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L’Odessa di Perón si mobilitò anche per aprire una via di fuga verso il nord Europa. L’idea di questa via era sorta, principalmente, per salvare gli scienziati e tecnici specializzati nazisti utili per il programma aeronautico argentino: dalla Germania sarebbero dovuti andare in Svezia e Danimarca ed infine in Argentina. Questa rete nordica venne principalmente

339 Goñi, U., Operazione Odessa. La fuga dei gerarchi nazisti verso l'Argentina di Perón, Garzanti Libri, Milano, 2007, pp. 167-170

340 DNM, fascicoli 201430/48 (Schwammberger), 21712/48 (Priebke), 211713/48 (Mengele) e 231489/48 (Eichmann)

341 Fascicolo di Stojadinovič, MRE, DP, Stati Uniti, 1947, schedario 6, fascicolo 14. Richiesta di cittadinanza di Stojadinovič, CSJN, dossier 11358.

finanziata da un imprenditore tedesco che faceva parte anche dei piani della prima Odessa, Friedrich Schlottmann. L’operazione era gestita dal tedesco-argentino Cárlos Eduardo Werner Schulz che ottenne la Croce al Merito del Cavaliere con Foglie di Quercia (solo 124 persone ottennero tale onorificenza)342.

Quest’ultimo si recò, dapprima in Danimarca, con permessi di sbarco rilasciati dall’Ufficio Immigrazione oltre a migliaia di lettere di presentazione di Peralta e, poi, in Norvegia dove lavorò affinché le autorità liberassero i prigionieri nazisti e li lasciassero andare in Argentina. In Svezia riuscì ad ottenere un elenco dei fuggiaschi nazisti. In questi Paesi, Schulz riuscì ad ottenere i permessi di sbarco per coloro che rientravano nei piani di Perón oltre ai titoli di viaggio del Comitato Internazionale della Croce Rossa ed i visti per entrare in Argentina. Tutto questo iter fu facilitato dai consoli scelti, suggeriti da Freude dell’Ufficio Informazioni, come Cárlos Piñeyro ed Elzear Mouretin343 che di buona volontà concedevano i permessi di sbarco ed i visti.

Fra coloro che Odessa reclutò c’era un ufficiale danese delle SS, Günther Toepke con il compito di aiutare a far uscire i criminali da Copenaghen in Svezia dove prendevano un volo per Ginevra e da lì raggiungevano Buenos Aires. Insieme a Toepke, anche il rappresentante della Caritas in Danimarca, Georg Grimme, aiutò migliaia di nazisti in fuga.

Il 17 novembre 1947 Schulz insieme ai suoi collaboratori addetti alla falsificazione dei passaporti furono arrestati dalle autorità svedesi. Nel frattempo, Piñeyro e Mouret furono obbligati a lasciare il Paese in quanto furono scoperti complici della macchina di Perón. Prima di lasciare la Svezia, Schulz contattò l’ufficiale delle SS in fuga, Ludwig Lienhardt, di cui l’URSS aveva chiesto l’estradizione per crimini di guerra. Egli doveva preparare la fuga di altri sette criminali di guerra facendoli salpare dal porto di Stoccolma. In sette mesi, quest’ultimi riuscirono a raggiungere Buenos Aires il 26 luglio 1946. Al suo ritorno a Buenos Aires, Schulz venne nominato aiutante del Governatore della Provincia di Buenos Aires, Domingo Mercante344.

Un altro personaggio che fu aiutato a fuggire fu il capitano delle SS Kurt Gross, capo delle operazioni di spionaggio in Spagna e Sud America. Era a capo delle SD AMT VI D-4 (reparto industria ed energia) e fuggì verso la Danimarca sul concludersi della guerra. Fu catturato in diverse circostanze ed altrettante volte riuscì a fuggire. Quando fu riconosciuto come criminale di guerra ed arrestato, solo Mouret e Piñeyro poterono aiutarlo con la solita

342 Fellgiebel, Walther-Peer, Träger des Ritterkreuzes des Eisernen Kreuzes 1939–1945 — Die Inhaber der höchsten Auszeichnung des Zweiten Weltkrieges aller Wehrmachtteile, Podzun-Pallas, Germania, pag. 76 343 Lettera di Piñeyro, 29 agosto 1947, fascicolo personale di Piñeyro, MRE, pag. 268

344 Mending, H., Flucht von Nürnberg?, Böhlau, Colonia, 1992, pp. 13-110 Libro basato sull’intervista a Schulz.

falsificazione di documenti. Il 5 novembre 1947, Gross lasciò definitivamente la Danimarca con direzione Buenos Aires.345

Un altro personaggio che usufruì della via nordica di Odessa fu il cosiddetto Mengele Danese, ossia un medico delle SS che sosteneva di aver trovato la “cura” all’omosessualità, Carl Peter Vaernet (Jensen era il suo cognome originale). Nato a Astrup, Danimarca, il 28 aprile 1893 si laureò in medicina e si trasferì in Germania dove effettuò fin da subito degli esperimenti su coloro che definiva “ammalati”: gli omosessuali. Prima attraverso il trapianto di testicoli, poi con i trattamenti ad ultrasuoni e con le ricerche sul testosterone.346

Fu assoldato dal comandante delle RSHA (Ufficio Centrale per la Sicurezza del Reich: una divisione delle SS e a cui dipendeva, per esempio, la Gestapo) Ernst Kaltenbrunner, il quale iniziò a finanziare le sue ricerche. Inoltre, gli fu data la possibilità di effettuare esperimenti presso il campo di concentramento di Buchenwald dove venne promosso maggiore delle SS. Sul finire della guerra, Vaernet tornò in Danimarca ed alla liberazione del Paese il 5 maggio 1945, fu catturato ed internato. Inscenando una finta malattia, Vaernet, appoggiato dagli agenti di Odessa, chiese alle autorità danesi di potersi recare in Svezia per curarsi: gli fu concesso e così s’imbarcò su un volo diretto a Buenos Aires con scalo a Ginevra.

In Argentina iniziò a lavorare come endocrinologo (la sua prima professione) agli ordini diretti del Ministero della Salute347. Alla fine degli anni novanta, dopo che si erano perse le sue tracce (si era peraltro venuto a sapere che aveva subito un incidente in cui aveva riportato diverse fratture), un’attivista omosessuale danese contattò il nipote di Vaernet il quale, non sapendo delle terribili storie del nonno, confermò che egli era morto il 25 novembre 1965 e sepolto al cimitero britannico di Buenos Aires, fila 11.A.120348.

Fra coloro che scapparono come Vaernet grazie alla Ratline di Odessa istituita nel Nord Europa, ci furono anche personaggi come Han-Ulrich Rudel - il militare tedesco più decorato della Seconda Guerra Mondiale grazie alle sue capacità aeronautiche: si conta che fu abbattuto decine di volte anche se si stima abbia a sua volta distrutto almeno 1.300 veicoli nemici in più di 2.500 missioni. Fu l’unico ad aver ottenuto il titolo di Cavaliere della Croce di Ferro con Fronde di Quercia in Oro, Spade e Diamanti349.

345 Goñi, U., Operazione Odessa. La fuga dei gerarchi nazisti verso l'Argentina di Perón, Garzanti Libri, Milano, 2007, pp. 160-180

346Goñi, U., Operazione Odessa. La fuga dei gerarchi nazisti verso l'Argentina di Perón, Garzanti Libri, Milano, 2007, pp. 173-179

347 CSJN, domanda di cittadinanza, dossier 3480; Documento di Assunzione del Ministero della Salute Argentino numero 11692

348 Goñi, U., Operazione Odessa. La fuga dei gerarchi nazisti verso l'Argentina di Perón, Garzanti Libri, Milano, 2007, pp. 173-179

C’erano poi il criminale della Gestapo Kurt Christmann, l’addetto al campo di concentramento di Dachau, Fridolin Guth (uno dei partecipanti al colpo di Stato del 1934 a Vienna che costò la vita al cancelliere Dolfuss. Fu anche agente-torturatore in Francia)350 ed anche August Siebrecht, amico di Perón ed ex spia nazista in Cile.

Da questo gruppo nacque, nel febbraio del 1955, la sezione tedesca del Movimento Peronista per gli Stranieri (MPE)351 sotto la direzione di Ludwig Lienhardt il cui scopo era quello di creare una battaglione armato nazista. Ma con la fine del Governo peronista, Lienhardt dovette sciogliere questo movimento e rimase sempre più escluso dalla vita politica del Paese. Egli era stato il contatto in Estonia e Svezia per la fuga dei nazisti verso il Sud America e che con la chiusura delle operazioni di Odessa nel Nord Europa si recò a lavorare direttamente in Argentina.

Verso la fine del 1947 la rotta nordica venne chiusa in quanto i maggiori contatti vennero espulsi e lo stesso Schulz arrestato. Odessa cercò una nuova Ratline che passasse per la Svizzera. In tal senso la macchina creata da Perón si mobilitò affinché fosse creato un ufficio apposito nel Paese neutrale del centro Europa dove sarebbero confluiti agenti nazisti ma anche, ovviamente, i principali emissari argentini.

B. Svizzera

Le operazioni in Svizzera nacquero durante il famoso Tour Arcobaleno portato avanti dalla moglie di Perón, Eva. Durante il suo viaggio Eva incontrò certamente il dittatore Franco ed il Papa Pio XII.

Presi i contatti ufficiali, nelle ambasciate argentine in Svizzera, Spagna ed Italia vennero insediati agenti dell’Ufficio Informazioni di Freude che lavoravano con la copertura diplomatica. Il centro cardine divenne Berna, dove ci fu anche l’appoggio del Capo della Polizia e del Ministro della Giustizia svizzeri che avevano sempre nutrito forti simpatie naziste.

Venne, finalmente, insediato l’ufficio di Odessa a Berna al numero 49 di Marktgasse Strasse con la denominazione di Centro di Emigrazione Argentino. A dirigere l’Ufficio fu inviato un membro della segreta GOU che aveva governato in Argentina fino alla definitiva proclamazione a Presidente di Perón.352

350 Pace, G. M., Nazisti, l'elenco della vergogna, La Repubblica online, Italia, 24 febbraio 2000,

http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2000/02/24/nazisti-elenco-della-vergogna.html, web. 10 gennaio 2018

351 Prova documentata del MPE, dossier 21771/56, CNI, Comisión 47, AGN

352 Goñi, U., Operazione Odessa. La fuga dei gerarchi nazisti verso l'Argentina di Perón, Garzanti Libri, Milano, 2007, pp. 120-376

Molti criminali utilizzarono questa via: Gerhard Bohne, direttore del programma sull’eutanasia, Erich Priebke, uno degli autori delle Fosse Ardeatine, Josef Schwammberger, mandante degli eccidi di massa in Polonia oltre ai più famosi Josef Mengele ed Adolf Eichmann. Josef Franz Leo Schwammberger, nel 1933, entrò a far parte della Legione Austriaca delle SS e divenne comandante di molteplici campi di concentramento nel distretto di Cracovia fra il 1942 ed il 1944. Fu arrestato ad Innsbruck nella zona di occupazione francese ma riuscì a scappare, grazie ad Odessa ed il lavoro di Fuldner, nel gennaio del 1948. In tal modo raggiunse l’Italia e da Genova si imbarcò sul transatlantico Campana alla volta di Buenos Aires e con un permesso di sbarco fatto ottenere da Fuldner intestato al suo vero nome.353 Nonostante vivesse con estrema serenità, egli fu uno dei pochi criminali di guerra che l’Argentina consegnò alla giustizia tedesca (maggio 1990): al processo del 18 maggio 1992, Schwammberger fu condannato dalla Corte Regionale di Stoccarda all’ergastolo per i suoi crimini avvenuti durante la Seconda Guerra Mondiale.354

In particolar modo Gerhard Bohne, membro delle SA ed Hauptsturmführer delle SS, fu uno dei principali artefici del programma per l’eutanasia Aktion T4 con il compito specifico di mettere in pratica le procedure burocratiche della selezione, del trasporto e dell’eliminazione delle vittime: divenne il direttore dell’ufficio centrale delle operazioni del dipartimento amministrativo.355 Il suo ruolo di collegamento con la Croce Rossa Tedesca lo aiutò ad ottenere con più facilità i documenti che gli permisero, grazie al sostegno di Odessa, di giungere in Sud America.356

In particolar modo la sua pratica fu appoggiata dalla PCA (Pontificia Commissione di Assistenza) e dallo stesso padre Draganović.357 Anche la sorella, Gisela Bohne, ebbe il sostegno di Odessa tanto che riuscì ad ottenere la documentazione per l’espatrio senza nessuna sorta di problemi.358 Completate tutte le formalità del caso, i due fratelli riuscirono ad imbarcarsi sul transatlantico Ana C ed arrivarono a Buenos Aires il 29 gennaio 1949.

353 DNM, Elenco passeggeri, elenco 52, marzo 1949

354 Kinzer, S., Last' Nazi Criminal Gets Life Sentence, The New York Times, New York, May 19, 1992, https://www.nytimes.com/1992/05/19/world/last-nazi-criminal-gets-life-

sentence.html?scp=5&sq=Josef%20Schwammberger&st=cse, web. 16 maggio 2018

355 Tregenza, M., Aktion T4. Le Secret d'État des nazis : l'extermination des handicapés physiques et mentaux, Calmann-Lévy, Mémorial de la Shoah, Parigi, 2011, pag. 395

356 Tregenza, M., Aktion T4. Le Secret d'État des nazis : l'extermination des handicapés physiques et mentaux, Calmann-Lévy, Mémorial de la Shoah, Parigi, 2011, pag. 327

357 Applicazione per i documenti di viaggio della Croce Rossa per Hans Bohne, ICRC Roma, 22 August 1948, lettera dalla PCA all’ICRC di Roma, 22 August 1948, ICRC, Ginevra, Archivio, ‘Titres de Voyage CICR 1945– 1993’, applicazione 83, 465

358 Applicazione per i documenti di viaggio della Croce Rossa per Gisela Bohne, ICRC Roma, 22 August 1948, lettera dalla PCA all’ICRC di Roma, 22 August 1948, ICRC Ginevra, Archivio, ‘Titres de Voyage CICR 1945– 1993’, applicazione 83, 470

Come luogo di residenza essi indicarono Via Peña 2484, quarto piano, appartamento “A” (stesso indirizzo scelto da Carlos Fuldner).359

Come racconta Uki Goñi rispetto a quanto riferì lo stesso Bohne nel 1959:

Avevo preso casualmente contatto con un’organizzazione diretta da un prete cattolico, responsabile del trasferimento illegale in Argentina dei più disparati esperti per conto del Governo di quel Paese. […] Io stesso entrai in quel Paese con il gruppo di ingegneri mandati a chiamare dal costruttore di aeroplani, professor Tank.360

In tal senso va ricordato, quanto era fondamentale per Perón perseguire il suo obbiettivo di reclutare quanti più scienziati e tecnici avesse potuto: con la chiusura delle Ratline nordiche era fondamentale creare un altro canale. Ci furono delle missioni precorritrici di due Ufficiali argentini, Julio Hennekens e Rodolfo Jeckeln, che furono mandati in Europa alla ricerca ed al salvataggio di quanti più esperti potessero arruolare (anche se criminali ricercati): riuscirono ad assoldare esperti nel campo dell’aeronautica o i famosi Hans Joachim Schumacher – chimico universitario tedesco che venne reclutato come Direttore Generale dell’Industria Militare Argentina361 - e Peter Brodersen – professore all’Università di Francoforte e membro delle SS.

Molti riuscirono semplicemente a scappare per non incorrere alla giustizia internazionale, mentre altri vennero reclutati e divennero membri attivi di Odessa come l’architetto nazista Herbert Helfrich. Egli era entrato nel Partito nazista nel 1933 ed era diventato direttore dei Lavori Pubblici all’interno del Reich. Fu il responsabile oltre che della costruzione di importanti vie anche di progetti militari di un certo rilievo (come l’apparato di fortificazioni in Normandia). Era anche esperto nella costruzione di armi ed aveva collaborato con famosi scienziati nazisti durante la sua carriera come il suo grande amico, Wernher von Braun, che venne reclutato dalla NASA per il progetto V-2362.

Perón rimase impressionato durante il suo viaggio in Europa dalle famose strade costruite da Helfrich ed ammaliato chiese a Jeckeln di assoldarlo sul finire della Guerra. Il fuggiasco si imbarcò su un volo KLM in Svizzera con destinazione Montevideo il 25 luglio 1947. Da lì raggiunse, attraverso il traghetto General Alvear, Buenos Aires363.

359 DNM; Elenco Passeggeri, Ana C, gennaio 1949, elenco 81

360 Klee, E., Was sie taten - Was sie wurden: Ärzte, Juristen und andere Beteiligte am Kranken- oder Judenmord, Fischer Taschenbuch, Francoforte, 1986, Goñi, U. op. cit

361 Arvira, A. J. Hans Joachim Schumacher. Homage at the centennial of his birth, Anales Asociación Química Argentina, v.93 n.4-6, Buenos Aires, gennaio-dicembre 2005,

http://www.scielo.org.ar/scielo.php?script=sci_arttext&pid=S0365-03752005000200004, web. 10 gennaio 2018

362 Potash, R., CEANA, Final Report, 1999 cit. in Goñi, U., Operazione Odessa. La fuga dei gerarchi nazisti verso l'Argentina di Perón, Garzanti Libri, Milano, 2007, pp. 181-183

Dopo solo due mesi Helfrich fu rispedito in Europa ai comandi di Freude ed attivò una propria Ratline attraverso gli ingenti finanziamenti, forniti dalle principali aziende tedesche che supportavano Perón, utili per corrompere le autorità svizzere.

Uno dei suoi più importanti collaboratori fu il diplomatico argentino di origine tedesca Enrique Moss che era sposato con una donna appartenente ad un’importante famiglia di banchieri svizzeri. Tra l’altro, fu uno degli organizzatori del viaggio di Eva in Svizzera nel 1947. Il compito principale di Moss era quello di ottenere i documenti ed i finanziamenti per i fuggiaschi e le loro famiglie. Una volta che riusciva a far ottenere il permesso di espatrio per i fuggiaschi, costoro venivano fatti imbarcare su un volo della compagnia KLM dalla Svizzera o erano condotti a Genova dove salpavano verso il Sud America o erano portati a Roma da dove s’imbarcavano su un volo della neonata compagnia di Perón, la FAMA, con destinazione Buenos Aires.

Oltre alla sede diretta da Moss presso gli uffici di Berna a Marktgasse, c’era una base ad essa collegata a Colonia diretta da Herr Westerhof ed un’altra ad Aach bei Singen guidata da Herr Ellinghausen364.

L’arrivo di Fuldner in Europa e l’instaurazione della sua base presso le sedi della DIAE di Roma e Genova dette maggiore impulso ad Odessa e le sue sedi svizzere. Fuldner entrò subito in contatto con le autorità elvetiche attraverso la rete già stabilitasi nel Paese “neutrale”.

Come vedremo successivamente, le autorità svizzere erano molto accomodanti nel facilitare il lavoro di Odessa in quanto esse, durante la Guerra, furono tutt’altro che neutrali ed, anzi, predilessero i contatti con i nazisti.

Per esempio, il ministro della Giustizia Eduard von Steiger chiiuse, durante un periodo dela Guerra, i confini del Paese ai richiedenti asilo ebrei ed, invece, fu molto aperto nell’accogliere i nazisti che si recavano presso le floride e poco regolamentate banche svizzere, dove depositavano i propri beni. Anche il capo della polizia Heinrich Rothmund ebbe degli atteggiamenti notoriamente anti-semiti e filonazisti365. Quest’ultimo ebbe molteplici contatti con il regime nazista durante la Guerra: con Himmler stipulò un accordo segreto per fermare i profughi ebrei. Discusse più volte con i gerarchi dello NSDAP

364 Potash, R., CEANA, Final Report, 1999 cit. in Goñi, U., Operazione Odessa. La fuga dei gerarchi nazisti verso l'Argentina di Perón, Garzanti Libri, Milano, 2007, pp. 184-185; Promemoria di Rothmund a Steiger, Auswanderung von Flüchtlingen nach Argentinien 1947/48, Handakten Bundesrat von Steiger, Archivio Federale Svizzero, E4001C#1000/783#2719*

sull’erroneità dello sterminio degli ebrei proponendo che fossero trovate altre “soluzioni al problema ebraico”366.

Per Rothmund, la soluzione era la loro espulsione e nel caso della Svizzera, anche la non ammissione di coloro che si presentavano alle frontiere: “Oggi abbiamo circa 6000 rifugiati ebrei in Svizzera. Rappresentano un pericolo per il nostro Paese. […] Tutti gli ebrei vanno rispediti oltre confine367”. In tal caso, già nel 1938, la Svizzera aveva convinto la Germania a timbrare i passaporti dei cittadini di religione ebraica con una “J” in modo che la polizia di frontiera svizzera li potesse identificare senza problemi368. In tal modo il Paese elvetico si rese complice dell’omicidio di migliaia di persone che cercavano rifugio.

Rothmund viaggiò molto in Germania durante la guerra “seguendo gli ordini di von Steiger”, così da ottenere dei contatti all’interno della rete dei servizi segreti tedeschi. Per esempio “fu a Berlino all’inizio del 1943 per fissare dei contatti tra la polizia Svizzera e la RSHA369”. Un altro documento della CIA dice: “Dr. Rothmund ha viaggiato a Berlino per creare questo contatto tra la polizia Svizzera, il Dipartimento Federale di Giustizia, la Polizia e il RSHA370”. Queste relazioni furono anche confermate da altri documenti della CIA: “Il piano di Schellenberg era quello di usare i soldi per finanziare Rothmund, il capo della Polizia Svizzera, con il quale aveva delle connessioni371”.

Sul finire della Guerra, egli si mobilitò per il rilascio di 1200 ebrei dai campi di concentramento dopo importanti incontri con Schellenberg, secondo quanto affermano dai documenti della CIA (negli stessi documenti si menziona come Schellenberg avesse fatto fuggire molti suoi colleghi a Berna grazie a degli “amici svizzeri372”). Per sugellare tale operazione, Himmler ricevette in cambio 5 milioni di franchi svizzeri e concluse l’accordo373. Nonostante il suo trascorso durante il Conflitto Mondiale, von Steiger divenne Presidente della Svizzera nel 1945.

366 Roschewski, H., Heinrich Rothmund in seinen Akten, in Die Schweiz und die Flüchtling, Haupt, Berlino, 1997

367 Häsler, A., The Life Boat is Full, New York, Funk & Wagnalls, 1969, pag. 323. Haas, G., Wenn man gewusst hätte, Basilea, Francoforte, Helbing Lichtenhahn Verlag, 1994, pag. 125

368 Beres, L. R., The Swiss had their villains and their heroes, Frontline online, Scozia,

https://www.pbs.org/wgbh/pages/frontline/shows/nazis/readings/beres.html, web. 11 gennaio 2017 369 CIA Digital Archives, Document Number (FOIA) /ESDN (CREST): 519a6b26993294098d511042, FOIA ERR, Special Collection, Nazi War Crimes Disclosure Act, novembre 1945

370 CIA Digital Archives, Document Number (FOIA) /ESDN (CREST): 519bded3993294098d514be1, FOIA ERR, Special Collection, Nazi War Crimes Disclosure Act, 26 novembre 1946

371 CIA Digital Archives, Document Number (FOIA) /ESDN (CREST): 519bded3993294098d514bfe, FOIA ERR, Special Collection, Nazi War Crimes Disclosure Act, 1 luglio 1955

372 CIA Digital Archives, Document Number (FOIA) /ESDN (CREST): 519bded3993294098d514bf5, FOIA ERR, Special Collection, Nazi War Crimes Disclosure Act, 20 ottobre 1945

Intanto dall’aprile 1946 al 1947, Rohtmund fu nominato delegato per la Svizzera presso l’IRO (International Refugee Organization: antenata dell’UNHCR che la sostituì nel 1952)