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La natura delle parole

Nel documento Prezzo L [5.660] (pagine 108-200)

And so the Word had breath, and wrought With human hands the crecd of creeds In loveliness of perfcct deeds, More strong than all poetic thought 1 •

Questo brano del '�In memoriam di Tennyson è un tipico esempio dei vari tentativi fatti dai poeti di cristal­

lizzare in un'immagine la loro personale concezione della parola. Molte di queste immagini sono di origine biblica;

la loro principale fonte ispiratrice è il capitolo iniziale del Vangelo secondo S. Giovanni. Altre riecheggiano alcune metafore dell'antichità classica. Il paragone tra parola e denaro, che abbiamo riscontrato in Bacone 2, e che riap­

pare in molti scrittori moderni, era già corrente presso autori greci e latini 3; Orazio per esempio parla del­

l'emissione di nuove parole coniate sul modello delle mo­

nete del momento 4• Alcune di queste immagini hanno le loro radici in un'analogia valida in ogni tempo e in ogni luogo, altre riflettono i cambiamenti delle mode, altre

l « E cosi la parola nacque, e scrisse con mani umane il credo dei

credi in grazia di fatti perfetti, piu forte di ogni pensiero poetico ,.

(N.d.T.).

2 Vd. sopra, p. 28.

3 Vd. H. Wcinrich. l'vlih1ze und \Vort. Untersuchungen rtn rinem Dild/eld, « Romanica, Festschrift fi.ir Gcrhard Rohlfs », Halle a.S.,

1958, pp. 508-21 .

4 << ... Jicuit sempcrque licchit Signatum praesente nota producere

nomcn » (Ars Poetica, vv. 58-9).

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ancora nascono da un modo tutto personale di sentire la realtà. Tra queste numerose e varie immagini riguardanti la parola, una o due appaiono chiaramente persistenti. Cosi è tradizionale dipinger le parole come strali acuminati.

Questo concetto non è propriamente esclusivo della nostra civiltà: gli indiani Kwatiutl dell'isola di Vancouver ne hanno uno piuttosto simile: « le parole del discorso col­

piscono gli ospiti come una freccia colpisce il bersaglio e come i raggi del sole colpiscono la terra » 5• In Molto ru­

more per nulla, Benedick dice di Beatrice: « Le sue parole sono altrettanti pugnali, e dove tocca lascia il segno » (Ar­

to II, scena l ) 5 bis e Oscar Wilde parla di parole che taglia­

no l'aria come una daga (Dorian Gray, cap. V). Abbiamo una variante del tema dell'arma quando Swift parla della

« artiglieria di parole » ( *Ode to Sancro/t » o Emerson di

« parole pesanti come palle da cannone » ( * Essays II) e una versione ancor piu moderna nelle espressioni correnti come un « barrage » [ sbarramento] o un « smoke-screen »

[ cortina fumogena ] di parole.

Un altro concetto metaforico favorito è l'immagine della parola come un agente o una sostanza chimica. Lo

troviamo in una forma assai semplice nel *Progress of Poesy di Thomas Gray:

Bright-eyed Fancy, hovering o'er, Scatters from her picturcd urn

Thoughts, that breathe, and words, that hurn 6.

e in una forma molto elaborata nel famoso episodio delle parole congelate in Rabelais:

5 F. Boas, Metapborical Expressions in the Lan.�uage of the Kwatiutl Indians, in « Donum Natalicium Schrijnen », Nijmegen-Utrecht, 1929, pp. 147-53.

5 bis Tr2d. Baldini, vol. I, p. 489.

6 « La fantasia dagli occhi scintillanti, volteggiando sopra, lancia dalla sua urna variopinta pensieri, che respirano, e parole che

bru-ciano •> (N.d.T.). '

La natura delle parole 65 Allora egli ci gettò sul ponte manciate di parole che sembra­

vano pillole perlacee di diversi colori. Vi vedemmo parole di color rosso, parole di sinopia, parole di color az?.Urro, parole dorate.

Le quali scaldate un poco nelle nostre mani si sciolsero come neve cd allora le udimmo veramente 7•

Proust parla piu volte di parole che formano una cro­

sta e bloccano i canali della nostra vita interiore, mentre altre « leggere, fluide e respirabili >> circolano liberamente nel nostro sistema 8• Da questa strana chimica della parola non c'è che un passo a quella che Rimbaud chiamò la sua

« alchimia » 9• Questo scrittore accarezzò I a speranza di poter « inventare una parola poetica che fosse un giorno accessibile a tutti i sensi ». Maupassant parla della luce che sprigionano alcune parole quando vengono in con­

tatto con altre, e ai nostri giorni il romanziere Jean Giano ha descritto la parola come qualcosa che fa appello a tutti i nostri sensi, qualcosa che ha un peso, una luce e un gusto suo proprio 10 •

Il fascino che le parole presentano per lo scrittore che crea spiega il costume di personificarle e di visualizzarle come animali o come esseri umani. Abbiamo già visto che Orazio le rassomiglia ad uccelli e Shelley, in un tono piu sinistro, a una nuvola di alati serpenti (pp. 1 3 , 39). A Milton esse appaiono come « leggeri ed aerei servitori che corrono dall'uno all'altro di noi a comando » ( *Apologia per Smectymnus), ed in David Copperfield Dickens dise­

gna un'immagine simile: una « grande e superflua

ser-7 Quart Lir,re, cap. 56.

8 Vd. il mio Style in tbe Fmzch Nove/, p. 202.

9 Cfr. la sezione << Alchimie du verbe », in Une saison en en/er.

10 << Prima di scri\'ere una parola io l'assaggio come un cuoco

as-saggia l'ingrediente che sta per mettere nella sua salsa; l'esamino alla luce come un arredatore esamina un vaso cinese che vuoi mettere nella posizione piu conveniente a valorizzarlo; la peso come un ·chi­

mico che versa in una provetta un elemento che può far esplodere tutto; c non uso che parole di cui conosco l'intimo sapore, la po­

ten·�a evocatrice e la risonanza » (cfr. Style in the French Nove/, p.

228, n. 3).

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vitu di parole » che attendono ai nostri servtzt come ser­

vitori in livrea in una cerimonia ufficiale 11 • La massima forma di personificazione è quella realizzata nella poesia di Vietar Hugo, Réponse à un acl d'accusation. Suite, dove un crescendo di immagini surrealistiche, porta ad una vera e propria apoteosi della Parola. Tra le innumerevoli forme in cui appare la parola in questa poesia ci sono alcune inquietanti metafore animalesche: le parole scia­

mano nella nostra mente, aprono le loro mani , le loro tena­

glie e le loro ali, si muovono come neri polipi nell'oceano del pensiero o strisciano come mostruosi serpenti, divo­

rando ogni cosa, oscurando la terra come mosche su un campo. Altre personificazioni paragonano la parola a es­

sen umam :

Le mot veut, ne veut pas, accourt, féc ou bacchante ...

Te! mot est un sourire, et tcl autre un rcg:uJ .. . Les mots son Ics passants mystérieux dc I'ame .. .

Alcune delle immagini suggeriscono visioni terrificanti della parola che tiene la terra in schiavitu e dissecca la vitalità degli uomini:

... présent partout, nain caché sous !es Iangues, Le mot tient sous ses pieds le globe et l'asservir ...

Mets un mot sur un homme, et l'homme frissonnant Sèche et meurt, pénétré par la force profonde ... ,

mentre altre, in una poetica parafrasi della Genesi, cele­

brano il suo potere cosmico e la sua forza creativa:

A son halcine, !'ame et la lumière aidant, L'obscure énormité lentement s'exfolie ... 12•

I l Cap. 52, p. 707 dell'edizione Everyrnan. Cfr. Jaspersen, Growtb and Stmcture o/ the Englisb Language, 68 ed .. Liosia, 1930, p. 126.

12 « La parola, vuole. non vuole, accorre, fata o baccante ... Una pa­

rola è un sorriso, un'altra è uno sguardo ... Le parole sono i passanli misteriosi dell'anima ... ».

« ... presente dovunque, nano nascosto sotto le lingue, la parola

La 11atura delle parole 67

La poesia culmina in un fortissimo che è già stato citato (p. 14 ): sei potenti immagini esplodono in un solo verso e sono seguite da una trionfante proclamazione che riecheg­

gia le parole del V angelo:

Il est vie, esprit, germe, ouragan, vertu, feu;

Car le mot, c'est le Verbc, et le Verbe, c'est Dicu 13•

Lo scopo di questa digressione era quello di illuminare indirettamente l'atteggiamento del parlante comune verso le parole, mostrando come esse appaiono all'acuta sensi­

bilità di un immaginoso scrittore. Non ci può essere dub­

bio che la coscienza delle parole sentite come distinte dalle altre unità linguistiche è alla radice di tutta la concezione che l'uomo ha della lingua. Sulla pagina scritta e stampata egli si trova di fronte parole nettamente disposte come ele­

menti discreti e nel vocabolario le trova a uno stato

« puro », libero da associazioni contestuali , ognuna di esse collocata come entità indipendente con uno o piu signifi­

cati suoi propri. Il lessico ci dà l'impressione di un vasto, ordinato sistema in cui tutti gli elementi della nostra espe­

rienza sono registrati e classificati. Ci convinciamo talmente della validità delle nostre parole che accettiamo automati­

camente l'esistenza di cose dietro le etichette e implici­

tamente crediamo nella realtà di idee astratte. È questa acritica accettazione degli -ismi e di altri « fantasmi dovuti al potere rifrattivo del mezzo linguistico » 14 che i filosofi ed altri studiosi del linguaggio non si stancano di denun­

ciare (cfr. p. 2 2 ) .

tiene sotto i suoi piedi i l mondo in schiavitu . . . Metti una parola su di un uomo, c l'uomo rabbrividendo dissecca e muore, penetrato dalla sua forza profonda ... ».

<< Al suo soffio, aiutata dall'anima e dalia luce, l'oscura immensità

lentamente si schiude ... >> (N.d.T.).

13 « t vita, spirito, germe, uragano, virtu, fuoco; poiché la parola

è il Verbo ed il Verbo è Dio » (N.d.T. ).

H Ogdcn-Richards, op. cit., p. 96.

68 Semantica

Il parlante comune non è soltanto convinto del valore e dell'efficacia delle sue parole, ma ha anche la sensazione del loro potere e della loro « tirannia » 15• Come mezzo di protezione egli si è circondato di vari tabu verbali, che vanno dalle primitive superstizioni all'elaborate proibi­

zioni rituali, come il divieto di pronunziare il nome di Dio in alcune religioni. Simili tabu, che si trovano a tutti i livelli di civiltà, hanno lasciato un segno nel nostro lessico ed hanno avuto una parte importante nei cambiamenti semantici; li considereremo particolareggiatamente nell'ul­

timo capitolo.

Anche la gente che normalmente non si sofferma troppo a pensare alle parole può facilmente acquistarne coscienza.

Ciò è confermato da alcune osservazioni fatte da Edward Sapir su parlanti indiani dell'America : « L'Indiano, egli scrive, uomo semplice e pressoché non avvezzo al concetto di parola scritta, non ha tuttavia serie difficoltà nel dettare un testo a un linguista, parola per parola; egli tende ovvia­

mente a pronunciare le parole legandole l'una all'altra, come avviene nel discorso; ma se gli si chiede di fermarsi e se gli si fa capire ciò che si desidera, egli sa isolare con prontezza le parole come tali, ripetendole come unità » 16 •

Questa potenziale consapevolezza delle parole è natu­

ralmente resa piu acuta dalla capacità di leggere e scri­

vere; è stato suggerito recentemente che una parola po­

trebbe definirsi come « qualsiasi segmento di una frase compreso tra punti successivi ai quali è possibile fer­

marsi » 17•

La consapevolezza che il comune parlante ha delle parole, per quanto può essere accertato con metodi

ogget-l� Vd. specialmente S. Chase, The Tyranny of Words, Londra, 1938; Id., The Power of \Vords, Londra, 1955; T. T. Segerstedt, Die Macht des Wor/es, trad. red., Zurigo, 1947.

16 Op. cit., pp. 33-4.

17 Hockett, op. cit., p. 167.

La natura delle parole 69

tivi, è un fatto psicologico di notevole importanza 18; non fornisce pertanto una guida sicura allo studio dell'effet­

tiva struttura della lingua.

Si devono quindi cercare criteri puramente linguistici, che confermino, invalidino o limitino questa implicita fede nell'indipendenza delle parole. A questo scopo considererò brevemente le parole da tre punti di vista: come elementi fonologici, come unità grammaticali e come portatrici di significato.

l . La parola come unità fonologica Nel discorso le singole parole raramente emergono come unità fonetiche. Due o piu parole possono combi­

narsi formando un gruppo pronunciato con una sola emis­

sione di fiato, alcune parole possono perdere il loro accento e possono persino essere mutilate e pronunciate insieme.

Nel francese, questo modo di incastrare le parole l'una nell'altra con conseguente perdita dell'accento può qual­

che volta causare ambiguità, come nel bisticcio attribuito a Luigi XVIII sul letto di morte: « Allons, finissons - en, charlatans » 19, dove l'ultima parola può anche essere inter­

pretata come « Charles attend » 20• In un distico spesso citato di Mare Monnier, i due versi sono foneticamente identici, sebbene siano formati da parole completamente diverse:

Gal, amant de la reine, alla, tour magnanime, Galamment de l'Arène à la Tour Magne, à Nimes 21•

Tale perdita di indipendenza delle parole l'una dall'al­

tra nella lingua parlata può avere effetti permanenti sulla

IS Cfr. A. Mirambel, Essai sur la r.otion dr « C(JnJcience linguistique »,

« Journal de Psychologic », LV ( 1958 ), pp. 266-301.

l'' « Andiamo. ciarlat:>ni . finiamob " ( N.d T. ).

20 « Carlo Mtende » . Riferimento al futuro Carlo X. fratello di Lui·

gi XV Il I ed crede al trono.

21 ,, Gal. l'amante della regina , andò, impresa magnanima, galante­

mente dall'Arena alla Torre Grande a Nìmes » (N.d.T.).

70 Semantica

forma di una parola. Ne può risultare o una « ristruttura­

zione » 22 della sua sostanza, o l'uso di due o piu forme varianti secondo il contesto. Ci sono molti esempi Ji

« ristrutturazione » in inglese. Alcune parole hanno perso il loro jnj iniziale perché questo era sentito come appar­

tenente all'articolo indeterminativo : cosf, l'antico inglese nafu-gar « nave-borer » [ perforatore di asse] è divenuto an auger [ un succhi ello ] , l'antico inglese ncedre ha dato an adder [ una vipera ] , e, tra le parole straniere, l'antico francese n a pero n si è cambiato in an apro n [ un grembiule ] , l'antico francese non per i n an umpire [ un arbitro ] e l'ara­

bo naranj nell'inglese e francese orange [ arancio ] 23• È an­

che attestato il processo contrario, in cui un /n/ s'è stac­

cato dall'articolo indeterminativo e s'è unito alla parola che segue: a newt [ un ramarro ] viene da an ewt, e a

nickname [ un soprannome] da an eke-name, letteral­

mente « un nome aggiunto ». Non tutte le « ristruttura­

zioni » sono dovute a una confusione con l'articolo inde­

terminativo: for the n once [ per adesso] sarebbe in realtà for then once: il verbo t o atone [ espiare] viene da at o ne;

i tre Ridings 24 dello Yorkshire erano in origine thridings,

« terze parti », il cui / th / iniziale fu confuso con il j t j

o jth/ finale di East [ est] , W est [ ovest] e North [ nord ] . Similmente, i l francese lierre [ edera ] risale a l'ierre ( lat.

heder.1), dove l'articolo determinativo l' fu erroneamen­

te unito alla parola; dinde [ tacchino] deriva da coq d'Inde, poule d'Inde [ gallo d'India, pollo d'India ] , mentre il greco CÌ1to1Hp<TJ ha perduto la sua vocale iniziale a favore dell'ar­

ticolo determinativo nel francese la boutique. Una piu re­

cente e drastica mutilazione è avvenuta nel francese

chan-22 Hockett, op. cit., pp. 287-8, considera la « ristrutturazionl! » come un caso speciale di « reinterpretazione » o « metanalisi ». Cfr. Jespers!:n, Lan.�11age: its Nature, Development and Origin, Londro�, rist. del 1934, p. 173.

2J Cfr., tuttavia, lo spagnolo narania e l'ungherese narancs, dove la 11- è stata mantenuta.

2>4 Divisioni amministrative dello Yorkshire (N.d.T.).

La natura delle parole 7 1 dail [ maglione] che viene da mare band d'ai[ [ mercante d'aglio ] , in quanto questo indumento era comunemente usato dai mercanti di verdura del Mercato Centrale di Pa­

rigi ( Bloch-Wartburg).

L'esistenza di due o piu forme varianti usate in contesti fonetici diversi è nota nella linguistica come samdhi, un termine preso dall'antica grammatica indiana, e che let­

teralmente significa « unione ». Un noto esempio ne è la elisione e la liaison in francese: le garçon - l'homme, !es gar­

çons - lesvhommes. Questi caratteri possono giocare un ruo­

lo importante nella differenziazione degli omonimi : l'étre

« l'essere )) - le hétre <( il faggio », plurale lesvetres - !es hétres. La ragione per cui c'è il cosidetto « h aspirato », in altre parole lo iato obbligatorio, in le heros « l'eroe », ma non nel femminile héro'ine [ eroina ] o nell'aggettivo héro'ique [ eroico ] , è dovuta alla necessità di eliminare la confusione nel plurale /es héros « gli eroi )> e !es zéros

« gli zero )> 25• Alcune parole francesi hanno tre forme di­

verse a seconda del loro ambiente fonetico : il numerale six [ sei ] è pronunciato / sis / alla fine di un gruppo pro­

nunciato con una sola emissione di fiato, /siz/ dinnanzi a parola iniziante per vocale (six ans - [ sei anni ] ), e /si/

dinnanzi a parola iniziante per consonante (six garçons -[ sei ragazzi ] ). Le lingue celtiche hanno un sistema ancor piu complicato di regole di samdhi; nell'irlandese moder­

no, j'uv / « uovo )) prende un t- in fan 'tuv / « l'uovo », un n- in /n a 'n uv/ « dell'uovo », e un h- in /a' h uv/ « il suo uovo )) 26•

È chiaro da ciò che parole singole non sono trattate di norma come unità fonetiche del discorso. Sorge allora il problema se debbano essere considerate come unità

fono-25 Questo fatto fu già riconosciuto dal grammatico Vaugelas del ).'VJ I secoio ; cfr. J. Orr, Words and Sounds in English and French, Oxford. 1953, p. 1 3R.

2b B:oomfielJ. Langt:age, p. 1 88.

72 Seme!ntica

logiche nella lingua. Un quarto di secolo fa K. Bi.ihler suggerl che le parole hanno una marca fonematica distin­

tiva 21 e recenti indagini hanno infatti scoperto un buon numero di caratteri che servono ad indicare i limiti della parola 28 o, in genere, a isolare l'unità fonologica della parola:

l) Accento. - In lingue con accento fisso, questo non avrà ovviamente funzione distintiva ( vd. sopra, pp. 44 sgg.), ma si comporterà semplicemente come un <( segno delimitativo » che indica dove una parola comincia o dove finisce. In finlandese, in ungherese e in ceco ogni parola è accentata sulla prima sillaba, in polacco sulla penultima, in francese, nei casi in cui ci sia un accento indipendente della parola, sull'ultima sillaba. Le regole latine di accen­

tuazione sono piu complesse, ma in quanto ci sono regole generali, l'accento può essere considerato come un'indi­

cazione dei limiti di parola.

2) _Allungamento di compenso. - In alcune lingue, la perdita di un suono è compensata dall'allungamento di un altro suono nella stessa parola. Al finlandese antura

<( ginocchio » corrisponde in estone la forma midur, dove la perdita della vocale finale è compensata dall'allunga­

mento di

J

n/ 29•

TI Op. cit., pp. 297-8. Vd. su questi problemi Rcichling, Rosctti e Trubetzkoy, op. cit. ; Gh. Bally, Linguistique générale et linguistique française, 3• ed., Berna, 1 950, pp. 320 sgg .. c gli articoli di B. Collin­

der ( « Sprakvetenskapliga Sallskapets in Uppsala Forhandligar », 1 937-39, pp. 63-75), P. Delattre (« Le Français Moderne >>, VITI ( 1940), pp.

47-56), H. Galton (<< Archivum Linguisticum >> , VII ( 1955 ), pp. 123-39), A. \Yl. de Groot (<< Neophilologus » , l'XIV ( 1939), pp. 221-33), D. Jones ( « Le Maìtre Phonétique », IX ( 19 3 1 ), pp. 60-5 1, ecc. Sulle connessioni tra i confini di parola e b « tr3nsizione )) ( (( transizione netta » come in nigbt-r,11e [ tariffa notturna] opposto a 11itrate [nitra­

to] ), vd. Hockett, op. cit., pp. 58-9.

28 « Segni delimitativi » (Grem:signale) nella terminologia del Tru­

bctzkoy. Cfr. il recente articolo di V. M. Zhirmunskij, Voprosy ]az.y­

ko;:nanija, 196 1 , n. 3, pp. 3-2 1 .

29 Collinder, loc. cit., p . 67.

La nattml delle parole 7 3

3 ) Suoni iniziali e combinazioni di suoni. - Ogni lin­

gua ha le sue forme caratteristiche di struttura della parola.

Certi suoni o combinazioni di suoni, per esempio, non si trovano mai o molto raramente all'inizio di parola in de­

terminate lingue. Cosi il suono fzf, che è molto comune all'interno o in fine di parole inglesi e francesi, è estrema­

mente raro in posizione iniziale: ce ne sono meno di 200 esempi nello Shorter Oxford English Dictionary 30, e pres­

sappoco lo stesso numero nel Nouveau Petit Larottsse (ed.

del 1 954) e la maggior parte delle parole comincianti per jzj sono termini rari, dotti e stranieri. Similmente, al­

cune lingue non tollerano all'inizio di parola certi suoni o combinazioni di suoni che sono comuni altrove e che una volta erano ammessi in quella stessa lingua: cosi l' esplo­

siva nei gruppi iniziali fkn/ e f gnf non è stata piu pro­

nunciata in inglese dal XVII secolo in poi, sebbene si scriva tuttora knave [ mascalzone ] , gnaw [ mordere ] , ecc., e il nesso lpsl ha avuto Io stesso sviluppo, dando cosi luogo al noto gioco di parole di P. G. Wodehouse: « Psmith ­ il p è muto >> . È nozione comune che le parole prese a prestito da una lingua straniera sono spesso adattate alla struttura fonetica dell'idioma che le accoglie: sia la parola finlandese sia quelle ungherese per « libero >> sono basate sulle forme slave del tipo svobod, ma lo l sv l iniziale è

stato ridotto con la caduta del primo o del secondo ele­

mento: finlandese vapaa, ungherese szabad.

4) Armonia vocalica. - In alcune lingue l'unità fono­

logica della parola è sottolineata dall'armonia vocalica;

ciò significa che la struttura vocalica della radice determina quella dci suffissi e delle desinenze di flessione che l'ac­

compagnano. Molte di queste ultime hanno due forme, una con vocale o vocali anteriori, e un'altra con vocale o

compagnano. Molte di queste ultime hanno due forme, una con vocale o vocali anteriori, e un'altra con vocale o

Nel documento Prezzo L [5.660] (pagine 108-200)

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