• Non ci sono risultati.

1. Storia dei processi realizzativi dell’architettura: storia, problematiche e

1.6. La nascita delle metodologie standardizzate di processo nella Seconda

Nel passaggio dal XIX al XX secolo, l’edilizia consolidò la sua progressiva trasformazione da attività prevalentemente artigianale in un insieme di processi industrializzati, tanto da iniziarsi a interrogare sulla possibilità di far seguire a questo particolare settore, che praticamente produce prototipi, gli stessi principi di gestione della manifattura.

In quegli anni, l’industria manifatturiera stava metabolizzando l’applicazione pratica dei principi Tayloristici sulla gestione della produzione: questi erano basati, essenzialmente, sulla scomposizione elementare delle attività con pianificazione del personale da impiegare e dei tempi destinati allo svolgimento della mansione, l’assegnazione dei compiti al lavoratore (o a una squadra guidata da un leader), verifica a campione e l’assemblaggio definitivo (Zuffo, 2012).

Come visto nel caso del Crystal Palace che, in questo senso, ha anticipato i tempi, tale modello assicura un certo tasso di successo nella misura in cui i componenti da assemblare siano semplici, ripetitivi e modulari. Difatti, come sarà applicato estensivamente nel modello produttivo fordista, tale generalizzazione vale nel momento in cui il prodotto, come la linea produttiva, è unico e standardizzato.

La costruzione degli edifici differisce però da quella delle automobili per alcuni principi fisici quali la scala del prodotto finale, la "immobilità" degli edifici durante la costruzione contro la mobilità dell'auto lungo la linea produttiva, e la tendenza dell'edificio a subire gli influssi del contesto esterno, sia in fase progettuale, sia in fase cantieristica e operativa (Partouche et al., 2008). Il risultato di questa sommatoria di incertezze sono le varianti in corso d’opera, uno dei maggiori problemi che limitano il tasso di successo di un processo edilizio.

Nonostante queste differenze sostanziali, vi è sempre stato un fisiologico trasferimento di conoscenza tra questi due settori industriali, con esiti di alterna fortuna. Il passaggio dall’artigianato all’industrializzazione di massa è stato perciò il fenomeno caratterizzante della civiltà “moderna” del XX secolo37. L’obiettivo, di

carattere anche sociale, era quello di rendere gli immobili come le automobili, ovvero un bene accessibile alla maggior parte della popolazione e dotato di standard

37 L’impatto dell’industrializzazione di massa fu talmente irruento da essere individuato

immediatamente anche dagli stessi contemporanei. Cfr. “Tempi moderni” di C. Chaplin, 1936.

51

qualitativi condivisi e accettabili. Esemplificando, si potrebbe estremizzare il concetto con la seguente proporzione (Kieran et Timberlake, 2004):

Qualità : Scopo = Costo : Tempo

Dove la Qualità38 e lo Scopo39 sono aspetti correntemente richiesti per qualsiasi

soggetto committente che si accinga a iniziare un processo edilizio; Costi e Tempi invece, benché naturalmente legati alle due variabili sopra citate, sono valori che debbono rientrare in specifici limiti (budget) al fine di non compromettere la qualità del processo stesso e, nel concreto, la sua effettiva fattibilità.

Difatti, mentre nel caso dell’allora nascente industria delle automobili di massa era giusto ricorrere a metodi speditivi di standardizzazione al fine di abbassare i prezzi40 Nel caso dell’edilizia invece, per quanto un prodotto possa essere

standardizzato, composto da componenti prodotti fuori opera e realizzato secondo parametri di serialità, la possibilità che questo possa seguire un processo lineare e sequenziale è molto bassa, relegata a costruzioni particolari e, in massima parte, temporanee.

Un esempio di felice sintesi tra costruzione in serie e peculiarità edilizia è stata la realizzazione dell’Empire State Building (1930-1931). Difatti, questo processo realizzativo è stato caratterizzato da un approccio gestionale innovativo, che va a rappresentare una felice sintesi tra esigenze specifiche dell’edilizia e tecniche di produzione tayloristiche. Il principio progettuale era basato sulla ripetitività estensiva di sistemi strutturali e impiantistici di efficacia consolidata, in maniera tale da poter impiegare personale dotato di una certa esperienza per ogni specialismo.41 Inoltre, l’attenzione alla collaboratività era garantita dal general

38 “Grado secondo il quale un insieme di caratteristiche intrinseche soddisfa i requisiti” (UNI

EN ISO 9000:2005/3.1.1).

39 Cfr. UNI EN ISO 9001:2015/4.1

40 La Ford “model T” nei primi anni di produzione prevedeva una sola motorizzazione, un

solo allestimento e un solo colore di carrozzeria, e costava quasi un decimo rispetto alle altre automobili sul mercato.

41 Venne impiegata manodopera “pellerossa” per le carpenterie metalliche in quota, dato che

erano culturalmente abituati a lavorare su corda e/o in bilico a grandi quote; per gli impianti vennero selezionati lavoratori irlandesi, per la loro esperienza impiantistica a servizio delle navi mentre per le apparecchiature murarie, richieste dalla normativa per la protezione al fuoco del telaio metallico, furono impiegate maestranze di origine italiana (Willis e Friedman, 1998).

52

contractor dell’epoca42 che, forte dell’esperienza nel settore, mobilitò tutta una fitta

rete di imprese esecutrici e di fornitori con l’intento di garantire un flusso costante di approvvigionamenti al cantiere che, effettivamente, non calò mai il suo tasso di produttività (fig. 23). L’innovazione portata da questo processo sta in una importante intuizione: oltre alla verifica della durata di una attività semplice in carico ad una squadra lavorativa, fu verificata la possibilità di agire, in parallelo, su più aree del cantiere stesso; quindi, secondo il principio del divide et impera, le lavorazioni procedevano sincronicamente grazie all’impiego contemporaneo di tutte le aree di cantiere, occupate da squadre diverse. I lavori, dalla progettazione al collaudo, finirono in 21 mesi (fig. 22), e i costi passarono da 40 milioni di dollari stimati a 38, con un risparmio di 2 milioni. Su 3.400 lavoratori, vi furono 6 incidenti mortali, mentre non sono note le stime relativamente ad altri infortuni (Willis, Friedman, 1998).

Figura 22. Progressione del cantiere dell’Empire State Building. Digital collection of the

New York Public Library, 1930.

53

Figura 23. Il cantiere dell’Empire State Building. Digital collection of the New York

54

1.7. Dalla Terza alla Quarta rivoluzione industriale: verso la digitalizzazione