione, garanzia, ecc.) e di intermediazione mobiliare (sollecitazione del risparmio, trading, ecc.); ciò contribuisce a qualificare il grado di omogeneità/disomogeneità delle attività rispetto a quelle degli IFv e ad identificare i rischi assunti dall’impresa FinTech o da terzi.

Le attività svolte dalle FinTech sono state approfondite analizzando i casi delle principali imprese operanti in Italia, di cui è stato possibile reperire informazioni operative anche mediante i loro siti web26. Tali imprese risultano numericamente

limitate, così come contenuti sono i loro volumi di attività, a conferma del ritardo registrato nel nostro Paese in merito allo sviluppo del fenomeno, per molti aspetti ancora in fase di start-up. Il campione esaminato è, dunque, estremamente esiguo rispetto alla numerosità delle imprese del settore operanti a livello internazionale, ma è pienamente rappresentativo dell’universo di imprese operanti in Italia27.

Il campione censito nel presente lavoro (tabella 1) è, infatti, costituito da 98 società; in esso rientrano le principali realtà italiane o operanti in Italia (tra cui 60 FinTech e 14 Tech) e alcune FinTech estere non attive sul nostro territorio o per le quali non è possibile individuare una operatività specifica in Italia (11 FinTech e 13 Tech). L’inserimento di alcuni esempi di operatori esteri (specificamente evidenziate nella legenda della tabella 1), è stato ritenuto opportuno nei casi in cui, alla data di censimento (marzo 2018), in un dato ambito operativo non fossero presenti operatori italiani, oppure al fine di evidenziare specifiche attività già sviluppate all’estero.

25 La mappatura delle attività proposta nel presente lavoro trova un importante riscontro nel recentissimo rapporto del Comitato di Basilea (BIS-BCBS, 2018), che classifica le attività FinTech (escludendo quelle di InsurTech, estranee all’ambito di sua competenza) in tre principali aree: 1) crediti, depositi e attività di reperimento di risorse a titolo di capitale; 2) pagamenti, clearing e regolamento; 3) servizi di gestione degli investimenti. Inoltre, il Comitato di Basilea distingue queste attività finanziarie dall’insieme di servizi a “supporto del mercato” (ovvero i servizi tecnologici relativi a cyber security, cloud computing, big data, ecc.), che nel presente studio abbiamo definito “strumentali” e ricondotto all’ambito del Tech.

26 In effetti la nostra analisi è stata arricchita anche dalle interviste effettuate nel corso del primo semestre del 2017 presso la CONSOB ai principali operatori FinTech operanti in Italia, che qui ringraziamo per la disponibilità e per l’utilità del confronto. Tuttavia, al fine di assicurare la riservatezza sulle opinioni espresse, nel seguito del lavoro il commento dei business model è effettuato in forma anonima.

27 Il numero di FinTech italiane è in continua evoluzione e non sempre sono immediatamente disponibili informazioni sufficientemente consistenti, tanto che le versioni preliminari del presente lavoro si sono basate su un campione iniziale di circa 30 società, censite a luglio del 2017, sino a giungere alle 74 oggetto della presente indagine, cui si sommano i 24 casi esteri, per un totale di 98 imprese (tabella 1). Va anche notato che, ad oggi, non sono disponibili fonti che assicurino la completezza del dato; alcune informazioni a riguardo possono esse tratte da ABI (2017), che indica l’esistenza ad ottobre 2017 di 136 FinTech, che includono una molteplicità di realtà operative che spaziano dal FinTech in senso stretto, alla microfinanza, sino alle imprese Tech che offrono servizi strumentali alle attività finanziarie.

L’analisi, peraltro, non è inficiata dalla numerosità del campione esaminato, dato che la disamina della tipologia di attività e delle modalità operative è stata svolta avendo a riferimento il contesto internazionale fornito dalle già citate mappature.

Sempre con riferimento alle società analizzate, nella tabella 1 esse sono distinte tra FinTech vigilate e non vigilate, al fine di evidenziare separatamente le imprese che hanno una qualche forma di autorizzazione o sono sottoposte a regolamentazione e quelle che, invece, svolgono attività finanziarie senza essere assoggettate ad un regime autorizzativo ed alla vigilanza delle Autorità di controllo del sistema finanziario. Ciò consente di chiarire anche che, anche in uno stesso ambito operativo, oggi possono agire sia FinTech non vigilate che vigilate, oltre a IFv. Aspetto che certamente solleva qualche interrogativo sul piano della parità concorrenziale.

Interessanti risultano anche gli esempi che portano a riflessioni in merito ai possibili arbitraggi regolamentari. A tale proposito, dall’analisi del campione emerge che le FinTech che operano nel nostro Paese hanno sede in Italia oppure all’estero (anche a tale riguardo sono fornite specifiche indicazioni nella legenda della tabella 1). Pertanto, anche quando “vigilate”, esse possono fare riferimento ad Autorità di controllo di vari Paesi (Italia, UK, Cipro, Francia, ecc.) e differenti regimi autorizzativi (stante il diverso trattamento delle FinTech nei vari ordinamenti considerati).

Nel complesso, dunque, la tabella 1 consente di rilevare che gli operatori FinTech che operano in Italia nei vari ambiti operativi rientrano in diverse categorie, ovvero:

- FinTech non vigilate

- FinTech vigilate da Autorità estere

- FinTech vigilate da Autorità italiane, tra cui:

 operatori regolamentati, ovvero le FinTech che operano come piattaforme di

equity crowdfunding e che sono state sottoposte dalla CONSOB a specifiche

previsioni; si noti, peraltro, che questo ambito somma il maggior numero di FinTech attive in Italia;

 IFv, ovvero istituti di pagamento, IMEL, ex 106 TUB, che sono sottoposti all’autorizzazione della Banca d’Italia. Dalla tabella 1 si evince che anche alcuni IFv (in particolare, SIM o filiali di banche estere, autorizzate dalle rispettive Autorità di vigilanza) si propongono sul mercato come FinTech, in considerazione dell’utilizzo di strumenti tecnologici per l’erogazione del servizio o lo svolgimento delle attività core. Al momento, operano in Italia anche alcuni broker assicurativi (InsurTech) sottoposti alla vigilanza dell’IVASS.

Possiamo, a questo punto, esaminare i singoli ambiti operativi delle FinTech, ricondotti alle due macro-aree di attività individuate.

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Tabella 1: Le attività FinTech