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La morte di monsignor Valerio Laspro Decano dei Vescovi del mondo cattolico

Questa notte alle 2,47 si è spento serenamente tra le braccia del suo segretario mons. D’Alessio, il nostro venerando arcive­ scovo mons. Valerio Laspro, Primate del Salernitano, decano dei vescovi del mondo cattolico.

Mons. arcivescovo Laspro era da parecchio tempo infermo per una lenta bronchite diffusa, cui, per la tarda età s’ era ag­ giunta una depressione cardiaca che in questi ultimi giorni aveva fatto molto temere per la vita del veneratissimo Prelato, e che questa notte 1’ ha ucciso.

Ieri l’altro venne da Napoli chiamato a consulto il sen. prof. Tommaso Senise, il quale non potè non confermare l ' inutilità d’ogni sforzo medico per ridare la sanità del corpo all’ illustre infermo.

Il parroco Maffei amministrò i conforti della N. S. Religione al morente che pregò tutti di perdonare a lui, e l’ultimo pensiero ebbe per i giovani del nostro circolo perchè si mantengano fedeli e concordi.

Nella camera del morente raccolsero il suo estremo respiro il segretario mons. D’Alessio che gli era dilettissimo, il parroco Maffei, alcuni parenti e sacerdoti.

Benché fosse conosciuto da tutti il precario stato di salute del nostro venerando Arcivescovo, pure stamani la notizia della sua morte fu accolta dovunque nella città e nella diocesi con grandissimo cordoglio. E stato un accorrere di persone d’ ogni condizione, dalle autorità ai popolani, al palazzo arcivescovile per dare il nome nel registro appositamente posto in portineria e che s’ è coperto subito di firme.

Il popolo Salernitano amava filialmente il suo pastore che per trentotto anni ininterrotti aveva spesa ogni sua opera nel be­ neficarlo e nell’ incitarlo al bene. Tutti i partiti senza distinzione, tutte le classi sociali amavano il buon vecchio Presule, sempre pronto a sorreggere tutti col consiglio e con l'aiuto, accoppiando all’esperienza la sua grande dottrina.

Al suo passaggio per le vie di Salerno o per paesi della sua archidiocesi, durante le visite pastorali era costretto spesso a fer­ marsi, ossequiato e richiesto di consiglio da tutti, ed il popolo lo amava davvero, ed ogni sua parola era legge.

Nel 1885, quando il colera infierì nella nostra città e tutti fuggirono via per evitare il flagello, mons. arcivescovo Laspro volle restare e restò al suo posto apportando dovunque, e sopra­ tutto nel tugurio del povero, il suo beneficio ed il soccorso più largo ed il conforto più sincero. Nel disastro Calabro-Siculo offrì la sua casa ai profughi, e quando questi furono a posto, la fece abitare da un Istituto di orfani, vivendo poveramente in poche camere col Segretario e con un vecchio servo. Fu perciò che, indette le onoranze giubilari del suo cinquantesimo episcopale, tutti fecero a gara in onorarlo e l’Episcopato italiano esultò, col popolo, pel raro avvenimento, e mons. Arcivescovo Laspro, umilis­ simo in tanta gloria, raccolse lunghissima messe di felicitazioni e di gioia. Si preparano solenni imponenti funerali.

Ancora dal « Il Buon Senso » di Salerno.

Monsignor D. Valerio Laspro

L ’ uomo ed il Vescovo

Ei non è più ! Egli ci lasciò in sugli albori della scorsa do­ menica, 22 scorso mese. Al triste annunzio, Salerno, cui tanto beneficò, accorse intorno alla sua salma benedetta, e sacrò una lacrima alla sua venerata memoria.

Con la morte di Monsignor Laspro scompare dalla scena dei viventi un grande Uomo ed un santo Vescovo, poiché egli come uomo nella sua non breve vita di 88 anni rese immensi servigi al prossimo con tutte le sue energie, soccorrendo in tutti i modi la città più volte colpita dal colera. E molti ricordano la cara e santa sua persona accorrere lì ove maggiormente infieriva il male, ove più impellente era il bisogno, facendo rivivere nella sua cara persona la storica figura del Cardinale Borromeo. Amò tutti co­ me la stessa sua persona, prese parte vivissima a tutte le sven­ ture dei suoi figli, moltiplicandosi, incoraggiando, sostenendo. Testimonianza solenne della spiccata personalità di Monsignor Laspro è stato il pianto di tutta la città ed il dolore e lo schianto dei poveri, che non vedranno più il loro caro benetattore, quegli che rendeva anche ad essi giulive le maggiori festività dell’anno col prodigare l’elemosina in copia maggiore dell’usato.

Come Vescovo, egli era il decano dei Vescovi del mondo, l’unico rimasto del Concilio Vaticano, l’ultimo nominato dai Bor boni, cinquantacinque anni addietro, ed alle sue immense virtù ed alla sua grande operosità si riannoda una serie di opere san­ tamente e modestamente da lui compiute, delle quali ricordiamo una e propriamente quella di aver egli trasportato i sacri avanzi di S. Alfonso Maria dei Liguori a Pagani, in tempi calamitosissimi, dopo il ritorno glorioso dal Concilio, dove aveva propugnata e difesa l’ infallibilità Pontificia.

In tutte le sue opere si rileva che egli fu un Vescovo se­ condo il cuore di Dio e della Chiesa poiché attese da vero e in­ stancabile Apostolo con amore al trionfo della religione.

Dotato infatti di grande ingegno, di somma prudenza, di estesa dottrina, doveva essere attento e profondo osservatore ed analitico per eccellenza, e lo fu nulla mettendo in non cale. Scru­ polosamente religioso e credente, sacerdote pio e zelante, Vescovo santo, intese che al laicato dovesse essere scorta ed esempio lo augusto ministero, di cui, colla virtù senza ostentazione, nobilitò la sua missione. Vide che la sola sua parola non bastava, ma vi bisognava l’aiuto del clero che allora era misero e gramo, ed egli si accinse con ardore all’opera rivendicando con ingenti spese i locali e le rendite del gran Seminario, ed aprendo nel suo Epi­ scopio un convitto per i chierici poveri.

La Chiesa ed il trionfo di essa siedevano in cima al suo

pensiero di cui vagheggiò la grandezza. Di animo mite e soave, fu coi suoi sudditi un padre a tutta provale con essi fu largo di affettuosi consigli, che si compendiano tutti in tre punti: co­

raggio, prudenza e sapienza. Educatore per eccellenza, volle che

l’educazione forte e robusta si disponesse di continuo ad una istruzione pura, soda e cristiana e che questa proceda con quella di pari passi. Dei ricchi era amico, perchè di loro dovizie voleva usufruissero i poveri, la carità verso i quali di continuo predicava. Dotto, aveva in grande estimazione i dotti, perchè mentre la loro dottrina tornava di lustro alla patria, poteva pure volgersi a sol­ levare, ad illuminare gl’ ignoranti, gl’ infelici, all’educazione dei quali egli tutto aveva consacrato la sua operosa ed infaticabile esistenza.

Amatore sincero della verità, a lei scioglieva inni dal pulpito, dalle pastorali piene di santa unzione e noi ricordiamo la sua ultima, quella per l’educazione odierna dando una sferzata santa alla scuola laica.

Ora la morte lo ha rapito ai vivi, circondato dall’amore della nostra Salerno, dall’ammirazione generale, mentre stava dando opera a preparare un nuovo trionfo di fede col Congresso Eu­ caristico Regionale.

E nello schianto noi volgiamo a te l'ultimo affettuoso vale. O caro padre nostro, o Monsignor Laspro, tu non ci allieterai più colle tue sante visite, non con le lettere pastorali; nè ci sor- reggerai più colla saggezza dei tuoi consigli.

Tu riposa in pace, o padre amatissimo nostro! La umanità da te tanto beneficata veglia intorno alla tua tomba, che per tutti gli sventurati diventerà un altare, e noi quella cingeremo di viole, spargeremo di pianto, e sopra questa deporremo le nostre fer­ vide preci, perchè l’Eterno benigno ti accolga nel gaudio sempi­ terno. E chi ne fu giammai di te più meritevole ?

Salerno, 1 dicembre 1914.

Alessandro Russo

SM ■ ■

Dal Giornale « L'Alento » di Vallo della Lucania.