• Non ci sono risultati.

Multifunzionalità, ambiente e territorio

La gestione delle risorse naturali e l’agricoltura sostenibile

Biodiversità e paesaggio rurale - Il paesaggio e le sue componenti trovano

oggi tutela e valorizzazione nel Codice dei beni culturali e del paesaggio (d.lgs. 42/04), conosciuto come Codice Urbani, entrato in vigore nel 2004. Tale Codice, abroga e sostituisce (pur mantenendone alcuni contenuti) la legge Bottai e la legge Galasso, recependo gli orientamenti contenuti nella Convenzione Europea del paesaggio del 2000. Una misura dell’estensione delle tipologie paesaggistiche tutelate dal Codice la dà l’IsPRa con l’elaborazione di un indicatore specifico

(Ambiti paesaggistici tutelati) applicato per singola regione. Oltre agli ambiti paesaggistici, l’isPRa ha elaborato altri due indicatori che offrono informazioni

sull’attività pianificatoria per la tutela e la conservazione dei beni naturali e della biodiversità. Uno di questi riguarda il recepimento della rete ecologica di Natura 2000 nella pianificazione ordinaria e l’altro attiene allo stato di attuazione dei piani dei parchi nazionali secondo la legge quadro sulle aree protette 394/91. Mentre i risultati del primo indicatore possono considerarsi positivi (i riferimenti alle reti ecologiche sono presenti nell’88% dei Piani Territoriali di Coordinamento Provinciali (PtcP), non altrettanto si può dire per la pianificazione nei parchi. Il piano del parco, infatti, è vigente solo in 4 Parchi nazionali (Vesuvio, Dolomiti bellunesi, Aspromonte, Maiella). Connessa con le nuove forme di organizzazione del territorio, ed in particolare con i nuovi rapporti tra città e campagna, è la nascita della tutela dei paesaggi agrari e rurali. Sebbene non vi sia uno statuto giuridico delle zona agricole, lo stesso Codice Urbani ha previsto che il paesaggio agricolo può essere oggetto di tutela. Sulla spinta di ciò, diverse regioni italiane hanno legiferato in materia e affrontato il problema della conservazione del territorio in tali zone (Toscana, Trentino Alto Adige, Umbria, Valle d’Aosta, Veneto). Per i paesaggi rurali di interesse storico, un primo censimento ha già messo in evidenza ambiti paesaggistici interessanti per situazione ambientale, socio-economica e per la biodiversità (133 individuati finora).

Lo stato delle foreste - La superficie forestale nazionale è stimata in 10,5

76 Annuario dell’agricoltura italiana. Sintesi - 2010 differenze tra le regioni sono piuttosto rilevanti: con regioni, quali Trentino Alto Adige, Liguria, Toscana e Sardegna, con indici di boscosità superiori al 50% ad altre (come Puglia e Sicilia) dove i boschi coprono circa un decimo del territorio (tab.4.1). Le superfici a bosco sono soprattutto di proprietà privata (66,1%), mentre la rimanente proprietà pubblica è prevalentemente comunale o provinciale. Le due forme di proprietà presentano importanti differenze nel grado di frammentazione, nella gestione e nella produttività: le utilizzazioni nelle proprietà private sono state, nel corso del 2008, più numerose che nelle altre forme di proprietà (69.000 autorizzazioni al taglio) ma la dimensione delle tagliate, pari a 0,8 ettari nell’ultimo anno, è nettamente inferiore rispetto alle proprietà pubbliche, in particolare quelle comunali (4,1 ettari). Nel complesso, rispetto al 2007 è leggermente diminuito il numero delle tagliate, per contro è aumentata, seppure di poco, la dimensione media (1,1 ettari rispetto 1,0). Due eventi climatici anomali nel 2003 e nel 2007, hanno colpito particolarmente le foreste dei paesi del Mediterraneo, con conseguenze molto pesanti sulla salute di alcune specie forestali, in particolare le querce, per le quali si è registrato un progressivo aumento nel grado di defogliazione delle chiome che è passato dal 10,3% del 1990 al 21,2% nel 2008. Il fuoco rimane la principale minaccia per gli ecosistemi forestali europei, in particolare per quelli dell’Europa meridionale. Secondo il Sistema Europeo di Informazione sugli Incendi Forestali (EFFis), in Europa la superficie percorsa dagli

incendi, nella sola estate 2009 è stata di oltre 320.000 ettari, di cui 250.000 ettari di superficie forestale. I paesi maggiormente colpiti sono stati la Spagna e l’Italia, soprattutto a causa delle condizioni meteorologiche particolarmente favorevoli all’innesco degli incendi. Francia, Grecia e Portogallo hanno subito danni minori, seppure significativi. Nell’area mediterranea l’Italia è uno tra gli Stati più a rischio, con circa 11.000 incendi e una media di 50.000 ettari danneggiati o distrutti ogni anno. Nel 2009 in Italia la superficie percorsa dalle fiamme è aumentata del 20% rispetto al 2008, il numero degli incendi boschivi è invece diminuito, confermando il trend positivo riscontrato già nel 2008. Ne consegue un aumento della dimensione media degli incendi, che trova giustificazione nella presenza di un territorio poco e male gestito in cui gli incendi si propagano più rapidamente e dove le operazioni di spegnimento diventano sempre più difficili e onerose.

Le risorse idriche e l’agricoltura - La composizione delle risorse idriche

è continuamente soggetta a modificazioni, sia per cause naturali che per cause antropiche. Nel 2008 il 78% dei siti monitorati presentava uno stato ecologico ottimo, il 41% uno stato ecologico buono e il 33% nello stato sufficiente, indicando un notevole miglioramento rispetto agli anni precedenti. Le acque sotterranee nel

Cap. 4 - Multifunzionalità, ambiente e territorio 77 54% dei punti di prelievo sono risultate di buona e sufficiente qualità. L’indice dello stato ecologico dei laghi ha evidenziato un peggioramento della situazione rispetto allo scorso anno. Con riferimento alla questione dei nitrati nel 2009 è stata avanzata, per il bacino padano-veneto-friulano, una richiesta di deroga al limite imposto dalla normativa di 170 kg/ha/anno di azoto previsto per la distribuzione di effluenti zootecnici alle zone vulnerabili all’inquinamento da nitrati, condizionata alla pratica di sistemi colturali caratterizzati da una stagione di crescita prolungata e capaci di garantire asportazioni di azoto superiori a 250 kgN/ha/anno.

In ottemperanza a quanto previsto dalla direttiva quadro per le acque 2000/60 e facendo seguito alla delimitazione degli otto distretti idrografici nazionali è stato avviato il processo che ha portato all’adozione dei piani di gestione dei distretti idrografici. Nel corso dell’anno l’attenzione si è concentrata sulle questioni connesse alla individuazione di una politica per le risorse idriche capace di provvedere al recupero dei costi dei servizi idrici, compresi i costi per l’ambiente e le risorse, l’analisi economica risulta uno strumento molto importante.

Infine, in relazione alle politiche per lo sviluppo rurale la misura principale con impatto sulle risorse irrigue è quella relativa alle infrastrutture connesse allo sviluppo ed all’adeguamento dell’agricoltura e della silvicoltura inserita nell’Asse 1 (misura 125). Relativamente a questa misura, entro il 2009 a livello nazionale sono stati programmati per il periodo 2007-2013 circa 724 milioni di euro, pari a circa il 4% della dotazione finanziaria complessiva prevista per lo sviluppo rurale. Tre regioni - Valle d’Aosta, Emilia-Romagna e e Abruzzo - non hanno attivato la misura.

Cambiamento climatico, emissioni di gas serra e sistemi agroforestali - Il

dibattito internazionale sugli effetti del cambiamento climatico nel 2009 è stato catalizzato dalla preparazione della 15° Conferenza delle parti (coP15),

l’incontro annuale della Convenzione sui cambiamenti climatici delle Nazioni Unite, tenutasi a Copenhagen nel mese di dicembre per discutere le azioni da intraprendere nel periodo post 2012. Purtroppo i risultati della coP15 sono stati molto modesti e il documento finale si limita a richiamare in modo generico le sfide poste dai cambiamenti climatici a tutti i Paesi e la necessità di tagli drastici alle emissioni, ribadendo la necessità di una equa distribuzione di responsabilità tra Paesi ricchi e poveri. L’Inventario delle emissioni di gas ad effetto serra dell’Unione europea ha evidenziato nel suo più recente rapporto un’ulteriore riduzione delle emissioni per il 2008 a livello europeo: -1,9% rispetto al 2007, che porta l’Ue verso il

raggiungimento dell’obiettivo fissato con il Protocollo di Kyoto (-6,5% rispetto a -8% per Protocollo). Anche l’Italia ha evidenziato nel 2008 una diminuzione delle emissioni per il quarto anno consecutivo (-2% rispetto al 2007). Meno

78 Annuario dell’agricoltura italiana. Sintesi - 2010

positivo è risultato il bilancio italiano rispetto all’anno di riferimento: tuttora si ha un aumento delle emissioni pari al 5% rispetto al dato del 1990, quando gli accordi europei prevedono una riduzione del 6,5% entro il 2012.

L’agricoltura è inclusa tra i settori che devono contribuire alla riduzione delle emissioni, che rappresentano in Italia all’incirca il 6,6% del totale (tab. 4.2). Tra il 1990 e il 2008 le emissioni agricole sono diminuite dell’11%, riducendo conseguentemente l’incidenza percentuale dall’8% all’attuale 6,6%. I gas serra sono rappresentati quasi esclusivamente da protossido di azoto (57%) proveniente dall’utilizzo di fertilizzanti e da altre emissioni dei suoli agricoli e da metano (43%) causato dai processi digestivi degli animali allevati, dalla gestione delle deiezioni e dalla coltivazione del riso. Particolarmente significativo appare anche il contributo offerto dal cambiamento di uso del suolo e foreste (lUlUcF) che in

Italia incidono sulle emissioni complessive per il 16%, secondo i dati del 2008.

Uso delle risorse naturali e gestione aziendale – Nel corso dell’ultimo

decennio la perdita di superfici agricole e più in generale il “consumo di suolo” sono stati al centro di un intenso dibattito sui rischi e le conseguenze dei crescenti trasferimenti dei terreni dalle attività primarie ad altre attività. I dati coRine Land

Cover relativi ai cambiamenti della copertura del suolo in Italia nel periodo 2000- 2006 evidenziano un aumento generalizzato delle superfici artificiali (aumentate di 482 km2), principalmente a discapito delle superfici agricole (diminuite di 402

km2) e, in misura minore, degli ambienti naturali e seminaturali.

Secondo i dati dell’istat, che derivano da indagini campionarie svolte su base

aziendale, e quindi non direttamente confrontabili con i dati coRine Land Cover,

tra il 2000 e il 2007 la superficie agricola utilizzata (saU) si è ridotta di 318.000

ettari, attestandosi intorno ai 12,7 milioni di ettari (tab. 4.3). Durante questo arco temporale si è registrata una consistente riduzione sia delle superfici a seminativi che delle superfici con coltivazioni permanenti. L’incremento dei prati permanenti e pascoli (oltre 33.000 ettari) è invece il risultato di un’espansione di queste superfici nelle aree collinari (+1,8%) e di montagna (+3,4%), presumibilmente anche a seguito del disaccoppiamento degli aiuti nell’ambito della Pac. La rimozione degli elementi non coltivati del paesaggio, come siepi, filari di alberi, terrazzamenti e fossati, può avere conseguenze negative sulle condizioni produttive, ma anche sulla qualità estetica dei paesaggi, sulle risorse idriche e sulla biodiversità. Nonostante l’alterazione e la rimozione di questi elementi sia stata documentata da numerosi analisi a livello locale, manca una ricognizione sistematica su scala nazionale che permetta un adeguato confronto temporale e spaziale della loro diffusione. I dati disponibili (relativi all’indagine campionaria dell’istat del 2005) evidenziano come solamente il 6% delle aziende abbia una

dotazione soddisfacente di siepi e come questi elementi siano assenti in oltre il 90% della saU.

Cap. 4 - Multifunzionalità, ambiente e territorio 79 Nel corso del 2009 si è delineato un nuovo quadro normativo comunitario relativo all’immissione in commercio degli agrofarmaci e al loro utilizzo in campo. In particolare, il reg. (ce) 1107/2009 sottopone a nuovi vincoli l’immissione in commercio degli agrofarmaci, escludendo a priori tutti i principi attivi identificati come pericolosi per la salute dell’uomo e dell’ambiente (cut-off criteria). Per quanto riguarda l’utilizzo in campo, la direttiva 2009/128/ce prevede, da parte

degli Stati membri, l’adozione di un Piano d’Azione Nazionale (Pan) e la

definizione, entro la fine del 2011, delle disposizioni legislative, regolamentari e amministrative per la riduzione dei rischi e degli impatti derivanti dall’utilizzo dei prodotti fitosanitari. A livello nazionale, i dati disponibili sull’utilizzo di questi prodotti evidenziano come nel decennio 1998-2008 vi sia stata una costante riduzione del loro utilizzo (-10%), in particolare per i prodotti più pericolosi e soggetti a particolari restrizioni (-62%).

L’agricoltura biologica - Il settore biologico italiano ha fatto registrare dati

contrastanti per il 2009: nel 2009 è diminuito il numero degli operatori, scesi a 48.509 (-2,3% in un anno), ma sono aumentate le superfici, in conversione o già convertite (+10,4%), giunte a 1.106.684 ettari. La contrazione ha interessato solo i produttori esclusivi, mentre continua la crescita delle restanti componenti impegnate nella lavorazione dei prodotti (+5,6%), segno del consolidamento di un modello integrato di filiera. Per altro verso, si è verificato l’abbandono di un significativo numero di aziende, che non riescono da sole a conseguire un soddisfacente risultato economico (tab. 4.4).

Si rafforza il peso delle regioni meridionali nella fase produttiva, ma cresce anche la loro importanza nella lavorazione dei prodotti biologici e nella loro importazione, grazie all’impulso derivante dall’applicazione delle misure di sviluppo rurale volte a migliorare la strutturazione e l’integrazione di filiera. In ogni caso, la produzione continua ad interessare specialmente il meridione (64% dei produttori), mentre la trasformazione dei prodotti e l’esportazione sono per i 2/3 concentrate nel Nord e nel Centro. La crescita delle superfici è sostenuta dall’incremento delle nuove adesioni (pressoché raddoppiate), mentre continua la contrazione delle superfici già certificate (-9,5%). Sul fronte della ripartizione colturale va segnalato il progressivo e significativo mutamento del panorama nazionale, in cui gli ordinamenti estensivi (coltivazioni cerealicole, foraggere e prati pascolo) cedono il posto a coltivazioni più intensive, in particolare a quelle arboree.

Riguardo alle produzioni zootecniche, il 2009 fa registrare una pesante battuta d’arresto: tutte le principali specie allevate mostrano un decremento del numero di capi allevati, direttamente connesso con la contrazione delle superfici a foraggere e a prati pascoli.

80 Annuario dell’agricoltura italiana. Sintesi - 2010

Il valore del mercato mondiale dei prodotti biologici nel 2008 è di 50,9 miliardi di dollari. La crescita rimane sostenuta (oltre 4 miliardi in un anno) nonostante la crisi economica mondiale abbia scoraggiato i consumi, anche dei generi alimentari. Cresce di importanza il mercato europeo (26 miliardi di dollari, +10% in un anno), con la Germania che presenta i volumi maggiori, seguita da Francia e Regno Unito, che insieme all’Italia, rappresentano all’incirca l’80% del mercato europeo. A livello nazionale il mercato è cresciuto nel corso del 2009 (7%), in un momento di generale stagnazione della domanda di prodotti alimentari e di quelli di qualità certificata. I consumi rimangono appannaggio delle regioni settentrionali del Paese e permane quindi ancora lo squilibrio tra luoghi di produzione e luoghi di consumo.

Sul fronte delle politiche si segnala l’approvazione delle disposizioni attuative dei n. 834/2007, n. 889/2008 e n. 1235/2008, riguardanti la produzione vegetale e animale, l’etichettatura dei prodotti, il controllo e la certificazione, per semplificare le normative del comparto.

La diversificazione dell’agricoltura

Agriturismo e turismo rurale - Secondo alcune anticipazioni, nel 2009 il

settore agrituristico dovrebbe aver registrato una diminuzione degli arrivi e dei pernottamenti, dopo anni di continui incrementi. Complessivamente si è rilevata una flessione della permanenza media negli ultimi anni dovuta essenzialmente alla diminuzione dei soggiorni degli stranieri. Contestualmente, si stanno modificando le modalità di accesso alle informazioni, con un incremento delle prenotazioni attraverso i siti Internet delle aziende (tab. 4.5).

Nel 2008 le aziende autorizzate all’esercizio agrituristico sono risultate 18.480, con un incremento di 760 unità (+4,3%) rispetto al 2007, la crescita percentuale più bassa dell’ultimo decennio. Si tratta di una flessione fisiologica che riflette la maturità del settore, confermata dal bilancio tra nuove autorizzazioni rilasciate (1.193) e le attività cessate (433). L’incidenza percentuale delle aziende agrituristiche sulle aziende agricole complessive si è confermata mediamente abbastanza limitata (1%) a livello nazionale.

L’attività preponderante continua a essere rappresentata dall’alloggio, che viene esercitato dall’83% delle aziende agrituristiche. Le aziende che hanno scelto di offrire la degustazione hanno raggiunto le 3.304 unità, di cui 2.156 svolgono anche attività di ristorazione. A completamento dell’offerta ristorativa, si affiancano i percorsi eno-gastronomici nel territorio circostante le aziende agrituristiche (secondo l’Osservatorio sul turismo del vino, in Italia si contano 154 strade del vino nel 2010). Il contributo del turismo del vino al movimento agrituristico riscuote crescente successo grazie alla prossimità dei luoghi da

Cap. 4 - Multifunzionalità, ambiente e territorio 81

visitare e dove acquistare i prodotti alimentari, alla convenienza e accessibilità degli stessi. Tuttavia il segmento risente di alcune problematiche del turismo rurale, tra cui la necessità di servizi di integrazione e sinergie tra gli operatori.

Secondo lo studio condotto dall’Osservatorio nazionale dell’agriturismo per ogni euro di spesa pubblica, l’azienda agrituristica investe mediamente 2,5 euro. Grazie agli investimenti gli agriturismi riescono a incrementare il reddito aziendale di un importo che remunera circa un occupato per azienda. Tale risultato conferma che l’attività agrituristica, se adeguatamente sostenuta dal punto di vista degli operatori e delle opportunità di sviluppo, è in grado di generare occupazione, nonché ricambio generazionale. In questo modo non solo si evita l’abbandono delle aree rurali, ma si intesse il territorio di figure preparate dal punto di vista commerciale, culturale e imprenditoriale.

Agricoltura e società - È possibile definire la dimensione sociale

dell’agricoltura come la capacità del settore di produrre processi inclusivi e di coesione sociale utilizzando le risorse del territorio e rispondendo alle esigenze di particolari fasce della popolazione. Ambiti di espressione di tale funzione possono essere l’inclusione lavorativa di soggetti a bassa contrattualità, l’educazione e la formazione, la co-terapia per persone con problemi di tipo psichico, psichiatrico o fisico, l’accoglienza, ecc. Il tema è vasto e non presenta dati e informazioni omogenee e costanti nel tempo; tuttavia, per dargli una continuità, da questa edizione, l’Annuario presenterà un paragrafo ad esso dedicato con il punto della situazione e un approfondimento su un aspetto specifico. Quest’anno viene affrontato il rapporto agricoltura e legalità. Rientrano in questo filone sia le attività svolte all’interno o all’esterno delle carceri con (ex)detenuti sia gli interventi con finalità sociali realizzati su terre confiscate alla mafia. In entrambi i casi, la maggior parte delle realtà pratica generalmente agricoltura biologica o a basso impatto ambientale; solo in alcuni casi però le produzioni sono certificate. Nonostante nel complesso la superficie utilizzata a questi fini sia poca e le risorse umane impiegate siano ridotte, tali esperienze risultano particolarmente significative per la loro capacità di comunicare i valori della legalità e consolidare la funzione sociale dell’agricoltura.

Energia e biomasse - Il quadro congiunturale del sistema energetico nazionale

nel 2009 è stato pesantemente influenzato dalla crisi economica: la frenata dei consumi e la caduta del Pil si sono riverberati anche sui consumi finali di energia

che hanno segnato una riduzione del -5,6% rispetto al 2008. Si è trattato di un valore decisamente superiore alle riduzioni registrate nei tre anni precedenti (circa -1% all’anno), dovute agli effetti congiunti della promozione dell’efficienza e del risparmio energetico, oltre che ai ritmi di crescita abbastanza contenuti del sistema economico. In Italia nel 2009 sono stati impiegati 180 milioni di

82 Annuario dell’agricoltura italiana. Sintesi - 2010

tep (tonnellate di equivalente petrolio, una misura standard usata nel settore energetico) di energia primaria (impieghi interni lordi), trasformati in 133 milioni di tep di consumi finali, utilizzati soprattutto come carburanti (petrolio per il 47% e gas per il 30%) ed energia elettrica (19%) nei diversi settori industriali e civiliIl peso dell’agricoltura sui consumi finali è piuttosto basso e segue il contributo che il settore primario offre al sistema economico in termini di valore aggiunto. Nel 2009 si è verificato un leggero incremento rispetto all’anno precedente (+1%), in controtendenza rispetto al pesante passivo accusato dall’industria (-20%) e dai trasporti (-4%). Soltanto il settore terziario e residenziale continua a presentare vistosi aumenti (+4% rispetto al 2008), probabilmente in conseguenza dei cambiamenti di stili di vita che richiedono quantità addizionali di energia soprattutto per il condizionamento degli edifici. La quota più rilevante di energia da fonti rinnovabili è sempre rappresentata dall’idroelettrico che, sebbene sia soggetto a forti fluttuazioni annuali causate dalla effettiva disponibilità idrica, ha continuato a fornire quasi la metà dei 18 milioni di tep prodotte da FeR nel 2008. Nel contempo è aumentato in misura significativa il contributo delle fonti non tradizionali quali l’eolico, il fotovoltaico, i rifiuti e le biomasse (legna, biocombustibili, biogas) che passano, sul totale delle rinnovabili, da poco più del 14% del 2000 al 34% del 2008. Per quanto riguarda le biomasse (compresi i rifiuti), il cui contributo è sceso al 36,2% nel 2008 dopo aver raggiunto il picco massimo del 38,6% l’anno precedente, si evidenzia una costante crescita produttiva, trainata nel 2008 soprattutto dai biocombustibili, che hanno superato in ordine di importanza la produzione di biogas (tab. 4.6). Gli aumenti della biomassa legnosa sono meno marcati e lontani dal contributo medio europea, ma va tenuto conto che vi sono problemi di contabilizzazione della produzione complessiva che devono ancora essere risolti. Va, inoltre, sottolineato che la situazione è in rapido mutamento e statistiche più aggiornate potrebbero evidenziare ulteriori incrementi dell’energia derivata da biomasse.

L’approvazione definitiva della l. 99/2009 ha completato il quadro normativo di riferimento per i nuovi incentivi per la produzione di energia da biomasse introdotti dalla legge finanziaria 2008, ma in attesa di concertazione tra i ministeri competenti. L’art. 42 della legge prevede una tariffa omnicomprensiva per la produzione di energia da biomasse agricole da filiera corta pari a 0,28 cent/kWh. Potranno beneficiarne soltanto gli impianti di taglia non superiore a 1 MW, alimentati a biomasse agricole e con oli vegetali puri tracciabili, ma non quelli con biocombustibili come biodiesel e bioetanolo che sono ricompresi in

Documenti correlati