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CAPITOLO II

STUDIO 1: LE INTERVISTE GENERAZIONALI

3. Metodologia della ricerca

3.1. I partecipanti

Al fine di consentire un confronto sul piano generazionale, ci siamo avvalsi di un doppio criterio nel selezionare le coppie che hanno partecipato alla ricerca. Il primo, d’ordine sociologico, fa riferimento, come suggeriscono Evans e Norris (1999) alla nozione di coorte. Secondo gli autori, le coorti possono essere intese come “generazioni” nel significato di insieme di individui che hanno vissuto allo stesso momento un’esperienza storica determinante e irripetibile, traendo da essa il proprio orientamento morale e il senso di condividere un destino comune. Il secondo criterio,

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d’ordine eminentemente psicologico, fa riferimento alla fase del ciclo di vita familiare (Malagoli Togliatti, Lubrano Lavadera, 2002) che le coppie stanno attraversando al momento dell’intervista.

In base a questi due criteri, sono state intervistate venticinque coppie eterosessuali, suddivise in tre fasce generazionali - giovani adulti, adulti ed anziani - reperite tra il Veneto e l’Emilia Romagna. I partecipanti identificati come giovani adulti sono i più giovani da un punto di vista anagrafico e sono coppie senza figli che stanno sperimentando la loro prima convivenza. L’uscita dalla casa genitoriale e la formazione di un nuovo nucleo familiare costituiscono ovviamente una transizione importante verso la condizione adulta. Ma, più importante ai fini di questa ricerca, è precisamente nell’approdare alla convivenza che la giovane coppia eterosessuale si trova nella condizione di dovere negoziare i ruoli legati alle appartenenze di genere (Farina, Galimberti, 1993; Scabini, Cigoli, 1997). Le coppie adulte sono composte da partecipanti che hanno un età compresa tra i 50 e i 70 anni e che si trovano nella fase del ciclo di vita familiare del “nido vuoto”: i figli sono usciti dalla casa parentale per costruire a loro volta una famiglia. Infine i partecipanti identificati come anziani hanno più di 70 anni. La generazione degli anziani è costituita da coppie che possono

“confrontarsi” sia con i loro figli che con i loro nipoti. Infatti queste coppie si trovano, rispetto al ciclo di vita familiare, nella fase in cui i figli sono divenuti a loro volta genitori.

In particolare sono state coinvolte (Tab.1):

 Dieci coppie di giovani adulti, sposati o conviventi1. Le giovani donne hanno una età compresa tra i 26 e i 35 anni (età media = 30.4), mentre i giovani uomini tra i 27 e i 33 anni (età media = 29.9). Tutti i soggetti sono nati in Italia. Tutti i partecipanti tranne due (che posseggono un diploma di scuola media) hanno conseguito un diploma di scuola superiore, fra questi, cinque donne e quattro uomini posseggono una laurea. Per quanto attiene al settore lavorativo, due donne sono operaie, tre svolgono una libera professione, quattro sono impiegate ed una è studentessa; quattro uomini sono operai, due svolgono un lavoro impiegatizio, due sono liberi professionisti ed i restanti due dottorandi di ricerca.

 Dieci coppie di adulti. Le donne hanno una età compresa dai 51 ai 68 anni (età media = 57.9), mentre gli uomini dai 56 ai 68 anni (età media = 60,8). Tutti i soggetti sono nati in Italia. Per quanto riguarda il livello di istruzione sei delle donne intervistate posseggono un diploma di scuola media superiore, tre un diploma di scuola media inferiore ed una un diploma di laurea. Mentre quattro uomini posseggono la laurea, due il diploma di scuola media superiore e quattro il diploma

1 Da questo momento, per tutte e tre le generazioni, sarà utilizzato il termine convivenza indipendentemente dallo statuto giuridico della coppia.

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di licenza media. Per quanto attiene alla vita professionale quattro donne sono in pensione (in passato tre hanno svolto la professione di impiegata, e una di casalinga), mentre delle sei ancora occupate, tre sono impiegate, una è insegnante e due casalinghe. Anche nel caso degli uomini quattro di loro sono attualmente in pensione (in passato due erano insegnanti, due operai e uno libero professionista), dei restanti cinque occupati, tre svolgono la professione di liberi professionisti, uno operaio ed uno impiegato.

 Cinque coppie di anziani. Le donne hanno una età compresa tra i 68 e gli 89 anni (età media

= 73.6), mentre gli uomini tra i 70 e gli 89 anni (età media = 77.8). Tutti i soggetti sono nati in Italia. Tutti i partecipanti possiedono un livello di istruzione pari alla licenza elementare e sono attualmente pensionati. Prima del pensionamento cinque partecipanti erano impiegati nel settore dell’agricoltura (tre uomini e due donne), tre erano operai (due uomini e una donna) e due donne casalinghe.

Tab. 1. Il campione dei partecipanti Generazione Numero di

coppie Età donne Età uomini

Giovani adulti 10 Range: 26-35

Media: 30.4

Range: 27-33 Media: 29.9

Adulti 10 Range: 51-68

Media: 57.9

Range: 56-68 Media: 60.8

Anziani 5 Range: 68-89

Media: 73.6

Range: 70-89 Media: 77.8

3.2. Lo strumento

3.2.1. La coppia come contesto di narrazione

Si è scelto di procedere alla raccolta delle informazioni intervistando i partner in compresenza. La coppia, in quanto tale, costituisce il luogo, la condizione esistenziale in cui i partner negoziano e sperimentano le loro azioni, i loro ruoli ed entro il quale ne legittimano i significati condivisi. Il modo in cui ciascuno si presenta, si racconta, “si proietta sulla scena dell’interazione” (Bercelli, Leonardi, Viaro, 1999), si modifica ovviamente secondo gli interlocutori presenti e secondo la qualità delle relazioni tra essi. Come mettono in rilievo diversi studi

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metodologici (Graham, 1980; Allan, 1980; La Rossa, Bennett, Gelles, 1981; Hertz, 1995; Bennet, McAvity, 1992; Gill, 1999; Boeije, 2004), l’intervista in compresenza testimonia come la coppia agisce insieme, ancorando la produzione narrativa agli schemi relazionali specifici di quella stessa coppia. In altri termini, consente di rilevare quello che La Rossa (1978) definisce le “mutually understood conceptions” dei partner (pag. 145).

3.2.2. L’intervista

Posta la coppia come contesto narrativo, i significati e le costruzioni di senso ai quali i partecipanti ricorrono per rendere conto delle loro esperienze sono stati indagati avvalendosi dei suggerimenti teorici e metodologici proposti dall’Analisi Interpretativa Fenomenologica -IPA- (Smith, Osborn, 2008; Smith et al., 2009). Lo scopo principale dell’IPA è quello di esplorare in dettaglio il modo in cui i partecipanti attribuiscono senso al loro mondo individuale e sociale, ed il maggior interesse è rivolto al significato che posseggono per gli stessi partecipanti particolari esperienze, eventi e situazioni. Questo approccio fonda le sue basi teoriche nella fenomenologia (Giorgi, 1995) e nell’interazionismo simbolico (Denzin, 1995), i quali enfatizzano rispettivamente l’importanza della percezione soggettiva e dell’interpretazione individuale, e considerano i soggetti umani non come percettori passivi di una realtà obiettiva, ma piuttosto come agenti attivi che interpretano e comprendono il loro mondo formulando la loro storia biografica in una forma che assume significato per loro stessi. Tale approccio può essere definito fenomenologico in senso stretto in quanto focalizzato sull’esperienza individuale (Giorgi, Giorgi, 2003) e su una indagine approfondita del mondo di vita dei partecipanti; tenta di esplorare le esperienze e la percezione personale del soggetto e l’importanza che questo attribuisce ad un certo oggetto o evento, in modo diametralmente opposto al tentativo di produrre una valutazione oggettiva degli stessi oggetti od eventi. Così la ricerca IPA tende a focalizzarsi sull’esplorazione delle esperienze, delle conoscenze, delle percezioni e dei punti di vista dei partecipanti (Reid, Flowers, Larkin, 2005). Smith (2004) descrive l’IPA anche come fortemente connessa alla tradizione ermeneutica e interpretativa nel suo riconoscimento della centralità del ricercatore nelle analisi e nella ricerca. Mentre il ricercatore tenta di accedere al mondo interiore di un altro soggetto attraverso un processo interpretativo, che Conrad (1987) definiva “insider’s perspective”, l’IPA riconosce come tale accesso dipenda, e sia reso più complesso, dallo stesso mondo cognitivo e soggettivo del ricercatore (Smith, Jarman, Osborn, 1999). In questo modo si origina un processo di interpretazione a doppio stadio: i partecipanti attribuiscono un senso al loro mondo; il ricercatore a sua volta cerca di attribuire un senso a quanto i partecipanti gli hanno rimandato. Lo stesso termine “interpretative phenomenological analysis” è

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utilizzato appositamente per mettere in luce questa doppia faccia dell’approccio (Smith et al, 1999), riconoscendo il ruolo agito da entrambi (partecipanti e ricercatore) nell’analisi del processo interpretativo.

In questa prospettiva, l’intervista tematica, strutturata in uno schema flessibile e non standardizzato di interrogazione (Smith, Osborn, 2008) consente ad ogni persona, e in modo autonomo dall’intervistatore, di collocarsi e di collocare i diversi eventi della sua esistenza nei propri racconti. Esperti della loro storia, i partner della coppia intervistata tratteggiano una trama narrativa in cui la storia individuale (di ogni partner) e quella della coppia acquisiscono un significato entro il quale il Sé assume, a sua volta, un senso coerente (Ricoeur, 1993, 2005). La trama ideale dell’intervista partiva dalla richiesta di autopresentazione e si sviluppava attraverso il racconto della storia della loro coppia fino alla loro attuale vita quotidiana, sollecitando di volta in volta confronti con le rispettive famiglie di origine.

Struttura dell’intervista

Di seguito viene presentata nel dettaglio la struttura dell’intervista e le tipologie di domande guida utilizzate. In alcuni casi le domande sono state poste prima ad un partner e poi all’altro, al fine di evidenziare le discrepanze fra essi; in altri casi sono state poste senza designare un particolare interlocutore, per rilevare i processi di negoziazione e di costruzione di definizioni comuni. L’intervista si è avvalsa in alcuni casi di domande circolari e riflessive (Tomm, 1987,1988;

Leonardi, Viaro, 1990), in quanto le peculiarità e i tratti distintivi dell’intervista circolare sono stati ritenuti particolarmente efficaci per raccogliere informazioni con le coppie e per perseguire gli obiettivi prefissati. Nello specifico, una domanda circolare chiede la descrizione di un evento, evidenziando le connessioni e i rapporti fra le azioni, le convinzioni e le relazioni che legano reciprocamente gli individui appartenenti al sistema relazionale. Questo tipo di domande richiedono inoltre un posizionamento esplicito dell'intervistato rispetto ad aspetti o eventi che riguardano gli altri componenti della famiglia. Una domanda riflessiva chiede invece a ciascun partner il punto di vista dell’altro, un processo di riflessione che introduce nel sistema coppia nuove possibilità.

Per quanto concerne la griglia delle domande guida, ne sono state costruite tre differenti, in relazione alla generazione cui erano destinate. Le griglie in parte si sovrappongono, in parte si diversificano, relativamente alle diverse fasi della vita e ai diversi compiti di sviluppo caratteristici delle generazioni interessate.

74 Griglia dell’intervista per i giovani adulti

La griglia dell’intervista è costituita da 5 aree, che racchiudono una serie di domande, suggestive e non prescrittive per l’intervistatore, inerenti a specifici temi. Per ogni gruppo sono esplicitati gli obiettivi di ogni sotto area.