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CAPITOLO 3. LE TECNOLOGIE IMPIEGATE NELLA VALORIZZAZIONE E FRUIZIONE DEL

3.3 Nuove tecnologie per il turismo archeologico

3.3.3 Il museo virtuale

Nei casi in cui i resti archeologici appaiano incompleti, nudi, e muti entra in campo la museografia nel tentare di creare un’attrazione, ad esempio attraverso la stabilizzazione o la ricostruzione parziale di alcuni elementi124. Le tecnologie impiegate in questo contesto vennero inizialmente introdotte per accrescere il coinvolgimento e la curiosità dei visitatori, nonché per rendere più interattivi ed animati reperti di difficile comprensione. Sono nati così i musei virtuali, che possono essere distinti in due categorie: una che trova la sua unica esistenza sul web, l’altra invece on site, integrata al museo reale.

Nei musei virtuali reali si possono utilizzare diverse soluzioni tecnologiche.

Una prima possibilità è quella di realizzare dei musei completamente virtuali, sprovvisti quindi di qualunque tipo di reperto materiale. Questo è il caso del Museo archeologico virtuale di Ercolano (MAV), nato nel 2008 a pochi passi dal sito archeologico125. Attraverso l’uso di ricostruzioni scenografiche, interfacce visuali e ologrammi, il

124 Minucciani Valeria, “Tecnologie, museo virtuale e ICT per la musealizzazione archeologica”, p 132 125 A tal proposito si veda il sito https://www.museomav.it/ (ultimo accesso 9/7/2020).

66 visitatore scopre la storia di Pompei ed Ercolano in un modo del tutto innovativo ed immersivo.

Le nuove tecnologie offrono inoltre la possibilità di creare copie di reperti e di edifici, così da renderli fruibili senza doversi recare sul posto. Questo è il caso della Tomba Regolini-Galassi, tuttora visitabile nella necropoli del Sorbo di Cerveteri, allestita presso il Museum of Antiquity di Leida, l’Allard Pierson Museum di Amsterdam e poi ai Musei Vaticani (figura 17). Il progetto di ricostruzione, denominato Etruscaming, nasce dalla collaborazione tra queste istituzioni e il Gallo-Roman Museum di Tongeren (Belgio), il CNR-ITABC di Roma (Consiglio Nazionale delle Ricerche - Istituto per le Tecnologie Applicate ai Beni Culturali), la società Visual Dimension di Ename (Belgio) e la Società E.V.O.CA126. Il risultato è uno schermo tridimensionale in cui Il visitatore può esplorare l’ambiente della tomba muovendosi semplicemente su una pianta della stessa disegnata a terra. Nel modello tridimensionale è stato ricollocato anche l’intero corredo, nella posizione in cui era stato scoperto dagli archeologi, con un relativo menù esplicativo dei singoli elementi127.

Figura 17. Ricostruzione 3D della tomba Regolini-Galassi ai Musei Vaticani. Immagine da

https://www.ilmessaggero.it/cultura/mostre/musei_vaticani_roma_archeologia_etruscanning_tomba_3d- 195067.html (ultimo accesso 9/7/2020).

126 Si veda il sito http://www.museivaticani.va/content/museivaticani/it/collezioni/musei/museo-

gregoriano-etrusco/sala-xvi--antiquarium-romanum--lucerne-e-stucchi/installazione-multimediale- interattiva-etruscanning.html (ultimo accesso 9/7/2020).

127 Su YouTube è disponibile un breve video della visita:

67 Altre interessanti proposte nei musei virtuali si legano all’uso della realtà aumentata, che permette di sovrapporre dati reali e virtuali agli occhi del visitatore. In particolare, la geolocalizzazione e l’uso degli smartphone offrono la possibilità di ottenere la posizione precisa dell’utente e fornirgli, in base all’ubicazione, informazioni pertinenti ed aggiornate.

Le tecnologie virtuali impiegate come strumento di supporto nei musei on site offrono quindi numerose e innovative opportunità di fruizione del patrimonio culturale. Tuttavia, persiste il rischio che lo strumento tecnologico diventi l’attrazione del museo, mentre il reperto il pretesto per utilizzare la tecnologia128.

Il museo virtuale online invece è uno strumento utile per far rinascere i reperti e contestualizzarli creando un nuovo e accessibile canale di fruizione per il pubblico. Presenta alcuni vantaggi rispetto al museo reale come la possibilità di allargare l’accesso alla cultura, rendendola disponibile da qualunque luogo in qualunque momento. Tuttavia, trasferendo il museo sul web viene sacrificata completamente la dimensione fisica- sensoriale della visita. La scelta tra la soluzione online e on site dipende da come si concepisce il museo: se come contenitore di una narrazione o di testimonianze reali. Se si segue questa seconda idea, la collezione remota online non potrebbe diventare un sostituto definitivo del museo reale, ma piuttosto uno strumento di supporto129.

Un interessante esempio di questa nuova proposta è individuabile nel Museo virtuale dell’Iraq130, realizzato nel 2009 con l’intento di rendere fruibile una collezione archeologica che comprende alcune delle opere più significative del territorio iracheno e della sua plurimillenaria civiltà131. Il progetto nasce da un lavoro di ricerca di un team di studiosi coordinato dal prof. Roberto de Mattei, vicepresidente del Cnr, con la collaborazione di Massimo Cultraro, ricercatore dell’Istituto per lo studio dei beni archeologici e monumentali dell’Ente e responsabile scientifico del progetto132. I contenuti proposti si dividono in otto mostre virtuali, ciascuna dedicata ad un periodo storico di riferimento. Accanto ad un sistema informativo tradizionale, vengono utilizzati video e ricostruzioni in modelli 3D così da rendere il museo virtuale molto dinamico

128Minucciani Valeria, “Tecnologie, museo virtuale e ICT per la musealizzazione archeologica”, p. 133. 129 Minucciani Valeria, “Tecnologie, museo virtuale e ICT per la musealizzazione archeologica”, p. 134. 130 Il museo è fruibile al sito http://www.virtualmuseumiraq.cnr.it/prehome.htm (ultimo accesso 9/7/2020). 131 Questo museo virtuale non costituisce una copia di un museo reale di Baghdad.

68 (figura 18). I contenuti sono stati realizzati unendo le ricerche svolte durante gli scavi alla consultazione di fonti antiche e alla documentazione di telerilevamento satellitare. Nello spazio virtuale l’utente ha la possibilità di entrare a stretto contatto con il reperto: può coglierne il materiale, i colori, il contesto archeologico di provenienza e le proposte di ricostruzione. Come sostengono Cultaro, Gabellone e Scardozzi, “lo spazio virtuale diventa così un importante momento di riflessione e di studio, ma costituisce soprattutto un modo rivoluzionario di apprendere e di rappresentare siti archeologici complessi, con una libertà creativa senza limiti”133. L’uso della tecnologia, e delle ricostruzioni tridimensionali in particolare, diventano un modo per aumentare l’attrattività rispetto alla semplice immagine e offrire maggiore interattività e suggestione.

Figura 18. Una delle sale del Museo virtuale dell'Iraq. Immagine da http://www.sismus.org/museivirtuali/?page_id=126 (ultimo accesso 9/7/2020).

133 Cultaro Massimo, Gabellone Francesco e Scardozzi Giuseppe, “The virtual musealization of

archaeological sites: between documentation and communication”, in Proceedings of the 14th

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