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nella “visione” di Thomas A Trollope Gigliola Sacerdoti Marian

1Scritti editi ed inediti di Giuseppe Mazzini, voll. 107, Paolo Galeati, Imola, 1906-1981, vol. LXXX, pp. 329-335. Sull’epistolario mazziniano in lingua inglese si vedano i miei “Joseph Mazzini & Company: il linguaggio dell’amicizia e dell’ideologia”, inDe Amicitia. Scritti dedi- cati a Arturo Colombo, a cura di G. Angelini, M. Tesoro, Franco Angeli, Milano, 2006, pp.334-347 e “The Correspondence of the ‘Strawberries-Man’”, in M. Dossena (ed.)Let- ter Writing in Late Modern Europe, Amsterdam, John Benjamins, in corso di stampa.

2Scritti editi ed inediti di Giuseppe Mazzini, cit., pp. 332-333.

Il Trollope incontrato a Londra quella sera da Mazzini era Anthony ed effettivamente assomigliava al fra- tello Thomas Adolphus, come pos- siamo constatare dalle immagini qui riprodotte; il secondo viveva all’e- poca a Firenze, nella zona chiamata “Podere di Barbano”, in un villino dell’odierna via Vincenzo Salvagnoli (all’angolo con via Giuseppe Dolfi) dalle cui finestre poteva avere lim- pida la ‘visione’ di piazza Maria Antonia – prima e dopo che diven- tasse piazza dell’Indipendenza3– e

nelle cui stanze aveva vergato i venti capitoli del volumeTuscany in 1849 and 1859, pubblicato a Londra, nello stesso anno 1859, per i tipi di Chapman & Hall.

Era questa un’importante casa editrice dell’epoca che aveva una ‘vocazione’ interdisciplinare e inter- culturale, se vogliamo giudicare dall’inserto di sedici pagine pubblicita- rie che fa bella mostra di sé nell’edizione originaria e ci dà una chiara idea della temperie culturale in cui si muoveva il nostro autore. In una serie di schede che oggi definiremmo multimodali, si forniscono per cia- scun testo autore/autrice, titolo, formato, prezzo, sinopsi e commenti cri- tici. Accanto alle opere di Charles Dickens, Thomas Carlyle, Elizabeth Barrett, Robert Browning, la Chapman & Hall pubblicava testi di filolo- gia inglese, di critica letteraria, di storia, di geometria, di geografia, non- ché traduzioni di autori italiani e francesi di epoche diverse – compresa laDivine Comedy, in prosa e in versi. Nell’inserto trovava spazio anche la scheda relativa a un romanzo di Anthony Trollope e quella su un volume di Thomas Adolphus (qui riprodotta), che conferma l’interesse che egli nutriva per tutto ciò che apparteneva alla nostra cultura:

Per Thomas Adolphus (d’ora in poi TAT) la ‘visione’ italiana o, meglio, fiorentina era cominciata nel settembre del 1843, quando si era trasferito con la madre nella città toscana, dove sarebbe rimasto per circa Thomas Adolphus Trollope (1810-1892).

trenta anni, prima di spostarsi a Roma. Lo apprendiamo dalla corposa autobiografia,What I Remember (London, Bentley, 1887-1889), che ora è disponibile ancheonline (http://ia311002.us.archive.org/3/items/whati remember02trol/whatiremember02trol.pdf), e sono proprio quelle sue reminiscenze che ci forniscono una immagine composita dell’ambiente sociale e culturale di tutta la famiglia. Il suo primo appartamento era ubi- cato in via dei Malcontenti, ad un passo da Santa Croce (da dove aveva assistito al drammatico alluvione del 3 novembre del 1844)4, poi si sarebbe

trasferito in Via del Giglio, quindi in piazza Maria Antonia e, infine, nella zona di Ricorboli (che allora non faceva parte del comune di Firenze).

A Firenze aveva conosciuto Theodosia Garrow e si erano sposati nel 1848. Frequentavano insieme il teatro “La Pergola”, le feste e i balli di Palazzo Pitti, i salotti politico-letterari dell’epoca; il loro villino era dive- nuto presto un felice luogo di incontro per la ‘colonia inglese’ che viveva a Firenze – Elisabeth Barrett, Robert Browning, Walter S. Landor – per quei ‘sudditi britannici’ che vi soggiornavano brevemente – George

4In quell’occasione Trollope era salito anche sul campanile di Giotto, per rendersi conto di quanto grave fosse la situazione e si era mostrato preoccupato per i gioiellieri del Ponte Vecchio (si vedaWhat I Remember, cit., pp. 341-342).

5Sulla scrittrice vittoriana e i suoi interessi risorgimentali si vedano i miei saggi indi- cati alla nota 1.

attenzione questo

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Eliot5, il suo compagno George H. Lewes, Charles Dickens e Anthony

Trollope (il fratello che Mazzini non aveva riconosciuto) – per alcuni intellettuali italiani come Pasquale Villari6 e per l’americana Harriet

Beecher Stowe, l’autrice dellaCapanna dello zio Tom7. In quella casa tro-

vavano spesso ospitalità anche i rivoluzionari toscani che, tramite TAT, mantenevano rapporti con i simpatizzanti inglesi – contatti tanto proficui per il contributo alla causa italiana che, nel 1862, Vittorio Emanuele II avrebbe insignito TAT dell’Ordine di San Maurizio e San Lazzaro.

Alla stessa causa si era dedicata anche la prima moglie come ci fa intendere la targa posta sull’edificio ricostruito in epoca più recente in via Salvagnoli: «Il giorno 13 aprile 1865 / morì in questa casa / Theo- dosia Garrow-Trollope / che scrisse in inglese con animo italiano / delle lotte e del trionfo della libertà»8. E, per renderci conto di quanto appro-

priato sia quel riconoscimento, è sufficiente leggere la preziosa testimo- nianza che Teodosia ci ha lasciato nel volumeSocial Aspects of the Italian Revolution in a Series of Letters from Florence, che raccoglie gli articoli da lei pubblicati su “Athenaeum”9.

Il primo è datato 27 aprile 1859 (quanto mai pertinente per il nostro convegno e il nostro volume!) e l’incipit rivela tutta la consapevolezza politica e la partecipazione emotiva dell’autrice, che addirittura pre- corre i risultati del plebiscito:

«A Firenze abbiamo fatto una rivoluzione all’acqua di rose. Da ieri sera una dinastia è statanon rovesciata, ma tranquillamente messa da parte […]. E dal momento che, senza dubbio, gli inglesi pensano che adesso noi – povere anime – stiamo bollendo e ribollendo nel calderone infuo- cato della rivoluzione […] vale la pena dire come stanno davvero le cose, in questa splendida notte stellata del 27 aprile quando per la prima volta ci coricheremo all’ombra delle Croce Argentea dei Savoia (p. 1)».

6Villari cita Trollope nella sua operaI primi due secoli della Storia di Firenze, pubblicata nel 1893-1894 e Trollope fa riferimento a Villari inWhat I Remember (cit.) e in A History of the Commonwealth of Florence from the Earliest Independence of the Commune to the Fall of the Repu- blic in 1531 che pubblica nel 1865.

7InWhat I Remember (p. 346) Thomas osserva come all’epoca il “contingente” ame- ricano che passava da Firenze non fosse numeroso come quello inglese.

8Sia la madre, Frances, che la moglie di Thomas sono sepolte nel cosiddetto “Cimi- tero degli Inglesi” di Firenze.

9Il volume viene pubblicato nel 1861 da Chapman & Hall. Oggi è disponibileonline fra i “googlebooks”. Non è mai stato tradotto in italiano.

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