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Poesia Visiva: un messaggio da rimandare al mittente

L. Marcucci, Chi sono?,

ponendo così numerose questioni sulla natura di questo oggetto e su ciò che esso rappresenta. L’uovo è un uovo, è un orologio o è una bomba? chi lo vuole lanciare e perché?113 In un ulteriore montaggio logoiconico l’artista dichiara il suo rifiuto nei confronti dell’utilizzo di termini elevati o citazioni erudite per ribadire la natura semplice della sua opera, l’immagine presenta dei cestini dell’immondizia contenenti lettere alfabetiche.

Michele Perfetti114 non ricerca uno sfondo monocromo sul quale realizzare l’opera, ma agisce direttamente sopra il foglio bianco. Nell’azione di Perfetti le tavole logoiconiche diventano via via più complesse, la lettura orizzontale dell’opera si trasforma in un flusso circolare di parole, un messaggio a spirale che assume una sua forma autonoma. Il carattere ludico dell’opera emerge sia nel momento della creazione sia in quello della fruizione. In Senza titolo del 1968 singole lettere colorate si presentano alternate a icone conosciute, molto spesso simboli dell’energia come Esso, Total, Eni (gli stessi cerchiati da Miccini nel Fiamme sulla città - Piano insurrezionale della città di Firenze 1971) o segnali stradali, la lettura da parte del pubblico avviene attraverso il procedimento dell’associazione di idee, la tecnica ricorda l’operazione compiuta nelle tavole parolibere futuriste: “I fuochi artificiali, la guerra, l’amore, tante altre cose oggi stEsso.” Questo bombardamento di parole è paragonabile alla moltitudine di oggetti che invadono la società contemporanea. Nel 1971 l’esplosione è avvenuta: parole e immagini ora si muovono libere lungo la pagina, in ogni direzione, la poesia è diventata action poetry e parla un linguaggio internazionale.

Lamberto Pignotti è uno degli artisti più impegnati all’interno del Gruppo 70, egli ricerca un linguaggio in grado di assolvere il duplice compito di procurare piacere e attivare il senso critico. Inizialmente agisce accostando immagini conosciute dalla massa, provenienti sia da testi letterari sia dalla pubblicità dei rotocalchi, egli crea un vortice di colori e parole per provocare nella mente dello spettatore ciò che lui definisce “ostranenie”, ovvero una sensazione di spaesamento e ironia, decontestualizza le immagini per donare loro un nuovo significato.

Il 1969 segna una svolta nella realizzazioni delle sue opere, che diventa sempre più compromesso con gli avvenimenti del suo tempo, decide di non utilizzare più caratteri tipografici, ma di affidarsi alla maggior autonomia della scrittura a mano libera, un tipo di segno carico di imperfezioni e molto espressivo che contribuisce alla finzione delle tavole dei “Souvenir”. Questa serie di opere dovrebbero rappresentare delle cartoline dove sulle immagini di luoghi famosi o sconosciuti, compaiono le firme di artisti italiani come Giotto, Cimabue, Caravaggio… ai quali si aggiunge l’autore e i suoi compagni. Queste cartoline, volendo rendere autentico qualcosa di impossibile, rappresentano la facilità con la quale si può compiere una mistificazione della realtà.

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Cfr. R. APICELLA, Lucia Marcucci – Poesia Visiva, catalogo esposizione a cura di R. APICELLA (Brescia, Studio Brescia), aprile 1973, s.p.

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Sempre nella serie Foto ricordo (1975), questi grandi artisti e letterati italiani firmano delle situazioni di disagio e violenza. Il souvenir, solitamente ricordo di un viaggio o di un momento piacevole, in questo caso diventa una denuncia nei confronti del mondo contemporaneo. Lo stridore che si avverte nel vedere la firma di Giotto, dunque nel collegare il segno grafico e tutto ciò che esso rappresenta e richiama nella mente dello spettatore, sull’immagine di un uomo minacciato con un fucile da un soldato crea spaesamento. Il continuo susseguirsi di queste immagini rappresentano l’urlo della cultura contro le barbarie dell’epoca moderna.

Sarenco preferisce realizzare le tavole utilizzando un’unica immagine, sulla quale elaborare modifiche grafiche o inserire scritte disorientanti. Egli sviluppa un messaggio dichiaratamente politico fin dal principio, nel 1970 dichiara: “Ogni classe, in ogni società divisa in classi, ha i suoi criteri particolari, sia artistici che politici, ma tutte le classi, in tutte le società divise in classi, mettono sempre il criterio politico al primo posto e quello artistico al secondo…ciò che noi esigiamo è l’unità di politica e arte.”115 In un’opera nota come La famiglia della vittima è stata avvertita(1971) l’accostamento tra immagine e parola può apparire spietato, l’artista vuole svelare la crudezza della realtà nella quale una scena di sofferenza può essere trasformata in uno spettacolo. Questa opera verrà ripresa due anni più tardi quando la stessa frase diventerà il pensiero di un personaggio illustre nella storia dell’arte come la Madonna della Pala di

Castelfranco del Giorgione (Intervento 1973). Il percorso

artistico di Sarenco, già dai primordi intriso di carica e versiva e irriverente nei confronti delle istituzioni considerate sacre dalla società (come in Avanti popolo del 1973), non potrà che portare alla creazione di Transfert (1974) e quindi alla trasformazione finale dell’atto poetico in vera e propria azione di rivolta.

Una riflessione sulla differenza tra le opere di due esponenti del gruppo della Poesia Visiva come Eugenio Miccini e Luciano Ori è utile per comprendere l’autonomia stilistica all’interno del gruppo. Miccini è solito utilizzare più immagini simultaneamente, icone che vengono letteralmente strappate dalla pagina originale e immesse in un altro contesto, l’opera non segue una narrazione precisa, si presenta nella sua immediata totalità.

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SARENCO, in Poesia Visiva. What to do with poetry, la collezione bellora al Mart, catalogo mostra a cura di G. ZANCHETTI, D. FERRARI (Rovereto, Mart), Silvana editore, Milano, 2005.

p. 54.

58 Sarenco, Transfert, 1974

la di Castelfranco del Giorgione (Intervento 1973). Il percorso artistico di Sarenco, già dai primordi

intriso di carica eversiva e irriverente nei confronti delle istituzioni considerate sacre dalla società (come in Avanti popolo del 1973), non potrà che portare alla creazione di Transfert (1974) e quindi alla trasformazione finale dell’atto poetico in vera e propria azione di rivolta.

Una riflessione sulla differenza tra le opere di due esponenti del gruppo della Poesia Visiva come Eugenio Miccini e Luciano Ori è utile per comprendere l’autonomia stilistica all’interno del gruppo. Miccini è solito utilizzare più immagini simultaneamente, icone che vengono letteralmente strappate dalla pagina originale e immesse in un altro contesto, l’opera non segue una narrazione precisa, si presenta nella sua immediata totalità. La tavola sembra agitata da un movimento di tempesta che riflette le tensioni degli eventi contemporanei, dall’insieme di elementi predisposti dall’artista sprigiona una sensazione di angoscia e imminente tempesta. Che si tratti di un uragano sociale come la contestazione studentesca oppure di un uragano privato che colpisce l’interno delle case piccolo-borghesi, esso ha comunque la forza di destabilizzare e coinvolgere con la sua presenza il pensiero dello spettatore. La poesia di Miccini, come sosteneva egli stesso, si presenta come violenza, nel momento della creazione come nel tempo della fruizione, ciò rappresenta per l’artista la naturale reazione agli abusi di potere della classe dominante: “si tratta di violenza ad ogni livello. Ma per quanto ci riguarda da vicino, come poeti, la violenza è la trasgressione delle norme della tradizione linguistica e stilistica; trasgressione della logica spietata della società opulenta e del suo razionalismo cinico e autoritario….o la poesia e l’arte in generale, trasforma pienamente i costumi, o è nulla.”116

La poesia di Ori ottiene gli stessi risultati compiendo un percorso diverso, cioè insinuandosi silenziosamente nella mente del pubblico. Ori ci presenta delle tavole che si svolgono come un racconto, la narrazione rappresenta una situazione di calma apparente dove l’accostamento dei toni, il taglio preciso degli inserti e i volti sereni dei protagonisti vengono sconfessati dalle parole dubbiose che ne fanno da complemento. L’operazione compiuta da Ori è calcolata, lo spettatore avverte il

serpeggiare di un’inquietudine familiare. Nel dichiarare che “la Poesia Visiva è l’alternativa al

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E. MICCINI, L. MARCUCCI, “Situazione della nuova poesia in italia”, in “Lotta Poetica”, n.11, anno II, aprile 1972, p. 5.