Non molo tempo fa, spiegando le metodologie applicative delle teorie marxiste, si sosteneva da parte dei movimenti degli studenti che chi non aveva fatto inchiesta non poteva intervenire nel dibattito.
Una scintilla può dar fuoco all’intera prateria […] chi non ha fatto inchieste, non ha diritto di parola. Se non avete indagato su una determinata questione, vi si toglie il diritto di parola su quella questione. È troppo brutale? Niente affatto. Se non avete indagato sulle condizioni storiche di quel problema e ne ignorate i termini di fondo, prendendo la parola su quel problema certamente direte un mucchio di sciocchezze. […] fare inchieste significa risolvere i problemi. Quando un’indagine esauriente vi avrà fatto capire come stanno le cose, avrete anche i mezzi per risolvere quel problema. Ogni conclusione scaturisce alla fine dell’indagine56.
Anche l’azione educativa, secondo Marx, finalizzata al cambiamento del presente, necessita di confrontarsi con la realtà storica nella quale va a configurarsi e nella quale viene progettata, tenendo conto anche e soprattutto dello sviluppo sociale nella concretezza della sua realtà. La riflessione marxista, scaturita associando l’utilizzo del lavoro minorile nelle fabbriche al lavoro di macellazione del bestiame, in effetti, come pensiero del momento storico, si oppone al suo divieto. Cosi come
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MAO TSE-TUNG, Contro la Mentalità Libresca. Mao Tse-tung scrisse questo testo mentre nel PCC era in corso la lotta contro la linea di Li Li-san, di cui Mao Tse-tung indica gli elementi essenziali all’inizio della lettera, Una scintilla può dar fuoco all’intera prateria. Il richiamo a che, nel tracciare la linea concreta per la rivoluzione della Cina, non si andasse a cercare le soluzioni dei problemi concreti unicamente nei testi marxisti e nei documenti degli organismi superiori, ma ci si assumesse la responsabilità di condurre inchieste e fare analisi sul campo, è quindi la linea guida per la lotta allora in corso nel PCC. http://www.bibliotecamarxista.org/Mao/libro_3/mentalit_libresca.pdf
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i funzionari, i poliziotti, i politici, i coloni, i preti afrikaner non sono che i negrieri del capitalismo internazionale. Inseriti in un sistema, per cui la loro dominazione agricola non può essere basata che sulla segregazione dei neri, essi sostanzialmente rappresentano la trincea avanzata di un gigantesco apparato internazionale che progredisce sfruttando al massimo la forza- lavoro nera57.
Il marxismo è una corrente di pensiero che si può definire come la conoscenza attraverso la quale è possibile sia la comprensione che la trasformazione sociale. Si può anche definire come modello al quale fare riferimento, una teoria che, mantenendo la struttura concettuale del suo paradigma, consente molteplici applicazioni identificabili nelle azioni storiche, utilizzando di volta in volta le categorie impiegate a seconda del paese dove la rivoluzione è in atto. Una corrente di pensiero, come modello base, che si conferma nell’applicabilità come una simulazione combinata che mantiene lo schema, o come uno scheletro che in situazioni variabili si riveste con altrettante variabili. Il marxismo riconosce nella logica del carattere razionale, l’applicabilità delle continue sperimentazioni, in quanto generano incessanti modificazioni e, di conseguenza, si delinea una navigazione a vista che annulla le esperienze precedenti. Si passa a una fase di costruzione che dà una nuova indicazione segnata dal taglio con ciò che è accaduto, in un modo nuovo, come passare da una situazione a un’altra mantenendo la stessa teoria, ma applicandola, con strumenti appropriati, a un’altra comunità. In termini generali, nell’inchiesta politica i dati sono prevalentemente utilizzati per ottenere informazioni su valori, aspettative, rapporti sociali
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di un soggetto al fine di analizzarne il comportamento; individuare - sulla base di questa analisi - bisogni, aspettative, soluzione dei problemi. Bisogna fare delle premesse che riguardano le ricerche nelle scienze della natura e i calchi delle ricerche sociali. Così, le prime si realizzano direttamente su materiali e meccanismi nel senso che si sceglie un tipo di processo (è anche questo un lavoro sociale) e si avanza soltanto per ipotesi, verifiche e confutazioni per le quali si utilizzano delle tecniche e si svolge un potere, da parte del ricercatore, sulle cose.
Diverso, invece, è il ruolo e il lavoro del ricercatore sociale che, avendo come oggetto il mondo sociale, adopera i suoi strumenti, le sue tecniche per rilevare dati su individui e sulle comunità. Come scrive il sociologo Gian Antonio Gilli, “non è mai possibile studiare gli uomini prescindendo dai privilegi di cui certuni godono, e dalle diseguaglianze di cui altri sono vittime”58. Quando a essere preso in esame è un gruppo, una comunità, viene meno l’applicabilità di leggi scientifiche. Gilli chiarisce che, a fronte di questa necessità, non corrisponde una quantità di strumenti sociologici idonei in grado di intervenire sulla realtà e di comprenderla. Quindi la contestazione che fa è una critica, senza giri di parole, delle istituzioni, costituite dalla ricerca tradizionale e dalle scienze sociali. L’uomo ha un suo vissuto, una storia di appartenenza, un posto dove ha sviluppato la propria cultura, le proprie ambizioni e dove ha desiderato soddisfare i propri bisogni che, ovviamente, sono diversi da soggetto a soggetto. Infatti, come sottolinea Gilli, non possono esistere in sociologia leggi scientifiche per tutti gli uomini, perché appunto appartenenti a classi sociali diverse.
Le ricerche delle scienze sociali sono rivolte a classificare studi su gruppi sociali e non sull’uomo come singolo, di conseguenza lo studio si
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riferisce a una determinata classe sociale, in quanto la realtà sociale evidenzia delle diseguaglianze che comportano la falsificazione di ogni legge scientifica messa in atto. La realtà sociale si compone di una complessità di rapporti dove le metodologie della ricerca, capaci di rilevare dati, di classificarli e confrontarli, hanno bisogno di avere strumenti tali da teorizzare simili rapporti59. Le scienze sociali però non sono in grado di assolvere a un’articolata e variegata funzione di lettura sociale, in una società dai cambiamenti veloci e conflittuali, dove le diversità esperienziali e i molteplici linguaggi denotano e richiedono uno studio più concentrato - sulla persona nella disomogenea appartenenza - da parte dei sociologi, con tecniche e metodologie mirate a leggere l’individualità nel gruppo di appartenenza, e il gruppo stesso in più mantenendo una lente d’ingrandimento sulle molteplici dinamiche culturali come punto d’incontro tra locale e globale.
59 Cfr. Ibidem, p. 32.
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