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Arcivescovo Primate di Salerno

È ben doveroso per noi commemorare questo venerando Pre­ lato che i suoi giovani anni trascorse nel nostro Clero, e qui compì profondi studi, conseguendo nella nostra Università la laurea in S. Teologia e che poi fu dell’Almo Collegio P. Maestro onorario.

In Baivano di Potenza ebbe i natali il 22 luglio 1827, ed ap­ parteneva ad agiata e rispettabile famiglia. Fece i primi stndi nel Seminario di Muro Lucano. E giovane sacerdote, seguendo gl’in. citamenti del suo amato maestro, il nostro M.gr Salzano, andò Rettore al Seminario di Caiazzo non solo per reggerlo, ma per tenervi pure la cattedra di Teologia e Diritto. Indi, il grande Card. Riario, richiesto dal Vescovo di Venafro ed Isernia di un Vicario Generale, propose Laspro, che in quella diocesi ben pre­ sto, e per la sua eloquenza, e per la vasta dottrina, nonché per la sua energia, altamente onorò il suo Protettore.

Nell’ottobre del 1859 il Re Francesco II lo nominò Vescovo di Gallipoli, e S. S. Pio IX lo faceva consacrare il 25 marzo 1860. Appena prese possesso della Diocesi, scoppiò la rivoluzione e, come i suoi compagni d’Episcopato, M.gr Laspro esulò e si rifugiò a Roma. Dopo alcuni anni potè ritornare tra i suoi figli, che ebbero ad ammirarne le rare virtù e la non comune dottrina. Da Galli- poli passò a Lecce, diocesi abbastanza importante, e qui duplicò le sue forze, poiché dovette ritenere l'amministrazione apostolica della primiera Sede, e fu circondato dalla più sentita stima, dalla più calda affezione, per le sue opere di carità cristiana e zelo pastorale.

Nel 1877, promosso Arcivescovo di Salerno, andò a reggere quella Sede Primaziale, e per ben 38 anni ha speso tutta la sua energia all’ educazione della gioventù, alla formazione del Clero, al decoro della casa di Dio, alla beneficenza pei poveri.

Tutta la sua vita episcopale ei stesso senza avvedersene ha compendiata in quelle poche parole che disse, dopo d’ avere ri­ cevuto il S. Viatico, nel letto d’agonia coi presenti: « Figli miei me ne vado; e vi chiedo scusa se non ho adempito bene il mìo dovere. Se qualche volta non ho fatto sentire il peso dell’autorità su qualcuno, così come avrei dovuto, non è stato per altro, se non per l’animo mio, il quale per naturale inclinazione rifuggiva sempre dall’ infliggere castighi. Se qualche volta ho dovuto far violenza a me stesso e punire, 1’ ho fatto solo perchè il dovere me l’ imponeva: ma Dio sa come ne soffrivo dentro.... Vi dico però che io vi ho amati tutti.... e vi ho amati sempre!.. » E volle più vicino a sé i presenti per benedirli, per abbracciarli. Fu dun­ que un episcopato d’ amore il suo ! E non deve così reggere il Vescovo i suoi figliuoli ?

Che Mons. Laspro abbia amati tutti e sempre i suoi figli spi­ rituali, l’ha solennemente attestato la Città e tutta l’Archidiocesi nei solenni funerali celebrati nel Duomo di Salerno, nell’immenso corteo che seguiva il feretro per le vie della città, nelle lagrime versate da tutto il popolo. Che egli, Pastore zelantissimo, abbia amato il suo gregge di forte amore, Io dimostra l'occasione ultima cui il venerando vegliardo volle esporsi, il 18 ottobre u. s. Era quello un giorno di festa per Salerno, s’inaugurava la prima fon­ tana dell’acqua dell’Ausino tanto sospirata ed aspettata dai Saler­ nitani. Mons. doveva recarsi per benedirla, e proprio in quel giorno, l'acqua veniva giù a catinelle. Si pregò l’Arcivescovo di non muo­ versi, di aversi dei riguardi per la sua età abbastanza grave, ma ei non ascoltò preghiere, volle partecipare alla festa dei figli suoi, volle benedire, uscì sotto una pioggia dirotta, compì lieto il sacro rito, si ritirò immediatamente al suo palazzo e fu costretto met­ tersi a letto, donde fu tolto cadavere il 22 novembre 1914!... . Nel prendere letto, presentì la sua fine, ordinò che si to­ gliesse dalla sua camera il vestiario e quant’altro potesse distrarlo dal pensiero di Dio, ripetette più volte che non si sarebbe più levato e che l’aiutassero solo a ben morire. Restò una trentina di giorni, durante i quali accorsero al suo letto le prime celebrità mediche, ma ei, con lucidezza di mente disse : « Io debbo pas­ sare alla vera vita, lasciatemi solo con Dio. «

La mattina del 21 Novembre — cediamo la parola a Mons. d'Alessio, suo Segretario e che per oltre un ventennio fu il di-

scipulus qaem diligebat — ricevette la S. Comunione come ogni

dì, poi mi disse: « Coraggio, figlio, da domani celebrerai solo, senza comunicarmi più: io stanotte ti lascio... Muoio contento che tutto è in ordine, la pena mia sei tu, ma Dio ti consolerà e veglierà su di te... » Io non vedevo niente di grave neppure allora, ma tacqui, e continuai a parlare con Lui delle cose celesti, del Nome, delle glorie e della Passione di G. C., com’ Egli aveva chiesto fin dalla sera, dell’ Immacolata che fu il suo amore, di

Pio I X che era il suo tema prediletto. Giunti alla mezzanotte,

disse: Ci siamo, incominciamo insieme il 22 Novembre, e lo finirò in Cielo, con S. Cecilia, S. Agata, S. Oronzo, S. Matteo. Volle recitare l’ inno e l'Oremus di 5. Cecilia, il vangelo della domenica XXIV dopo Pentecoste, che correva in quel dì, e

tante e tante giaculatorie indulgenziate. Mi teneva le mani sul capo, ripetendo mille volte * sii benedetto o figlio, sii benedetto » Volle da me tante promesse.... e poi aggiunse « Coraggio, sei Sa­ ri cerdote, sii forte, adesso che ti lascio, non piangere, ma prega « assai per me che sarò al cospetto di Dio Giudice.... Assolvimi, « benedicimi, e appena spirato adagiami sul nudo suolo nella « Cappella, e fa celebrare gran numero di Messe.... Ora mettimi « innanzi il mio caro Crocefisso e dammi un cordiale, perchè « renda bene lo spirito a Dio senza soffrire.... ». Il mio cuore era oppresso.... un nodo mi stringeva la gola.... Gli apprestai l’immagine di G. C., Egli la baciò al costato ed ai piedi, dicendo « Jesu, Fili David, misererò mei... donum fac remissionis ante

» diem rationis »; e poscia, reclinato il capo sulla mia spalla, mi

guardò fiso un istante, mi segnò la fronte con la croce, e sorrise incontrandosi col mio sguardo. Lo guardai.... Egli aveva chiusi gli occhi per sempre, per riaprirli alla luce deH’eternità... Egli moriva come muore un Santo !

Dal » Giornale della Provincia » di Salerno.