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Come fa notare la stampa, non si tratta del risultato plebiscitario atteso da Marchionne e nemmeno di una disfatta per la Fiom (50). Il margine ottenuto dal “no” è infatti sufficiente a testimoniare una resistenza interna all’accordo e a giustificare, secondo i contrari, la prosecuzione delle proteste. Scrive l’operaio Raffaele Manzo: «Il no arriva al 36%: sono più di 1.600 operai che non vogliono abbassare la testa al ricatto del padrone» (Manzo 2011, 101). Anche i leader dei sindacati confederali tentano di capitalizzare il significato del risultato rappresentandolo secondo gli stessi criteri usati sino a quel momento. Secondo Susanna Camusso, vice segretario generale della Cgil,

Pomigliano ha detto sì al lavoro […] però ha contemporaneamente detto no ad un’idea che si possano cancellare i diritti delle persone. Adesso credo che la Fiat, che ha sbagliato la modalità con cui ha impostato tutta questa vertenza, debba da un lato confermare l’investimento, dall’altro tornare a un confronto per trovare una soluzione condivisa sul futuro di quello stabilimento (51).

Anche la Fiom, che pur senza mai indicarla esplicitamente ha promosso la scelta del “no”, auspica che Marchionne mantenga le intenzioni espresse precedentemente. Per Landini, la Fiom «chiede che la Fiat prenda atto del pronunciamento che c’è stato tra i lavoratori», che, secondo la ricostruzione del segretario dei metalmeccanici Cgil, sarebbe stato voluto proprio dall’azienda. Il negoziato dovrebbe quindi riaprirsi. Landini si augura che Fiat «tolga dal tavolo gli elementi che sono indisponibili, dalla messa in di-scussione del diritto di sciopero alle sanzioni agli interventi fuori luogo sulla malattia e riapra la trattativa sui problemi veri di produttività dello stabili-mento di Pomigliano». La Fiat dovrebbe quindi «riflettere, perché il consen-so è decisivo per far funzionare le Fabbriche ed è utile ricercarlo con tutti» (52).

(50) Si veda l’articolo Referendum di Pomigliano, vincono i sì, ma non c’è il plebiscito: i contrari al 36%, in Corriere della Sera, 22 giugno 2010.

(51) Servizio Sky Tg24, Fiat, Camusso: Riaprire confronto, serve soluzione condivisa, 23 giugno 2010, reperibile in https://goo.gl/QqRbsT.

(52) Servizio Sky Tg24, Pomigliano, Landini: la Fiat dovrebbe riflettere, 23 giugno 2010, reperibile in https://goo.gl/HD84Lv.

Raffaele Bonanni, segretario generale della Cisl, afferma invece che «i lavo-ratori hanno avuto responsabilità» nonostante un «gioco mediatico allo sfa-scio». La Fiat deve quindi procedere con l’investimento. Per Bonanni, inol-tre, la responsabilità dimostrata dai lavoratori è da richiedere a tutte le parti in campo. «Tutti i sindacati compresa la Cgil» devono quindi essere «uniti nel rendere [Pomigliano] un posto di lavoro più forte» (53).

Pur da prospettive diverse i leader sindacali utilizzano i commenti sul risul-tato del referendum per tentare di richiamare le altre parti all’unità e alla re-sponsabilità. Tale richiamo è motivato in modo particolare anche da un’ipotesi che circola dal giorno precedente al referendum; ipotesi relativa alla costituzione di una new company, in breve newco, da parte dell’azienda. Se ne ha notizia la prima volta anche in questo caso grazie alla stampa, quando il voto del referendum è ancora in corso. In un articolo di Roberto Mania su

la Repubblica del 21 giugno (54) viene riportata l’indiscrezione secondo cui

Fiat avrebbe intenzione di costituire a Pomigliano una nuova società solo con il suo contratto aziendale, fuori dal sistema di Confindustria. Per Mania si tratta di un piano del quale i sindacati sono «informalmente a conoscen-za». L’ipotesi newco per i media diventa il “piano C” di Fiat, la terza via, al-ternativa sia all’investimento con il coinvolgimento dei sindacati, sia alla chiusura dell’impianto.

Lo stesso 21 giugno la Fiom rilascia un comunicato (55) con il quale Giorgio Cremaschi definisce il “piano C” «Una mostruosità illegale, che rivela le in-tenzioni dell’Azienda».

Se fosse vero quanto scritto oggi dal quotidiano “La Repubblica”, secon-do cui la Fiat avrebbe intenzione di costruire una nuova società a Pomi-gliano, con lavoratori assunti individualmente a condizioni in deroga ai contratti, alle leggi e alla stessa Costituzione, saremmo di fronte a un fat-to mostruoso, ma rivelafat-tore delle reali volontà aziendali (56).

Lo scenario inaspettato circola anche sui media. Poco dopo l’arrivo dei ri-sultati ufficiali del referendum, durante una diretta del Tg3 (57) la giornalista Elisabetta Margonari intervista Giuseppe Terracciano, segretario regionale

(53) Servizio Sky Tg24, Referendum Fiat, Bonanni: chiediamo responsabilità a tutti, 23 giugno 2010, reperibile in https://goo.gl/I4oaU8.

(54) R.MANIA, Pomigliano, ora il Lingotto pensa ad un piano C, in la Repubblica, 21 giugno 2010. (55) Comunicato stampa Fiom-Cgil, 21 giugno 2010, Fiat. Cremaschi (Fiom): “Piano C della Fiat? Una mostruosità illegale che rivela le intenzioni dell’Azienda”.

(56) Ibid.

(57) In http://www.rai.it/dl/RaiTV/programmi/media/ContentItem-2a68d195-282e-40e8-8e6d-c20e38bba8dc.html.

della Fim Cisl Campania, e gli domanda se sia possibile «un’altra strada, quello che è stato chiamato il “piano C”, una nuova società e quindi una nuova trattativa». Terracciano risponde:

Io non conosco questo piano C, ma in ogni caso apprezzo il fatto che Fiat ci richiama in causa e che vuole discutere naturalmente con i sinda-cati firmatari […]. Ci auguriamo che i compagni della Fiom possano rav-vedersi e insieme possiamo rilanciare questo stabilimento.

Un comunicato stampa dell’azienda emesso il 23 giugno (58) prefigura però già il muro contro muro che va delineandosi con la Fiom. Si legge:

La Fiat ha preso atto della impossibilità di trovare condivisione da parte di chi sta ostacolando, con argomentazioni dal nostro punto di vista pre-testuose, il piano per il rilancio di Pomigliano.

L’azienda lavorerà con le parti sindacali che si sono assunte la responsa-bilità dell’accordo al fine di individuare ed attuare insieme le condizioni di governabilità necessarie per la realizzazione di progetti futuri.

Il 1° luglio la Fiom licenzia il testo di un documento firmato dai delegati Fiat (59), sempre all’insegna della violazione della Costituzione come chiave di lettura ufficiale della vicenda:

L’Assemblea condivide e sostiene la scelta operata della Fiom-Cgil di non sottoscrivere il testo imposto dalla Fiat e diventato accordo separato, perché esso contiene inaccettabili deroghe al Contratto nazionale, alle leggi vigenti in materia di tutela e salute e sicurezza nei luoghi di lavoro, violazione del diritto di sciopero sancito dalla nostra Costituzione e la volontà di mettere in crisi i fondamenti della rappresentanza e della con-trattazione collettiva.

Nella retorica Fiom anche il rovesciamento della responsabilità assume un ruolo strutturale:

A tal fine il Gruppo Fiat, anche in un’ottica di responsabilità sociale, de-ve favorire da subito soluzioni industriali, anche di altri produttori di au-to, capaci di garantire la continuità produttiva e la difesa dei livelli occu-pazionali, diretti e dell’indotto.

(58) Comunicato stampa Fiat Group, 23 giugno 2010, Dichiarazione sull’esito del referendum di Pomigliano, disponibile in Boll. ADAPT, 2010, n. 24.

(59) FIOM-CGIL, Assemblea delegate e delegati Fiat, grandi gruppi e Mezzogiorno. Documento finale, 1° luglio 2010.

Si nota inoltre come tutte le dichiarazioni rilasciate dai sindacalisti a ridosso del voto a Pomigliano convergano nel rinnovare la richiesta a Fiat di effet-tuare effettivamente l’investimento, per il quale nessuno impegno formale era ancora stato espresso. Subito dopo il voto ai cancelli della fabbrica Vitali dichiara ai giornalisti:

Sarebbe uno strano paese quello dove due persone su tre approvano un accordo e ci si comporta come se si fosse perso. La Fiat deve mantenere i patti sottoscritti che sono stati approvati dalla maggioranza dei lavora-tori (Vitali 2015, 144).

Nei minuti successivi al termine del conteggio delle schede, tra gli addetti ai lavori si diffonde infatti la voce che Marchionne voglia rimettere in dubbio l’investimento, dati i troppi contrari all’accordo e quindi una non sufficiente garanzia di gestibilità. Rileggendo e confermando l’incertezza di quei mo-menti, Rebaudengo attribuisce anche al clima dell’opinione pubblica un ruo-lo importante.

Valeva veramente la pena rischiare l’investimento? A mio parere questo fu il momento critico di tutta la vicenda […]. Quell’accordo doveva rea-lizzare le condizioni concordate dando la certezza della loro applicazione affinché si potesse poi decidere di attivare un investimento così rischioso in una realtà come quella di Pomigliano, considerata poco affidabile (Re-baudengo 2015, 51).

Il “sì” definitivo all’investimento arriva solo il 9 luglio. Per Landini la «utile conferma» è anche la dimostrazione dell’uso «ricattatorio del referendum» (60). In quello stesso giorno i sindacati firmatari firmano anche una lettera di consenso all’investimento. Tale lettera prevede però proprio la soluzione della newco, non menzionata dall’accordo sottoposto al voto dei lavoratori. La newco sarà denominata Fabbrica Italia Pomigliano.

Rebaudengo spiega così la scelta messa a punto con i legali di Fiat, che pre-vede oltretutto che la newco operi al di fuori del sistema confindustriale: l’obiettivo era non essere condizionati da

norme che avrebbero potuto essere invocate in applicazione di accordi interconfederali o dal contratto nazionale di lavoro. Il problema era

(60) Si veda il comunicato stampa Fiom-Cgil, 9 luglio 2010, Fiat/1. Landini (Fiom): “Grave e sbagliato proseguire sulla strada degli accordi separati. L’investimento serva a rafforzare l’occupazione e i diritti”.

pre lo stesso: quando si comincia qualcosa di nuovo è necessario evitare che venga inquinato dal vecchio (2015, 52).

Il problema quindi, secondo l’azienda,

non era tenere fuori la Fiom come invece questa lamentava, ma avere la certezza che quanto definito dall’accordo potesse essere applicato alla produzione della nuova vettura (ibid.).

La conferma dell’investimento è seguita da un doppio comunicato aziendale (61) che riporta le dichiarazioni del presidente di Fiat John Elkann:

La decisione di procedere con gli investimenti programmati è un impor-tante segnale di fiducia. Significa che crediamo nell’Italia e intendiamo fa-re fino in fondo la nostra parte. Molte cose stanno cambiando intorno a noi, e oggi può essere l’inizio di una fase completamente diversa: il suc-cesso dipenderà da quanto ciascuno saprà essere protagonista di questo cambiamento.

Marchionne invia invece a tutti i dipendenti una nuova lettera dal tono inu-suale, che viene riportata anche sui giornali (62). L’inizio recita:

A tutte le persone del Gruppo Fiat in Italia. Scrivere una lettera è una di quelle cose che si fa raramente e solo con le persone alle quali si tiene ve-ramente.

Se ho deciso di farlo è perché la cosa che mi sta più a cuore in questo momento è potervi parlare apertamente, per condividere con voi alcuni pensieri e per fare chiarezza sulle tante voci che in questi ultimi mesi hanno visto voi e la Fiat al centro dell’attenzione.

Non è la Fiat a scrivere questa lettera, non è quell’entità astratta che chiamiamo “azienda” e non è, come direbbe qualcuno, il “padrone”. Vi sto scrivendo prima di tutto come persona, con quel bagaglio di espe-rienze che la vita mi ha portato a fare.

Sono nato in Italia ma, per ragioni familiari e per motivi di lavoro, ho vissuto all’estero la maggior parte dei miei anni e conosco bene la realtà che sta al di fuori del nostro paese. Ed è questa conoscenza che sto cer-cando di mettere a disposizione della Fiat perché non resti isolata da quello che succede intorno.

(61) Comunicato stampa Fiat Group, 9 luglio 2010, Dichiarazione del Presidente della Fiat, John Elkann, sull’attuazione dell’accordo per Pomigliano d’Arco, in www.fiatgroup.com.

(62) Marchionne alle “persone” FIAT “Insieme per una sfida mondiale”, in Corriere della Sera, 10 lu-glio 2010 (lettera disponibile anche in Boll. ADAPT, 2010, n. 26).

Vi scrivo da uomo che ha creduto e crede ancora fortemente che abbia-mo la possibilità di costruire insieme, in Italia, qualcosa di grande, di mi-gliore e di duraturo.

Prendete questa lettera come il modo più diretto e più umano che cono-sco per dirvi come stanno realmente le cose.

2.1.6. Da Pomigliano al contratto collettivo di gruppo, passando

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