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POETICA DELLA TRADUZIONE

Nel documento Leone Traverso: letterato e traduttore (pagine 36-40)

L'obiettivo di Leone Traverso traduttore è raggiungere il mlDlmo possibile differenziale fra traduzione e originale. «Una nuova poesia vuoi dire per l'autore ogni volta domare un leone, e per il critico fissare un leone negli occhi mentre egli magari più volentieri s'abbatterebbe a un asino. Rendere in versi una poesia d'altra lingua vale d'altra parte affrontare una terza fatica (un

monstrum) che imita e riassume in qualche modo quelle due. E come "la poesia ègià pronta, prima che si cominci, solo non ne conosce il poeta ancora il testo". Così già la traduzione esiste, solo ha da percorrere il traduttore sino in fondo un labirinto di possibilità senza concedersi mai tregua. L'impressione di "anamnesi" assiste nel lavoro, come il poeta, chi lo traduce»}.

Si rifà Traverso al concetto di preesistenza di Hofmannsthal e a quello di forma~ava di Valéry: l'attività della traduzione poetica è una quotidiana riconquista della poesia primitiva del testo, perché la poesia esiste già, esiste uno spazio vuoto che va riempito dalle parole giuste, al momento giusto, solo così si può raggiungere la forma perfetta. Ancora Valéry sostiene che il poeta ad un certo momento lascia andare la stesura del suo poema, così quella diventa la versione finale: il percorso di avvicinamento progressivo all'opera d'arte, che consente di approssimarsi fino a giungere al cuore in un contatto senza fine è la strada scelta anche dalla generazione ermetica. Ma oltre all'innamoramento dei testi e degli autori che prende Traverso e lo spinge ad identificarsi con essi, il nostro non trascura un accuratissimo studio esegetico preliminare:

«D'altra parte, chi s'accinge a tradurre un testo di poesia, deve, compiuto questo lavoro d'accertamento, rituffarsi pour soi seui, à soi seui, en soi-meme/ Auprès d'un coeur, aux sources du

poème con tutta la delicata violenza necessaria per assumere nella propria voce il dettato altrui. E'

questa un'operazione insieme d'obbedienza pieghevole e di rigoroso imperio, in qualche modo simile - solo mutati i mezzi- alla metamorfosi di un attore nell'eroe che è chiamato ad impersonare»2.

E' essenzialmente uno sforzo mimetico che prevede anche una dose di violenza, da non riservare al testo, ma a se stessi per adeguarvisi. Traverso si impegna così a non tradire i testi, anche se talvolta può risultare un po' tradito l'autore delle poesie: scegliere di tradurre solo ciò che convince esteticamente ed eticamente fa sì che possa venire sacrificata la varietà e l'originalità di un poeta.

lL. T., Sulle poesie di Gottfried Benn, in Studi di letteratura ... , cit., p.295. 2L. T.,Introduzione al/a lettura di Pindaro, in Studi di letteratura ... , cit., p. 40.

Per esempio Benn è il Benn di Traverso che scarta i componimenti dissonanti a favore di quelli in cui la materia è già pacificata: «Ora disposizione nostra individuale e tradizione maggiore della nostra lirica, s'alleavano a escludere componimenti sorti da disarmonie non ancora conciliate tra poeta e mondo: la polemica è segno certo di vitalità, non sempre garanzia di durata. (Così fra noi, per cogliere il "fiore" del Leopardi, non ci si rivolge ad Aspasia). Del resto Laforgue, Corbière, certo Eliot, certo Pound e anche Auden, ci hanno già offerto esemplari, forse insuperabili, dissonanze. Se il nome di Benn, per chi afferra solo il frastuono, è legato ancora allo "scandalo" di

Morgue (anteriore alla prima guerra mondiale) - qui si è voluto, al contrario, seguire il corso

segreto, orfico, della sua musica, e raccogliere, come in un concerto da camera, le "sonate" che attestano la sua più intima originalità e resistenza. Più solitario si fa Benn, più perduto in un franare di mondi (e si allude non solo all'esperienza di guerra, ma alla convulsione che agita ormai il pianeta in un delirio di dissoluzione) - più fraterna ci coglie, sommessa nel lutto, la sua parola, più familiare ci si insinua la sua saggezza senza speranza»3.

«Saggezza senza speranza» è un tratto tipico della lirica del Traverso poeta. In questo caso il Benn di Morgue era già noto, per cui Traverso ha il merito di far conoscere anche l'altra dimensione della scrittura benniana, quella ad esempio delle Poesie statiche; ma la conoscenza di brani di un solo tipo (o dello stesso tono) resta comunque conoscenza imperfetta, dimidiata. Traverso non è imparziale, ma grande traduttore, come testimoniano alcune lettere di Diego Valeri:

«Nell'antologia4 (che non è, so bene, un'antologia, ma una serie d'incontri) ci sono dei poeti di cui

fino a oggi non avevo mai letto un verso... Tu me li fai sentire come poeti; questo vuoI dire che le tue traduzioni valgono ... dunque la tua traduzione ha conservato l'essenza dei testi; l'amore per i tuoi "idoli" ti ha perpetuato in essi; ma li ha anche perpetuati in tes».

«Carissimo Leone, ho avuto da Sansoni6 il tuo Hofinannsthal, l'ho letto con moltissimo piacere -

come cosa di bellezza-, e vi ho imparato a conoscere un poeta che credevo, anch'io, un decadente, un esteta, un immaginifico, e ch' è invece un vero e genuino poeta. La tua traduzione mi pare bellissima; certo essa dà la commozione della poesia. Tu sai quanto di rado avvenga questo miracolo... Ti sono proprio grato di avermela fatta conoscere; ed è proprio come se avessi letto l'originale»7.

3L.T., Sulle poesie di Gottfried ... , cil., p. 294.

4Fa riferimento a Poesia moderna straniera del 1942.

SLettere di Diego Valeri e Leone Traverso, in Premio Città di Monselice per una traduzione letteraria. Atti del sesto convegno. La traduzione dei moderni nel Veneto: Diego Valeri e Leone Traverso, Monselice, 1978, pp. 14-15, (lettem de131 maggio '42 da Nervesa).

6H. von HOFMANNSTHAL, Liriche e drammi, Firenze, Sansoni, 1942. 7Lettere di Diego Valeri ... , cit., p. 15, (lettem de124 gennaio' 43 da Venezia).

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«Fedele ai testi del Simbolismo e del Decadentismo europeo, soprattutto tedesco e inglese, egli si preoccupò soprattutto, da vero traduttore-poeta, di ridarne in italiano la complessa orchestrazione, il fitto e reciproco scambio di suoni e di significati, di simboli e d'oggetti ... traverso intendeva restituire i suoi autori, e renderli italiani, in una temperie di cultura comune, di consonanze espressive e stilistiche. Per questo egli non respinse, come interprete, certi modi dannunziani, quando gli potessero riuscire utili»8.

Quando Traverso scrive le introduzioni ai libri di poesia che traduce dà delle indicazioni sulla tecnica di versione che adotta: suggerisce il ricorso a Foscolo e Leopardi per rendere la versificazione dei grandi inni di Holderlin; a proposito di Eschilo avverte che conservare quanto più possibile la sticomitia resta la scelta migliore; «quanto più il testo parla perentorio, come in Eschilo, in Pindaro, tanto più risoluta dovrà camminare la versione, se voglia almeno arieggiare, che è suo capitale impegno, lo stile dell'originale. E anche certa oscurità o solo ambiguità che Pindaro di solito riserva alle sentenze di passaggio, non andrà dissipata - se non forse in note a piè di pagina; ché di un linguaggio augusto è prima virtù l'arcano»9. Traverso cambia anche idea sulle sue versioni e le modifica nelle edizioni successive, se può: il caso più significativo è quello di George in cui dall'edizione Guanda del 1939 a quella della Cedema del 1948 «tutte le versioni sono state rivedute e spesso profondamente qua e là mutate, per uno sforzo di più aderente fedeltà al testo»lO.

La perizia di studioso e l'onestà messa nel lavoro garantiscono l'aderenza delle versioni ai valori di contenuto e forma degli originali e giustificano il rigore nella valutazione delle traduzioni di altri. Famosa a suo tempo

fu

la quereli e con Salvatore Quasimodo a proposito di alcune versioni di Saffo inserite nel volume dei Lirici Greci, che

fu

ospitata nel numero del29 febbraio 1940 della rivista «Corrente». Va detto che Traverso ammirava il lavoro di Quasimodo: «chi non poteva gustare nel testo greco quei miracolosi resti... era costretto finora ... a ricrearseli dentro di sé sull'incerto schema delle riduzioni correnti... Ora Quasimodo, con un impeto vigilato e continuo che li fa suoi, rimodula sulla voce gli antichi canti, riportandoli a quella "modernità che è il primo carattere delle opere vitali di ogni epoca»Il.Anche perché «dai poeti originali si può attendere con maggior fiducia

una resa di opere straniere che dai puri filologi: i quali di solito per l'eccessiva frequentazione se ne riducono a quella vista fissa che rasenta la cecità, agghiacciata l'onda emotiva da cui soltanto potrebbero risorgere in un'altra lingua... il poeta, che ha già dovuto risolvere nei limiti del proprio campo attivamente i vari problemi dell'espressione, sarà nell'impresa favorito da quella sensibilità e

8B. DAL FABBRO, Un veneto di Toscana, in Studi ... , cit., p. 470.

9L. T., Introduzione al/a lettura di Pindaro, in Studi di letteratura ... , cit., p. 40.

IOS. GEORGE, Poesie, Firenze, Le Lettere, 1990, p.36.

IlL. T., Poeti traduttori, in «La Nazione», Firenze, 6 gennaio 1940, om in Studi ... , cit.,

pp. 231-234.

sicurezza cheèfatalmente collegata all' esercizio, mentre al filologo soccorrerà al più la memoria di altrui soluzioni, perplessa e inerte per la molteplicità stessa degli esempi in confronto della viva

. l 12

pratIca persona e» .

Non era però persuaso da alcune soluzioni grammaticali oltre che dalla fusione di frammenti diversi contro la tradizione e le regole metriche solo per una affinità tematica. Dopo uno scambio di lettere private e conversazioni vis àvis, la polemica si trasferì sulle pagine della rivista «Corrente» che pubblicò la lettera in cui Traverso in sei punti contestava la versione e la risposta di Quasimodo. Traverso ricorse alla filologia, al dizionario (citando anche i numeri delle pagine della sua edizione del Bailly), al buon senso e al conforto del parere dell'amico grecista Valgimigli, mentre Quasimodo rispose più distrattamente. Ognuno mantenne la sua posizione. E' interessante rilevare come la fermezza della posizione di Traverso in una polemica accesa restasse comunque entro i limiti di un'estrema civiltà, della stima e del rispetto intellettuale per l'avversario:

«Che tu traduca elegantemente il passo, ètuo dovere e tuo merito; non tuo diritto però stravolgerne il senso o trascurarlo ... lo ammiro la poesia italiana che tu sai regalarci traducendo i poeti greci. Perciò ne ho parlato, se anche con quelle riserve che hanno offerto pretesto a queste nostre lettere. Ma è lecito rendere "più poetici" (ché a questo insomma si riduce la tua interpretazione di chpa e l'accusa di esornativa all'immagine delle Pleiadi) testi di poeti come Saffo? Permetti solo che ti riporti qui qualche parola, assai disadorna (dall' "Apercu" d'une histoire de la langue grecque, Se ed. Hachette, Parigi) di A. Meillet (pagina 148): Une oeuvre /ittèraire greque de /'èpoque c/assique n'est pas un thème sur lequel on improvvise, ce n'est pas une matière qui s'adapte aux gouts des pub/ics changeants; c'est une construction minutieusement ca/cu/èe por un homme de / 'art et où

I 'on ne peut rien altèrer de notable sans en dètruire l'èquilibre et I 'harmonie» 13.

E Quasimodo: «lo non ho preteso di rendere "più poetico" il testo di Saffo, anzi ho cercato di restituirlo nel suo valore originario con un'approssimazione che tende al limite consentito dal nostro linguaggio, alla cui nuova potenza, se permetti, credo di avere contribuito un poco in questi ultimi dieci anni di poesia»14.

12Ibidem, p. 231.

13L. T. e S. QUASIMODO, Per una traduzione di Saffo, in «Corrente», 4, Milano, 29 febbraio 1940.

14Ibidem.

Traverso mentore: Gabriella Bemporad e Cristina Campo

<<Eraun educatore nato, rigoroso e generoso, prodigo del proprio tempo, inesauribile nel discettare e dissertare... credo che tutti, sia pure indirettamente, siano andati a scuola dal Khane»IS.

Del consiglio, dell'appoggio e dell'insegnamento di Leone Traverso approfittarono anche Gabriella BemporadL6 e Cristina Campo.

Gabriella Bemporad e Traverso cominciarono a collaborare quando si andava preparando l'edizione di Germanica (1942). La Bemporad non poteva lavorare a causa delle leggi razziali, per questo Traverso la fece comparire fra i suoi traduttori con il nome di Gabriella Benci: <<E'stato infatti Leone Traverso che inGermanica, la sua antologia di narrativa tedesca, ha riscoperto agli italiani il grande prosatore austriacol7, di cui mi affidò la traduzione di Cristallo di rocca, che fu la mia

prima, spronandomi alla difficile arte del traduttore, di cui mi fu maestro insieme affettuoso e severo» 18.

I due restarono in contatto epistolare per vent'anni (dal 1941 al (61) scambiandosi opinioni e consigli. Hofmannsthal era uno dei loro argomenti preferiti. Non mancarono le critiche ai difetti dei loro lavori: in particolare alla Bemporad non piaceva la traduzione che Traverso aveva dato del Torquato Tasso di Goethe, ma riconosceva che parte della responsabilità era dell'opera stessa, (Gabriella Bemporad traduceva narrativa, mentre la sorella Giovanna era una traduttrice di poesia). Traverso invece le rimproverava spesso lo stile un po' trascurato: «sicuro del fatto suo, soprattutto per la radicata convinzione che il miglior traduttore fosse colui che conosceva meglio la propria lingua» 19.Gabriella Bemporad in quell' occasione non la prese bene perché pensava che ciò che Traverso le rimproverava come volgare rendesse invece il tono popolare del discorso e non fosse sensato sostituire tutti i luillei presenti nel testo con egli/ella. Cristina Campo raccontò nelleLettere a Mita come si trovò a dover aiutare la Bemporad a rivedere le sue traduzioni perché l'italiano era piuttosto sciatto: così anche se la Campo non stava bene le due donne passavano giornate intere assieme: Gabriella leggeva ad alta voce il suo lavoro all'amica che la avvisava ogni volta che il suo orecchio era offeso da ciò che sentiva. Anche la Campo non faceva che suggerirle di leggere prosa ben scritta e di frequentare persone che conversassero bene.

IS G. ZAMPA, Studi ... ,cit, p. 556.

16Era la figlia dell'editore Enrico Bemporad. 17Hugo von Hofrnannsthal.

18G. BEMPORAD, Da «La cartella de/ mio bisnonno» di Ada/bert Stifter, inStudi ... ,cit., p. 410. 19L.MINASSIAN,Ricordodi Leone Traverso, inStudi ... ,cit, pp.517-19.

Nonostante le opinioni diverse ricorse spessIssimo all'amico anche per risolvere le questioni editoriali più spicce nelle quali le conoscenze e l'autorità di Traverso presso gli editori le furono molto utili.

Inoltre Traverso apprezzava veramente la traduttrice: «Gabriella Bemporad corona i suoi meriti di traduttrice di Hugo von Hofmannsthal prosatore presentandone nella Collana Cedema di Vallecchi

Il Libro degli amici e insieme Appunti e quell'Ad me ipsum, chiave offerta dal poeta a se stesso e ai

lettori per l'interpretazione coerente di tutta l'opera. E alla prova di tali scritture più intime, d'apparenza più frammentaria e qua e là dense fino ad un sospetto di oscurità, si conferma la mano discreta e sicura, che già ci aveva stupiti trascrivendo per gli Italiani nella stessa collezione la limpida musica di un romanzo come Andrea, de La donna senza ombra e degli altri racconti, senza appiattire o deformare mai il rilievo di quelle alte figurazioni emblematiche»2o.

La relazione sentimentale durata dieci anni tra Cristina Campo e Leone Traverso si rivelò anche un percorso formativo per la giovane. Traverso poteva procurare libri altrimenti introvabili, conosceva tutti a Firenze e non solo, così i due si trovarono ad animare una specie di cenacolo letterario in cui finirono per ritrovarsi tutti i protagonisti della scena letteraria dell' epoca e molti stranieri di passaggio come Carossa, il Marchese di Villanova, Cecil Day Lewis, Krell. Insieme durante un viaggio a Parigi fecero visita a Mondor. Traverso fu senza dubbio il tramite dell'incontro con la letteratura contemporanea (dall'amico fraterno Luzi venne la conoscenza di Simone Weil) in particolare con la poesia tedesca e Hofrnannsthal; soprattutto fu lui a spingerla alla traduzione professionale. Insieme pubblicarono i Viaggi e saggi di Hofrnannsthal per Vallecchi nel '58. Maestro di stile era Traverso e maestra di stile divenne Cristina, anche lei appassionata lettrice di dizionari.

Anche quando come coppia si separarono nmasero sempre in contatto: si telefonavano, SI scrivevano e all'occasione si vedevano. Erano soprattutto scambi di opinioni letterarie e ringraziamenti per i loro lavori. Del Rilke tradotto da Traverso la Campo scrisse che era "uno dei più puri, ad un livello costante di rara nobiltà,,21 e di Holderlin "il più perfetto Holderlin mai tradotto in Italia,m. Si scambiavano spesso libri e consigli sugli autori da leggere, Cristina Campo copiava anche pensieri dei suoi autori preferiti per Traverso. Inoltre spesso Traverso teneva per lei i contatti epistolari con autori stranieri, specialmente tedeschi (per esempio chiese per lei alla madre

20L. T.,Hojmannstha/ più intimo, inSul "Torquato Tasso " ... ,cit, p. 249.

21 Lettem di Cristina Campo a Leone Tmverso del 23 maggio 1958. 22 Ibidem.

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di Christina Thorer, in ricordo, dei manoscritti delle poesie della giovanissima figlia conosciuta a Firenze).

Nel documento Leone Traverso: letterato e traduttore (pagine 36-40)