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3. CARATTERI COSTRUTTIVI DELLA LUNIGIANA E DELLA

3.1 Materiali e tecniche costruttive

La storia delle costruzioni ci dice molto sul significato che, attraverso il tempo, ha assunto sempre più importanza la volontà di realizzare per sé e per la collettività, un ambiente idoneo in cui vivere. Partendo dalle risorse naturali, dalle condizioni ambientali, unendovi la tecnica e le conoscenze scientifiche, l’uomo ha da sempre ricercato il progresso della sua abitazione, per adattarla alle proprie esigenze. Ad uno sguardo attento e consapevole, ci si rende conto che questa continua ricerca, è un altalenarsi fra passato e futuro, fra tradizione e innovazione.47

Rispettare le tradizioni, non vuol dire soltanto conservare per ragioni affettive, o per bisogni di identificazione con le proprie radici, ma significa anche conoscere le volontà edificative accumulate e trasmesse nei secoli.

Le tradizioni architettoniche possono essere ricercate attraverso la conoscenza e la scelta dei materiali adatti agli scopi funzionali ed estetici di ogni edificio, e la tecnica con cui tali materiali vanno estratti, lavorati e messi in opera per un migliore rendimento visivo e per una maggiore durata.

Le condizioni che guidano le comunità locali nella scelta del materiale da utilizzare sembrano dettate, generalmente, da esigenze di tipo pratico ed economico, che possono essere così riassunte:

- la tendenza a ridurre la lunghezza del percorso cava cantiere;

- la facilità del percorso dall’estrazione all’impiego, (la possibilità di trovare un percorso via mare o via fiume ad esempio, diventava un criterio importante per la scelta dei materiali);

- la lavorabilità; - il costo di estrazione;

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M. C. TORRICELLI – R. DEL NORD – P. FELLI, Materiali e tecnologie dell’architettura, Edizioni Laterza, Bari 2006, p. 3.

- le caratteristiche fisiche e meccaniche (soprattutto leggerezza e resistenza);

- la funzione estetica.48

I materiali da costruzione, sono solitamente quelli più facilmente reperibili, direttamente presi sul posto o nelle immediate vicinanze, questo avviene come vedremo, anche per le costruzioni presenti nel territorio della Lunigiana e della bassa Val di Magra.

La prevalenza dell’utilizzo della pietra nell’edilizia di questo territorio, non è da ritenersi casuale, la complessità geologica della zona è da sempre la principale causa di una notevole varietà di materiali litici. La pietra in Lunigiana non è solamente la materia dell’architettura, ma è anche il mezzo con il quale la civiltà locale ha espresso la propria cultura fin dalla protostoria. Nel medioevo la pietra si arricchisce di significati simbolici, e il suo impiego tecnico assume un’importanza vitale dipendente da fattori di sicurezza sociale ed economici, si pensi non solo alla costruzione di insediamenti e di fortificazioni, ma anche a quella di strade e ponti, ed ancora alla sua commercializzazione, particolarmente attiva nel territorio lunense per il marmo.49

A partire dalle statue stele di epoca preistorica per giungere a opere otto- novecentesche, si può affermare che gran parte del costruito della Lunigiana è in pietra, oltre al legno reperito localmente. Anche oltre il medioevo, l’età della quale sono rimasti molti edifici monumentali, la pietra continua ad essere largamente presente in questo territorio nei secoli successivi e, quando altrove nell’edilizia si va diffondendo l’uso del mattone, le case ed i palazzi lunigianesi hanno continuato ad essere costruiti con questo materiale. L’utilizzo prevalente della pietra, nella maggior parte dei centri storici lunigianesi, contribuisce a creare quel particolare aspetto di architettura, più che costruita, quasi “scavata”. Di più recente messa in opera la presenza di strutture miste, in cui

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M. DELLA MAGGIORA, Analisi dinamica di un campanile medievale in muratura, tesi di laurea, anno accademico 2001/2002, Pisa, pp. 17-21.

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N. GALLO, Le pietre nell’edilizia medievale della Lunigiana, Edizione all’Insegna del Giglio, Firenze 2001, p. 1.

nell’edificio vengono impiegati diversi materiali, come laterizi e materiali di recupero.

Nei centri presi in esame, l’intonacatura caratterizza i borghi attraverso le sue particolari colorazioni, giallo, rosa e rosso mattone, risultano le tinte predominanti, oltre a svolgere la funzione primaria di protezione della struttura muraria. L’intonaco è stato introdotto in tempi successivi nelle struttura originarie, le quali un tempo si presentava con muratura faccia a vista. Elemento significativo di alcuni edifici della Val di Magra è la decorazione scultorea su materiale litico, riscontrabile soprattutto nelle sovraporte, cornici, stipiti e marcapiani scolpiti spesso a bassorilievo, trattandosi talvolta di vere e proprie opere d’arte, altre invece di prodotti artigianali; particolarmente importanti per lo studio e la datazione delle strutture edilizie cui si riferiscono e di cui costituiscono un preciso riferimento. La pietra decorata può appartenere a differenti tipologie, ma la più usata in questo territorio e forse la più suggestiva è l’ardesia, uno scisto-calcareo argilloso, di colore plumbeo nerastro, facilmente lavorabile. In virtù di quest’ultima proprietà, e per la sua facile reperibilità sul territorio, l’ardesia è stata da sempre impiegata in vari modi: per la realizzazione di tetti, pavimentazioni, gradoni di scale e soprattutto lavorata con pura valenza estetica, con riferimenti molto spesso, alla tradizione religiosa locale.

Oltre all’ardesia e al prezioso marmo bianco di Carrara, utilizzato principalmente nei manufatti di rappresentanza, altra pietra ampiamente impiegata fin dai tempi più remoti in tutto il territorio, è sicuramente l’arenaria. Una roccia sedimentaria molto presente in Liguria, specialmente nei bacini dei fiumi Magra e Aulella. L’arenaria più diffusa in questo territorio è del tipo macigno, formatasi grossomodo tra 40 e 22 milioni anni fa ed è composta da sottili strati di sabbie a granulometria variabile, generalmente da un massimo di 2 mm a 1/16 di mm, anche se quest'ultima è meno frequente. La pietra si presenta di colore grigio-acciaio quando la superficie è appena messa in evidenza mentre il colore è più grigio-giallastra in seguito alle alterazioni

dovute agli agenti naturali.

Pur non essendo l’arenaria un materiale di facile lavorazione, con essa sono stati realizzati i più svariati manufatti, partendo dalle antichissime statue stele, alle più recenti macine di mulini e dei frantoi, ai blocchi per la costruzione di

edifici, a vasche per conservare l’olio o per raccogliere l’acqua, fino a qualche raffigurazione antropomorfa posta, ancora nel corso del Novecento, a

ornamento e protezione delle abitazioni.

La pietra, nelle sue più svariate tipologie, non ha mai perso importanza nel corso dei secoli, nonostante ciò, anche il legno riveste un ruolo significativo tra i materiali costruttivi utilizzati nel territorio. Questo materiale, oltre ad un uso alternativo rispetto alla pietra nelle pareti e nelle palificate di fondazione, aveva un ruolo primario nelle sovrastrutture: tetti, solai, scale, ballatoi, bertesche, ecc. Il legno solitamente utilizzato nella zona di riferimento era quello di castagno, ma anche di quercia e ulivo (la vegetazione arborea più diffusa) che venivano tagliati e ridotti in travi, travicelli e tavole di diverse misure, o semplicemente scortecciati secondo la destinazione d’uso.

Per un attenta analisi dell’edificato, oltre a considerare i materiali da cui esso è costituito, si deve tener conto delle tecniche edificative utilizzate, che nella quasi totalità dei casi, costituiscono un chiaro riferimento alla fase di sviluppo storico e civile cui l’edificio appartiene. Le differenti tipologie di tessitura della struttura muraria, corrispondono spesso a periodi cronologici ben precisi. Solitamente in Lunigiana le fasi più antiche di un edificio possono essere riscontrate ad esempio, nel materiale messo in opera in elementi irregolari e di varia pezzatura, sovrapposti senza alcun legante, oppure ricavato a “spacco” dalla cava, a conci ancora irregolari, tessuto con legante composto da pietrame e malta. In periodi più recenti, o negli edifici più antichi, di maggiore importanza, quindi qualitativamente superiori agli altri, troviamo solitamente una tecnica più raffinata, con conci regolari e ben squadrati di più grandi

dimensioni. 50

La tecnica impiegata dipende in primo luogo, per ogni singolo periodo, dall’ambiente socio-economico che lo produce in quanto esso determina delle scelte: esecuzioni in autarchia o mediante maestri più o meno specializzati, impiego di materiali raccogliticci locali o di materiali lavorati di cava, produzione di calce per la malta o uso di terra argillosa ecc.; ma dopo di ciò il tipo di tessitura dipende in parte dalle capacità esecutive dei costruttori, siano esse in adeguamento ad una tradizione, o a schemi importati, o persino

50 G. DE FIORE, Liguria territorio e civiltà, Sagep Editrice, Genova 1975, pp. 91, 92. 27

originali, ed in parte dai caratteri tecnici dei materiali scelti. Ovviamente tutte queste componenti possono interagire, ma mentre le une possono anche essere diffuse secondo modelli culturali, le altre restano sempre legate alla invariabile natura geolitologica della regione. Nella regione ligure, il primo interlocutore è proprio l’ambiente, che ha posto condizionamenti pesantissimi, offrendo all’azione umana un anfiteatro montuoso, affacciato da una parte sul mare, in una stretta striscia di costa, dall’altro strettamente saldato alle catene alpine dell’entroterra, un territorio “quasi dappertutto ineguale”, indubbiamente non semplice da gestire.51 Osservando lo spazio ligure, e così quello della bassa Val

di Magra, notiamo la grande capacità, attuata dalla gente del territorio, di adattamento e ottima “economia dello spazio”.52 L’abilità di aggregare

l’edificato in modo compatto, sulle piccole emergenze a mezza costa, aggrappato frequentemente a speroni rocciosi, è avvenuta grazie a scelte consapevoli sull’utilizzo dei materiali e delle tecniche costruttive.

Chi costruiva, aveva imparato praticamente sulla base delle esperienze accumulate in tempi lunghi e tramandate di generazione in generazione; esperienze che si possono anche chiamare sapere empirico, o regole dell’arte, o cultura materiale, a seconda da quale punto di vista le si vogliano guardare. 53 Per mezzo del metodo ecostorico e attraverso l’osservazione dell’architettura vernacolare, possiamo ricostruire la storia dell’abitare di quelle comunità che non lasciavano di sé testimonianze scritte ma disseminavano il territorio di tracce materiali legate al problema dell’abitazione.54 Il territorio della bassa

Val di Magra, sotto questo punto di vista, è un “documento storico a cielo aperto”, l’osservazione della sua architettura lascia trasparire, una moltitudine d’informazioni che narrano la sua storia. Percorrendo i sui stretti vicoli, nei quali si incontrano gallerie ad arco ribassato e cortine murarie composte da case a schiera, è facile rendersi conto che siamo di fronte ad un territorio fragile, e che quegli edifici che si abbracciano l’uno con l’altro, non sono altro che un sistema di forze create dall’uomo, per resistere all’imprevedibilità sismica del territorio. La storia dei terremoti ha radici antiche, non sempre però

51 L. NUTI, Liguria, la cultura delle città, Cantini Gruppo d’Adadamo editore, Firenze, 1992, p. 13.

52 L. Nuti, Liguria…cit., p. 14.

53T. MANNONI, Archeologia…cit., p. 15, 128.

54 P. PIEROTTI – D. ULIVIERI, Culture sismiche locali, Edizioni Plus, Pisa 2001, p. 8. 28

documentate da fonti scritte e a volte anche le illustrazioni che ci restano di questi eventi disastrosi, sono poco affidabili. Esiste uno studio in cui viene ricercata la storia degli eventi sismici, attraverso un’analisi diretta di fotografie di edifici ancora esistenti, la nascita della sismografia storica, nuovo metodo di ricerca, getta il suo sguardo sul presente, per poter ottenere informazioni sul passato sismico di un determinato territorio. Affinché si possa condurre una ricerca plausibile in termini di sismografia storica sussistono tuttavia alcune condizioni:

- poter individuare un’area in cui la sismicità sia “endemica”, nel senso che la frequenza e l’intensità degli eventi sismici siano tali da far avvertire alle popolazioni la necessità di proteggersi dal terremoto con accorgimenti specifici nel costruire le proprie abitazioni;

- esistendo la condizione precedente, poter riconoscere nell’edificato e nei manufatti in genere la formazione di quella che viene definita da Piero Pierotti e Denise Ulivieri “cultura sismica locale”;55

- Disporre di un esteso catalogo di edifici almeno secolari sui quali poter distinguere sia le tracce leggibili della cultura sismica locale sia le conseguenze delle vicende sismiche intercorse sia le modifiche introdotte dopo gli eventi sismici principali;

- Costruire un data base di immagini che consenta il confronto tra fenomeni omologhi registrati in condizioni e sedi diverse.56

L’area presa in esame, corrisponde perfettamente ai primi due requisiti, utili per dare inizio ad una ricerca di sismografia storica, nella bassa Val di Magra infatti, terra di Lunigiana, la cultura sismica locale è ben radicata e ancora visibile nell’architettura del suo abitato. Attraverso questo studio, fondato sull’analisi testuale e fotografica di 140 edifici, è possibile andare a ricercare tutte quelle strutture che ricorrono in modo sistematico nei tre borghi campione, approfondendo per ognuna di queste il suo comportamento strutturale.

55 P. PIEROTTI – D. ULIVIERI, Culture sismiche…cit., introduzione.

56 P. PIEROTTI, Manuale di sismografia storica, Edizioni Plus Università di Pisa, Pisa 2003, p. 3.

La realizzazione del Pattern Book, ha il compito di illustrare gli elementi architettonici più significativi, sia dal punto di vista estetico, sia da quello funzionale, sotto quest’ultimo aspetto, emergerà il fatto di essere di fronte ad un’evidente consapevolezza della comunità della bassa Val di Magra, di abitare un territorio altamente sismico.

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