Una voce infantile, mentre dopo pause e sussulti il treno s'irrigidisce nella stazione di Mantova, inoppugnabile annuncia:
«Mamma, il mare!» .
Sulla laguna a tre bacini comunicanti di cui il Mincio ~v-
volge la città, dal cielo grigio chiaro s'allunga un velo tremante di pioggia, che svaria, come ai giorni d'afa l'ansito dell'aria, sulla distesa di piombo fuso. Ma le foglie degli alberi autunnali so- spesi all'orlo dei recinti, lungo le vie desolate, hanno raccolta ormai tanta luce da illudere, tra l'acqua soffice, d'un crepuscolo incendiario. Un vecchio dai polpacci nudi cruenti di mosto passa tranquillo sotto i portici. Più avanti, la sera, in piazza Erbe a un rumore chiaro tutta la mia infanzia campestre si risveglia: da una grata sul pavimento, che li riga d'ombra come le sbarre d'un~ prigione, scopro in due file opposte un grup!'o d'uomini. in .con- certata contesa intorno alla stanga del torchio. Secondo il ntmo d'allora il battito dei cunei s'accorda allo strepito degli zoccoli alzati e ricadenti nello sforzo alterno. La pube indomita intorno sugli spiazzi liberi si esercita nella nobile palestra del tandem, i soldati spaccano dai talloni sonanti saluti, poi scompaiono per ambagi di lusinghevoli insidie.
Nella stanza d'albergo mentre l'anima trasmigra nei sogni, un coro di zanzare, contro lo schermo di velo bianco simile a un sudario sospeso sul corpo immobile, vibra un lamento insistente di vampiri defraudati del giusto sangue.
Mantova
quale specchio p.iù puro di questo orfico paese? Il ciclo st~~so
qui sembra prigioniero nell'anello dell·onzzonte ln un com-
mercio unico di umori con la ~-asta conca Jluviale. un chiuso giu(X.v di Vllpori regola l'atmosfera entro i .Umil~ dcllc
SpOnde
selvosc. E il sole ruola pallido. ~op.ra (fucsta diafana spera, dove la sua inunaginc ,lilla per rinl~~o come l'acqua n,ei miraggi del
deserto.
Dalla loggia
di
Eleonora nelPalazzo 1;)ucale
rimroutabile vista della palude lccllaica abolisce la 1(lcmoria delle stagioni e la volubilità d(,-gli eventi: i gesti caduDo c lç figure, cranima
si rit.rova. fuori del labirinto ~llZa fine dubbio (.furse çhc sl. for!H! che no») delle rorme e della mefamorfosi, spoglia, neI solQ
istinto deUa propria continuità. Strano come questa lente dei
Gonzaga,. di impetuosi e raffinati 5en!;UaU- nei cui medaglioni si perpetuano di generazione in generazioni! gli occhi tanto gran.
,di da .pC'sar~ nel gusciu scmiapcrto delle palpebre gonfie come
(fuUi che vogliano cadete,. (~labbra lumide in volti spttili, schìu- ~e in un re!.piro di brama o di sazia maJ..in<.:onia,- si proponesse, tra le feste pagane per tutti i giorni e tu(Je le nuui de1ranoo, l"ultimo fasto di questa riva funeraria. Una ~gre'a \ria non merta,ra di qui forse.i vivi. paghi di ~plendore, alle ombre tacite di Pcrsèfonc? E non è furse l'ultimD sapore della coppa nei gra· ndli lctci del papavero?
Le nl~(;<.~ssilà.della difeSa c il situ della città hanno certamen- t.esuggerito un'opera sill1il~~per dimora e fortezza. come la pas- ,;ione °del v,ivere e di vi.ncere lo squallore intorno per restati torride e i torbidi, inverni ha cercato conforlo nello spazio ar- monioso di tanti cort·iIj e ne' \rerde dei giardini (erragni c pen..
!itiJi# nell'intimità degli studi e dei caminettir nell'illusione dei
miti istoriati suHe tele nei.~marmi sulle pareti a fresco e nella seta degli ara7.7.l.Ma un sen~o emana infine da questa profusion~ preziosa di tutte le 'apparenze deUa vita e deJJa fantasia, como
d'un antico poeta dietro le parole si diRegnano quaSi visibili 1
contomi c i moti pii1 Uberi deU'anima. Di que~ta fol'7.a intima elle traboccava nel comando o nel calcolo. nella violen7.aÒnell'ab-
bandono voluttuosu, tU quella conisponden7.a tra l'es.~re ~ l'aljone, spente le persone c l'ecuormai delle imprese, a noi resta
fonna l,ura,
quaJcJle
Infallibile geolIK~lriac,.1e
sou8le d'un seuI riom munnuré tout un50""'-.
Se il - pala7.zò offre- veramente, èome· .certe ,tattedraU del
*
Se «le paysage est un état de rame». a un'anima consapevo~e,
1939
medio evo, una riduzione simbolica del grande mondo, ma ripor- tato dalla divina alla misura umana (di cui il Mantegna raffigura negli affreschi recentemente restaurati i più nobili e sicuri esem- plari), nell'appartamento d'Isabella d'Este è il cuore vivo e co- sciente del labirintico microcosmo. Emblemi e motti, nell'ar- monia sontuosa dell'ornato, sparsi per la grotta gemmea, nello studiolo aperto allora su un brolètto, nel giardino segreto chiu- so da colonne in un rettangolo magico, dove zampillava al mez- zo l'acqua da una tazza di porfido, segnano intorno alla cni- pote dei re di Aragona, figlia e sorella dei duchi di Ferrara, sposa e madre dei marchesi Gonzaga» i termini dell'equilibrio umano, che, «se vero amore non muta», dedica la vita a cun sol desir» «al di là della speranza e della paura». Tra questi alfa e omega alternati all'intreccio delle iniziali è serrato il cerchio del mondo. E l'insistenza della pausa musicale riccorrente dilata pei tesori intatti ed evocati delle stanze, sui paesaggi fantastici delle tarsie e su tutte le memorie e i presentimenti l'eco della più giusta~ dell'intima musica: il silenzio.
«Dolci sono udite melodie, ma le inaudite sono più dolci•.
t· psyche che «ignara cadde spontaneamente i~n~orata
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sta tmmor-d'Amore» è,consolata nella apoteOSI: c sy e, c e
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«U tlmatale né mài si sciolga Cupido al egamt UOl». ,.
... cara visione di tutta l'appassita gerarchia d Ohmpo»
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:o~;~mo noi offrire, esuli straniati in questa curva del tempo, se non una «lampada luminosa e una finestra aperta sulla notte ad accogliere il caldo Amore»?*
Le visibili linee di simili inaudite melodie si modulano fuori, nelle onde concentriche dell'antichissima rotonda di San Loren- zo, nelle navate dell'Alberti, nelle logge e le sale del Palazzo del Té. Di questa 'SuPerstite «delizia» dei Gonzaga eseguita su disegno di Giulio Romano, a un solo piano, come molte ville del Palladio, un po' rilevato, dove l'altezza delle volte compensa l'estensione delle ali, domina il centro un cortile quadrato, che per un doppio arco apre una prospettiva in fuga sui giardini. Il gusto abba- gliante delle prospettive, che nella sala dell'Olimpo irretisce il visitatore del Palazzo Ducale tra laghi di specèhi e tarme di seguaci allegorie in un'immobile caccia senza scampo, qui regola l'ordine dei colonnati e :i gesti delile figure e, nella sala dei Giganti, fin l'illusiva vita dei suoni. Evasioni e ri- torni, presenza e lontananza, l'alterna marea della nostra vita si manifesta qui nel giuoco delle apparenze sensibili, come un cerchio magico di cui muovendoci restiamo fisso centro. Canali e labirinti fontane e viali moltiplicavano un tempo la vertigine di questi «errori». Ma libera infine dalle fatiche e dai
Bologna
dalle colline vicine, da San Michele in Bosco, dal Colle della Guardia, da San Luca, si scopre con maraviglia l'ossatura robu- stissima della città: una fortezza (in ore limpide come sotto vetro); e il rosso delle chiese e delle torri e il verde delle cupole (quel verde di pàmpini rovesciati) si accordano come in un qua-
dro del Cassa.
Chè poche città hanno veramente come questa l'aria di città, .cioèdi disegno organico e geniale dell'uomo, senza concessioni al caso o all'arbitrio nè indulgenze eccessive alla natura; d'una solennità che tocca il fast'Q ma schiva il cattivo gusto, d'una grandiosità che resiste aie tentazioni' urgenti del barocco·
Severa, ma di un respiro agiato nei portici nei cortili nelle case; tesa nei palazzi verso l'alto ma in armonia ordinata di livel- li; modellata tutta, si direbbe, secondo le proporzioni canoniche dell'incomparabile Piazza. E, sparsi, i miracoli della grazia, quelle apparenti improvvisazioni dell'estro, a rompere il rigore della maestà col più svelto rigore di un capriccio: la torre <18.110stelo esilissimo, la Muraglia, le arche bianche e verdi dei Glossatori, Santo Stefano.
~n Santo Stefano il lavoro di generazioni, tra aggiunte e riprese, s'è concretato infine in un edificio semplice e complesso, libero e necessario come il corpo di un uomo, in cui i più vari moduli confluiscono in un'alluvione inestricabile. Memorie di
culti orienuji e di martirii cristdani, resti romani e influenze gerosolimitane, opere longobarde e tracce rav.ennati si incro- ciano nelle «sette chiese» che costituiscono l'unica chiesa e nei chiostri, come .le.vene d'un' organismo che cresce e matura secondo i più diversi sugge~~enti dei climi e dei paesi. Altre moli s'elevarono più tardi, esèmplari di un'epoca e d'uno stile; e i .nomi di San Francesco·;~.San Petronio, San Giacomo, del Palazzo di Re Enzo e del Podèstà, dei Pepoli e dei Sanuti, e le torri cristallizzano in forme definitive secoli di civiltà, come nello stemma del Comune compendia la serie di lott~ alterne sostenute.con l'unica volontà una parola: libertas. Ma in quella chiesa dedicata al protomartire, d'apparenza cas\ modesta all'e- sterno (mezzo affondata nel terreno sembra spuntare come un . fiore selvaggio), familiare e strana, intimamente ricca ma rac-
colta senza grandigia, tutti i germi degli sviluppi posteriori covano in una tranquilla convivenza confidente nel futuro. E' in essa già quella fusione degli elementi più disparati, per cui poi ~ n~n conosco una città cosl definita come Bologna che
?el. giro di qualche mese si rappresenti, per l'opera delle st . . llTlconoscibile; un'altra città così solida che possa aglonl,
alUO d' l' d' - per un
ea co l UCIe I vapori - alleggerirsi a volte d'· .
fino a svanire. unproVVlso.
Beata questa nebbia, che la veste d'un abito da sera d'
to d "1 argen-
, a CUI1 rosso abbrunito dei muri affiora a lembi levi to
~ome ~ pe~e a~a dal sole di torride estati. E a volte è ~a pruzzagha di schiuma minutissima che ai nostri occh' l l'al vfolto dell'Anadiomene. Allora l'impeto verticale d~gvlel'aed'fit~ s urna gradua mente come un dIsegno interrottol . .. I Cl se~za l~ti. sgomentevole: chè non sopravanzano' semn:: iV::: C~' sobdl ~lla base, rastremati misteriosamente come l'occhi s~ e, COrroSIdal vapore insidioso, che al sommo stende un v Io ~~ soffice e impenetrabile sui frammenti abbandonati Q e
r
l Isa~~rol'ha fulminato queste bozze enormi? E questa d.'è u:..:e plU lete e comode città d Id'
cubito sib 't' h' e mon o, mentamente illustre per
. art ICOe g lotta mensa (una poltrona mi di
gtorno
'?'
bolognese, che ti s'adatta cosl perfet~te da""';d un mentartl), esala uno «splee »ra . . I n purlssuno,.. senza un'apparentea or- gIone ~~na, mUSIcale,vasto e leggero come una narcosi d'ète- re. I portICI sboccano nei portici nelle strade nelle piazzemente come corridoi d'un enorme labirinto subacqueo lev;ga- re - rare a notte alta - s'appressano confuse e s
h'"
go-un tr tt l. . c Ianscono a
a o come re lttl traverso uno spesso velo d' .
scano senza rumore". l' ' m a to e ampade galleggiano come stram'l l I acqua, svanI- peSCI ummosi.
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