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2 Il protocollo di Kyoto, la normativa nazionale ed europea

2.6 Mercato delle emissioni

Il giro d’affari generato dal mercato mondiale dei titoli di emissione ha superato, nel 2005, i 10 miliardi di dollari e toccato, nei primi tre mesi del 2006, i 7,5 miliardi di dollari30, registrando tassi di crescita più alti di qualsiasi altro mercato emergente. Nel 2005, il 75% delle transazioni, in termine di valore, sono avvenute all’interno

dell’EU ETS, per un totale di 322 milioni di tonnellate di CO2. Buona parte, circa la

metà, delle quote di riduzione delle emissioni di greenhouse gases (GHGs) è avvenuta nei paesi in via di sviluppo e nei paesi con economie in transizione, prevalentemente attraverso progetti CDM.

Da gennaio ad aprile 2006 si sono registrati record progressivi in termini di volumi scambiati: la crescente domanda ha avuto ovvi riflessi sui prezzi dei permessi che hanno superato addirittura la soglia dei 30€/tCO2 (nel gennaio del 2005, il prezzo era

poco superiore a 5€/tCO2), con la maggior parte degli scambi effettuati tramite brokers31. Dalla seconda metà del 2005 fino alla fine dell’anno, i prezzi delle quote si erano mantenuti piuttosto stabili intorno ai 22 €/t CO2, per raggiungere i 30 €/t

nell’aprile del 2006 e, dopo pochi giorni32, subire un tracollo sotto i 10 €/t (8,95 €/t, il 12 maggio) per le quote con consegna a dicembre 2006. Nel Settembre 2007 le quote per la fase 1 raggiungono il misero prezzo di 0,1€/t.

30 6th Annual Report World Bank, marzo 2006. 31Pubblicato su www.ambientediritto.it il 24/09/2006

32 L’evento precede di poco la pubblicazione dei dati sul primo anno di operatività dell’ETS da parte

della Commissione Europea: sono in molti ad imputare il crollo a fughe anticipate di notizie, ma è soprattutto un caso di overcapacity di quote disponibili sul mercato (l’Europa ha emesso 44,1 Mt, il 2,5% circa, di CO2 in meno rispetto ai tetti fissati).

Figura 9: Prezzo delle European Unit Allowances

Pur con le già accennate difficoltà, i 1.60033 milioni di tonnellate di CO2 scambiati nel

2006 equivalgono ad un terzo del totale di anidride carbonica effettivamente emessa nel 2005, nell'Unione europea, a conferma che il meccanismo di mercato può muovere quantità significative.

Dunque, un mercato maturo, e per i volumi scambiati e per l’elevata variabilità dei prezzi, entro cui l’anidride carbonica assurge in maniera sempre crescente al ruolo di

commodity finanziaria.

Numerose analogie si riscontrano con l’andamento dei prezzi per la SO2 nel mercato

americano: prima esperienza di “pollution allowances”. Dal 1994 ai primi mesi del 1996 il prezzo era sceso dai 150 $/t di SO2, ai 70 $/t; salito oltre i 200 $/t nel 1999, il

prezzo ha oscillato tra i 100 e i 200 $/t fino al 2003, raggiungendo i 700 $/t nel 2004; a gennaio 2006 una tonnellata di SO2 veniva venduta a circa 1500 $34. La ragione di

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Repubblica 9 luglio 2007

tali incrementi risiede nell’aumento della domanda locale di carbone, associata alla crescita dei prezzi del gas naturale35 e dell’elettricità.

Il rapporto della Banca Mondiale registra36 la crescita, parallelamente, di un Carbon

Market volontario: in Australia il New South Wales GHG Abatement Scheme ha

accreditato 159 progetti di Carbon Sequestration; negli USA il Chigago Climate

Exchange ha iniziato a scambiare quote prima che l’UE ETS diventasse operativo,

con clienti quali Ford, Du Pont, Motorola o le municipalità di Oakland e Chicago. Sempre negli Stati Uniti numerosi Stati stanno dotandosi, autonomamente o per mezzo di accordi interstatali, di un contesto regolatorio per la riduzione delle emissioni di GHGs: negli USA e in Canada esiste un mercato sviluppato della CO2

come commodity, nei casi di impiego per il recupero migliorato dell’olio (EOR37), pur non essendoci un mercato delle emissioni di CO2.

Del resto, molti dei soggetti che operano nel settore energy sono multinazionali, per cui diviene impensabile pensare allo sviluppo del proprio business ignorando il “fattore carbonio” (160 nazioni aderiscono al Protocollo di Kyoto).

Attualmente, il diritto ad emettere una tonnellata di CO2 nel dicembre 2009 costa

intorno ai 22 euro. Le assegnazioni di quote nel secondo periodo (2008-2012) e il post Kyoto vengono percepite da parte delle aziende come fattori di rischio strategico, si rende pertanto necessaria una revisione delle scelte su: strategie e volumi di produzione, tipologie di prodotti, investimenti, modelli di business.

Gli errori della prima fase si stanno correggendo: i vecchi permessi sono stati azzerati, sovrallocazioni comprese, e le nuove quote sembrano molto più restrittive: ecco perché un contratto a dicembre 2007 valeva qualche centesimo, mentre uno a

35 Il prezzo del gas Eu influenza pesantemente il prezzo spot dell’EUA, fornendo, ad alcune utilities, un

incentivo nel preferire il gas al carbone. Nell’ultima settimana di settembre 2006 il prezzo è sceso sino a 11,3 €/tCO2 a causa di condizioni meteo miti e prezzi bassi del gas. Quotidiano Energia del 4

ottobre 2006.

36 Il rapporto della Banca Mondiale, op. cit., copre il periodo 1 gennaio 2005 – 31 marzo 2006

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EOR (Enhanced Oil Recovery), tecnologia che permette la ripressurizzazione di giacimenti ad olio (in

fase di avanzata coltivazione o abbandonati), garantendo il recupero aggiuntivo di significativi volumi di olio. Negli USA, il numero di progetti di coltivazione mediante iniezione di CO2, è arrivato a 82

(contribuendo alla produzione statunitense di olio per più di 237.000 b/g) e altri 16 sono in fase di elaborazione. I prezzi di vendita della CO2 per l’EOR sono legati ai prezzi dell’olio. Fonte: “CO2

dicembre 2008 costava già 22 euro38. La stabilità dei prezzi mostrata negli ultimi 24 mesi sembra indicare un buon funzionamento del mercato e promette di riuscire quantomeno a contenere le emissioni. Rimangono comunque preoccupazioni circa la possibilità di ottenere una sensibile riduzione delle stesse.