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Dal Mito alla Storia Sibillina

Elena Santilli

«Il mito è una storia.

E quando una storia ti abita la mente, comprendi quanto questa sia importante per la tua vita, perché ti offre una prospettiva con cui guardare ciò che ti sta accadendo»

Campbell J., Il potere del mito.

Intervista di Bill Moyers, Neri Pozza I Colibrì, Vicenza 2012

Sono queste le parole dello storico delle religioni statunitense J. Cam-pbell, impiegate in uno sei suoi ultimi volumi, a significare il ruolo agens del mito all’interno della storia soggettiva e della macro-storia sociale della comunità contemporanea come pure del passato.

Di fatto, i miti costituiscono da sempre una eziologia e una categoria descrittiva del reale, accessibile in senso gnoseologico e speculati-vo-scientifico, per mezzo delle Scienze Letterarie.

Proprio dalla ricerca filologica, dalla analisi e critica letteraria e dalla ermeneutica storico-religiosa nasce il volume Dal Mito alla Storia Sibillina (2020), il cui obiettivo è quello di

in-quadrare storicamente l’evoluzio-ne del mito della Sibilla, attestato nelle culture classiche (greco-la-tina), giudaica, cristiana ma anche contemporanea.

La Sibilla viene citata per la prima volta in una fonte letteraria greca di V secolo a.C.1 ed è descritta come una profetessa sui generis, interme-diaria tra il mondo divino e umano, la quale viene invasa dal dio Apol-lo, che le sconvolge la parola. Con fare folleggiante la Sibilla presta la sua voce alle volontà divine ed esercita l’attività oracolare. Proprio

1. Plut., Mor., 397a.

Sibilla Delfica - Una delle cinque Sibille dipinte da Michelangelo sulla volta della Cappella Sistina. Sulla scelta e sulla simbologia l’approfondimento e ancora aperto

la funzione mediatica rappresenta l’elemento distintivo della Sibilla, al punto tale che il filosofo Platone (e poi anche Aristotele) la designa come modello di furor profetico2. A partire dal IV sec. a.C. la figura della Sibilla si afferma a livello so-ciale. Non si conoscono le modalità specifiche di questo passaggio di ruolo, ma è certo che inizia a dif-fondersi l’immaginario di una mol-teplicità di Sibille, contemporanee e itineranti, descritte in cataloghi (a partire da quello di Eraclide Ponti-co3) atti a designare la provenien-za di ogni profetessa e il raggio di

azione territoriale. H.W. Parke4 spiega questo fenomeno ‘geografico’ di diffusione sibillina con la ‘pervasività del mito storico’: in brevis, la Sibilla, il cui nome5 originariamente indica la figura di una profetessa con ruoli sacrali e sociali nelle comunità greche (sul modello simile alla Pizia), acquista grande rilevanza e la sua fama cresce al punto tale che tut-ta la categoria delle profetesse itineranti della regione ellenica viene designata con il medesimo appellativo. Ad ogni territorio la sua Sibilla.

A Roma sono conosciute almeno dieci Sibille, riportate dal noto cata-logo di Varrone6. Tra queste meritano menzione quelle italiche, agenti nei pressi di Roma e di Napoli, note come Sibilla Cimmeria, Cumana e Tiburtina. Soprattutto la Cumana, celebrata nell’Eneide di Virgilio7, è rilevante nella tradizione mitica: essa è descritta come una Sibilla che vive in un antro e che profetizza attraverso la sua voce o, molte volte, annotando gli oracoli su foglie, le quali vengono poi lasciate al vento.

Le foglie si disperdono e gli oracoli diventano indecifrabili per i loro destinatari. Proprio questa Sibilla è immaginata essere quella che por-tò a Roma in dono al re Tarquinio i Libri Sibillini, che ebbero ampio uso nell’Impero, fino almeno al 400 d.C. I Libri erano costituiti da una

raccol-2. Plat., Phaedr., 244b; Arist., Probl., 954a.

3. Eraclide Pontico apud Lact., Inst., 1, 6, 12.

4. Parke J.W., Sibille, ECIG, Genova 1992.

5. Tra i vari autori antichi, si faccia riferimento a Serv., Aen., 3, 445; 6, 12; Isid., Orig., 8, 8, 1–2; Paus., 10,12, 2–9.

6. Varro apud Lact., Inst., 1, 6. 38.

7. Virg., Aen, libri III e VI.

Sibilla Eritrea, Michelangelo, Cappella Sistina

ta scritta di oracoli immaginati provenire dalla bocca della storica Sibil-la, i quali erano sacri e dovevano essere consultati solo da una casta sacerdotale specifica per esigenze connesse alla quiete e incolumità pubblica8.

Anche la Sibilla Tiburtina vanta una grande fama, rafforzata soprattutto durante il Medioevo cristiano. Dall’epoca tardo-antica, infatti, le Sibille vengono recepite nella cultura prima giudaica e poi cristiana, dove rap-presentano le profetesse della venuta, morte e resurrezione del Cristo, in maniera speculare ai 12 Profeti di biblica memoria9. Per tali ragioni, ne viene aumentato il numero fino a dodici, con l’introduzione della Sibilla Europa e la Sibilla Agrippa10. Anche le profezie e le narrazioni mitiche connesse alle profetesse iniziano a colorarsi di una significazione cri-stiana, con un grande impatto sulla cultura popolare. Peraltro, a parti-re dal XII secolo, le Sibille iniziano

a comparire anche nell’arte laica e nell’arte sacra: le Sibille della Cap-pella Sistina rappresentate da Mi-chelangelo Buonarroti ne sono un esempio11.

In questo contesto la Sibilla Tibur-tina12 diventa la protagonista di un racconto anonimo fortemente sim-bolico sulla profezia della nascita di Cristo. Si narra che a Roma cen-to senacen-tori fecero lo stesso sogno nella medesima notte. Sognarono nove soli di colori diversi. La Sibil-la rivelò loro che il sogno era pre-monitore di una profezia storica: i

8. Monaca M., La Sibilla a Roma. I Libri Sibillini fra religione e politica, Edizioni Lionello Giordano, Cosenza 2011 e anche M. Monaca, Prodigi e profezie nel mondo romano, peculiarità della rivelazione sibillina, in Modi di comunicazione tra il divino e l’umano, a cura di G. Sfameni Gasparro, Edizioni Lionello Giordano, Brindisi 2005, pp. 311–346.

9. Salvi A., Le Sibille nelle fonti medievali, in Il santuario dell’Ambro e l’area dei Sibillini, a cura di G. Avarucci, Edizioni di Studia Picena, Ancona 2002, pp. 479–494.

10. Cfr. Mâle E., Quomodo sibyllas recentiores artifices repraesentaverint, E. Leroux, Parigi 1899; Helin M., Un texte inèdit sur l’iconographie des sibylles, in « Revue Belge de philology etd’historire », 15, 1936, p. 360

11. De Luca S., Le Sibille attraverso la storia, l’arte e il mito, Quaderni degli Accademici Incolti, Roma 1999.

12. McGinn B., Oracular Transformations: the «Sibylla Tiburtina» in the Middle Ages, in Sibille e linguaggi oracolari, Mito Storia Tradizione, Atti del convegno internazionale di studi, Macerata–Norcia 20–24 Settembre 1994, Istituti Editoriali e Poligrafici Internazionali, Pisa Roma 1998, pp.

603–635; McGinn B., «Teste David cum Sibylla»: The Significance of the Sibylline Tradition in the Middle Ages, in Women of the MedievalWorld.

Essay in Honor of John H. Mundy, a cura di J. Kirshner, S.F. Wemple, Cambridge University Press, Oxford 1985.

Sibilla Libica, Michelangelo, Cappella Sistina

nove soli rappresentavano le età del mondo, dalla Creazione fino al Giudizio Universale. Il sole IV era un sole oriens, alludente alla venuta Augu-sto, preso il potere politico a Roma, convocò la Sibilla per conoscere se vi fosse qualcun altro più meri-tevole del suo ruolo, dal momento che il Senato aveva intenzione di tributargli onori divini. La Sibilla, a mezzogiorno, indicò all’imperatore

un cerchio di luce nel cielo, ove apparve la visione di Maria Vergine con il Cristo in braccio, unico Dio dell’universo.

Molte e diverse storie sibilline vengono tramandate per via letteraria.

Autori come Isidoro di Siviglia, Gervasio di Tilbury e persino Boccaccio14 trattano delle Sibille, attestando come sia la cultura aristocratico-bor-ghese, sia quella folkloristico-popolare avessero integrato l’’argomen-to sibillino nel tessul’’argomen-to narrativo.

Sibilla compare in veste di strega e maga nei romanzi popolari di XV secolo, subendo una metamorfosi negativizzante e grottesca dell’ele-mento del marveilleux15. Sibilla diviene l’alter ego della figura di Santa Maria, spesso rappresentata come una dama seduttrice, posta da Dio a guardia di un purgatorio terrestre, regno di peccati e voluttà. Nel te-sto Guerrin Meschino di Andrea da Barberino, la Sibilla è descritta, per esempio, come una fata maledetta da lo etterno Dio16, punita per la sua rivalità e gelosia verso Maria, unica destinataria della Incarnazione. Ella, dal venerdì alla domenica, si trasforma in biscia, evocando con il suo aspetto zoomorfo, il degrado che il peccato può infliggere alla condi-zione umana17.

13. Jacopo da Varazze, Legenda Aurea, Cap. 6, 2, 1, 3.

14. Boccaccio, De Mulieribus Claris, cap. 19.

15. Di Febo M., Mirabilia e merveille. Le trasformazioni del meraviglioso nei secoli XII–XV, Eum, Macerata 2015.

16. Cursietti M., Il Guerrin Meschino, Editrice Antenore, Padova 2005.

17. Andrea da Barberino, Guerrin Meschino, 5, 36–37.

Sibilla Persica, Michelangelo, Cappella Sistina

La letteratura che attesta la figura e il mito sibillino non è mai stata let-ta e analizzalet-ta in maniera sistemica e organica. Questo, perché il mito sibillino è stato sempre percepito ‘all’ombra’ della letteratura profetica classica e cristiana, nonostante conservi una image culturale18 della so-cietà occidentale in senso diacronico. Di fatto, la Sibilla pagana, Sibil-la giudaica e SibilSibil-la cristiana si sovrappongono, cumuSibil-lando su di sé il senso della percezione storico-politica e religiosa della comunità di riferimento. Per dirla alla maniera di J.-M. Roessli19:

Tour à tour une et multiple, païenne, juive et chrétienne, la Sibylle se fait porte–parole des polythéismes aussi bien que des monothéismes. Par les oracles qu’elle profère ou ceux qu’on lui prête, elle se fait encore l’écho des revendications identitaires de divers groupes humains, que ce soit les am-bitions politiques d’une cité hellénistique ou l’affirmation de foi de quelque théologien juif ou chrétien. C’est sans doute pour répondre à tous ces besoins que la Sibylle s’est multiplié.

(Alternativamente una e molteplice, pagana, ebrea e cristiana, la Sibilla è portavoce tanto dei politeismi quanto dei monoteismi. Attraverso gli oraco-li che pronuncia o che le vengono prestati, fa ancora eco alle rivendicazioni identitarie di vari gruppi umani, siano queste le ambizioni politiche di una cit-tà ellenistica o l’affermazione di fede

di qualche teologo, ebreo o cristiano.

È senza dubbio per soddisfare tutte queste esigenze che la Sibilla si è moltiplicata).

Tale moltiplicazione conferma una proprietà trans-culturale del per-sonaggio che sopravvive ancora in epoca contemporanea.

Merita menzione, a tal proposito, la narrazione storico-sociologica del-la Sibildel-la operata di Joyce Lussu20, nel secolo XX. Attiva partigiana, antimilitarista, durante il secondo

18. Gnisci A., Letteratura comparata, Bruno Mondadori, Milano 2002, p. 185.

19. Roessli J.M., Vies et métamorphoses de la Sibylle, in «Revue de l’historire des religions», n. 2, 2007, pp. 253–271.

20. Langiù A., Traini G., Joyce Lussu, Biografia e bibliografia ragionate, Quaderni del Consiglio Nazionale delle Marche, Anno XIII, n.90, ott. 2008, Centro Stampa Digitale dell’Assemblea Legislativa regionale, Ancona 2008.

Sibilla Cumana, Michelangelo, Cappella Sistina

conflitto mondiale, grazie alla conoscenza delle lingue, facilitò la mi-grazione dei profughi, a rischio spesso della vita. Dopo la morte del marito, il politico anti-fascista Emilio Lussu (1975), si appassionò di di-dattica e di letteratura; insegnò nelle scuole, attenta a diffondere il suo pensiero critico sulla storia e sostenendo l’emancipazione del potere femminile.

La Sibilla è utilizzata dalla Lussu come un mito modellante e perfezio-nante della società. Interpretata e proposta in senso favolistico, la Si-billa diventa l’immagine della donna emancipata, in grado di cumulare le attività femminili all’esercizio della indipendenza politica e al riscatto rispetto al coercitivo patriarcato21.

Non sorprende, oggi, di assistere a uno ‘sconfinamento’ della Sibilla nella narrativa contemporanea come pure nella economia. Numero-sissime aziende recuperano il nome Sibilla nel proprio brand22, secon-do una funzionalità conservativa del legame identitario con il proprio territorio. Sibilla diviene, dunque, un paradigma vivo. Per questo essa sopravvive, caricandosi di significati storici e post-moderni.

Si può sostenere, a ragione, che se tante culture hanno recepito le mol-teplici manifestazioni del tema sibillino, accade anche che una cultura sibillina abbia intersecato popoli ed ere.

Dal mito, alla storia.

21. Tra i molti testi, si citi qui: Lussu J., Il libro perogno, Il lavoro Editoriale, Ancona 1982; Lussu J., Padre Padrone Padreterno. Breve storia di schiave e matrone, villane e castellane, streghe e mercantesse, proletarie e padrone, Gwynplaine, Camerano 2009.

22. Cfr. tra i tanti: Cfr. https://www.sibillavini.com/fattoria-didattica; https://www.sibilladinorcia.com;

https://www.facebook.com/Caffè-Sibilla-438162103048943/?__tn__=%2Cd%2CP-R&eid=A RAipqBKwhj1GwmpnTYXy89csYDciNg-NHqe2A-pJXQDUWE7jZt0Cl7FRjiVBeNmA630Y K6UV-qXoLSe; https://www.birrificiolefate.it; https://www.aziendaagricolalesibille.it;

http://www.itesoridellasibilla.it/manufacturer.php~idx~~~5~~Regina+dei+Sibillini .html;

https://www.facebook.com/pages/category/Agricultural-Cooperative/Azienda-agricola-La-valle-della-Sibilla-1884715578493709/; http://www.agriturismoterredellasibilla.it.