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4. Soluzioni metodologiche per l’analisi dei fenomeni finanziari:

4.1 Il mercato azionario italiano

Il mercato azionario italiano è gestito da Borsa Italiana, società per azioni istituita nel 1998 a seguito della privatizzazione dei mercati borsistici. Secondo la World Federation of Exchanges (http://www.world-exchanges.org), nel 2008 la Borsa Valori di Milano si posizionava al quindicesimo posto nella graduatoria dei principali mercati azionari mondiali in termini di capitalizzazione ed al settimo in Europa dietro al gruppo Euronext che comprende le Borse di Parigi, Amsterdam, Bruxelles e Lisbona, la Borsa Valori di Londra, il mercato azionario tedesco, spagnolo, svizzero ed il gruppo OMX Nordic che comprende le Borse di Svezia, Finlandia e Danimarca.

Dal 1 aprile 2001, le azioni del Mercato Telematico Azionario (MTA) sono ripartite da Borsa Italiana in segmenti di mercato omogenei in funzione della loro capitalizzazione6. La segmentazione adottata tenta di rappresentare al meglio la

struttura dell’economia italiana, caratterizzata da società di grandi dimensioni e da un numero elevato di piccole e medie imprese, e di rispondere alle esigenze degli investitori, aiutandoli a specializzare le proprie decisioni di investimento e a diversificare i propri portafogli finanziari. Tale ripartizione è effettuata all’atto dell’ammissione delle azioni sul listino e monitorata con periodicità semestrale. Sostanzialmente, le azioni sono suddivise in base alla capitalizzazione di mercato in due gruppi: il primo è il segmento delle cosiddette Blue-Chip ed è formato dalle

società con alta capitalizzazione (superiore a 1.000 milioni di euro); il secondo, diviso a sua volta nei segmenti Standard e STAR, è formato dai titoli di società con media o bassa capitalizzazione (inferiore a 1.000 milioni di euro e superiore a 40 milioni di euro). A sua volta, il segmento Standard è diviso in due classi sulla base della frequenza degli scambi e del controvalore medio giornaliero negoziato

nel semestre precedente. La differenza tra lo Standard e lo STAR (Segmento Titoli con Alti Requisiti) deriva dal fatto che in quest’ultimo sono negoziate le azioni di piccole e medie imprese con buone prospettive, che devono soddisfare requisiti aggiuntivi rispetto a quelli richiesti per l’ammissione allo Standard e rispettare impegni particolari in termini di liquidità, trasparenza e corporate governance.

La riclassificazione delle azioni avviene in occasione della revisione ordinaria dell’indice S&P-MIB (a marzo ed a settembre): Borsa Italiana individua le società non comprese nel segmento Blue-Chip la cui capitalizzazione sia divenuta superiore al miliardo di euro e le trasferisce a tale segmento; viceversa, se la capitalizzazione delle azioni di società del segmento Blue-Chip è scesa al di sotto della soglia del miliardo di euro, esse saranno declassate se entro sei mesi non viene ripristinato tale livello. Le revisioni riguardano anche la ripartizione delle società a media e bassa capitalizzazione: nel caso in cui vengano meno le condizioni che hanno permesso l’inserimento nel segmento STAR, le azioni sono trasferite al segmento Standard. Borsa Italiana con l’ausilio di società di index provider quali Standard and Poor’s (S&P) e, dal 30 marzo 2009, FTSE Group

elabora, calcola ed aggiorna una serie di indici di borsa che rappresentano il valore di un determinato mercato o segmento.

Uno dei principali indici di Borsa Italiana è il MIBTEL. Questo indice dei prezzi “riassume” il valore di tutte le azioni quotate sul MTA. Il MIBTEL viene aggiornato ogni minuto durante la fase di negoziazione continua sulla base dei prezzi degli ultimi contratti conclusi su ciascuna azione componente il paniere. La base dell’indice risale al 3 gennaio 1994 ed è pari a 10000 punti. Al 31 dicembre 2008 il MIBTEL valeva 15096 punti.

L’indice S&P-MIB costituisce il principale benchmark del mercato borsistico italiano e comprende le azioni delle 40 maggiori società italiane ed estere quotate sul MTA rappresentando circa l’80% della capitalizzazione del mercato azionario

italiano. Lo S&P-MIB è stato introdotto il 2 giugno 2003 e calcolato partendo dal 31 dicembre 1997 (base = 10000). Al 31 dicembre 2008 il suo valore corrispondeva a 19460 punti. I criteri di selezione dei titoli appartenenti all’indice si basano sulla classificazione settoriale, sulla capitalizzazione del flottante e sulla liquidità. La scelta dei titoli appartenenti al paniere dell’indice, le revisioni ordinarie effettuate a marzo e a settembre di ogni anno e quelle straordinarie a seguito di operazioni sul capitale (incremento del numero di azioni superiore al 5%), di variazioni rilevanti del flottante (superiore al 5%), di scorpori di rami d’azienda (spin off), fusioni o cancellazione dalle contrattazioni (delisting) sono

compiti della commissione congiunta composta da rappresentati di S&P e di Borsa Italiana (Index Committee) con lo scopo di mantenere più che mai

aggiornato l’indice borsistico alla realtà economica italiana. La metodologia di calcolo dello S&P-MIB avviene ponderando il prezzo delle azioni facenti parte il paniere alla capitalizzazione del flottante. Il termine flottante indica la quantità di quote azionarie emesse da una società che gli investitori possono liberamente scambiare sul mercato azionario. Di questo ammontare di quote non fanno parte la quantità di capitale che costituisce la partecipazione di controllo, le quote vincolate da patti parasociali e di quelle soggette ai vincoli alla trasferibilità (come clausole di lock-up) di durata superiore ai 6 mesi. Inoltre, nel calcolo del flottante

non si tiene conto delle partecipazioni azionarie superiori ad una determinata soglia (per S&P questa soglia è fissata al 5%). Al contrario, rientrano nel computo le azioni possedute da organismi di investimento collettivo del risparmio, da fondi pensione e da enti previdenziali. Il valore del flottante non corrisponde alla capitalizzazione di una società quotata. La capitalizzazione risulta essere infatti il valore, al prezzo di mercato, di tutte le azioni che l’azienda ha emesso. Perciò, il valore del flottante risulta essere una parte della capitalizzazione: quando il flottante coincide con la capitalizzazione significa che tutte le azioni emesse sono “in mano” al mercato e quindi oggetto di contrattazione e non detenute da soggetti

dominanti. Il problema principale alla base del flottante consiste nel fatto che non esiste una procedura comune per la definizione di questa quantità: index provider diversi calcolano il flottante applicando regole differenti.

A seguito della fusione di Borsa Italiana con il London Stock Exchange (LSE), dal 1 giugno 2009 l’indice S&P-MIB è stato sostituito dal FTSE-MIB mantenendo però le medesime caratteristiche del suo predecessore.

Un altro indice relativo ai titoli quotati nel segmento Blue-Chip e non inclusi nel paniere dello S&P-MIB è il MIDEX. Anche questo indice viene calcolato sulla base del flottante e viene aggiornato ogni minuto sulla base dei prezzi degli ultimi contratti conclusi su ciascuna azione componente. Il MIDEX è stato creato il 31 dicembre 1994 con valore pari a 10000 e al 31 dicembre 2008 il suo valore era pari a 17178 punti. A seguito della fusione con il LSE, questo indice è stato rinominato FTSE Italia Mid Cap.

Per quanto riguarda il segmento STAR, l’indice più rappresentativo è l’ALL- STARS introdotto il 31 dicembre 2001 (base = 10000) e sostituito dal FTSE Italia Star. Il 31 dicembre 2008 l’indice ALL-STARS valeva 8554 punti.

Infine, prima della fusione tra Borsa Italiana e il LSE, il segmento Standard non era rappresentato da alcun indice borsistico. Attualmente, l’indice di riferimento per questo segmento di mercato è il FTSE Italia Small Cap.

La classificazione settoriale GICS (Global Industry Classification Standard), adottata come uno dei principali criteri per la formazione del paniere dell’indice S&P-MIB, è stata sviluppata da Standard and Poor’s e Morgan Stanley Capital International ed è suddivisa in 10 settori: Beni di Consumo Voluttuari, Beni di Consumo di Prima Necessità, Energia, Finanza, Sanità, Industriali, Informatica, Materiali, Servizi di Telecomunicazione e Pubblica Utilità. L’intento di questa classificazione è quello di “venire incontro alle esigenze degli investitori in merito a un sistema di classificazione che rifletta la performance finanziaria di una società” (Standard and Poor’s, 2008).