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Consideriamo l’espressione: il diritto penale descrive tassativamente ogni specie di reato.

Si tratta di un’affermazione che esprime un principio essenziale del diritto penale e pertanto veicola un significato familiare ai giuristi. Questa frase è costituita da dieci parole, a loro volta suddivisibili in morfemi.

Il morfema è l’unità minima di significato o di funzione grammaticale95 che consente di realizzare l’architettura di una parola. I morfemi si dividono in liberi e legati, a seconda che possano stare da soli, come singola parola, o che siano tipicamente aggregati ad un’altra forma. Specie è un esempio di morfema libero, invariabile nel genere e nel numero. In italiano96 sono pochi i morfemi liberi: specie, è uno di questi97. I più sono morfemi legati, e si annoverano in prefissi, radici, suffissi. Quando dico che “il diritto comunitario descrive un sistema giuridico sovranazionale”, notiamo subito che sovranazionale è un aggettivo scomponibile nei morfemi:

1 sovra (suffisso legato) 2 nazion (radice legata) 3 al (suffisso legato) 4 e (suffisso legato)

93 Può applicare il metodo diacronico alla storia dell’evoluzione linguistica, illuminando aspetti

nuovi.

94 CORNU G. Linguistique juridique, Edition Montchrestien, EJA, Paris, 2005, osserva che se la

linguistica giuridica aiuta a conoscere un dato sistema giuridico, può anche essere utile nella conoscenza di un altro sistema giuridico, o di un sistema giuridico in un passato momento storico.

95 YULE, G., Introduzione alla linguistica, Collana ―I Manuali‖, Il Mulino, 1997.

96 In inglese parole come dress, girl, boy, source, sono morfemi liberi, mentre undress, girlfriend,

boy-scout, outsourcing sono legati.

Elena Grasso

I morfemi legati possono quindi essere di due tipi: derivazionali98, quando servono per creare parole nuove a partire dalla

radice, come nel caso appena visto di sovranazionale, e flessivi, quando contribuiscono ad indicare certi aspetti di una parola, ad esempio se è singolare o plurale, maschile o femminile, oppure il grado nel caso di un aggettivo o la coniugazione in quello di un verbo.

I morfemi liberi possono essere suddivisi in morfemi lessicali, che nell’esempio sono rappresentati dalla radice legata, e morfemi funzionali, cioè congiunzioni, pronomi, articoli e preposizioni.

L’analisi morfologica è di grande interesse per il giurista, perché mette a fuoco non solo l’etimologia e le peculiarità del lessico giuridico, ma inerisce anche ai rapporti sintattici, e quindi ha implicazioni semantiche99.

La lingua italiana, come molte altre lingue romanze, vede il proprio vocabolario giuridico profondamente influenzato dal latino soprattutto per quanto riguarda la formazione delle parole giuridiche, che si creano mediante l’innesto di suffissi latini in una lingua colta100.

Esaminiamo la formazione del vocabolario giuridico attraverso la derivazione101 e la composizione102 delle parole.

La derivazione può consistere nella sostantivizzazione di un participio presente103, come nel caso di ricorrente, appellante,

98 Lo studio di questi meccanismi di parole è detto anche morfologia derivativa. Si realizza

attraverso l’assegnazione di una categoria grammaticale diversa ad una parola, senza modificarne la forma: per conversione (es : sapere è verbo, che diventa sostantivo con l’aggiunta dell’articolo

il, come pure da parlare si perviene a i parlanti); per suffissazione con l’aggiunta di suffissi a

destra della base (lavor-o, lavor-atore), con l’aggiunta di prefissi (come nel caso di dis-avventura, a-tecnico). D’ACHILLE, P., L’italiano contemporaneo, Il Mulino, Bologna, 2003.

99 VISCONTI, J., A modular approach to legal translation, in G. Grewendorf e M. Rathert (a cura

di), Formal Linguistics and Law, Mouton de Gruyter, 2009.

100 FIORELLI, P., L’Italiano giuridico dal latinismo al tecnicismo, in Domenighetti, I (a cura di) ,

Con felice esattezza, Bellinzona, Casagrande, 1998.

101 CORNU, G., Linguistique juridique, op. cit.

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proponente, o di un participio passato, ad esempio assicurato, condannato, delegato.

Si può poi avere derivazione per suffissazione e prefissazione. Il primo caso riguarda l’individuazione dei protagonisti della “scena” giuridica o l’indicazione degli scopi cui tende il diritto: infatti, coloro che hanno un ruolo attivo nei rapporti giuridici sono il venditore, il donatore, il testatore: in questo caso si aggiunge al morfema base il suffisso legato -tore.

Quando invece si indicano soggetti che godono di un diritto o del beneficio di una situazione vantaggiosa si aggiunge il suffisso -ario: promissario, donatario, domiciliatario.

I suffissi -ibile, -abile, -ubile indicano le finalità cui tende il diritto, le possibilità che apre: ecco che si parla di creditore solvibile, di persona imputabile, di vincolo indissolubile.

I morfemi legati -orio indicano poi i risultati attesi: è il caso di clausola compromissoria o azione possessoria, mentre quelli in -ivo (legislativo, esecutivo, confermativo) esprimono l’idea di un effetto, una funzione o una tendenza.

Il secondo caso riguarda invece i prefissi che svolgono un ruolo di arricchimento del vocabolario giuridico: si ha un co-imputato, si vive in sub-affitto, si dà un pre-avviso, si fa un contro-interrogatorio e così via.

Molti termini giuridici si creano infine per composizione104, cioè

sono originati dall’unione di due o più lessemi dotati di significato proprio, che danno così origine ad una nuova entità semantica.

103 GARZONE, G., Osservazioni sulla didattica della traduzione giuridica, in MAZZOTTA, P. -

SALMON, L. (eds.), Tradurre le micro lingue scientifico-professionali. Riflessioni teoriche e

proposte didattiche, Utet, Torino, 2007.

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Morfologicamente questi termini si possono presentare come lessemi uniti o separati, talvolta legati da un trait d’ union .

La composizione costituisce il principale modo per dare vita ad un neologismo, cioè ad una nuova parola che entra o si forma in una lingua105, particolarmente utile in campo giuridico, perché consente di dare nome ai nuovi concetti del sistema106 o di riferirsi ad un istituto preciso: termini come composizione amichevole, forza maggiore, buona fede (dove si combina un sostantivo con un aggettivo), contratto-quadro, protezione del terzo contraente, brevetto d’invenzione o vendita a rate (dove un articolo, un avverbio o una preposizione indicano la fine, il mezzo, l’oggetto, l’appartenenza di un sostantivo ad un campo semantico ben specificato) costituiscono quei neologismi combinatori che integrano la parte linguisticamente meno vaga del vocabolario giuridico107. Sul neologismo semantico, che concerne invece il mutamento di significato di una parola già esistente, ci soffermeremo nei paragrafi 6 e 7 di questo capitolo.

Un’importante variazione morfo-lessicale del linguaggio giuridico è quella che predilige l’impiego di suffissi di derivazione latina o di derivazione volgare, ma nei quali è evidente un’ influenza colta: “senza essere elementi latini incastrati a forza in un discorso italiano, certi modi di formazione delle parole risentono ugualmente di una forte impronta latina”108.

105 Un tempo si compilavano dizionari di neologismi a scopo puristico (si pensi, ad esempio, al

Lessico della corrotta italianità di P. Fanfani e C. Arlia, 1877, oppure al Vocabolario di parole e modi errati, di F. Ugolini, 1855), ora a scopo documentario (LURATI, O., 3000 parole nuove. La neologia degli anni 1980-1990, Zanichelli, Bologna 1990).

106 Per una trattazione più esauriente del fenomeno del neologismo, si rimanda al capitolo

sull’interlinguistica.

107 CASTIGNONE, S., Introduzione alla filosofia del diritto, Manuali Laterza, Bari, 2009.

108 FIORELLI, P., L’italiano giuridico dal latinismo al tecnicismo, in I. Domenighetti (a cura di),

Elena Grasso

Dobbiamo pertanto accennare brevemente all’evoluzione diacronica della nostra lingua giuridica.

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