V. I mosaici siciliani e quelli dell’Africa Proconsolare: un confronto
V.2. I mosaici di Cuicul (Djémila)
In alcune delle prime scene di caccia realistiche i personaggi raffigurati possono essere interpretati come il committente e la sua famiglia. Egli appare, ad esempio, nella parte superiore di un mosaico nella sala a sette absidi della cosiddetta Casa di Bacco a Djemila15. Qualunque sia il carattere che può essere attribuito al complesso monumentale della Casa di Bacco a Djemila, si può certamente credere che la sala a sette absidi in essa compresa fosse una sala per banchetti. La pavimentazione a mosaico fornisce un’indicazione preziosa. La sala centrale era coperta da una pavimentazione che ne occupava l’intera superficie. Ogni abside era adornata con particolari mosaici a motivi geometrici. Anche nella sala, inoltre, gran parte della pavimentazione è geometrica.
Il mosaico della Caccia alle Bestie Feroci (Figura V.6) funge da fondo ad un grande pannello rettangolare, che era collocato lungo l’asse della sala, con il lato minore di fronte all’ingresso. Si tratta di un mosaico di caccia. Il pannello è occupato in altezza da una serie di motivi, animali e personaggi, trattati in modo isolato, senza legami gli uni con gli altri: solo la zampa di un leone è in parte nascosta dal corpo di un leopardo. Qua e là, linee di terra, nere o marroni, alberi, ciuffi di foglie, accrescono l’isolamento dei motivi, colmano le lacune, mirano a realizzare una sorta di prospettiva.
Nella parte superiore del pannello è visibile un portico ad arcate gialle, che spiccano sul fondo bianco; tali arcate sono sormontate da un fregio, che sembra fatto di triglifi e metope, e da una cornice. Al di sopra, si riconosce una serie di edifici ritratti come quelli che, al di sopra delle mura di cinta, di norma, rappresentano le città. Delle case si vedono soltanto le tegole dei tetti, a doppia falda, che non sono orientate nello stesso senso.
Sul mosaico sono raffigurati cinque leoni. Partendo dal registro inferiore: due leoni a riposo; sopra di loro, al centro, una leonessa che cerca di estrarre con i denti la lancia conficcata nel costato; a fianco di quest’ultima, un leopardo che sembra osservare la scena. Nel registro superiore, è raffigurato un leone mentre salta per aggredire un cacciatore inginocchiato; sopra, un cervo salta nella direzione opposta al leone, mentre un cinghiale
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trafitto dalla lancia scagliata dal dominus a cavallo si piega sulle zampe posteriori. Appare interessante che il mosaicista abbia reso il sangue che sgorga a fiotti dalla ferita del cinghiale. Un ultimo leone, la cui figura è in parte danneggiata, è situato in alto a destra; nell’angolo opposto, un grande cane con un collare cammina come se stesse ispezionando la zona. I due leoni a riposo presenti nel registro inferiore sono rappresentati in modo molto semplice, quasi in modo approssimativo; hanno un volto quasi umano (Figura V.7), e sembrano copiati dallo stesso modello.
Nel mosaico sono presenti anche quattro figure maschili, molto diverse. La prima, in basso, al centro del pannello, ha una corta tunica grigia con le maniche arrotolate, coperta con una specie di panciotto rosso a mezze maniche, ornato con un pannello rosso e bianco quadrato sul petto, e regge con una mano una corta lancia. La seconda, posta al di sopra, con lo stesso emblema al petto, è in ginocchio, indossa un abito simile e calza delle scarpe allacciate che permettono di vedere i piedi; anche questo personaggio tiene in mano una lancia, ma più lunga. Sopra di lui, un’altra figura maschile immobile, con le cosce nude ed una tunica a maniche strette; ha una lepre morta nella mano destra, una grande rete gettata sulla spalla sinistra, una sciarpa bianca legata intorno al collo e nessun emblema al petto. Nel registro superiore, nella parte centrale vi è l’ultima figura maschile (il dominus), il cui cavallo marrone sembra essersi imbizzarrito a seguito del lancio del giavellotto; tiene la mano destra sollevata indietro ed è vestito come il cacciatore di lepre, ma senza la sciarpa16.
Lo spazio figurato è bordato da una cornice a motivo nastriforme, circondata a sua volta da una seconda cornice a riquadri decorati con motivi geometrici. L’unica concessione alla prospettiva è il dominus a cavallo, di dimensioni lievemente più piccole rispetto alle altre figure.
Per questo mosaico era stata proposta da Lavin (1963) una datazione fra il 315 ed il 330. Il gusto dominante in questa composizione è quello che si ritroverà, dalla fine del IV secolo in poi, sui dittici in avorio, di fattura sia occidentale che costantinopolitana. Il cartone appare opera originale dei mosaicisti africani. Osservazioni successive (Février, 1965) basate sulle fasi costruttive dell’edificio, fanno però discendere la posa in opera di questo
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mosaico a non prima degli ultimi anni del IV o agli inizi del V secolo, non escludendo nemmeno un’esecuzione posteriore17.
La scena del ferimento del cinghiale nella Caccia alle Bestie Feroci di Cuicul ricorda per alcuni particolari una scena del quinto registro della Piccola Caccia di Piazza Armerina. In particolare, sono assimilabili nei due mosaici sia la raffigurazione del cinghiale, con il pelo ritto e le fauci schiuse, sia la tecnica con la quale il cinghiale viene trafitto. In entrambi i mosaici il cinghiale viene, infatti, ferito con una lancia nel medesimo punto, ovvero alla carotide sinistra, e la lancia utilizzata sembra essere intercettata da una zanna del cinghiale prima di arrivare a colpirlo (Figura V.8). Nel primo caso l’uomo, la cui lancia viene spezzata, agisce in sella ad un cavallo (Figura V.9), mentre nel secondo caso è in piedi davanti all’animale.
Un altro parallelismo è dato dalla resa del sangue, che fluisce copioso dalla ferita. La presenza delle fiere e le scene cruente nella Caccia alle Bestie Feroci rimandano, inoltre, alla sesta ed alla settima scena del mosaico della Grande Caccia, riguardanti la cattura ed il trasporto degli animali dall’Oriente. La resa stilistica degli animali, come dei paesaggi, nel mosaico di Cuicul può essere vista come imperfetta, se confrontata con quella dei mosaici di caccia presenti a Piazza Armerina.