Il materiale lapideo conosciuto con il nome commerciale di “Fior di Pesco Carnico” è un marmo che viene estratto in Friuli Venezia Giulia, appartenente (insieme al “Grigio Carnico”) al gruppo dei marmi di Timau, ovvero calcari di scogliera di età Devoniana (395-345 milioni di anni fa) debolmente metamorfosati. È un marmo brecciato a struttura saccaroide, a grana grossolana, con pigmentazione ematitico-magnesifera, che presenta un’estesa variabilità di colori: dal bianco-grigio al cinereo, che tende talora all'azzurrognolo (Carulli e Onofri, 1966) con macchie di dimensione variabili di colore rosa-violaceo (Blanco, 1999), ravvivato da altre macchie di color roseo-pesca talvolta violacee. Il materiale si presenta intensamente attraversato da venature di colore grigio più o meno scuro da sub-millimetriche a millimetriche, sempre ben serrate e da venature micrometriche ad andamento localmente stilolitico di colore giallo tenue e da sottili ed esili venature bianche. Queste venature tendono a presentare un andamento solitamente isorientato. Sono presenti delle fratture che interessano localmente la roccia. Commercialmente le varietà principali vengono distinte a seconda delle sfumature prevalenti sul fondo bardigliaceo e dello sviluppo e colore delle macchie (Fig. 6.3.1.1A, B, C e Fig. 6.3.1.2 A, B) come “Fior di Pesco Scuro” dal fondo biancastro e da macchie rosate, “Fior di Pesco Medio” o "Fior di Pesco Carnico Rosato" a pigmentazione carboniosa più intensa e dalle tenui nuvole rosa-violacee (Pieri, 1966), “Fior di Pesco Medio scelta extra”, con tonalità di fondo chiarissima, talora avorio, con macchie violacee e giallognole (Carulli e Onofri, 1966). Altre varietà commerciali vengono estratte in altre località, come ad esempio il “Fior di Pesco Antico” (Grecia), il “Fior di Pesco Apuano” (Massa), il “Fior di Pesco Brecciato” (Versilia, in provincia di Lucca) o il “Fiorito Pavonazzo” (presso Vagli, in provincia di Lucca).
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Fig. 6.3.1.1 – Aspetto macroscopico del “Fior di Pesco Carnico”, di colore grigio bardigliaceo (A), con fondo rosato e grigio bardigliaceo (B), con fondo biancastro e pigmentazione carboniosa (C).
Fig. 6.3.1.2 – Aspetto macroscopico del “Fior di Pesco Carnico” a pigmentazione carboniosa con venature bianco traslucido e macule giallognole-violacee (A); con fondo grigio bardigliaceo e venature bianco
traslucido, con macule giallognole-violacee (B).
Le cave, che si trovano in provincia di Udine, presso le località Forni Avoltri (Fig. 6.3.1.3) e Monte Avanza, sono a cielo aperto e conosciute con i nomi di Cava Avanza, Cava Bordaglia, Cava Zoccas.
Fig. 6.3.1.3– Cava presso Forni Avoltri da cui viene estratto il “Fior di Pesco Carnico” (da:
http://www.architetturadipietra.it).
Le lastre hanno dimensioni medie di 2600x1600 mm, con spessori che variano da 2 a 3 cm. La produzione di questo marmo nel 1968 si aggirava intorno ai 600 m3 all’anno (Pieri, 1968). Anche per il “Fior di Pesco
A B C
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Carnico” il ciclo di lavorazione è stagionale a causa delle basse temperature invernali e delle nevicate che non ne permettono l’approvvigionamento in queste cave alpine. Presenta una discreta reperibilità (Blanco, 1999). Viene utilizzato nell’arredamento per interni di lusso ed esterni in ambiente molto favorevole, rivestimenti e pavimenti, oltre a piccoli elementi architettonici. Mostra una buona attitudine alla lucidatura, ma se viene sottoposto a lungo all'azione degli agenti atmosferici, tende a perdere la sua lucentezza. Secondo Pieri (1964) mostra invece una certa resistenza dei colori, dovuta soprattutto alla presenza del manganese, alla quantità minima di ferro ed infine all'assenza di pirite. In Tabella 6.3.1.1 vengono riportate alcune caratteristiche fisico-meccaniche principali del litotipo.
I.C.E., 1982
Peso per Unità di Volume ɤ (g/cm3) 2,696
Carico di Rottura a Compressione semplice (Kg/cm2) 980
Carico di Rottura a trazione indiretta mediante flessione (Kg/cm2) 134
Tabella 6.3.1.1 – Principali caratteristiche fisico-meccaniche del marmo “Fior di Pesco Carnico” (I.C.E., 1982).
I risultati delle prove di Point Load Test e delle prove di resistenza alla flessione, eseguite rispettivamente su nr. 10 provini sono riportati in Tabella 6.3.1.2 e Tabella 6.3.1.3.
CAMPIONE Spessore D (mm)
Carico P
(KN) Resistenza a compressione monoassiale (Kg/cm
2) C. 1 19,00 2,90 992,23 C. 2 19,00 3,40 1167,81 C. 3 19,10 4,90 1450,64 C. 4 19,00 4,00 1280,59 C. 5 19,00 4,00 1254,04 C. 6 19,00 3,20 939,16 C. 7 19,00 3,50 1153,30 C. 8 19,00 2,40 796,69 C. 9 19,00 2,50 783,77 C. 10 19,00 4,00 1254,04 Media 19,01 3,48 1107,23 Dev. Standard 0,03 0,77 220,96
Tabella 6.3.1.2 – Valori del Point Load Test per il “Fior di Pesco Carnico”, elaborati secondo la relazione empirica di Broch e Franklin (1972).
116 CAMPIONE b (mm) h (mm) Rf (Kg/cm2) c1 49,5 19,2 103,61 c2 50,9 19,2 95,00 c3 45,8 19,2 101,32 c4 55,5 19,2 96,81 c5 46,8 19,2 91,85 c6 43,5 19,2 95,44 c7 55,1 19,2 138,29 c8 49,2 19,7 75,44 c9 49,9 18,7 81,52 c10 48,5 19,2 90,64 Media 49,47 19,20 96,99 Dev. Standard 3,76 0,24 16,82
Tabella 6.3.1.3 – Risultati dei tests di resistenza alla flessione del “Fior di Pesco Carnico”.
I risultati dei tests confermano in parte i dati di letteratura disponibili. Si tratta di un materiale eterogeneo: nei campioni su cui è stato eseguito il Point Load Test costituiti dalle porzioni di venature bianco traslucido abbiamo riscontrato valori inferiori a 1000 kg/cm2, indicando come queste costituiscono zone di debolezza
del litotipo. Il materiale mostra una discreta resistenza alla compressione monoassiale (1107 kg/cm2), anche
se i valori di deviazione standard sono elevati (220,96 kg/cm2). I dati della resistenza alla flessione sono
inferiori rispetto al “Grigio Carnico” mostrando però bassi valori di deviazione standard (Tabella 6.8.2). Anche in questo caso, i valori più bassi sono stati riscontrati nei campioni costituiti da porzioni con venature di colore bianco traslucido. Nelle Fig. 6.3.1.4 e Fig. 6.3.1.5 sono mostrati i provini durante l’esecuzione delle prove- fisico meccaniche, prima della rottura.
Fig.6.3.1.4 e 6.3.1.5 – Provino di “Fior di Pesco Carnico” durante il Point Load Test a sinistra e provino durante i test di resistenza alla flessione a destra, entrambi prima della rottura.
Le analisi al microscopio ottico a luce polarizzata (Fig. 6.3.1.6 e Fig. 6.1.3.7) ci hanno permesso di esaminare in maniera più approfondita il litotipo, osservando che:
- il “Fior di Pesco Carnico” è un litotipo cristallino i cui costituenti fondamentali sono dati da calcite e in netta minoranza da minerali opachi;
- la struttura è eterogenea e si riconoscono aree macrocristalline con individui di dimensioni anche centimetriche contrapposte ad aree microcristalline;
117 - i cristalli di calcite hanno forme differenti;
- nelle venature i cristalli di calcite sono equigranulari o inequigranulari, con forma subedrale o euedrale, ma con bordi piani e con giunti tripli, con dimensioni superiori a 900 microns;
- i cristalli di calcite di maggior dimensione presentano abbondanti tracce di sfaldature con colore madreperlaceo ed hanno abiti euedrali, lasciando supporre che siano presenti anche rare tracce di dolomite;
- alcune zone sono costituite da micro-cristalli di calcite localmente alternati a cristalli con dimensioni massime pari a 1 mm generalmente allungati e isoorientati;
- i minerali opachi presenti costituiscono probabilmente i giunti stilolitici che a scala macroscopica hanno un colore giallo limone;
- tra i minerali accessori (Carulli e Onofri, 1966) possiamo trovare inoltre quarzo, calcedonio e feldspati alterati.
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Fig. 6.3.1.6 e 6.3.1.7– Immagini al microscopio ottico a luce polarizzata di “Fior di Pesco Carnico”: a sinistra tessitura disomogenea caratterizzata da micro-cristalli di calcite e da venature costituite da cristalli di calcite (Nicols paralleli). A destra venature con cristalli di calcite sub-centimetrici con bordi piani e con giunti tripli (Nicols incrociati).