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MOBILITA' SOCIALE

3.1 – Nascita e sviluppo

Nei due capitoli precedenti ho illustrato, da diversi punti di vista, l'attuale contesto sociale, caratterizzato da due sistemi (biopotere e capitalismo cognitivo) intrecciati tra di loro e apparentemente irreversibili. Qual'e il ruolo della mobilita sociale oggi in un contesto di questo tipo? e quanto e collegata (o non collegata) ai due argomenti?

Sicuramente la mobilita sociale e strettamente collegata con la struttura sociale, con le sue modificazioni e con la struttura economica di una societa , e quindi avra un andamento piu o meno dinamico a seconda del contesto di riferimento. Una prima definizione di mobilita sociale, che troviamo nel testo di Mario Toscano “Introduzione alla sociologia” a p. 513, e “quel movimento di

persone che si sposta da una posizione all'altra nell'ambito di una qualsiasi suddivisione o stratificazione della società”. Si tratta quindi di individui o gruppi di

individui che si spostano all'interno di uno spazio sociale tra le varie posizioni sociali e la misura di tali flussi dipende dal grado di apertura di una societa , oppure (in conseguenza dei mutamenti di carattere economico produttivo) dalle variazioni nel tempo delle singole posizioni sociali. Per stratificazione sociale s'intende il modo in cui una societa o un gruppo sociale sono ordinati secondo una gerarchia di posizioni diseguali.

Questo fenomeno e iniziato con l'era dell'industrializzazione e precisamente quando ampie masse di popolazioni rurali, lasciano il lavoro agricolo per trovare un impiego nell'industria, e, altro fattore importante che ne ha determinato la crescita, l'innalzamento della scolarizzazione. Di questi due fattori il primo, ossia l'industrializzazione, ha subito una forte trasformazione (nei modi che abbiamo visto nel 2° capitolo) che senz'altro impatta nella mobilita sociale odierna; il secondo, l'innalzamento della scolarizzazione, ha avuto negli ultimi decenni un forte aumento anche nelle classi sociali piu basse. La mobilita sociale e quindi un fattore importante nella societa , e numerose correnti sociologiche hanno contribuito a determinarne l'importanza.

Il marxismo classico ad esempio la riteneva poco rilevante in quanto la reale possibilita di ascesa della classe operaia era molto scarsa. La crescita del capitalismo avrebbe innescato un processo di pauperizzazione degli agricoltori, degli artigiani e dei piccoli imprenditori, tale da spingerli verso il proletariato. L'unica strada praticabile per il miglioramento delle condizioni di vita della classe operaia era un avanzamento collettivo attraverso la lotta di classe. Alcuni economisti, come ad esempio Stuart Mill, erano consapevoli dell'esistenza di imperfezioni nel mercato del lavoro, tuttavia essi erano convinti che la scarsa o nulla mobilita di certi strati della popolazione fosse un fenomeno destinato a scomparire. Lo sviluppo del capitalismo industriale, per effetto del progresso tecnologico, avrebbe accresciuto enormemente le opportunita per tutti e, di conseguenza, garantito la libera concorrenza fra gli individui, i gruppi e le classi. La mobilita sociale era una caratteristica delle societa capitalistiche a democrazia liberale, e sarebbe stato il mercato con le sue capacita regolative a garantire la piena realizzazione dell'uguaglianza delle opportunita . Alexis de Tocqueville17

sottolineava invece come, a fondamento della democrazia, vi fosse l'uguaglianza delle opportunita , e in tutto il pensiero liberale del XIX secolo dominava in generale la convinzione che le societa democratiche fossero ampiamente in grado di garantire a ciascun cittadino il posto che gli spettava in base alle sue capacita . La mobilita e, in particolare, l'ascesa sociale dipendevano solo dalle qualita 'morali' dell'individuo e dalla sua attitudine a superare le sfide poste dalla societa . Diverso invece era il pensiero di Pareto18, il primo ad introdurre il concetto di e lite, la sua

teoria delle e lite nasce da una constatazione della eterogeneita sociale e delle disuguaglianze in termini di ricchezza e di potere presenti nella societa . L'idea fondamentale di Pareto e che ogni societa storicamente esistita, ha sempre avuto una 'classe eletta', portata a emergere in un settore particolare della vita collettiva, per maggior talento, capacita , abilita . Tuttavia, l'appartenenza ad un'e lite non e necessariamente ereditaria. Pareto sostiene infatti, al contrario, l'inevitabilita del succedersi delle e lites ed e proprio la circolazione delle e lites a garantire il mantenimento dell'ordine sociale.

17 Democrazia e libertà a cura di Lorenzo Caboara collana Storia filosofia e religione Milano Hoepli 1945

Uno studio importante sulla mobilita sociale e stato realizzato da P. Sorokin19 con il suo “Social mobility” pubblicato nel 1972, nel quale si possono

individuare numerose convergenze con il pensiero di Pareto. Infatti anche Sorokin era fondamentalmente un elitista ed era convinto della sostanziale disuguaglianza tra gli uomini e dell'impossibilita di una societa egualitaria, ed inoltre sosteneva che la mobilita sociale fosse un esigenza imprescindibile per il buon funzionamento del sistema sociale. Per Sorokin la mobilita sociale e un fenomeno molto complesso, e “il passaggio di un individuo oppure di un oggetto o di un valore

sociale - cioè di qualsiasi cosa sia stata creata o modificata dall'attività umana - da una posizione sociale ad un'altra" (Sorokin 1927 , p. 133) che non si limita ai soli

spostamenti di un individuo lungo una scala gerarchica, per comprenderlo bisogna tenere in considerazione dell'intero “edificio sociale” delle relazioni tra le diverse sue componenti, dei movimenti dei gruppi e delle formazioni sociali delle quali il singolo fa parte. Anche Sorokin come Tocqueville era un fautore della democrazia ritenuta miglior sistema di governo, nonostante ritenga che neanche questo modo di governare e in grado di garantire una maggiore mobilita rispetto ad altre forme di governo perche in ogni societa e periodo storico si alternano fasi di elevata mobilita sociale così come fasi di immobilita e chiusura sociale. Un'osservazione a mio avviso interessante negli studi di Sorokin riguarda il fatto che la mobilita non e soltanto un fattore positivo per i suoi membri, ma puo divenire anche un fattore negativo perche puo incoraggiare l'individualismo, favorire l'atomizzazione, gli antagonismi, l'irrequietezza e aumentare l'isolamento sociale e psicologico degli individui. In sintonia con Durkheim, Sorokin ritiene che uno degli effetti negativi che produce una societa con un alto tasso di mobilita e l'aumento dei suicidi, conseguenza della caduta dei vincoli di solidarieta e della perdita del sentimento di appartenenza.

3.2 Caratteristiche e tipologie di mobilita sociale

Esistono diversi tipi di mobilita sociale20: la mobilita verticale ascendente o

discendente, la mobilita orizzontale, la mobilita a lungo raggio o a breve raggio, la mobilita intergenerazionale, la mobilita intragenerazionale e la mobilita

19 Treccani – Enciclopedia delle scienze sociali di Antonio de Lillo 20 Introduzione alla sociologia – Mario Toscano p. 513

individuale o collettiva:

mobilità verticale dove i movimenti sono quantitativi e possono avvenire sia

dall'alto che verso il basso;

mobilità orizzontale ossia quando il movimento non e di tipo quantitativo ma solo

qualitativo (es. lo spostamento da un ufficio ad un altro senza che cio comporti un miglioramento della carriera);

mobilità a lungo raggio o a breve raggio sono movimenti lunghi o corti che un

soggetto compie all’interno della stratificazione sociale; ad esempio un giornalista passa dallo scrivere articoli di rilevante importanza per un giornale ad essere il direttore del medesimo giornale (movimento a lungo raggio);

mobilità intergenerazionale quando invece il movimento e misurato dal

confronto tra due generazioni (es. la posizione del figlio rispetto a quella del padre);

mobilità intragenerazionale quando si considerano i movimenti che un individuo

riesce a realizzare nella propria vita (questo tipo di mobilita e strettamente connessa ai mutamenti nella struttura economica ed e fortemente differenziato per classi di eta );

Un'altra distinzione puo essere fatta tra la mobilita individuale che riguarda un singolo individuo e la mobilita collettiva che riguarda invece il movimento di interi gruppi di persone (lo spostamento di molti contadini verso l'industria ne e stato un esempio).

Tra le cause della mobilita , due sono piu importanti: la prima riguarda l'ordinamento formale della stratificazione ad esempio in una struttura di classe molto rigida i processi di sviluppo generano tassi di mobilita molto diversi da quelli che si possono avere in una struttura democratica; la seconda e invece di tipo psicologico nel senso che una maggiore mobilita sociale potrebbe essere indotta dall'esistenza di valori di competizione e di successo personale.

Gli individui si spostano all'interno dello spazio sociale attraverso i cosiddetti “canali di mobilita ” , che sono sostanzialmente tre21:

- la famiglia, ritenuto il piu importante, dove si formano quelle rappresentazioni di valore, quei comportamenti, e quelle aspettative destinate a lasciare il segno;

- il lavoro in quanto nella nostra societa la funzione lavorativa costituisce uno dei

piu ricchi serbatoi di prestigio sociale;

- la scuola il cui scopo dovrebbe essere quello di rendere lo status sempre meno dipendente da fattori prestabiliti come la provenienza sociale o il patrimonio (status ascritto) e sempre piu dipendenti dalle qualita individuali (status acquisito).

3.3 – La mobilita sociale allo stato attuale

Pisati22 definisce la mobilita sociale “come il processo mediante il quale gli individui si muovono tra le diverse posizioni sociali all'interno della società cui appartengono” e sottolinea il fatto che “il passaggio dalla posizione sociale di

origine a un data destinazione sociale e regolato da una serie di meccanismi sociali che lungi dall'essere neutri, esprimono e producono disuguaglianza” (ibid). Questo passaggio sta a significare che non tutti hanno la stessa possibilita di diventare dirigenti, o medici od altro, perche a parita di aspirazioni, le reali possibilita di concretizzarle non sono uguali. Quindi parlare di mobilita sociale significa analizzare un altro fenomeno oggi importante ossia la disuguaglianza sociale che puo essere definita come “quel fenomeno per cui, all'interno di una data societa , posizioni sociali diverse offrono a coloro che le occupano, diversi sistemi di risorse che si traducono in differenti opportunita di vita” (ibid p. 12). Le opportunita sono le possibilita che ognuno ha di accedere al sistema scolastico, al sistema sanitario, di possedere un'adeguata abitazione, e così via, il cui godimento o mancato godimento deriva da un sistema di stratificazione sociale, cioe da una serie di meccanismi responsabili della diseguale distribuzione delle risorse. Se si pensa che la partecipazione al sistema produttivo costituisce la fonte principale di risorse, ne deriva che il sistema complessivo di risorse disponibili per ciascun individuo dipende soprattutto dalla sua posizione occupazionale. Per cui potremmo dire che l'occupazione costituisce l'indicatore principale della posizione sociale di un individuo, e quindi affermare che costituisce l'elemento cardine da cui deriva la disuguaglianza sociale.

Ulteriori meccanismi che tendono a generare squilibrio nelle posizioni di partenza degli individui, sono le posizioni sociali ed occupazionali che i figli spesso ereditano dai loro padri. L'eredita sociale e un fenomeno molto antico, ed e

caratterizzato da uno spazio sociale molto vischioso nel quale la maggior parte degli individui erano destinati a rimanere per tutta la vita nella posizione sociale ereditata alla nascita dai propri genitori senza alcuna possibilita di cambiamento (Pisati p. 40). Nelle societa preindustriali infatti la struttura occupazionale cambiava molto lentamente e quindi molti individui non avevano la possibilita di accedere alle opportunita di mobilita offerte dai mutamenti della sfera economica e produttiva. Tale situazione inizia a cambiare con l'avvento della societa industriale che ha determinato un'espansione delle citta e delle numerose professioni legate alle fabbriche determinando così una maggiore fluidita sociale. Ma l'aumento della fluidita sociale non e stato il solo motivo di che ha determinato il mutamento nella struttura occupazionale, si assistette anche ad un cambiamento del quadro ideologico, siamo passati infatti dall'idea che gli esseri umani sono diseguali dalla nascita per volonta divina, ad un'idea di uguaglianza e di possesso degli stessi diritti e di pari opportunita . Contestualmente a questo, lo sviluppo del capitalismo ha dato vita ad una progressiva concezione universalista della societa secondo la quale l'accesso alle diverse posizioni sociali doveva dipendere non tanto dalle condizioni di origine ma dal possesso di competenze come i titoli di studio acquisiti grazie al talento e ai propri sforzi personali. In base a tali principi, la societa non deve distribuire le risorse disponibili in modo equo fra le diverse posizioni sociali, ma bensì una societa deve essere in grado di garantire a ciascun individuo uguale possibilita di accesso alle diverse posizioni sociali. Tale situazione non e mai stata raggiunta nelle societa avanzate. Se noi analizziamo le indagini svolte sulla mobilita sociale in molti paesi sviluppati (Indagine Istat 2003) vediamo che ci sono sensibili diseguaglianze sia per quanto riguarda le risorse e le opportunita , sia nell'evidenziare una forte relazione tra istruzione e mobilita . In paesi come la Danimarca, la Finlandia e il Canada si rilevano maggiori possibilita di mobilita rispetto a cio che si rileva negli Stati Uniti d'America e nel Regno Unito. L'Italia come gli Stati Uniti e un paese ineguale e con poca mobilita sociale. Nel corso del XX23 secolo l'Italia ha fatto registrare tassi di mobilita ascendente piuttosto alti, a

seguito dell'aumento della situazione occupazionale collegato alla crescita economica. Ma quando negli anni '90 si assiste ad un calo della crescita economica,

23 Mobilità sociale: in Italia è ferma. Di Schizzerotto e Marzadro 2008 - Il fatto quotidiano – Lavoce.info

anche l'espansione delle posizioni sociali medie e superiori e cessata. Cio ha determinato l'impossibilita per le nuove generazioni di raggiungere posizioni occupazionali piu elevate di quelle della loro famiglia. Questo dato e stato confermato anche dal Rapporto Istat 2012, il quale evidenzia appunto un netto peggioramento delle opportunita di riuscita sociale e occupazionale dei giovani. In particolare si evidenzia che quasi un terzo dei nati nel periodo che va dal 1970 al 1984 (ibid pag. 2) si sono trovati al loro primo impiego, in una classe sociale piu bassa di quella del padre, e che meno di un sesto di essi e riuscito a migliorare la propria posizione rispetto a quella di origine. La situazione e invece invertita nelle coorti anagrafiche piu alte, infatti la mobilita ascendente presenta valori doppi rispetto a quelli della mobilita discendente. Attualmente le posizioni disponibili nelle posizioni intermedie ed alte nella stratificazione occupazionale, sono tutte occupate da adulti ed anziani (peraltro bloccati da un sistema pensionistico riformato di recente che ha allungato notevolmente l'eta anagrafica per l'accesso alla pensione di vecchiaia ed incrementato l'anzianita contributiva, con l'aggiunta di una forte politica restrittiva che non consente un turnover adeguato), con il risultato che i giovani sono costretti, quando trovano lavoro, ad accettare posizioni economicamente e socialmente poco appetibili. Un fattore che tende a peggiorare la suddetta situazione, e la crescita dei livelli d'istruzione. Poiche , infatti, sono collocati in posizioni professionali meno qualificate di quelle nelle quali, a parita di istruzione, erano collocati i loro genitori, parecchi di essi vedono disperdersi improduttivamente il loro capitale umano. E anche per questa ragione – oltre che per l’instabilita delle relazioni di impiego e i bassi salari – che da qualche anno a questa parte sta crescendo la quota dei giovani italiani istruiti che cercano impiego all’estero (ibid pag. 3)24.

Anche Pisati e giunto a considerazioni analoghe. Attraverso una selezione di dati sulla mobilita intergenerazionale in Italia, egli considera la classe occupazionale al momento dell'intervista (l'indagine e del 1997) in considerazione della classe occupazionale del padre. Lo schema sotto riportato, rende l'idea del contesto considerato:

Classe del padre

classe occupazionale attuale borghesia classe mediaimpiegatizia borghesiapiccola

urbana piccola borghesia agricola classe operaia urbana classe operaia agricola totale borghesia 31,2 45,3 15,0 1,2 6,9 0,4 100,0 classe media impiegatizia 18,5 51,4 13,2 0,2 16,2 0,5 100,0 piccola borghesia urbana 10,5 29,0 34,7 0,7 24,3 0,8 100,0 piccola borghesia agricola 4,2 21,1 20,5 13,1 36,5 4,6 100,0 classe operaia urbana 5,1 30,2 18,1 0,5 45,1 1,0 100,0 classe operaia agricola 1,4 17,9 19,6 2,9 46,8 11,4 100,0 totale 9,3 32,0 21,1 2,1 33,6 1,9 100,0

Fonte Istat Rapporto annuale. La situazione del Paese nel 1997 – Roma Istat p. 239

Le conclusioni a cui giunge l'autore Pisati sono:

Tutti questi dati mostrano chiaramente che in Italia le opportunità di mobilità sociale sono

distribuite in modo diseguale e dipendono in misura significativa dalla classe di origine. Per fare un solo esempio, possiamo vedere che essere figlio di un medico (cioè avere un origine borghese) oppure di un tornitore (cioè provenire dalla classe operaia urbana) non è la stessa cosa: le probabilità di diventare libero professionista, imprenditore o dirigente - cioè di accedere alle posizioni di vertice della gerarchia sociale - nel primo caso sono relativamente alte (31,2%), mentre nel secondo sono decisamente basse (5,1%). I figli della borghesia sono in netto vantaggio sui figli degli operai dell'industria e dei servizi anche nella competizione per l'accesso alla classe media impiegatizia (45,3% contro 30,2%)" (Pisati p.47).

Da questi dati emerge quindi una certa immobilita nella propria classe di origine, ed una continua riproduzione delle disuguaglianze sociali.

Nonostante la crescita dei tassi di scolarita che si sono verificati nell'immediato dopoguerra e le numerose riforme scolastiche, in tutte le societa avanzate la parita delle opportunita di istruzione non e stata ancora raggiunta, anzi permangono influenze derivanti dalla classe di origine indipendentemente dal titolo di studio posseduto. Questo e accaduto perche ampliare l'accesso a tutti i livelli di istruzione ha avvantaggiato si quegli individui situati nei livelli bassi della struttura sociale ma anche coloro che gia si trovavano in un livello superiore, e quindi si e allargata l'offerta di pari passo con la proporzione del tasso di scolarita posseduto. Quindi il divario e rimasto presso che invariato. Ne segue che per ridurre la disuguaglianza in termini di opportunita di istruzione bisogna

intervenire sulle disparita economiche che impediscono a coloro che, pur essendo capaci e quindi meritevoli, sono privi di mezzi e di sostegni finanziari che consentono di accedere al sistema scolastico (Pisati p. 92). In un epoca caratterizzata da principi di uguaglianza sociale nei riguardi dell'istruzione (si ricorda che lo Stato italiano sancisce questo diritto a livello Costituzionale), il problema di fondo sta nel fatto che l'opportunita che gli individui hanno di conseguire un titolo di studio piu o meno alto, dipende sostanzialmente dalle risorse che ciascuno puo trarre dalla propria famiglia in termini di risorse economiche, culturali (aggiungerei anche la classe di provenienza…). Maggiori sono tali risorse, altrettanto elevato sara il titolo di studio conseguito. Quindi due sono le situazioni che si possono realizzare:

- le opportunita di accedere alle varie posizioni occupazionali, e quindi le diverse destinazioni sociali, dipendono dal livelli di istruzione posseduto (e qui le risorse di cui sopra agiscono sull'accesso o meno all'istruzione) ;

- oppure, indipendentemente dal titolo di studio posseduto, la classe sociale di origine influisce direttamente sulle possibilita di accesso alle varie posizioni occupazionali, in conseguenza delle risorse economiche e sociali possedute (e questo lo abbiamo visto nella tabella illustrata sopra).

In entrambi le situazioni, la posizione sociale di appartenenza influisce notevolmente, direttamente o indirettamente, sul destino lavorativo degli individui. Quindi dire che il titolo di studio e un elemento che potrebbe spezzare il legame con la classe sociale di origine e vera nella misura in cui il sistema interviene attraverso borse di studio, gratuita dei testi scolastici, riduzione delle tasse scolastiche e così via, con strumenti volti a ridurre il gap legato alla disuguaglianza di risorse possedute.

Da quanto sopra detto, emerge che l'istruzione costituisce uno degli elementi cardine del processo di mobilita sociale, e che mai come oggi in un contesto sociale caratterizzato dalla conoscenza, la societa della conoscenza, che si identifica con il capitalismo cognitivo, puo costituirne il trait d'union.

3.4 I nuovi imprenditori

Abbiamo visto che le opportunita di mobilita sociale sono distribuite in modo diseguale e molto dipende dalla classe di appartenenza. L'impossibilita di accedere a professioni lavorative stimolanti e in linea con quelle che sono le proprie aspirazioni e il titolo di studio posseduto, la non accettazione di lavori poco appetibili e scarsamente retribuiti, spinge molti giovani (e non solo) a mettersi in gioco ad intraprendere un percorso lavorativo autonomo.

Tale scelta, non sempre avviene in una logica di unemployment push ossia come un'alternativa alla disoccupazione e alla scarsita occupazionale, ma per molti e vista appunto come una possibile strategia per migliorare la propria posizione occupazionale. Molto spesso si ritiene, che l'auto-imprenditorialita costituisca una scelta di ripiego per i disoccupati e i lavoratori deboli (cosiddetti outsider) che ritengono difficoltoso entrare in un mercato del lavoro ritenuto di appannaggio per i lavoratori piu forti e maggiormente tutelati (cosiddetti insider). Invece l'auto-

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