6. staccato per mezzo della sola articolazione delle dita senza alcun aiuto
2.1 La nascita del pianoforte
Il pianoforte è un raro esempio di strumento musicale la cui paternità è certa: un ingegnoso costruttore di clavicembali in servizio presso la corte di Ferdinando di Toscana, tra il 1690 ed il 1732, impressionato, forse, da una serie di strumenti a corde percosse, costruisce il primo gravicembalo col piano e col forte. Bartolomeo Cristofori realizza, così, il desiderio espresso da François Couperin nella prefazione al Primo Libro dei Piecès de clavecin: «Il clavicembalo è perfetto quanto all’estensione, e di suono brillante; siccome però non è possibile aumentare o attenuare i suoni, sarò eternamente grato a coloro che, grazie a un’arte profonda e sorretta dal gusto, potranno pervenire a rendere questo strumento suscettibile di espressione». Com’è noto né Cristofori, né il francese Jean Marius, che nel 1716 presenta all’Académie Royale des Sciences di Parigi ben quattro progetti per la costruzione di alcuni clavecins à maillets et à sauteraux, ebbero fortuna, probabilmente perché troppo in anticipo rispetto ai tempi.
Bartolomeo Cristofori, cembalaro presso la corte di Ferdinando de’ Medici a Firenze, dal 1688 o 1689, costruisce il primo prototipo di pianoforte, sollecitato probabilmente da un gruppo di nobili fiorentini non più soddisfatto dal clavicembalo. Mario Fabbri, dedicatosi alla questione dell’invenzione del pianoforte, ritrovò alcuni documenti risalenti al 1698 sulle prime sperimentazioni volute dal Serenissimo Gran Principe Ferdinando, che portano alla costruzione di un «Arpicembalo di Bartolomei Cristofori, di nuova inventione, che fa il piano e il forte».110 Fabbri ha inoltre ricostruito le discussioni tenute presso la corte
medicea, durante le quali si argomentava «il come si possa render su gli strumenti il parlar del cuore, ora con delicato tocco d’angelo, ora con violenta irruzione di passioni»,111 osservando che «il Cembalo non completa tutto l’esprimere di
sentimento umano».112
Emerge così come gli intellettuali fiorentini auspicassero la nascita di uno strumento capace di fondere due fattori inconciliabili: i vantaggi della “macchina”
110 M. FABBRI, L’alba del pianoforte: verità storica sulla nascita del primo cembalo a
martelletti, Milano, Nuove edizioni Milano 1968, p. 23.
111 Ivi, p. 25. 112 Ibidem.
e il controllo continuo del suono. Un’utopia che Cristofori tenta di far diventare realtà, pensando ad uno strumento a corde percosse. Tale strumento già esisteva ed era chiamato Hackbrett (o dulcimer o tympanon): le corde venivano percosse mediante due mazzuoli tenuti in mano dall’esecutore. Verso il 1697 il tedesco Pantaleon Hebenstreit, suonatore di Hackbrett, era diventato tanto celebre che più tardi lo strumento sarà ribattezzato dal re Luigi XIV pantaleon o pantalon. Non si sa se Cristofori lo conoscesse, ma certo è che la soluzione da lui adottata consiste nell’inserire il meccanismo percussivo tipico del pantaleon nella struttura del clavicembalo. Questa viene mantenuta intatta (una serie di corde tese su un telaio di legno le cui vibrazioni vengono amplificate dalla vibrazione di un piano di legno sottile, la tavola armonica) e i salterelli vengono sostituiti da mazzuoli in legno ricoperti in pelle, chiamati martelletti. Il nuovo strumento verrà denominato dal costruttore stesso «gravecembalo col piano e forte».
La vera novità del gravecembalo consiste nella sua capacità di modificare l’intensità del suono, realtà quasi impossibile sul clavicembalo e possibile, in termini ristretti sul clavicordo. L’esigenza di una variazione d’intensità risulta evidente dalla lettura di un articolo pubblicato dal Marchese Scipione Maffei nel Giornale de’ Letterati di Venezia del 1711. Nell’introduzione si legge:
Se il pregio delle invenzioni dee misurarsi dalla novità, e dalla difficoltà, quella, di cui siamo al presente a dar ragguaglio, non è certamente inferiore a qualunque altra da gran tempo in qua si sia veduta. Egli è noto, a chiunque goda della musica, che uno dei principali fonti, da quali traggono i periti di quest’arte il segreto di singolarmente dilettar chi ascolta, è il piano ed il forte; o sia nelle proposte, e risposte, o sia quando con artificiosa degradazione lasciandosi a poco a poco mancar la voce, si ripiglia poi ad un tratto strepitosamente: il quale artifizio è usato frequentemente, ed a maraviglia ne gran concerti di Roma con diletto incredibile di chi gusta la perfezione dell’arte. Ora di questa diversità, ed alterazione della voce, nelle quali eccellenti sono fra gli strumenti ad arco, affatto privo è il gravecembalo; e sarebbe da chi che sia stato riputata una vanissima immaginazione il proporre di fabbricarlo in modo, che avesse questa dote. Con tutto ciò una sì ardita invenzione è stata non meno felicemente pensata, che eseguita in Firenze, dal Sig. Bartolomeo Cristofali, Padovano, Cembalista, stipendiato dal Serenissimo Principe di Toscana. Egli ne ha finora fatti tre della grandezza ordinaria degli altri gravecembali e sono tutti riusciti perfettamente. Il cavare il suono da questi maggiori, o minor suono dipende dalla diversa forza, con cui dal sonatore vengono premuti i tasti, regolando la quale, si viene a sentire non solo il piano, e il forte, ma la degradazione, e diversità della voce, qual sarebbe in un violoncello.113
113S. MAFFEI, Nuova invenzione d’un gravecembalo col piano, e forte, aggiunte alcune
considerazioni sopra gl’instrumenti musicali, «Giornale dei letterati d’Italia», V,
I compositori del tempo non dimostrano, quindi, interesse nei confronti di questo nuovo strumento continuando a preferire il clavicembalo. Continua Maffei:
Alcuni professori non hanno fatto a quest’invenzione tutto l’applauso ch’ella merita; prima perché non hanno inteso, quanto ingegno si richiedesse a superare le difficoltà, e qual meravigliosa delicatezza di mano per compirne con tanta aggiustatezza il lavoro; in secondo luogo, perché è paruto loro, che la voce di tale strumento, come differente dall’ordinaria, sia troppo molle, e ottusa.[…] ma questo è un sentimento, che si produce al primo porvi su lemani per l’assuefazione, che abbiamo all’argentino degli altri gravecembali; per altro in breve tempo vi si adatta l’orecchio, e vi si affeziona talmente, che non sa staccarsene, e non gradisce più i gravecembali comuni; e bisogna avvertire, che riesce ancor più soave l’udirlo in qualche distanza.114
Maffei, compresa la rilevanza dell’invenzione, si poneva in controtendenza rispetto al gusto del tempo. Non sembra, infatti, che Georg Friedrich Händel alla corte di Firenze tra il 1706 e il 1707, si appassionasse allo strumento sopraccitato e lo stesso Johann Sebastian Bach espresse riserve sul nuovo strumento. L’unico compositore barocco che concesse attenzione allo strumento di Cristofori è Lodovico Maria Giustini, coetaneo di Bach e Scarlatti, autore di dodici Sonate da Cimbalo di piano e forte, detto volgarmente di martelletti op. I, pubblicati a Firenze nel 1732.