Carezzar collamente, assai, ch'io creda, Miglior deinostro...
E
noi?—
L'arduo ci chiamaAgon
del sacrifizio.E
alciel vibrando L'occhio di fuoco, ci leggervi parea L'ora imminente del destin.Si ascolta
Un
clamor lungo: è sortaValba: al primo Raggio segnatoavresti una confusa Moltitudiu d'armati in fronte al sacro Drappel venirne dall'occidua parteChe
ilgranbosco fiancheggia—
e dietroun gruppo Indistinto di cupole e di case...Il
muto
aitar che l'olocausto aspetta, Il villaggio di Sanza!''Ecco la grande
Ora
aspettata, ripigliò 1'austera Voce di Carlo: orsù inoviam compagni,Nè
sipugni per noi; chè non divisa Di mercenario e di venal soldatoDigitizedby
Ci vien (li contra; è una fraterna banda Di liberi o d'illusi, è una caterva D'improvvidi congiunti: ognuno il vale Concittadin ripeta, ognun 1'amplesso Aurichevoi proffèra, e sien le voci Di patria e libertà l'arme dei nostri.*
A
poco andar dell'accorrente folla Stettero appresso.Eran
frati, eran torvi Onerici che scorgeanmasse incomposte Di fanatica plebe, armata il pugno Di vomeri, di stocchi edi bipenni.Era
il tenace pregiudizio a fronte Dell'offesa ragion; l'ingorda belvaChe
dal tempio poiluto esce a battaglia Contro i figli di Dio!Sull'amoroso Stuol degl'innocui morituri intanto Lanciasi, ein forma d'efferatialani Piaga, strazia lecarni, e strage
mena
L'empiaciurmaglia.Ed
ei?...Non
fancontesa Quei pazienti!Al par d'invulnerati Stanno contro al destin, chèornai per
manco
Di securtà costor fatti securiCol dolce
nome
di fratel sul labbro18
-
138-Soprail ferro fraterno urtan lor petti,
E
soccombonvogliosi.0
quanti siete Oggi dall'alpi al mar, liberifigli Della liberaItalia, o in voi lo spirtoD'una
patriaclfè vostra oggi favelli,0
spensierati ne obliaste il prezzo, Qui venite e vedete; e se vi punge Misericordia del versato sangue (Purissimo lavacro!), ite,traete, Giovani baldi, alla romulea rupe;Voi nel secondo Campidoglio al Dio
Che
vien l'arainalzate, aLui che luce D'ogni simbolo ignudo, e collo spiro Di Ragione ed'Amor
le scissemembra
Dell'egra umanità giugne eristora....
Oh
venitee vedete!Italo sangue,
E
per italeman
sparso ò cotestoChe
all'empia Sanza le feraci zolle Contamina!—
Già il suolfatto è vermiglio Dal rio macello; oh ve'... già tutto ingombroÈ
di mutilemembra
e di cruente Cadaveriche forme, a cui la morte, D'ogni mortai caligine sgombrandoIl virile sembiante, un'aria imprime, Un'aria mite che al perdon somiglia!
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Sacerdote novello afar compiuto
Il sacrificio, sul burron che guarda
Il nefando villaggio ergesi avista
Con
sol nove prescelti il condottiero Dei Trecento che fur. Sul gran vessillo,Che
fra il silenzio di servii paura Unico e ardito ei dispiegò, chepreme
Gonfalonier dell'avvenir sul petto, Chinail fronte ed aspetta.Ahi poco invero
Ad
attender gli resta!Or
ve'che spunta Già la turba assassina—
or ve'che asbalzi,Come
porta il furorche la governa, Supera il greppo, e il vertice selvaggio Di quel Calvario invade!A'primi colpi
Non
difesi, piombar vedi percossoA
piè delDuce
il prò'Falcon, trafitto Dall'empie falci è il ligure LorenzoChe
cogli occhi pareachiedere al cielo, Perchè pria di morir non diègli almanco Solvere il voto della sua fanciulla!Or
conbraccia incrociate, or consorrisi Di pietà, non per sè,ma
per gl'insani Fratricidi cadeangli altri; e piagato-
IH) -Ve'Nicòtera al capo...(M
)
Ultimo, intèrno D'ogni ferita,
ma
tremendo,immoto Come
ilciglion cui preme, altero, e bello D'insolita beltà, pe' suoi d'angoscia Turgido il cor, persè d'inclita gioia, Più sereno, più libero, più fissoIn suopensier qual non fu visto unquanco, Pariad un vivo monumento, ei solo Carlo sovrasta.... insin che al fianco, ai iati Omeri, altergo, al nobilecostato D'orridi colpi un'orrida procella Glitempestan queidiri. Egli, nel sacro Làbaro il capomaestoso avvolto,
Stende la
man come
accennassea un grande Astro che sorge, e sul terrenprocombe Romanamente
!0
insuperatoesemplo D'indicibil virtù; fiordegli elettiChe
tra il flusso letal d'empia fortuna,E
fra gli scherni di ringhiose plebi L'ausoniafede suggellàr col sangue, Ave!Fia
seme
di concordia ai figliIl tuo gran gesto e a noi; chè invernonsaldo,
Nè
bencostrutto è or sì l'italo fascioDigitizedby
Che
più l'ugna non senta e non le rabbie Dell'Idra, onde in civil sangue fu rossa Cento e più fiate la saturniaterra.E
ier (fremo in ridirlo), ier sulla bionda Isolamia
già da le grazie arrisaE
da Cerere antica, errar pei solchi Ahi non fu vista, e infuriar per vie Popolose, per aule, e percapanne 1/ infausta Erinni che ifratelli incita Alloscempio fraterno?(M
) Esagitate Dalle squallide soglie uscian le madri,
Su
le braccia sporgendo iltenerello Frutto infelice d'infelici amori;E, volgete, diceano agli spietati Combattitor, deh almengli occhi volgete Crudi! ai pargolivostri. Il cor vi regge Orfaniabbandonarli?orfani in
grembo
A
vedove affannose? ilcor vi regge, Sul suolmedesmo
che vi accolse infanti,L'un
coli'altro sgozzarvi, e sotto gli occhi Di noi meschine?...0
furibondi ciechi,Deh
cessatecessate!Ed
ululandoE gemendo
mesceano all'ostinato Clangor d'aspre campane, al violento Detonar dei moschetti, alla bestemmia- m
-Del cittadin che il cittadin trafigge
Stridae preci mesceano...
E
quei?—
più fieriE
taciturni proseguian la strage.Deh! se caroti giugne in quelle terse Plaghe d'eternità dove t'aggiri,
O
Martire di Sanza, il prego e il voto Di chi,sdegnoso, dal tuo sangue attinse Questad'incliticarmi onda lustrale;Se ti fur carioltre ogni ben, più cari
Che
la luce del sol, dell'evocata Redenta Esperia lafortuna e il vanto,O
tu che il puoi, le sorde ire fraterne Spegni oraffrena, e l'anime vogliose Delle splendide ciance, alla sudataOpra
convergi del final riscatto.Vero è ben che dalsonno egro riscossa Tornaal gran seggio alfin Venotria
Donna
;Ma
la catena secolar che infranse,E
leinsolite pugne, e l'ardue proveSmunser
l'itale vene; ondeastiosi Gli ozi seguirò, e vigili e tenaciLe
rancure del dubbio, e l'inquietaVacua
virtù dei sùbiti disegni Nati coli'oggi e morti alla dimane!Seguirle nebbie del pensier, lo stanco
Abbandono
di un popolo che aggiunse,Digitizedby
Nè
cura il ben che invidiò gran tempo;Seguì l'arido ghigno, e più funesta D'ogni funesta Deità, superba
Madre
del nulla, e già del tedio figlia,Che
ogni bello, ogni ver tacendo irride,Oimè
Tamara
Indifferenza!...Un'aura, Beatissimo Spirto,un'aura sola 10 chieggo ate chenell'esauste fibre Di noi penetri, e l'anime rinfranchi, L'alme che fiacche alvoi senton le penne.
Tu
sollecita il Veltro, ilgiorno affrettaChe
allimitar del suo gran covo estinta Caggia (elo assente Iddio) l'abbominosaLupa
che il varco all'Alighiercontese,Quando
atentar le inviolate altezze Del simbolico monte, armatoil petto D'odio, d'amor, di gloria e di speranze, 11tetragono ingegno esercitava.Digitizedby
N 0 T E.
*
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NOTE.
(')TraGenovaed Albaroscorre unfiumicello:ilBisagno.
Dovequestosigetta nelmare,èunvillaggio di pescatori; que-sta frazione del comunediSauFrancescoèdettalaFoce.Il regio Cantieredal quale uscirono lenostre migliorinavi da guerralarendono animata,
ma
illuogodiper sèspira me-lanconia.Una
piccola spiaggia, unmaresevero,una chiesuo-la,uncimiterosonolesolecoseche possonoattirare V atten-zionedelviaggiatore.(*)AlcearoseaflorepienocheErasmo Darwin chiama pen-sosa nelsuopoemetto Suyliamori dellepiante,perle ragioni esposte dalsuo elegantissimo traduttore e commentatore, il
Gherardini.
( 3
)NelladeliziosacontradadellaBeozia erailpaese d'Or-comenoove sorgeva iltempio dedicato alleGrazie. Cotesta greca regione ricca digolfi,di porti, e deifamosi montidel CiteroneedelParnaso, somigliava tanto, secondo cela de-scrissero i geografi, al nostro territorio genovese, chenon parveardito all'autore denominareilpaese ligure col titolo dell'anticasededelleGrazie.
(*) Dal giardino pubblicodiGenova denominato l' Acqua-sola, godesidellavista d'un' incantevole collinache sorgead oriente, lussureggiantedivegetazione, seminatadi villee di cospicui palagi, eche sipiega graziosamente versoil mare;
quella è la collinad'Albaro.IviiricchiGenovesi traggonola
-
li*-avilleggiare in autunno,edivisirecailpopolo ogni domenica perristorarsidellefatiche deglialtrigiorni.Genovaela col-lina diAlbarosiricambianodonodibellezza:quanto questa versoquella fa
pompa
didelizie,altrettanto quellaverso l'al-tra fapompa
di magnificenza.ChivisitaGenova,non dimen-tichiAlbaro.(*)Riviera di Isvantcc riviera diponente si chiamanole due coste del golfodiGenova.
(*)Pocoprimadel 1818 Carlo Pisacane combattevafra le schiere francesi controgliArabidell'Algeria:eisiaddestrava allearmicollasperanzadi riuscire utilenellaimminente ri-scossa dellasuapatria.
f) Deglistudisocialiefilosoficidel Pisacane possonofar fede,come indicammonellaprefazione,i suoi Saggistorici
po-liticicutilitarieilsuo libro sulla guerracombattuta inItalia
neglianni 1818-W,dettato nelritirodiAlbaro,epubblicatoa (tenovanel 1851, percura dell'editore Giuseppe Pavese.
Da
quellibro,emeglioanchedai Saggi, traspare con evidenza comeegli sifossegià resostrenuopropugnatoredi quellache addimandasi Religione razionale.
()IlDomenicano
Tommaso
Campanella daStilonelle Ca-labrie,che 27 anni di vitaduròin unacarcero sotterranea, e ben settevoltevennetorturato per avere conlamaschia in-dipendenzadel liberopensatoreesercitatoilculto della scienza.Moriva nel 1&J9 a Parigi. Fu l'autore delfamosolibretto Della cittàdelSoleche molta parte contienedelsistema so-ciale della Repubblicadi Platone e di quello di
Tommaso
Moro;ondepoiderivaronole dottrinedi Saint Simon,colle quali, a dir vero, ha non poca analogiail concetto predo-minantedelPisacane. Ilmiglioramentodelleclassilaboriose:ecco il temaprediletto de'suoistudi; «• però ei poneva in-nanziatuttolaquistionesociale.
(*)Nessuno piùdicevolecommentoaquestimiei versiche leseguenti parole di quel severo eintemeratoingegnodel Vannucci,il piùfedele interpetre del Martirologio italiano:
~ Napoli,regione privilegiata da Dio delle più rare delizie della natura,estraziata orribilmente dagliuominicolla più
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cruda barbariedel dispotismo. Ivi.la mala pianta Borbonica contaminòditristiveleni illieto eteregià pienodi vita edi salute.»VediIMartiridi llaLiitcrtà Italiana,pag. 12, Livor-no,Poligrafia Italiana 1811).
(*") La descrizione diAlbaro,come risulta dalla nota(') ebeabbiamfatto precedere,èritrattadal vero.
È
quidanotarsi frattantoebefragli altrisplendidiedificiche adornanoquella collina,è quello cosìdetto del Paradiso, deliziosissimoperil sito,perle belledipinture chevisi ammiranodentro, eperilmagnifico paesaggiodi natura che gli siparadavanti.Lì pressoèilborgodi San Francesco.
(")Vedi Atto V, ScenaI,nell'AmletodiShakspeare.
('*)
A
chi non son noteleguerre elediscordiecivili de-state emantenute nella Liguria dall'odio e dall'ambizione delleduefamiglie genovesi,gliAdornieiFregosi,chesi con-trastarono perItili anniilprimatonella lorocittà,epercui Genovafubagnata piùvolte disanguecittadino?(
u
)Incubapena.
— Ho
vistousatoincultoanchein forza di addiettivo dalCavalcanellaE«p.Sitn. 2,125,edallo accuratis-simo Lorenzo Costanel suopoemailColombo.(") Il 2J>giugnodel1848aiconfinidelTirolo Lombardo, comandandopartedellalegioneBorra,Carlo venivaferitoda unapalla nelbracciodestrodopo aversostenuti molti scontri coll'Austriaco, edateprove mirabilidi eroismo. India poco recatosi alla difesadi
Roma
controlearmi francesi, trovnssi inognicombattimentodi quellainfelice egloriosacampagna.Egli,peritissimo nell'arte militare,viordinò ilfattod'arme delIH)aprileonorevole tanto pergl'Italiani, epugnòsempre consiffattaabnegazione davenir salutatomeritamenteilprode deipròidaisuoimedesimi commilitoni.
C*) Eccolalistadi quei generosi:
Carlo PlacanediNapoli
—
Giovanni Nicotera diSanBiaso (inNicastro)—
GiambattistaFalconediAcri(Calabria)—
Lorenzo Gianoni diGenova
—
Pietro Rusconidi Treviglio (Lombardia)—
Carlo Rota diMonza(idem)-
Luigi Bar-bieridiLerici(Genovesato)—
DomenicoRolladiGenova—
Gaetano Poggi (idem)
—
Felice Poggi (idem)—
Cesare-
150-Faridoni (idem)
—
Domenico Porro (idem)—
Francesco Meclusei (idem)—
GiuseppeFajellidi Parma—
Federico Foschinidi Lugo (Romagna)—
Luigi Conti di Faenza (idem)—
Giuseppe Sant'Andrea di Bologna—
Cesare AchillePeruccidiAncona—
CesareCori(idem)—
Dome-nicoMazzoni(idem) -- Giovanni Cammillucci (idem)—
Lo-dovicoNegronid'Orvieto.( ,c
) QuestonappodettoilSanGraal,secondole leggende cavalleresche, eraquel bacino incui sidisseaver Giuseppe d'AriniatearaccoltoilsanguediCristoeche venne trovatoe custoditodaunasocietàsecreta di cavalieri.
{'') Rembraudt: celebre pittore olandesesoprannominato
Van
Ryn. Commendevole pel chiaroscuro, e pei- la espres-sione,riuscivainsuperabile neldisegnare e dipingere quelle scenein cuicampeggiailsublime cupo del terribile, e che meglio si atiacevanoali1
indole del suogenio.Però, quando appariscetenebroso,secondo che giudica ilSelvatico,eiriesee trasparente, degradato ed armonioso. Si riguardano come suoipiùgrandi capolavoriidue quadri:
La
Carcere diAdolfo DucadiGhddria,elaGuardia Notturna.(")
A
chisi piacesse instituire un parallelo istorico fra gl'istintisospettosi,lapolitica astuta eilviverchiusoe guar-dingodell'anticoTiberiodiRoma
e diFerdinandoIIdi Na-poli,non potrebbe non ravvisare lepiùevidentianalogiefra questidue personaggi.( f>
) Palermo colla sua convalle viene denominata Conca d'oroperchècinta dimonti cheleversanoingrembotesoro di limpidissimeacque, ele piùeletteproduzionidi natura.
È nome
che leimposeroiSaraceni.(*")Francesco Bentivegna da Corleone inSicilia,all'alba del23novembredel1856 inalberavainTaorminalabandiera della libertà:pochipaesi risposero alla chiamata, nè molti furonoigenerosicheilseguirono
—
pugnaronocollacertezza delmartirio. Caduti in potere dei Borbonici, il Bentivegna venivafucilatoilgiorno 7dicembre insieme a Salvatore Spi-nuzza, giovaneelettissimo diCefalù.Deglialtri compagni an-cheifratelli Botta e Alessandro Guarneri venivano dannatiDigitizedby
allamedesimapena,
ma
che dallagrazia del niunificentissimo sovrano veniva commutata inquella di 18anni di ferri,da scontarenell'orridafossa di Favignana: peggio che morte!Del barone F.Bentivegnacosì scrive un suo biografo:
« Apparteneva ad un'illustre famiglia,
ma
erapopolanodi cuore.Naturalodotavadi animaardente ed avversa ad ogni tirannide. 1Yodioalladominazione borbouica erain luiun fu-rore.Cospiròecombattè perlalibertà!Nellaprigione parlò poco; pensò molto;senon chelasuafronte fusempreserena, l'almatranquilla, il cuore speranzoso della libertà italiana.Colà siebbe lavisitadella vecchiamadre edialcuni amici.
Prima di morire chieseun sorsodicaffè;nonvolle essere bendato,escopertosiillargopetto, cadde ucciso dallepalle delBorbone gridando: Vival'Italia!» VediNotiziestoriche di Felice Venosta.
( M
)IlCilentoènellaprovinciadi Salerno. Siestende dai piani diPestosinoalgolfo di Policastro: terradipoesiae di memorie,è certolapiùfecondadisagrifici edi virtùcivili fraleterre d' Italia.
—
Vedi Vannucci: I Martiri delCilento nell'operacitata.(")Peranticacostumanzailgiorno 8 dicembre iRe di Napoli solevano passare una grande rassegna al campodi Marte. Nel 1856.algiorno sopraindicatoFerdinandoII reca-vasi dunque all'annuale rivista. Meglio di ventimilauomini comandatidal tenente generale Del Carretto erano sottole armi.IlRea cavallo ecircondatodanumerosostatomaggiore sostava d'innanzil'esercito.Sfilavanoibattaglionidifanteria, quand*ecco dallasettimacompagniadel terzo cacciatori, escire unsoldato, die,novello Scevola,con baionetta spianata,con passo fermo, movevainnanzialtiranno, elocolpiva alla co-scia;ritornavaallapercossa, eavrebbetriplicatoilcolpo,se ilconte
Don
Francesco della Tour tenente-colonnello degli Usseri dellaGuardia Reale,veduto1'atto,nonsi fossespinto colcavallo sul soldato, estramazzatonon loavessealsuolo.Quelcacciatore eraAgesilao Milano.
Aveasortitolavita nelI8:ì0dacivile famiglia nelcomune di SanBenedettoUllano, nellaCalabriaCitra,unodei villaggi appartenenti allecoloniegreche.Lostudio delle storie antiche
-
m
-gliavea nudritodibuon'orailprontoingegno ed infiammato
ilnobilissimo cuore.Sin da giovanetto gli parvero meravi-gliosigli eroidellerepubblichedi Greciae diRoma.Siffatto amoreperleforti virtùeperlagrandezzadegliantichi uo-miniliberisiaccrebbeinluinelcollegioItalo-Grecoove reca-vasia compireglistudi.
Lelibereaspirazioni liberamenteesternava, ecercava in-fonderle neicompagni. Ferdinando non sofferse tale propa-ganda,eilfece espelleredal collegio nell'aprile del 1848.
D'allora Agesilao prese parte attivissimaallesocietà se-crete, ecospiròquanto meglio potèallacacciata dei Horboni.
Un
dì,fatto giuramento di liberare la suapovera terrada quel mostro,inscrivevasi fra lereclute dell'esercitoeveniva destinato allasettimacompagniadel 3°battaglione, el'8di-cembredi quell'anno (1856)tradussein atto,come accennam-mo,ilsuofiero proposito. Torturato per rivelarei complici, rispose,altrinonavernefuoricheidelittimedesimidel Bor-bone. Vennefattomorire sulle forche il13dicembre 1856:
spirògridando« Vival'Italia. »
L'animadiAgesilao,pertestimonianzadiquantilo conob-bero,era puraegentilecome quella difanciulla nonuscita dallebracciamaterne.Ilcadaverevennesottratto dal cimitero, e condottoa Genovadai liberalichegliconiarono una meda-gliaconlaseguenteiscrizione:
solo in piena lice
avisoaperto
silevò controi.'empio accampatoepotente redentore civile.
e un' altraneconiarono prl Hentivegna con queste generose parole:
IMPAZIENTE CON POCHI RUPPE GUERRA
ALLAMALASIGNORIA PRELUDENDO COL PROPRIO SANGUE
ALL' ITALICA LIBERTÀ.
VediV.Venosta- NudzitMonche.
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(")L'Acquasela rispondeaigiardini pul)blici di Genova.
(
u
)Eleonora Pimentèl natanel 170)8, di unadelleprime famiglie diNapoli, era dotata di tutte lequalitàche più si
lodano in una donna: bellezza, ingegno, santità di costumi.
Voltasi agli studi,riesciinsigne nella poesiasìcheisuoiversi meritaronolelodidelMetastasio: lasuadottrina nella storia naturalee nellescienzepiù arduefu ammirata dal celebre Spallanzani.Maritatasiincasa Fonseca, divenne
dama
dicorte.Ma
prosto fuggì daquell'antro di oscenità edi lussuria (era lacorte diCarolinad'Austriae diReFerdinandoIBorbone).Accolsecon tutto l'entusiasmo dell'anima ardente le prime auredi libertà.Allorquandol'esercitodi Champiotmet sovra-stava alla città, e la moltitudine dei lazzaroniminacciava stragea tuttii seguacidellenuoveidee,ellaraccolseintorno asèle donnepiùarditeche seguivano lapartesua.learmò, eponendosi a capodi essetraversòleviediNapoli piene di popoloinferocito,eriuscìcollecompagnea giungereillesa a Sant'Elmo. Divenutivittoriosii partigianidi libertà,lidifese conleoperee cogliscritti che imprimeva nel suo Monitore Napoletano. Restauratol'anticodispotismo, ereducedaSicilia, ov'erasi rifuggitoilBorbone,fu tostocondannatanelcapo.Il patibolosorgeva inpiazzadelmercato.Giuntaalluogo, chiese con manoecon voceun istantedisilenzio alle turbeferoci
Accolsecon tutto l'entusiasmo dell'anima ardente le prime auredi libertà.Allorquandol'esercitodi Champiotmet sovra-stava alla città, e la moltitudine dei lazzaroniminacciava stragea tuttii seguacidellenuoveidee,ellaraccolseintorno asèle donnepiùarditeche seguivano lapartesua.learmò, eponendosi a capodi essetraversòleviediNapoli piene di popoloinferocito,eriuscìcollecompagnea giungereillesa a Sant'Elmo. Divenutivittoriosii partigianidi libertà,lidifese conleoperee cogliscritti che imprimeva nel suo Monitore Napoletano. Restauratol'anticodispotismo, ereducedaSicilia, ov'erasi rifuggitoilBorbone,fu tostocondannatanelcapo.Il patibolosorgeva inpiazzadelmercato.Giuntaalluogo, chiese con manoecon voceun istantedisilenzio alle turbeferoci