Una comparazione tra sistemi europei di protezione degli anziani disabili
3.5. Metodi di finanziamento e sostenibilità
Dai dati relativi alla quota di spesa pubblica sul totale della spesa per Long Term Care, viene evidenziato che l’intervento pubblico è ovunque superiore al 50 per cento. Segno che anche nei paesi che tradizionalmente intervengono meno nelle politiche di welfare, il problema del sostegno agli anziani disabili è sentito in maniera forte.
Nell’analizzare i modelli di protezione sociale adottati nei diversi paesi si fa solitamente riferimento a due macro modelli: il modello bismarkiano, che prevede un legame molto forte tra contribuzione e
benefici e dunque è debolmente redistributivo e il modello beveredgiano, in cui invece l’ammontare dei benefici è poco dipendente dalla contribuzione effettiva del soggetto e dunque è molto più redistributivo (Conde-Ruiz, Profeta, 2003). Nell’ambito della LTC, nessun paese europeo lega l’erogazione delle prestazioni all’ammontare dei contributi versati, alla stregua del metodo in vigore nei sistemi assicurativi privati. Il criterio per l’attribuzione del beneficio economico è piuttosto il bisogno manifestato dall’individuo. Lo stesso sistema di protezione statunitense è dominato da un programma di assistenza pubblica finanziato attraverso la tassazione generale.
In relazione alla protezione Long Term Care nessun paese potrebbe dunque definirsi bismarkiano; tuttavia, forzando un po’ la definizione, sulla base della maggiore o minore portata redistributiva dei sistemi è possibile annoverare tra i paesi più bismarkiani la Germania, in quanto essi finanziano il sistema mediante contributi sul reddito da lavoro, e tra i paesi più beveredgiani, il Regno unito e la Svezia e l’Olanda giacché essi fanno piuttosto ricorso al finanziamento mediante tassazione generale oppure, nel caso della sola Olanda, mediante contributi sul reddito complessivo.
Il finanziamento mediante tassazione generale è, infatti, quello maggiormente redistributivo perché allarga maggiormente la base impositiva e inoltre permette di gestire la spesa per Long Term Care all’interno della politica di bilancio, ampliando le possibilità di intervento sulla spesa.
Il finanziamento mediante contribuzione, invece, vincola maggiormente la destinazione delle risorse. Dal punto di vista della sostenibilità, in quasi tutti i paesi che finanziano la Long Term Care con la tassazione generale, la spesa è amministrata attraverso la politica generale e dunque la sostenibilità del programma di tutela e assistenza degli anziani disabili rimanda al concetto più generale di sostenibilità dell’intera politica di bilancio. Tra i paesi che invece finanziano le prestazioni mediante contributi, il sistema tedesco è l’unico che esplicitamente commisura la contribuzione alla spesa al fine di garantire l’equilibrio tra entrate e uscite (policy income related expenditure).
3.6. Conclusioni
Il disegno complessivo di un sistema equo ed efficiente di LTC può dirsi ancora a uno stadio preliminare in molti Paesi europei. Forse il più compiuto appare il sistema tedesco, che infatti da più parti è considerato una sorta di benchmark per la tutela della disabilità.
Il sistema presenta, com’è ovvio, pregi e difetti. Tra i primi si possono annoverare: regole di accesso chiare e trasparenti; una modulazione assai fine delle prestazioni, in modo da cogliere il reale stato di bisogno; la fissazione di standard qualitativi validi a livello nazionale; l’inclusione di meccanismi automatici per garantire, almeno nel medio periodo, l’equilibrio finanziario della gestione e infine la forte incentivazione nei confronti dell’assistenza informale.
A fronte di tali aspetti positivi vanno però annoverati aspetti potenzialmente negativi. Anzitutto, essendo “contributivo”, il sistema finisce per pesare maggiormente l’efficienza rispetto all’equità e per comprimere fortemente una delle ragioni per lo stesso intervento pubblico in materia, la redistribuzione a favore dei soggetti meno fortunati; non offre copertura nei casi meno gravi; non copre il rischio di inflazione relativa, perché le prestazioni sono soggette a massimali; è a ripartizione e perciò poco atto ad assorbire gli shock demografici; richiede comunque una consistente spesa out of pocket e, infine, introduce nel sistema le assicurazioni private, peraltro sfruttando scarsamente i benefici della concorrenza. Ciò dipende in larga misura dall’obbligatorietà dell’assicurazione, che impone alle compagnie di assicurare, a condizioni standard, chiunque lo richieda, senza possibilità di praticare differenziazioni dei premi in base al rischio specifico dell’assicurato (il che ha indotto le compagnie a cercare di ridurre il rischio specifico a carico di ciascuna attraverso la predisposizione di una camera di compensazione dei rischi). L’assicurazione obbligatoria a condizioni standard è ovviamente efficace nel prevenire le discriminazioni, ma tende inevitabilmente a ridurre la concorrenza e i conseguenti effetti benefici in termini di benessere per l’assicurato.
Ove l’Italia si proponesse di adottare il “modello tedesco” dovrebbe farlo valutando con attenzione, oltre agli elementi di debolezza sopra menzionati, due ulteriori aspetti. Il primo è l’estrema difficoltà di finanziare con contributi sociali il costo dell’assicurazione obbligatoria LTC, visto che il problema del nostro paese, semmai, è quello di ridurre non già di aumentare il carico contributivo che grava sul costo del lavoro. Il secondo elemento concerne la possibilità di un tale sistema di convivere efficacemente con il Servizio Sanitario Nazionale. Poiché le prestazioni di quest’ultimo rappresentano in larga misura (anche se spesso per effetto di distorsioni e inefficienze) un sostituto delle prestazioni di Long Term Care, si creerebbero infatti, verosimilmente, incentivi perversi a scaricare sul Servizio Sanitario Nazionale i casi più gravi e onerosi.
Più che adottare in modo rigido il modello tedesco, l’Italia potrebbe pertanto cercare di incorporarne gli aspetti positivi, senza però snaturare un’impostazione che invece ci avvicina maggiormente al sistema inglese e svedese di protezione sociale.