Capitolo 3. Tre uomini e il loro destino.
3.3 Memorie e presente di un soldato.
Georges Duroy è un ex sotto-ufficiale dell’esercito, giunto a Parigi dopo aver prestato servizio per il quinquennio base della carriera militare. Avendo partecipato alle missioni francesi in Algeria, il militare si dirige a Parigi, con l’intenzione di fare carriera e di diventare una persona importante. Questo è l’obiettivo principale per Georges, la sua mente sarà costantemente concentrata su come raggiungere il suo scopo; i suoi pensieri saranno focalizzati su quali mosse compiere, sui successi ottenuti e sui fallimenti riscontrati. Duroy è un personaggio ambiguo, assetato di potere, gloria e denaro, perennemente desideroso di avere più di quanto possiede e perennemente insoddisfatto di ciò che già ha. Ogni volta che raggiunge un obiettivo, ogni volta che scala un gradino della sua marcia verso i vertici della società, Duroy rivolge già il pensiero altrove, al gradino dopo, al guadagno successivo, alla meta sociale che ha dinanzi.
Perché questa sete di gloria e questa latente insoddisfazione di fondo? Principalmente perché Duroy vive in un periodo e in una città dove chiunque, con le giuste spinte ovviamente, può ottenere dei risultati notevoli, in campo economico e sociale. La vecchia nobiltà è ormai stata spazzata via, ne restano poche vestigia, illuminate dai titoli nobiliari che ancora hanno un certo effetto. Ma è ormai la borghesia che domina la società, che ne detta mode e passioni e che, soprattutto, ne manovra il lato economico. I soldi sono ciò che muove le persone e che decide chi può rientrare nelle cerchie più esclusive e distinte. Non è un caso, quindi, che il romanzo si apra proprio con un riferimento monetario:
Quand la caissière lui eut rendu la monnaie de sa pièce cent sous, Georges Duroy sortit du restaurant. (BA, p. 21)19
I soldi saranno il motore centrale della vicenda e saranno, in realtà, uno dei protagonisti della storia. In un modo o nell’altro saranno sempre presenti sia nella loro forma più comune, sia nelle loro diverse “incarnazioni”: vestiti, gioielli, appartamenti, stipendi, spese e guadagni. La ricca società borghese è talmente fondata sul denaro e a esso tanto si dedica, che spesso è difficile comprendere dove finisca il valore degli uomini e cominci quello del loro portafogli:
Puis parurent, coup sur coup, Jacques Rival très élégant, et Norbert de Varenne, dont le col d’habit luisait, un peu ciré par le frottement des longs cheveux qui tombaient jusqu’aux épaules, et semaient dessus quelques grains de poussière blanche. (BA, p.
45)
Entrambe persone benestanti, riconosciute per il loro valore (Rival è un famoso cronista ed esperto di duelli; de Varenne è un poeta, autore di opere apprezzate, lette e, ovviamente, pagate a peso d’oro), vengono comunque classificate secondo il più banale dei detti: “l’abito fa il monaco”. Cosa conta aver pubblicato “Soleil morts”, se poi si indossano abiti sdruciti, sgualciti, rovinati? Forestier, l’amico di Duroy che farà da cicerone all’ex militare e lo introdurrà alla buona società e al giornale dove lavora, nel momento in cui invita l’amico a cena e questi ammette di non avere l’abito adeguato per presentarsi a una serata importante, ha una reazione che inquadra perfettamente la forma mentis dell’alta borghesia:
Forestier fut stupéfait: “Tu n’as pas d’habit? Bigre! en voilà une chose indispensable pourtant. À Paris, vois-tu, il vaudra mieux n’avoir pas de lit que pas d’habit. (BA,
p.32)
Forestier tratteggia in poche parole la società dell’apparire della quale fa parte; una società nella quale è l’abito che da a chi lo indossa una sua identità; dove è il modo di porsi e di comportarsi che decreta se una persona sia o meno un vincente.
Produrre o creare qualcosa, come per esempio un libro di poesie (come nel caso di de Varenne), non basta; anzi, è solo il punto di partenza che permette l'acquisto di quell’abito e, quindi, di guadagnare una propria identità.
Duroy si presenta subito come una persona orgogliosa di ciò che è. Di più: Duroy è convinto di valere molto, probabilmente più di tante (se non la maggior parte) persone che lo circondano. Chi possiede del denaro, dei bei vestiti, la possibilità di bere una birra fresca quando ha sete, è qualcuno di fortunato, che sta spendendo soldi che lui stesso dovrebbe possedere. Questo, assieme al suo passato militare, lo fanno porre nei confronti del mondo che lo circonda in maniera beffarda e arrogante:
Il marchait ainsi qu’au temps où il portait l’uniforme des hussard, la poitrine bombée, les jambes un peu entrouvertes comme s’il venait de descendre de cheval; et il avançait brutalement dans la rue pleine de monde, heurtant les épaules, poussant les gens pour ne point se déranger de sa route. […] Il avait l’air de toujours défier quelqu’un, les passants, les maisons, la ville entière, par chic de beau soldat tombé dans le civil. (BA, p. 22)
Duroy si cala in mezzo alla gente, mischiandosi tra le persone comuni, ma non ponendosi al loro stesso livello. Spintona, respinge, crea un vuoto intorno a sé, come se ci fosse una barriera tra lui e gli altri. Come se lui meritasse uno spazio tutto suo, privato, un mausoleo dedicato alla sua grandezza e alla sua superiorità. Pur essendo figlio di due piccoli borghesi che gestiscono una taverna in campagna, Duroy si considera un militare, una persona socialmente elevata. Ciò contrasta con la sua storia personale poiché si scopre come la sua vita sia, tutto sommato, un insieme di tentativi di scalate sociali fallite:
Son père et sa mère tenaient un petit cabaret, une guinguette où les bourgeois des faubourgs venaient déjeuner le dimanche: À la Belle-Vue. Ils avaient voulu faire de leur fils un monsieur, et l’avaient mis au collège. Ses études finies et son
baccalauréat manqué, il était parti pour le service avec l’intention de devenir officier, colonel, général. Mais, dégoûté, de l’état militaire bien avant d’avoir fini ses cinq années, il avait rêvé de faire fortune à Paris. (BA, p. 61)
Duroy, quindi, aveva cercato di diplomarsi, diventando qualcuno nel campo intellettuale; sostenuto dai genitori, che sostengono il figlio nella sua decisione di ritagliarsi una posizione migliore di quella datagli dalla nascita. Il suo tentativo di diplomarsi fallisce, due volte, e Duroy decide di tentare la carriera politica. Con il preciso intento di scalare anche l’esercito, per arrivare ai gradi più alti. Quelle tre semplici parole (“officier, colonel, général”), descrivono il percorso ideale di ogni soldato e, certamente, l’obiettivo che Georges si era prefissato. Obiettivo che fallisce, nuovamente, facendo di Duroy un semplice sotto ufficiale, grado basilare, raggiungibile da chiunque. Un militare qualsiasi che diventa un civile qualsiasi. Resta allora il sogno, e con esso il terzo tentativo di fare fortuna a Parigi come sé stesso. Non più come intellettuale, né come militare, ma come Georges Duroy, colui che vale più di tutti. Questo passaggio, quasi impercettibile all’interno del romanzo, è estremamente importante, poiché più di tutti da un’immagine completa di come sia realmente il protagonista, quale obiettivi lo spingano e quale strada intenda percorrere. Perché ciò che deve essere chiaro è che Duroy vuole arrivare e per farlo non importa quale strada debba percorrere. Nelle sue tre “carriere” (da studioso, da militare e da giornalista), il fine è l’unica cosa che non cambia. Dopo aver cominciato a scrivere per il giornale, Duroy ancora accarezzerà altre vie, altri percorsi: dal mantenuto, allo speculatore economico, fino all’amante di donne più ricche e in posizioni socialmente più elevate.
Perché Georges Duroy ha fallito, precedentemente? Difficile a dirsi. Ma è molto probabile che l’arroganza del personaggio sia stata la causa principale del suo fallimento. Egli è una persona orgogliosa, abbiamo detto, ma è anche una persona estremamente “violenta”, quasi cattiva. Ne sono un esempio il ricordo che ha del periodo passato in Africa:
Et il se rappelait ses deux années d’Afrique, la façon dont il rançonnait les Arabes dans les petits postes du Sud. Et un sourire cruel et gai passa sur ses lèvres au souvenir d’une escapade qui avait coûté la vie à trois hommes de la tribu des Ouled- Alane et qui leur avait valu, à ses camarades et à lui, vingt poules, deux moutons et de l’or, et de quoi rire pendant six mois. (BA, p. 25)
La violenza militare, in tempo di guerra, non è cosa nuova. Si può sicuramente affermare, anzi, che si tratta di un argomento moderno e attuale. Ma il piacere quasi sadico nel rimembrare un aneddoto simile, da un’idea di quanto Duroy sia, in fondo, meschino e crudele; e di come, ancora una volta, le sue azioni siano spinte dal denaro e dal guadagno in qualsiasi forma (in questo caso, oltre che dall’oro, dall’acquisizione di alcuni animali). Chi lo conosce bene, alla fine non può che farne un ritratto realista, sconsolante e crudo:
Ses camarades disaient de lui: “C’est un malin, c’est un roublard, c’est un débrouillard qui saura se tirer d’affaire” Et il s’était promis en effet d’être malin, un roublard et un débrouillard. (BA, p. 61)
Sì, perché Georges Duroy è conscio della strada che prende. E’ conscio, soprattutto, della persona che è e non ci trova niente di riprovevole o condannabile. Lui è così, vale più di tutti, merita di raggiungere i suoi scopi.
Sicuramente le esperienze personali hanno contribuito a rendere Duroy la persona che è e lo hanno spinto all’arrivismo più puro. La vita militare soprattutto lo mette davanti a una serie di avvenimenti e di fatti legati alla quotidianità dei soldati che ne plasmano il carattere e la sua visione del mondo:
Sa conscience native de Normand, frottée par la pratique quotidienne de l’existence de garnison, distendue par les exemples de maraudages en Afrique, de bénefs illicites, de supercheries suspectes, fouettée aussi par les idées d’honneur qui ont cours dans l’armée, par les bravades militaires, les sentiments patriotiques, les
histoires magnanimes racontées entre sous-off. et par la gloriole du métier, était devenue une sorte de boîte à triple fond où l’on trouvait de tout. Mais le désir d’arriver y régnait en maître. (BA, p. 62)
Il desiderio di diventare qualcuno, di accumulare ricchezze, rispetto e gloria sociale domina su tutto. Su ogni sentimento, su ogni esperienza passata, su ogni rapporto, su ogni incontro futuro. Duroy non muove e non muoverà un passo senza averne calcolato la portata e l’utilità nel suo progetto. A volte agirà in maniera impulsiva, perché frustrato dall’insuccesso di un suo piano, ma mai sarà mosso dal puro spirito amoroso, mai dal disinteresse.
E’ il caso di soffermarsi sul rapporto che lega Georges Duroy e le donne. Come vedremo esso sarà sempre basato su quel fine utilitaristico al quale si ispira il giornalista.
Duroy è un bell’uomo, affascinante nei modi e nell’aspetto; il soprannome “Bel-Ami”, che da titolo anche al romanzo, gli verrà dato dalla più giovane delle sue conquiste: Laurine, la figlia di madame de Marelle. Duroy è un uomo che sa essere afffascinante, che possiede qualcosa di indefinito, un guizzo in più che gli permette di avere un forte ascendente sulle donne, nonostante l’aspetto tutto sommato comune:
Quoique habillé d’un complet de soixante francs, il gardait une certaine élégance tapageuse, un peu commune, réelle cependant. Grand, bien fait, blond, d’un blond châtain vaguement roussi, avec une moustache retroussée, qui semblait mousser sur sa lèvre, des yeux bleus, clairs, troués d’une pupille toute petite, des cheveux frisés naturellement, séparés par une raie au milieu du crâne, il ressemblait bien au mauvais sujet des romans populaires. (BA, p. 22)
Ma più dell’aspetto fisico (che comunque gioca un ruolo importante), è il carisma che Georges esercita presso il gentil sesso che fa di lui quel Bel-Ami che le donne si contendono. Arrivando ad accettare anche bassezze, ammettendo comportamenti e facendo concessioni che, altrimenti, non farebbero. Resta
emblematico l’episodio con la prostituta che accetta di andare a letto con lui, sebbene lui abbia solo metà dei soldi necessari a pagarla. Da cosa derivi questo carisma è un mistero. Sicuramente il suo bell’aspetto, come già detto, gioca una grossa parte nel suo fascino; ma contemporaneamente c’è qualcosa in lui che lo rende simile a un incantatore di serpenti: poche le donne, quasi nessuna, capaci di respingerlo, di resistere alla sua seduzione.
Questo, ovviamente, si rivela essere un fattore importante per la sua carriera di arrivista. Il motivo è il più vecchio del mondo: sono le donne che fanno girare la Terra e sono loro che decretano la riuscita e il fallimento di ogni uomo che tenti un’impresa. Questo gli verrà chiarito anche dal suo amico Forestier, una volta resosi conto che il giovane è così affascinante:
Alors Forestier se mit à rire: “Dis donc, mon vieux, sais-tu que tu as vraiment du succès auprès des femmes? Il faut soigner ça. Ça peut te mener loin.” Il se tut une seconde, puis reprit, avec ce ton rêveur des gens qui pensent tout haut: “C’est encore par elles qu’on arrive le plus vite.” (BA, p. 38)
Le parole di Forestier (che, occorre precisarlo, sono un accenno alla propria moglie, artefice del successo del marito e futuro artefice di quello del protagonista del romanzo), tutto sommato, non sono una rivelazione per Georges. Magari possono confermare qualcosa che sospettava, ma nel cuore di Duroy, la passione e l’amore sono due cose ben distinte. E se la prima trova ancora spazio e l’uomo si può concedere qualche scappatella per soddisfare il suo piacere (come appunto accade con le prostitute), l’amore è qualcosa che non fa comparsa nel cuor e nei progetti di Duroy:
Quelquefois cependant, grace à sa belle mine et à sa tournure galante, il volait, par-ci par-là, un peu d’amour, mais il espérait toujours plus et mieux. (BA, p. 23)
Importante notare la precisazione finale della frase: sperava sempre in qualcosa di più e di meglio. Accontentarsi non è nel suo carattere e anche l’amore è un valore che lui quantifica; levandogli la patina puramente sentimentale, lui concepisce il sentimento amoroso dal punto di vista della qualità e della quantità. Quell’amore rubato, è amore che lui vuole e tiene per sé, ma che non ricambia. E’ quella quantità che gli è sufficiente ad andare avanti per la sua strada, durante la sua ricerca della relazione che gli darà la spinta necessaria per entrare nell’alta società. Perché, attenzione, Duroy è pronto a dare se stesso o quantomeno quello che serve, per impalmare una giovane donna e farne la propria compagna; ma questo solo laddove ne possa poi trarre un qualche tipo di beneficio:
Il imaginait une aventure d’amour magnifique qui l’amenait, d’un seul coup, à la réalisation de son espérance. Il épousait la fille d’un banquier ou d’un grand seigneur rencontrée dans la rue et conquise à première vue. (BA, p. 62)
Eccola qua, la storia sognata dal protagonista del romanzo: un matrimonio d’interesse. Una storia d’amore dove entrano in gioco i due elementi che rendono George Duroy quello che è: i soldi e il suo fascino. Una relazione che nasce su basi egocentriche e interessate: il suo arricchimento e la sua bravura nella seduzione delle donne. Da notare come la seduzione di lei sia qualcosa da lui considerata come estremamente facile, ma come il loro incontro sia dovuto semplicemente al caso, a un fortuito incrociarsi per strada. Il massimo risultato con il minimo sforzo; un tiro di dadi che gli permette di essere al posto giusto, nel momento giusto.
Infine da segnalare un’eco di Balzac che risuona nelle pagine del romanzo. Il reporter Saint-Potin, parlando con Georges Duroy del direttore e fondatore del giornale, racconta un aneddoto che esemplifichi il suo fiuto per gli affari. E cesella il tutto con un poche parole:
Et Saint-Potin ajouta, avec un hochement de tête de connaisseur: “Hein? Est-il à la Balzac, celui-là?” (BA, p. 88)
A una descrizione così accurata di un uomo d’affari, con il fiuto e l’avidità classica di chi cerca il massimo guadagno, la mente non può che tornare al barone de Nucingen, ne il Père Goriot.
3.3.1 Ascesa di una nullità.
Maupassant è stato molto chiaro, a riguardo di Bel-Ami. Il suo scopo è quello di raccontare la storia di un arrivista, di uno squalo della società che non esita a comportarsi nel modo più brutale e meschino, pur di arrivare al suo obiettivo. L’autore respingerà le accuse di avere esaltato un personaggio negativo, estremamente diabolico e vile fino all’eccesso:
Je me contente de raconter la vie d’un aventurier pareil à tous ceux qui nous coudoyons chaque jours dans Paris, et qu’on rencontre dans toutes les professions existantes. Est- il en réalité journaliste? Non. Je le prends au moment où il va se faire écuyer dans un manège. Ce n’est donc pas la vocation qui l’a poussé. J’ai soin de dire qu’il ne sait rien, qu’il est simplement affamé d’argent et privé de conscience. Je montre dès le premières lignes qu’on a devant soi une graine de gredin, qui va pousser dans le terrain où elle tombera. Ce terrain est un journal. […] Il n’a aucun talent. C’est par les femmes seules qu’il arrive. […] Il se sert de la Presse comme un voleur se sert d’une échelle.20
La narrazione degli avvenimenti, quindi si concentra, principalmente sulla sua scalata sociale; sui successi personali e sulle posizioni privilegiate che raggiunge grazie a un misto di sotterfugi, menzogne e ambiguità.
Il termine scalata sociale non viene usato a caso, poiché quella di Georges Duroy è una vera e propria ascesa. Il suo percorso personale lo porta dalla via Notre-
Dame-de-Lorette, strada del nono arrondissement dove si trovavano le prostitute, alla chiesa della Madeleine.
Richard B. Grant21 fa un’analisi dettagliata riguardo ai movimenti del protagonista, durante il primo capitolo, e come essi corrispondano alla sua posizione sociale. Inizialmente Georges Duroy cammina senza meta, senza seguire una direzione precisa, così come priva di un punto di riferimento è la sua vita, in quel momento. Decide di andare alla chiesa della Madeleine (quello che sarà il suo punto di arrivo, alla fine del romanzo), ma ancora non riesce ad arrivarci, poiché ha il suo incontro fortuito con l’amico Forestier. Con lui si dirige alla redazione de La Vie
Française e i due salgono al piano dove si trova l’ufficio dell’ex-commilitone del
protagonista; ascesa, questa, sia reale che simbolica, poiché rispecchia il primo passo di Duroy nel mondo del giornalista. La chiesa della Madeleine sarà ancora una volta la sua destinazione, nel corso del capitolo, quando incontrerà il poeta de Varenne. I due prenderanno la strada che a essa conduce, ma ancora una volta la meta non sarà raggiunta, poiché Duroy decide di andare alle Folies-Bergère, un luogo molto più adatto a lui, in quel momento. Les Folies-Bergère viene presentato come un luogo ambiguo, ma anche come uno specchio della società parigina: vicino all’orchestra siedono i borghesi con mogli e figli; intorno a loro, nei loggioni, si trovano artisti e donne di facili costumi, posizionati a un livello più alto, ma socialmente inferiori, rispetto a chi siede vicino all’orchestra; dietro i loggioni troviamo una balconata circolare dove si trovano persone di ogni estrazione sociale, dominata dall’avidità e dal denaro.
Durante lo spettacolo il protagonista assiste all’esibizione di un acrobata, il cui numero viene descritto in mondo particolareggiato. Si tratta di un uomo fisicamente prestante, dalle doti acrobatiche notevoli, ma che nasconde il suo stomaco prominente