2 Il protocollo di Kyoto, la normativa nazionale ed europea
2.8 La situazione italiana
Appare a questo punto interessante riassumere la situazione italiana sia sotto il profilo dei livelli di emissione, sia sotto il profilo degli impegni assunti in sede europea.
La valutazione della Comunità Europea sulle emissioni totali e pro-capite di anidride carbonica a livello mondiale nel 1990 evidenzia che l’Italia ha valori di emissioni tra i più bassi se confrontati con gli altri paesi sviluppati. L’Italia contribuisce all’emissione mondiale di anidride carbonica con un modesto 1,7% ed un valore pro- capite valutato tra circa 7÷9 tonn/anno. In ambito comunitario l’Italia è responsabile di circa il 12% del totale delle emissioni. Inoltre l’intensità energetica (TEP consumate per unità di PIL) ed i consumi di energia pro-capite dell’Italia sono i più bassi tra i sette paesi più industrializzati.
Paese
Energy Intensity al
200641
(Tonnellate di olio equivalente consumate \ milioni di dollari internazionali prodotti) Emissioni pro-capite al 200642 (tonnellate di biossido di carbonio) Francia 170,5 6,2 Germania 163,9 9,7 Italia 122,8 8,1 UK 141,2 9,4 USA 221,7 19 Giappone 154 10,1 Federazione Russa 519 10,9 Canada 293,2 16,7 Cina 231,3 4,6
Tabella 7: due parametri che caratterizzano le performance energetiche di un sistema paese; l’energia necessaria a produrre un dollaro di PIL (elevata in paesi freddi come la Russia) e le emissione pro- capite (elevate in paesi ricchi e poco efficienti).
L'Italia, avendo siglato il Protocollo di Kyoto il 29 aprile 1998, si è impegnata a conseguire una riduzione delle emissioni in atmosfera nella misura dell' 8% rispetto ai valori del 1990. Tale percentuale di riduzione è stata ritoccata al 6,5% in sede comunitaria (Giugno 1998).
Anche prima di condurre a termine il percorso di ratifica, come tutti i paesi dell'Allegato I (vedi Tabella 12), il nostro Paese ha individuato, quantificandone i benefici, le azioni nazionali che dovranno consentire la riduzione delle emissioni di gas antropogenici.
Tale obiettivo risulta senz’altro ambizioso, sia perché l'Italia è caratterizzata da una bassa intensità energetica, sia in funzione del fatto che dal 1990 ad oggi le emissioni italiane di gas serra sono notevolmente aumentate e, senza l'applicazione di politiche e misure nazionali, sono destinate a crescere ancora.
Tuttavia il sistema italiano non è privo di possibili aree di miglioramento, a partire dal parco auto che è tra i più vecchi ed inquinanti del Continente43. Nonostante gli indicatori delineino un sistema energetico “efficiente”, grazie anche alla mitezza del clima, l’Italia è pur sempre il decimo produttore mondiale di CO2.
Ai fini di una chiara comprensione dello sforzo di riduzione, che l'Italia dovrà effettuare per raggiungere tale obiettivo, basta pensare che lo scenario di emissione "tendenziale" di gas serra (GHGs) al 2010 per l'Italia prevede dei livelli di emissione pari a 579,7 Mtonn CO2 eq. Questo scenario è stato calcolato tenendo conto solo
della legislazione vigente, ossia delle misure politiche già avviate e decise. Dunque, rispetto all'obiettivo di Kyoto, si avrebbe un divario effettivo al 2010 di circa 93 Mtonn CO2 eq. Oltre allo scenario tendenziale è stato delineato uno scenario di
emissione "di riferimento" in cui si è tenuto conto degli effetti di provvedimenti, programmi e iniziative nei diversi settori già individuati dal Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio; tali misure potranno consentire una riduzione delle emissioni di gas ad effetto serra per un valore di 51,8 Mtonn CO2 eq/anno nel
periodo 2008-2012. Lo scenario di riferimento porterebbe quindi a dei valori di emissione pari a 528,1 Mtonn CO2 eq.
Tenendo conto dello scenario di riferimento al 2010, rispetto all'obiettivo fissato a Kyoto esiste ancora un divario di circa 41 Mtonn CO2 eq. e quindi si rende
necessario individuare ulteriori politiche e misure per ridurre i livelli di emissione.
Scenario tendenziale
579.7
Scenario di riferimento (2020)
528,1
Obiettivo di emissione UE (-6,5%)
486
Ulteriore riduzione necessaria per il raggiungimento dell’obiettivo di Kyoto
41.0
Tabella 8: scenari di emissione e obiettivo di riduzione al 2008-2012 in milioni di tonnellate di CO2 equivalente (fonte http://www.minambiente.it/Sito/settori_azione)
E' necessaria, a questo punto, una riflessione molto critica sulle politiche nazionali contro l'effetto serra. L'approccio e le azioni individuate dal nuovo Piano Nazionale appaiono del tutto inadeguate a fronteggiare la situazione. In un contesto di crescita accentuata delle emissioni di CO2, il Piano Nazionale sembra rinunciare allo sviluppo di azioni interne e assegna un ruolo che appare largamente sovradimensionato e poco credibile alle misure relative alla forestazione e soprattutto ai cosiddetti meccanismi flessibili, e cioè ai crediti ottenuti attraverso azioni nelle economie in transizione e nei Paesi in via di sviluppo.
Complessivamente attraverso il ricorso ai sink, (piantagioni forestali in grado di assorbire il carbonio atmosferico) e ai meccanismi flessibili si prevede di ottenere tra il 45% e il 75% delle riduzione delle emissioni climalteranti previste. Sull'insieme delle opzioni ipotizzate (che supera il valore delle riduzioni richieste) la quota di sink e meccanismi flessibili incide per il 30-50%. Di fatto, il nuovo Piano Nazionale, partendo dall'obiettivo di minimizzare i costi interni, rinuncia a sviluppare efficaci politiche nazionali. Ma così pregiudica la realizzazione dei più severi obiettivi di riduzione di lungo termine e rinuncia ai benefici indotti dall'attuazione di quelle misure (riduzione dell'inquinamento atmosferico, innovazione tecnologica...). Preoccupanti sono soprattutto le prospettive per le fonti rinnovabili, che invece sembravano sul punto di decollare. Il nuovo Piano Nazionale e la nuova normativa
energetica di riforma del mercato elettrico segnano anzi una involuzione. A fronte di un obiettivo per l'Italia del 25% di energia elettrica da fonti rinnovabili, stabilito dalla direttiva europea 77/2001 il nuovo Piano per l'effetto serra fissa un obiettivo inferiore al 20%.
Nel resto del mondo, le imprese sono destinate a svolgere un ruolo fondamentale nell'ambito delle strategie di attuazione del Protocollo di Kyoto. Ogni azione intrapresa a livello nazionale per limitare le emissioni di gas serra non può che coinvolgere in maniera significativa il mondo delle imprese.
A livello italiano le emissioni attribuibili al settore industriale ed energetico rappresentano circa il 52% delle emissioni totali. Le emissioni imputabili ad altri settori, come quello dei trasporti e quello civile, rappresentano il 33% ed in parte sono legate all'uso dei prodotti industriali, quali ad esempio le automobili.
Ciò premesso, l'impatto delle strategie di abbattimento dei gas serra può essere così schematizzato:
• Diretto nel caso in cui le leggi disciplinino le emissioni sui processi di produzione;
• Indiretto nel caso in cui le leggi influenzino con incentivi o penalizzazioni il mercato di riferimento.
Di conseguenza molte società di tutto il mondo, nel formulare le loro strategie, iniziano a tenere in considerazione il cambiamento climatico. Una strategia ben formulata permette da una parte di gestire i rischi e minimizzare i costi di adempimento, dall'altra di sfruttare le opportunità offerte da un mercato in evoluzione.
In questo quadro si inseriscono le nuove tecnologie di sequestro geologico della CO2,