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Il modello del network party, che può essere considerato una testimonianza della de- differenziazione, è stato oggetto di indagine da parte di Knut Heidar e Jo Saglie. Il loro studio si focalizza sulle organizzazioni di partito norvegesi, ma i risultati delineano in realtà un trend riscontrabile in tutti i sistemi politici occidentali.

• L’evoluzione verso forme di network party è infatti considerata la tendenza generale dei partiti che, perdendo la loro struttura organizzativa formale, si aprono verso l’idea di un reticolo di relazioni costituite da legami orizzontali nell’ambito dei quali i partiti perdono autonomia e nettezza dei confini. Tale modello deriva dalla combinazione tra il

modern cadre party di Koole (1994) e il partito di massa, ed è caratterizzato da una

struttura organizzativa meno formale rispetto alle organizzazioni tradizionali. Al suo posto, subentrerebbe una “struttura con confini meno rigidi fra processi interni e processi esterni” (Heidar e Saglie, 2003:221), che potrebbe garantire “un’aggregazione degli interessi che non sarebbe altrimenti possibile e che può essere anche agevolata dagli

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predominio dei gruppi di leadership professionali; 2) leadership ancorata al gruppo parlamentare, ma la legittimità è formalmente vincolata all’organizzazione e ai suoi membri; 3) scarsa membership, anche se i membri sono importanti per il partito; 4) il partito è impiegato nella lotta per massimizzare il voto, ma cerca allo stesso tempo di mantenere il proprio profilo identitario; 5) il partito mantiene l’organizzazione come base per discutere e decidere nuove politiche e reclutare una nuova leadership; 6) i partiti e le strategie si sviluppano in network informali di partito con meno enfasi sulle procedure formali di rappresentanza tipiche dei partiti di massa; 7) il partito confida su una combinazione di finanziamento privato e pubblico. Partendo dalle categorie elaborate da Scarrow (1996) inclusività, centralizzazione e mediatizzazione, gli studiosi hanno cercato di cogliere la direzione del mutamento organizzativo dei partiti politici esplorando tre dimensioni: 1) l’organizzazione e l’attività dei membri del partito; 2) il processo di decision-making; 3) le linee di comunicazione interne al partito che collegano leaders e membri.

Per quanto riguarda la prima dimensione la riflessione di partenza è che la partecipazione politica nella società postmoderna è frammentata e le persone spendono poco tempo per l’attività politica. Tuttavia, i partiti cercano di aumentare i livelli di inclusività allargando la partecipazione a individui o gruppi che non sono iscritti al partito, ma con il quale possono trovarsi d’accordo solo su certi punti del programma o su singole issues. Una delle strategie di “allargamento del cerchio” verso questi issue

actvist (Sampugnaro, 2011) è rappresentata dalla nascita di thematic network structure:

dei network tematici che si riferiscono alle nuove attività del partito svolte all’interno dell’organizzazione ma con l’obiettivo di coinvolgere anche coloro che stanno fuori. (Heidar e Saglie, 2003: 225). In questo modo l’inclusività implica che i confini tra il partito e l’ambiente diventano meno distinti. Inoltre, possono essere abbinate alla

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costruzione di thematic branches o virtual branches24 allo scopo di superare la vecchia struttura territoriale basata sulla sezione. Quindi il processo di de-differenziazione implica anche la partecipazione virtuale dei membri di un partito che diventano cyber-

militans. Tuttavia, il problema che si rileva con la partecipazione virtuale è la tensione

tra l’anonimato tipico di Internet e il contatto diretto che avviene nei partiti di massa. È bene sottolineare che l’obiettivo di queste strategie non è solo quello di assicurarsi un sostegno elettorale più solido, ma è quello di usufruire delle competenze e del capitale umano che una società postmoderna può offrire. Per la formulazione di alcune politiche ad esempio, è sempre più frequente il ricorso a gruppi di interesse organizzati- es. le organizzazioni ambientali- per il grado di professionalità delle loro conoscenze specialistiche. In questo caso, la distribuzione degli incentivi si incentra sulla richiesta partecipazione alla elaborazione di politiche con la promessa di benefici legate agli interessi specifici del gruppo che le promuove. In termini di autonomia/dipendenza, questa dimensione permette inoltre di cogliere un primo segnale di maggiore dipendenza dall’ambiente esterno. Per quanto riguarda l’attività dei non-membri, sostengono gli autori, possono sorgere dei problemi sul come includere soggetti che, per definizione, rifiutano una membership formale ma che possono risultare inclusi nel processo di

decision-making del partito.

Per quanto riguarda la seconda dimensione, il processo di decision-making è il principio base della democrazia rappresentativa. In particolare, si riferisce alla progressiva destrutturazione degli impianti della democrazia derogativa, incentrata su un sistema di potere piramidale attraverso il quale le vecchie elite partitiche impartivano le decisioni degli organismi centrali ai livelli periferici. A lungo andare queste procedure, oltre a essere disfunzionali in termini di costi e tempi, hanno posto

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"La rete ha quindi aumentato la possibilità di aggregare soggetti non inclini ad un’attività stabile all’interno dei partiti o non legati a circuiti politici (Dahlgren, 2005:155). Ciò è avvenuto anche in Italia con l’apertura di siti esterni a quelli ufficiali del partito , realizzati per alimentare la rete dei supporters (Bentivegna, 2006:42- 43). A tal proposito ricordiamo il sito di Prodi “Incontriamoci” o “Motore Azzurro” per Forza Italia.

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seri interrogativi sul grado di democrazia infrapartitica, soprattutto riguardo i rapporti fra leaders e seguaci. L’adozione di strumenti democrazia diretta ad esempio è stata una soluzione adottata da gran parte dei partiti europei proprio per fare fronte a questa esigenza. Tuttavia, Heidar e Saglie evidenziano che nonostante il processo di democratizzazione e decentramento che si nota nella selezione dei candidati, le strutture e le pratiche dei partiti di massa restano ancora presenti.

Per quanto concerne la terza dimensione, il riferimento è ai nuovi canali di comunicazione- sia all’interno che all’esterno- utilizzate dai partiti. Essi testimoniano davvero l’età postmoderna. Infatti, nell’era postmoderna della società liquida e veloce «time is a scarse risorse for party leaders today». Se il tempo è una scarsa risorsa allora i mezzi di comunicazione partitica devono adeguarsi a questo stile di vita. Vi è poco tempo per consultare i membri che vogliono risposte veloci dai propri leaders partitici e dunque non possono essere previste procedure democratiche che sono lente. Quindi, le forme di comunicazione sono costituite da open discussion forums e internal

communication channels. Internet ha rivoluzionato il mondo della comunicazione dei

partiti politici in quanto l’informazione che nei partiti di massa era gerarchica ora è mediata attraverso la velocità orizzontale di Internet.

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Capitolo Quarto

Nuove tecnologie e processi di esternalizzazione

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