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Quando da bambini abbiamo tolto I soldatini dai blister in plastica spezzando le giunture del blister stesso eravamo parte del processo produttivo generante quei piccoli personaggi. Difatti quello che ci arrivava nella scatola era solo un semilavorato e l’ultima parte della produzione era affidata a noi. Un semilavorato, in quanto oggetto incompiuto, presenta alcune caratteristiche che possono aiutare nell’identificazione della tecnologia che lo ha generato.

Quegli oggetti, tipici del mondo del modellismo trasmettono una estetica che ben si allinea al tema che stiamo trattando, si trovano infatti in vendita con ancora annesso il loro "cordone ombelicale" ovvero la matarozza e I canali dell’iniezione. Analogo è il caso delle termoformature fustellate con ancora la lastra in plastica che le ha generate.

Questi oggetti sono dotati di una forte capacità narrativa che può dare una idea, seppure poco precisa, di come siano stati prodotti.

model-kit stampato a iniezione. makezine.com

Le mollette per bucato di Giulio Iacchetti per Coop seguono lo stesso principio, Dallo stampo escono in formazione "a corolla" 12 pezzi. L’as- senza di un ulteriore passaggio industriale (come il montaggio, as- semblaggio e l’aggiunta di una molla metallica) incide sulla riduzione del costo del prodotto. Sarà l’utente finale a staccare ogni singolo pezzo dalla corolla, avviando una sorta di gioco con un oggetto che da sempre rientra nell’attrezzaggio base di ogni casa.

Queste mollete, così come i soldatini dei model-kit, sfruttano la carat- teristica forma dei canali dell’iniezione che, sono abbastanza larghi da consentire il flusso della plastica durante il processo , ma che una vol- ta induriti consentono di essere spezzati facilmente saltando perciò parte del processo produttivo.

Un altro modo efficace utilizzato per mostrare il processo è quello di portare fuori dalla fabbrica o dal laboratorio artigianale componenti e parti che solitamente vengono occultate.

Giulio Iacchetti, molletta per bucato COOP 2008 Mold Tableware by

La produzione, sia artigianale che industriale, è fatta di macchinari , attrezzi e strumenti specifici solitamente estranei ai più.

Dare risalto attraverso il progetto a queste componenti diventa un gesto forte perchè pone luce sulla liturgia del processo divulgando i mezzi necessari alla sua realizzazione.

Lo stampo fa parte di una di queste componenti, alcuni designer, come Huang Ching Chi con la sua collezione mould tableware utilizza diret- tamente lo stampo come componente funzionale, privandola della sua funzione di forma generatrice ma dandogli una funzione altra, ad es- empio lo stampo della ciotola diventa la ciotola stessa.

L’utilizzo non convenzionale di stampi in gesso per la ceramica è piut- tosto ricorrente negli ultimi anni.

Semplificando molto potremmo dire che la maggior parte dei vasi in ceramica è prodotta utilizzando stampi in gesso composti da due metà.

Studio Nadadora, bootleg. nadadora.es

Una volta uniti con degli elastici il materiale viene colato all’interno e ,quando raggiunge lo spessore desiderato, svuotato e lasciato asciug- are. Una volta tolto dallo stampo e lasciato seccare a dovere l’oggetto viene cotto. A questo punto il materiale prende il nome di biscotto. Questo viene successivamente smaltato e cotto una seconda volta dando origine al prodotto finito.

Alcune delle nozioni sopra citate possono riscontrarsi e trasparire da alcuni progetti che hanno come componente primaria proprio lo stret- to rapporto tra lo stampo e l’oggetto riprodotto, rapporto che trova nel- la ceramica la sua applicazione più antica.

Lo studio spagnolo Nadadora con il progetto bootleg ha creato dei vasi in ceramica ottenuti mischiando gli stampi in disuso dell’industria di Manises. Alcuni anni fa, infatti, il polo industriale della città attraversò una fase di importante crisi e diverse eziende dedite alla lavorazione ceramica chiusero lasciando numerosi stampi prematuramente inuti-

Studio Nadadora, bootleg. nadadora.es

lizzati. Il suo nome, bootleg, deriva da una tipologia di remix musicale, il progetto consiste infatti di un esercizio di taglia e incolla che con- sente di abbinare parti di stampi diversi. Ci sono state due edizioni, la prima nel 2008, in cui la sezione verticale definisce il mix. Nel 2009, vengono creati altri due modelli utilizzando la sezione orizzontale con un risultato diverso.

Le parti di giunzione del materiale ceramico sono state lo spunto pro- gettule di altri oggetti. La ceramica liquida, versata nello stampo si infiltra nelle giunzioni tra le parti di quest’ultimo creando delle incre- spature chiamate "bave". Solitamente questi difetti vengono tolti pas- sando una spugna umida sull’oggetto prima della cottura.

Nel progetto Pieces of Pi, del designer olandese Dik Scheepers, questo difetto viene messo in luce ed estremizzato grazie all’utilizzo di stampi composti da molte parti.

Dik Scheepers, Pieces of Pi. 2010 Dave Hakkens, SHRINKING JUG, 2012.

dice infatti il designer: " I do not think it is necessary to make the per- fect mold. I accept the mistakes, which are normally not wanted.These mistakes become a characteristic of the product and tell a lot about it’s processing. They make the product even more beautiful". Dik Scheep- ers. Un’altra caratteristica che ha il materiale ceramico è che quando asciuga Diminuisce di circa il 10 % . Questo è ciò che maggiormente ha interessato Dave hakkens con il progetto SHRINKING JUG, Il designer ha costruito una grossa caraffa utilizzando vari materiali in modo da osservare il fenomeno del restringimento su differenti texture. Dalla caraffa ha ricavato uno stampo con il quale ne ha riprodotta una sec- onda che si è ristretta del 14 %, il processo è stato ripetuto diverse volte, ogni volta la ceramica si deforma leggermente e i dettagli si perdono lentamente.

Thomas Alonso, stamp, Italesse 2010 tomas-alonso.com

Ci sono voluti 13 passaggi per trasformare una brocca da 5 litri in una da 10 millilitri.

Personalemente credo che questo progetto sia molto interessante per- chè sfrutta un comportamento fisico del mteriale in modo innovativo, mostrando differenti texture e con una forte componente poetica. Ancora una volta una caratteristica fisica, una peculiarità nota agli ad- detti ( in questo caso ai ceramisti ), si mostra, grazie ad un progetto capace di trasferire un valore, o meglio un limite di processo al valore d’uso ed estetico dell’oggetto.

Anche Tomas Alonso nel progetto Stamp per l’azienda italiana Italesse forza l’estetica del processo produttivo. Le posate in acciaio stampato ricordano più dei macchinari o degli oggetti tecnici piuttosto che un prodotto per la casa.

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