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LA MUSICA E L’ascolTo

Nel documento Aporie dell'etica della comunicazione (pagine 35-37)

oLTRE IL SUoNo

Se “il musicista cava l’essenza dell’arte da se stesso” poiché egli “ode dal di dentro” (Novalis), è compito, vicever- sa, di chi ascolta dall’esterno, inter- pretare secondo un particolare codice comunicativo, il valore della creazione. Tale processo di “codificazione” si con- figura dunque come una forma di me- diazione tra artista e pubblico.

Nel corso della storia, l’evoluzione della musica si è realizzata attraverso una progressiva moltiplicazione e di- versificazione di generi musicali, carat- terizzati da finalità e mezzi comunica- tivi differenti. Ciascuno di essi, secon-

do le proprie peculiarità, si rispecchia in uno specifico codice di comunica- zione, che spesso esaurisce la propria applicabilità pratica nell’età in cui quel tipo di musica è contestualizzata, in quanto strettamente correlato alle rela- tive coordinate storico-culturali.

Sarebbe anacronistico, ad esem- pio, tentare di attualizzare la tradizio- nale finalità paideutica della musica in età classica; nondimeno un duetto di lira e cetra senz’altro apparirebbe oggigiorno assai antiquato, oppure, se apprezzato, non sarebbe certo in- terpretato dagli ascoltatori secondo lo

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l proposito di analizza- re, nel suo complesso, il concetto di “ascolto” ed il valore delle sue molteplici funzionalità, implica la ne- cessità di esaminare, in primo luogo, la forma di espressione artistica che ne rafforza al sommo grado l’imprescindi- bilità.

La musica è un catalizzatore delle potenzialità comunicative dell’uomo. E come tale, non può prescindere da una completa e profonda “sintonizza- zione” emotiva di coloro i quali aspi- rano a recepirne i polivalenti messaggi.

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numerevoli dimostrazioni di generi musicali coevi, eppure assolutamente irriducibili alla stessa matrice. Nulla accomuna ad esempio Rock ed House, salvo il fatto di essere ambedue un pro- dotto di creatività artistica proposto ed apprezzato nello stesso periodo. Un assolo di chitarra di Jimi Hendrix ha senz’altro un valore creativo superiore ad un tema melodico ritmato in 4/4 della musica elettronica, tuttavia en- trambi, attraverso codici di comunica- zione differenti, sviluppano quelle vi- brazioni dell’anima che costituiscono l’essenza stessa della musica.

Tutti i generi musicali non sono che le piccole, irregolari sfaccettature che compongono un diamante. Lo spirito della musica è aldilà di ogni suddivisione. È pura energia, puro im- patto, e si manifesta anche in forme di espressione incomprensibili ai più. Ap- parentemente, non vi è nulla musicale in un urlo rabbioso di James Hetfield, all’interno di un pezzo dei “Metallica”: quanto meno nulla che possa apparire costruttivo e sensato a coloro i quali non siano appassionati del genere. Per costoro quell’urlo è sgraziato al pun- to da risultare inascoltabile. Tuttavia, sarebbe sufficiente una minima cono- scenza della storia del metal per com- prendere come tutte le peculiarità del genere, dal songwriting spesso licenzio- so alle distorsioni elettriche del suono, siano semplicemente l’applicazione, forzata e talvolta condotta all’eccesso, di tecniche che avevano già connotato la musica rock delle generazioni ribelli degli anni cinquanta e sessanta. Alle orecchie dei fan dei “Metallica”, e degli appassionati di metal in generale, l’urlo di Hetfield risulta senz’altro ascoltabile, in quanto denso di carica espressiva, recepibile secondo lo specifico codice comunicativo del genere.

Allo stesso modo, le suggestioni fiabesche ed oniriche espresse dai te- sti della band progressive metal “Blind

Guardian”, al pari del loro teutonico

impatto sonoro, difficilmente potreb- bero essere apprezzate da ascoltatori più “classici”. Tuttavia, gli appassiona- ti di “prog”, un sottogenere d’élite nel panorama storico della musica metal, sarebbero perfettamente in grado di analizzare il processo mediante il quale queste band, spesso di origine tedesca, abbiano evoluto il loro sound, intro- ducendo nei brani atmosfere oscure, talora indecifrabili, grazie soprattutto al sapiente utilizzo di sintetizzatori elettrici, alternate ad incalzanti assalti sonori condotti mediante rapidi pat-

terns (accompagnamenti) di batteria e

taglienti riff (giri) di basso e chitarra. Un metallaro doc, dal canto suo, non è solitamente propenso all’ap- prezzamento della monotonia ritmica e melodica dell’house, un genere che si avvale di un organico strumentale completamente diverso, privo del- la creatività genuina delle chitarre, e con una batteria che si riduce a cassa e “snare” (tamburo). Tuttavia, mol- ti pezzi house non di rado sfiorano o raggiungono la vetta delle classifiche di gradimento e di vendita. La stessa semplicità ed orecchiabilità sono ga- ranti del successo del genere, soprat- tutto fra i giovani, che ricercano lo spirito della musica nella dinamicità del ballo, nelle luci a intermittenza delle discoteche o nel frastuono di suoni elettrici, piuttosto che in una rullata di batteria, in un acuto o in un giro di basso.

Nessuno può stabilire quale ge- nere musicale sia “ascoltabile”, quale non lo sia affatto, o se ne esista uno che lo sia più degli altri. La musica si esprime in infinite forme, ciascuna delle quali manifesta il suo valore in- trinseco suscitando, attraverso l’ascol- to, emozioni uniche nel loro genere. L’essenza della musica si concretizza proprio in questa capacità, che pre- scinde dai mezzi comunicativi dei quali si serve e travalica i confini degli stili e delle classificazioni.

stesso codice comunicativo di due mil- lenni fa. Allo stesso modo, un’opera di Wagner non susciterebbe nei giovani Europei del XXI secolo le stesse sug- gestioni che aveva alimentato nei poeti decadenti.

Due generi musicali possono inol- tre collocarsi nel medesimo contesto storico, ma procedere parallelamente in quanto ancorati a tradizioni cultu- rali differenti, e dunque estranei l’uno all’altro, sia nel messaggio trasmesso che nelle modalità espressive utilizzate. Il panorama musicale estremamente diversificato del XXI secolo offre in-

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