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Il mito di Apollo e Dafne

8) LE METAMORFOSI DI OVIDIO

8.2. Il mito di Apollo e Dafne

Mentre camminava lungo le rive del fiume Peneo, Apollo vide una giovane e bellissima ninfa, Dafne, di cui si innamorò perdutamente.

La giovane fanciulla, incurante dell’amore degli uomini, preferiva aggirarsi nei boschi e dedicarsi alla caccia.

Apollo, appena la vide, se ne innamorò ma Dafne, impaurita, arrossì e scappò; mentre Apollo continuava ad inseguirla ostinatamente gridando il suo amore e avanzando proposte seducenti, Dafne implorò il nome della dea Gea, sua madre, che ebbe compassione di lei e la trasformò in una pianta di alloro.

Apollo, disperato, abbracciò il fusto della pianta dove ancora sotto la corteccia palpitava il giovane cuore di Dafne promettendo che quella pianta avrebbe incoronato i più grandi poeti e guerrieri113. Mentre ancora l’artista stava ancora lavorando alle tavole, il critico d’arte Sorgenti visitò lo studio del Ratini e mentre l’artista cercava di parlargli, la sua attenzione era rivolta verso la bellezza delle

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Nino Sorgenti, Nel mondo dei miti e degli eroi; Luigi Ratini…op. cit., 1924.

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L’amore impossibile tra Apollo e Dafne inizia nel momento in cui Apollo, dopo aver ucciso l’enorme serpente Didone, deride il dio Eros per non aver mai compiuto delle gesta eroiche; il dio dell’amore decise allora di vendicarsi scagliando una freccia nel cuore di Dafne che le impediva di innamorarsi, al contrario ne scagliò una ad Apollo che lo fece innamorare perdutamente. Anna Ferrari, Dizionario di mitologia greca… op. cit., Torino 2002, pp. 523-525.).

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opere; “Le sei tavole del Poemetto di Apollo e Dafne, m’impediscono di sentire. Apollo nella sua perfetta bellezza che è tutta un canto alla vita, all’ardore, all’audacia, e che, ferito da cupido irato, sente palpitare per la prima volta nel cuore e nel sangue…è forse una delle più belle figure che il Ratini abbia espresso dal suo gran mondo artistico…il dio commosso la rafferma alla terra e la trasforma in lauro , dove Apollo, in una magnifica scena, piena di elegia, la stringe infine all’amplesso desiderato”114 .

Nella Copertina (fig. 97), Apollo tiene in mano un ramo d’alloro, pianta sacra ai poeti e ai cantori, simbolo del sacrificio della bella Dafne.

Ratini era solito rappresentare nelle copertine il volto ravvicinato di una divinità o di un eroe; questo accade nella già citata Minerva del 1920 per l’Iliade, oppure nel volto di Dio usato per la

Bibbia e nel viso fiero di Enea per l’Eneide che incontreremo più avanti.

Il volto usato qui, raffigurante Apollo, e quello della Bibbia, raffigurante Dio, è essenzialmente lo stesso; questi, per i loro sguardi intensi e gli occhi magnetici, si possono avvicinare alla serie inerente la “femme fatale” del 1921.

Tav. I; Apollon tue le Python, (“Apollo uccide Pitone”), (fig. 98), 1921.

La scena rappresenta il momento in cui Apollo uccide il Pitone, un serpente mostruoso nato dal fango del fiume; “Apollo, con mossa violenta, tende l’arco e scocca la freccia. Il mantello gli pende svolazzante dal braccio. I capelli fluttuano al vento”115.

Ratini aveva l’occasione di raffigurare il serpente mostruoso con la stessa originalità usata negli animali marini della Bibbia del Lucarini; decide qui, invece, di tenere la figura fuori dalla scena.

Tav. II; Apollon et Cupidon, (“Apollo e Cupido”), (fig. 99), 1921.

La seconda tavola rappresenta il momento in cui Apollo, fiero per il gesto eroico compiuto, deride il piccolo Cupido; “…come questa seconda scena si svolge serena e scherzosa. E come spicca la figura dominante di Apollo di fronte alla figurina del Cupido che getta la sfida nel gesto assai evidente e comune del braccino destro levato a palma spiegata e rivolta in basso”116.

Apollo, coperto al braccio sinistro da un manto decorato a elementi tribali e di caccia, guarda sorridente il piccolo Cupido raffigurato con lineamenti femminili che, al contrario, volge uno sguardo di vendetta al rivale.

Tav. III; La vengeance de Cupidon, (“La vendetta di Cupido”), (fig. 100), 1921.

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Nino Sorgenti, nel mondo dei miti e degli eroi; Luigi Ratini…op. cit., 1924.

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Questa seconda parte di articolo segue alla prima del 7 febbraio 1923. W.Marini. Arti e artisti, Luigi Ratrini, “Il Nuovo Trentino”, 10 febbraio 1923.

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Cupido realizza la sua vendetta lanciando due frecce di diverse virtù; una raggiunge Dafne e la rende restia all’amore, l’altra trafigge Apollo accendendo in lui il primo amoroso ardore.

Lo sguardo sbigottito e le braccia aperte segnano la resa finale di Apollo di fronte all’amore; “la figura di Apollo, ferito quasi trionfante di amare, quasi con nella gola il canto dell’amore, avanza in una figura piena di vita e di movimento. Lo sfondo raddolcisce le linee e da un insieme plastico e dolce molto bello”117.

Tav. IV; Daphné poursuite par Apollon, (“Dafne inseguita da Apollo”), (fig. 101), 1921.

Il giovane Apollo, avendo visto la bellezza di Dafne, incomincia a rincorrerla mentre lei tenta disperatamente di scappare; ”la donzella fugge spaurita, tremante, sfiorando l’erba nella sua corsa disperata, chiamando quasi aiuto, e spia con la coda dell’occhio nel suo tremore se il malvagio e bello Iddio la raggiunge. Questo effetto tremante e pauroso è reso assai bene ”118.

La corsa scioglie le lunghe chiome alla dea scoprendo così le sue belle forme, motivo di ossessione per Apollo; la dolcezza e l’eleganza del movimento di Dafne va a contrastare con la pesantezza del mantello che le scende dal braccio sinistro.

Tav. V; La métamorphose de Daphné, (“La metamorfosi di Dafne”), (fig. 102), 1921.

Quando oramai Dafne, stremata, sente di non aver più via di scampo, invoca il padre per salvarla dalle mani di Apollo, ed ecco che subito un piede le si radica al suolo.

“Questa tavola è una delle più belle e delle più semplici nello stesso tempo. Come è ben resa la parte inferiore del corpo, che già prende consistenza legnosa, che si irrigidisce; e come bene riesce il contrasto della parte superiore ancora viva e palpitante, con la posa elegante e leggera ancora delle braccia e col viso ancora anelante, che osserva i piedi che mettono radici. Fa capolino nello sfondo un bellissimo paesaggio alpestre con un vago gioco di nubi e di chiaroscuro” 119.

Seppur si tratti di una scena frenetica, Ratini la rende calma, serena, nell’attesa della metamorfosi di liberazione; Dafne, in una posa quasi da ballerina, non ha uno sguardo pieno di terrore, ma guarda con sollievo i propri piedi diventare radici d’albero.

Tav. VI; Le laurier, (“L’alloro”), (fig. 103), 1921.

“L’ultima scena tutta melanconica e nostalgica, che sente tutta la tristezza del fatto ineluttabile e del disinganno di un sogno irrimediabilmente svanito...Apollo abbraccia la figura dell’amata e come delicatamente, come sentisse di trovarsi davanti a un’immagine eterea, egli la accarezza e dona l’ultimo addio. Il capo dolcemente alzato canta quasi in sordina il canto dell’abbandono e della

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Nino Sorgenti, nel mondo dei miti e degli eroi; Luigi Ratini…op. cit., 1924.

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Ibidem.

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felicità perduta. Il drappeggio scende quieto e appare, in una concezione nuova del Ratini, attraverso il lauro la figura irrigidita eppure mestamente sorridente di Dafne scomparsa.

Ad Apollo allora non rimane altro che abbracciarla, sentendo sotto la corteccia il suo cuore palpitare mentre lei pian piano si trasforma in una pianta di alloro.

Il corpo di Apollo in primo piano contrasta con quello di Dafne che oramai si confonde nel buio dello sfondo.

Ratini per questa raffigurazione poteva aver visto la Daphne di Wilhelm List (fig. XLII) del 1899, che fu insieme a Griepenkerl insegnante a Vienna di un giovane Ratini 120

; l’artista belga, come era in uso nella rappresentazione tradizionale, pone Dafne in una posizione superiore, elevata dalle radici, come se per Apollo fosse impossibile raggiungerla; al contrario Ratini, pone maggiore importanza alla figura di Apollo quasi a volerne sottolineare l’audacia e l’arroganza del giovane dio.

Fig. XLII: Wilhelm List, Daphne, 1899.