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CAPITOLO 3. LE TECNOLOGIE IMPIEGATE NELLA VALORIZZAZIONE E FRUIZIONE DEL

3.3 Nuove tecnologie per il turismo archeologico

3.3.4 La partecipazione degli utenti sul web

La digitalizzazione e la creazione di nuove piattaforme virtuali hanno offerto nuove possibilità ai musei e agli utenti di interagire tra loro e co-creare il valore del patrimonio culturale sul web. Questo cambiamento si è sviluppato principalmente dalla comparsa dei social network a metà degli anni 2000, piattaforme che hanno consentito a milioni di utenti di partecipare, comunicare e creare. La nuova era, che interessa tanto la cultura quanto le sue istituzioni, porta alla comparsa di concetti come Musei 2.0, Archivi 2.0 e Biblioteche 2.0134. Con questi termini si indicano i cambiamenti, avvenuti per le realtà culturali, legati alla digitalizzazione e alla realizzazione di piattaforme partecipative. Questi nuovi canali offrono enormi possibilità di raggiungere un vasto pubblico, comunicare attraverso strumenti tecnologici diversi e condividere e promuovere i contenuti. Uno dei vantaggi principali di queste nuove piattaforme consiste nell’eliminazione dei confini geografici consentendo l’accesso libero ad un vasto pubblico di utenti.

Il nuovo museo 2.0, o come è stato chiamato da alcuni studiosi “museo partecipativo”135 è quell’istituzione che mira a coinvolgere in prima persona nella creazione di contenuti tutti i soggetti che prendono parte all’esperienza del museo, in primis i suoi visitatori. Come sostiene Bonacini, “il grado di partecipazione dell’utenza è dato dalla libertà e molteplicità di azioni e interazioni culturali che all’utente sono attivamente concesse dall’istituzione” 136. Alcune attività che possono essere proposte all’utente remoto in modo che possa partecipare attivamente sono il tagging, le folksonomie e gli user- generated content137. La prima consiste nel permettere agli utenti di applicare delle “etichette” ai reperti fruibili sul web permettendo così di esprimere una libera interpretazione soggettiva. La creazione di folksonomie proprie, ovvero la categorizzazione delle informazioni da parte degli utenti stessi, permette tanto a questi ultimi di trovare più facilmente i contenuti di proprio interesse sul web, quanto ai musei

134 Bonacini Elisa, “Il museo partecipativo sul web: forme di partecipazione dell’utente alla produzione

culturale e alla creazione di valore culturale”, in Il Capitale Culturale. Studies on the Value of Cultural

Heritage, volume 5, 2012, P. 97.

135 La definizione di museo partecipativo viene elaborata nel 2010 da Nina Simon. SI veda al tal proposito:

Simon Nina, The Partecipatory Museum, Santa Cruz, 2010.

136 Bonacini Elisa, “Il museo partecipativo sul web: forme di partecipazione dell’utente alla produzione

culturale e alla creazione di valore culturale”, p.99.

137 Hellin-Hobbs Yvonne, “The constructivist museum and the web”, in Electronic Visualisation and the Arts London, 2010, pp. 73-76.

70 di avvicinarsi ai modelli interpretativi di un pubblico di non-esperti. Gli user-generated content fanno invece riferimento ai possibili contenuti creati direttamente dagli utenti. In questo senso il visitatore si sta sempre più trasformando in un prosumer138, ovvero in produttore attivo e partecipante e al contempo consumatore di ciò che crea. Questo nuovo ruolo può essere potenziato mettendo a disposizione degli spazi nel sito web, come nel museo reale, dedicati alle creazioni dei visitatori stessi, come foto e video. Questo nuovo tipo di comunicazione affianca al tradizionale e univoco modello top-down il nuovo modello bottom-up grazie a cui anche gli utenti ricoprono un ruolo attivo nella produzione di contenuti139. Nasce così una comunicazione circolare virtuosa tra i soggetti coinvolti attraverso un continuo scambio di informazioni.

Tra le piattaforme che maggiormente permettono all’utente di ricoprire un ruolo attivo nel comunicare e scambiare i contenuti, spiccano i social network. In primo luogo, questi canali comunicativi possono essere utilizzati dal museo per promuovere eventi, informare gli utenti su nuove attività e per raggiungere nuovo pubblico che possa entrare in contatto con l’istituzione museale. In secondo luogo, possono essere utilizzati perché creano e mantengono nel tempo una comunità di utenti interessati. Infatti, la presenza di queste pagine crea una sorta di partecipazione degli utenti, che possono commentare gli eventi, e aggiungere nuove foto, video e informazioni. Inoltre, grazie alle possibilità di condividere contenuti, ma soprattutto di lasciare feedback, permettono al museo di avere un riscontro diretto da parte dell’utente per comprendere non solo quali sono i contenuti di maggior interesse ma anche come rendere l’offerta culturale più interessante per il pubblico. La promozione dei musei nei social network può rappresentare anche una buona strategia di marketing per spingere gli utenti a consultare tanto il sito web, quanto a recarsi di persona al museo.

Altre forme di partecipazione dell’utente sul web possono considerarsi le piattaforme online che offrono al visitatore itinerari virtuali gratuiti. Izi Travel ne costituisce un esempio emblematico140. Nata nel 2011 dall’idea di un team olandese, la piattaforma offre un modo del tutto nuovo di presentare la visita turistica, permettendo agli operatori del

138 Bonacini Elisa, “Il museo partecipativo sul web: forme di partecipazione dell’utente alla produzione

culturale e alla creazione di valore culturale P. 101.

139 Ibidem, p. 116.

71 turismo così come a coloro che lavorano nel settore dei beni culturali di promuovere il proprio patrimonio. Chiunque infatti ha la possibilità di creare audioguide e itinerari virtuali e caricarli gratuitamente sul sulla pagina web di Izi Travel.

Tra i luoghi di cui sono disponibili gli itinerari ci sono anche alcuni siti archeologici italiani. Oltre a fornire delle audioguide dei singoli siti, sono talvolta messi a disposizione alcuni itinerari tematici relativi ad un determinato territorio. Ad esempio, per la regione Sicilia sono disponibili due mappe archeologiche dell’isola. Nella prima il turista può avere una visione complessiva dei siti archeologici dell’entroterra, anche meno noti (figura 19). Nel secondo caso invece si raccontano i siti archeologici sviluppati sulla costa di Palermo e sull’isola di Ustica (figura 20). Entrambi i percorsi rientrano nel progetto “Sicilia Beni Culturali per Izi Travel” coordinato da Elisa Bonacini141.

Questo strumento permette quindi ad un visitatore interessato ad incentrare la sua vacanza sull’archeologia di creare e avere a disposizione una visione d’insieme delle possibilità che il territorio offre.

Figura 19. Schermata di avvio dell'itinerario dei siti archeologici dell'entroterra siciliano sulla piattaforma Izi Travel. Screenshot da applicazione per smartphone. (ultimo accesso 9/7/2020).

141 Elisa Bonacini è un'archeologa, dottoranda di ricerca in Scienze umanistiche e Beni Culturali ed esperta

72 Figura 20. Mappa dell'itinerario dei siti archeologici siciliani costieri sulla piattaforma Izi Travel.

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