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E. La breve parentesi inglese di Odessa: le SS galiziane al soldo dell’Inghilterra e del Vaticano

3) LA SECONDA ODESSA: ARGENTINA

Alla fine del 1944 molteplici campi di prigionia degli Alleati in Europa ospitavano tantissimi soldati nemici. D’altra parte, alcuni criminali di guerra erano in fuga ed avevano riparato nei Paesi neutrali come Svizzera, Spagna e Portogallo oltre ad Italia ed Austria.

Come abbiamo già visto, alcuni si rifugiarono presso i diversi monasteri della Chiesa o, appena catturati, si offrirono di lavorare come agenti anticomunisti per i servizi segreti Alleati. Costoro ebbero, praticamente subito, una nuova vita mentre coloro che tuttavia erano nei campi di prigionia rischiavano l’estradizione, in alcuni casi, o le pene imposte dai Tribunali Internazionali, in altri. Quelli che decisero di darsi alla fuga, invece, dovettero cercare diversificati modi per raggiungere la salvezza.

In tutti questi casi, il ruolo del Vaticano fu centrale così come quello dei Paesi Alleati. In questo quadro, s’inserì benissimo anche l’Argentina che come obbiettivo principale aveva quello di reclutare le migliori menti in fuga per potenziarsi sempre più, concedendo in cambio una nuova vita ed un rifugio sicuro dai cacciatori di nazisti (non sempre fu così: basti ricordare i casi più famosi come quelli di Eichmann e di Priebke che a distanza di decenni subirono dei processi rispettivamente in Israele ed in Italia).

L’Odessa di Perón ricoprì un ruolo primario nel quadro delle Ratline attraverso le quali si riuscì a portare, nel Continente americano, una grande quantità di ricercati per crimini legati alla Guerra.

Ma prima di addentrarmi ad analizzare la struttura e la storia di questa specifica organizzazione, vorrei focalizzarmi su alcuni dei suoi membri principali in modo da poter avere un quadro più completo dei fatti antecedenti alla sua creazione.

Uno dei principali componenti fu Horst Alberto Cárlos Fuldner, ex capitano delle SS. Un documento della CIA cita: “Membro delle SD che era specializzato nell’inviare fuori dalla Germania i clandestini attraverso attività postume alla sconfitta [della Seconda Guerra Mondiale]251”.

Horst Cárlos Fuldner nacque a Buenos Aires il 16 dicembre 1910 da immigrati tedeschi. La famiglia tornò in Germania quando Cárlos aveva dodici anni e riuscì a mantenere entrambe le sue cittadinanze - che sarebbero state vitali in futuro.

250 Capitolo con riferimenti a: Aarons M. M., Loftus J., Ratlines, Newton & Compton, Roma, 1993; Camarasa, J., Odessa al Sur: La Argentina como refugio de nazis y criminales de guerra, Aguilar, Argentina, 2012 e Goñi, U., Operazione Odessa. La fuga dei gerarchi nazisti verso l'Argentina di Perón, Garzanti Libri, Milano, 2007. Quest’ultimo di fondamentale utilizzo per ricotruire le principali tappe narrative da cui ho attinto e a cui ho aggiunto nuovi documenti rinvenuti e teorie da me avanzate.

251 CIA Digital Archives, Document Number (FOIA) /ESDN (CREST): 519697ee993294098d50d1e3, FOIA ERR, Special Collection, Nazi War Crimes Disclosure Act, 23 dicembre 1947

In Germania, Cárlos iniziò la scuola di legge anche se l’abbandonò prima di terminarla. Le sue inclinazioni verso il nazismo iniziarono fin dall’adolescenza e decise di entrare a far parte dell'organizzazione Stahlhelm (un’organizzazione di destra di ex soldati) fin da giovane.

Nel 1932 si unì alle SS, con il numero di tessera 31.170, dove fece una velocissima carriera fino a diventare Capitano. Solo nel 1935, fu accusato dalle SS di appropriazione indebita e “frode, reticenza e tradimento”, situazione che lo obbligò a scappare.252

Difatti, decise di lasciare la moglie incinta e di rifugiarsi nel suo Paese natale. Nonostante tutte le accortezze, Cárlos fu catturato dalla Gestapo locale e riportato in Europa.

Tuttavia, il suo spagnolo fluente ed il tedesco (oltre ad una buona conoscenza dell’inglese e del francese) ed i legami con l'Argentina lo resero un bene prezioso per entrambi i Paesi a cui era legato in un quadro in cui si stava intravedendo all’orizzonte un conflitto su scala mondiale. Nonostante le accuse di tradimento, diserzione e frode, Cárlos riuscì ad essere prosciolto da ogni accusa.

Da allora i movimenti esatti di Fuldner, durante la Seconda Guerra Mondiale, rimasero avvolti nel mistero. Sebbene fosse stato cacciato dalle SS, fu arruolato come tenente nell'esercito ed iniziò a lavorare come traduttore per la Divisione Blu, un'unità composta da volontari spagnoli che combattevano per la Germania sul fronte sovietico.

Fuldner viaggiò spesso da Madrid a Berlino e collaborò con Sofindus, una famosa società nazista che coordinava interessi commerciali e spie, soprattutto in Spagna - sarebbe stato licenziato anche da Sofindus, di nuovo per appropriazione indebita.

Quando la guerra finì, Fuldner si stanziò a Madrid, dove iniziò il suo ultimo incarico per il Terzo Reich: far fuggire i nazisti in sicurezza verso l’Argentina.

Fuldner era il migliore agente che i servizi segreti tedeschi avevano sul finire della Guerra: aveva denaro, connessioni con ufficiali spagnoli di alto rango e persino un certo numero di opere rubate che sarebbero state vendute per finanziare le sue attività.

Sebbene gli alleati lo cercassero, i suoi amici spagnoli dai tempi della Divisione Blu lo proteggevano, nascondendolo anche per un breve periodo nel palazzo dell'El Escorial (un famoso monastero vicino a Madrid).253

Alla fine della Guerra, la Spagna divenne un rifugio per molti ex nazisti e collaborazionisti, in particolare quelli di Francia e Belgio. Infatti, nel Paese di Franco era operativa una rete

252 Goñi, U., Operazione Odessa. La fuga dei gerarchi nazisti verso l'Argentina di Perón, Garzanti Libri, Milano, 2007, pp. 50-100

253 Goñi, U., Operazione Odessa. La fuga dei gerarchi nazisti verso l'Argentina di Perón, Garzanti Libri, Milano, 2007, pp. 80-120

organizzata da Charles Lesca e Pierre Daye254. Già nell’America Latina esistevano da anni reti di spionaggio e sabotaggio che agivano così come fece, successivamente, l’Organizzazione di Perón - che inviava criminali di guerra ricercati in Sudamerica. Fuldner aiutò alcuni fuggiaschi per conto delle SD attraverso la rete di Lesca e Daye prima ancora di aver incontrato Perón.

Tornato a Buenos Aires, nel 1947, Fuldner fu messo in contatto con il presidente Juan Domingo Perón, che era alla ricerca di agenti che potessero aiutare nella fuga i nazisti ricercati in Europa e farli giungere in Argentina per sviluppare il Paese da un punto di vista militare, economico, industriale e scientifico.

Fuldner aveva i contatti e le abilità linguistiche per essere la persona ideale per tale lavoro. Come abbiamo visto, Perón era stato un ammiratore dei regimi fascisti europei e l'Argentina - con la sua numerosa popolazione che discendeva principalmente da spagnoli, italiani e tedeschi - era un’alleata naturale dei Governi dell'Asse.

Inoltre, Perón credeva anche che gli ex nazisti potessero tornare utili in quello che vedeva come l'inevitabile ed imminente conflitto tra Stati Uniti ed Unione Sovietica: sapeva che anche tali Paesi avrebbero sfruttato le conoscenze dei nazisti per sviluppare le proprie ricerche in campo scientifico e militare e che, quindi, era prioritario agire nel più breve tempo possibile.

Fuldner fu, quindi, rapidamente messo sul libro paga di Buenos Aires e assegnato come funzionario dell'immigrazione dell’Argentina a Genova dove entrò anche in contatto con i membri della rete del Vaticano. Inoltre, Fuldner iniziò a lavorare segretamente per l’Ufficio Informazioni e l'Aeronautica argentini255.

Come vedremo più avanti, Fuldner fu uno dei principali artefici della fuga di Adolf Eichmann, Josef Mengele, Erich Priebke, Josef Schwammberger e Gerhard Bohne.

Un altro elemento importante nell’ottica dei piani del Presidente argentino fu Cárlos (o più comunemente noto come Charles) Hipólito Saralegui Lesca che aprì il primo corridoio, per i fuggiaschi ricercati, attraverso la Spagna.

Tra i suoi maggiori e più influenti contatti appariva Otto Abetz, ambasciatore nazista a Parigi che a partire dal 1940 ebbe l’incarico di confiscare ed assicurare tutti i tesori artistici sia privati che pubblici del Paese occupato – saccheggiò, nel vero senso della parola, tutti i musei francesi oltre alle gallerie d’arte private.

254 Personaggi che iniziarono a lavorare insieme a Fuldner e tutti insieme costituirono l’Odessa di Perón: questa rete a Madrid fu il prodromo europeo dell’Odessa argentina

255 Scheda personale SS di Fuldner, NARA, RG 242, fascicolo BDC, rullino 230, fotogrammi 750-832; anche due rapporti dell’Ambasciata degli Stati Uniti a Madrid, 3 dicembre 1945, NARA, RG 59, schedario 6746, cartella 4; e ibid., 31 luglio 1946, schedario 6748; Goñi, U. op. cit

Nato a Buenos Aires il 19 febbraio 1887, Lesca studiò in Francia, dove scrisse per il giornale ultra-collaborazionista ed antisemita Je Suis Partout di Robert Brasillach e collaborò con i movimenti monarchici e nazionalisti Action française, Frontières e Combats.

Nonostante la sua vita parigina, egli non ruppe mai i legami con l’Argentina di cui aveva anche i documenti d’identità. I suoi articoli filo-nazisti gli costarono la prigione, ma quando Hitler occupò la Francia venne liberato ed iniziò a collaborare attivamente con il nuovo Governo di Vichy ed il suo presidente Pierre Laval.

Durante la Seconda Guerra Mondiale poté tessere una sempre maggiore rete di contatti con gli altri regimi alleati ed in particolare con il vicino Belgio dove entrò in contatto con un membro del Partito Rexista, Pierre Daye.

Poco prima della liberazione di Parigi, nell’agosto del 1944, Lesca scappò insieme ad altri collaborazionisti di cui molti di essi furono assoldati da Walter Schellenberg (capo dell’Amt VI SD-Ausland ed uno degli ufficiali tedeschi più importanti durante la Seconda Guerra Mondiale, soprattutto per essere legato alla vicenda dell’attentato contro Hitler, del 20 luglio 1944).

Lesca raggiunse Madrid nel dicembre del 1944 dove iniziò ad alloggiare, insieme alla moglie, a via Victor Hugo 4. Il suo principale compito era quello di finanziare i tedeschi presenti in Spagna e coloro che ci si sarebbero dovuti nascondere in futuro.

Il gruppo, instaurato da Lesca, si ritrovava spesso al ristorante Horcher in via Alfonso XII, avviato nel 1943 da Otto Horcher con l’aiuto di Walter Schellenberg.

Lesca aveva sempre confessato uno stretto rapporto personale con Perón e con la sua vittoria alle elezioni si era palesata una sempre più reale possibilità di costituire una Ratline che portasse in Argentina.

I primi trasferimenti di personale specializzato nazista insieme ad alcuni criminali di guerra avvennero fra l’agosto ed il settembre del 1946: i fuggiaschi entravano in “Argentina su navi spagnole camuffati da preti e disertori”256. Un contatto fondamentale per questa rete di Lesca era Cárlos Reuter, nato ad Amburgo, cresciuto a Buenos Aires e tornato in Germania dove divenne un’agente delle SD. Lavorò nella Parigi occupata e dopo la sua liberazione usufruì della rete di Lesca per fuggire in Argentina. Qua “Reuter era fra quelli ai quali i tedeschi affidarono il compito di mettere a punto, per il futuro, un’organizzazione spionistica in Sud America257”.

256 Interrogatorio dell’agente della SD Hans Sommer, NARA, RG 242, M-1270, rullino 27, fotogrammi 884- 894; Ibid. NARA, RG 59, schedario 6748; Goñi, U. op. cit

257 Interrogatorio dell’agente della SD Hans Sommer, NARA, RG 242, M-1270, rullino 27, fotogrammi 884- 894; Ibid. NARA, RG 59, schedario 6748; Goñi, U. op. cit

Lo stesso Lesca, a metà del 1946, stava preparando la sua partenza verso l’Argentina in quanto a Parigi era in corso un processo in contumacia contro di lui per spionaggio al soldo del nemico. Difatti, il 20 gennaio 1947 il Governo francese presentò una richiesta formale di estradizione ed il 5 maggio 1947 la Corte di Giustizia della Seine emise una condanna a morte nei suoi confronti.258

Ciò che è importante sottolineare è che Lesca fu il pioniere che aprì le prime strade che portarono in Argentina per la fuga dei criminali di guerra. Il suo ruolo fu fondamentale in quanto si poté avere, concretamente, la prova della riuscita di tali operazioni che implicavano la fuga dei ricercati di Guerra e di un’organizzazione di “un’emigrazione” più massiccia.259 Un altro personaggio importante fu il caro amico di Lesca, Pierre Daye, che ebbe il merito di elevare tale pratica in un vero e proprio sistema. Dopo essere fuggito in Argentina costui stabilì, nell’immediato, dei legami con l’Ufficio Presidenziale a Buenos Aires.

Le sue conoscenze e contatti erano, di certo, appetibili per i piani di Perón: basti pensare che aveva incontrato, durante la sua carriera in Europa, il Papa Pio XII, Adolf Hitler, Joachim von Ribbentrop, lo scià di Persia Reza Pahlevi ed il re di Belgio Leopoldo III.

Nacque da una famiglia benestante a Bruxelles e viaggiò fin da piccolo in tutti i Continenti del Mondo. Fu volontario durante la campagna anglo-belga del 1916 in Africa occidentale; lavorò come attaché militare belga dal 1918 al 1919 a Washington.

Il 3 settembre 1925 Daye giunse a Buenos Aires in un periodo in cui la Capitale argentina viveva un periodo di boom economico - grazie alle esportazioni di carne – e di un’evoluzione sorprendente sia sul piano culturale che sociale.

Daye riuscì ad accedere alle alte sfere della scala sociale argentina riuscendo, per esempio, ad entrare nel famoso circolo aristocratico Jockey Club. Qui intensificò la sua rete di contatti sudamericani ed europei.

Negli anni trenta tornò a lavorare come diplomatico e viaggiò in molti Paesi fra cui l’Iran, dove conobbe personalmente lo Scià.

Quando si stazionò in Europa tesse nuovi collegamenti con i maggiori esponenti del Partito Nazista tedesco ed il leader rexista, León Degrelle, che gli assegnò la leadership del Partito nel Parlamento.

Quando i tedeschi occuparono il Belgio e la Francia, Daye si fece un sempre più convinto sostenitore del nazismo ed iniziò a collaborare attivamente con essi.

258 Interrogatorio dell’agente della SD Hans Sommer, NARA, RG 242, M-1270, rullino 27, fotogrammi 884- 894; Ibid. NARA, RG 59, schedario 6748; Goñi, U. op. cit

259 Goñi, U., Operazione Odessa. La fuga dei gerarchi nazisti verso l'Argentina di Perón, Garzanti Libri, Milano, 2007, pp. 150-200

Un altro evento molto importante per gli sviluppi futuri di Odessa fu l’incontro fra Daye e Lesca negli uffici del giornale collaborazionista Je Suis Partout.260

Daye frequentava ambienti anti semiti e filo nazisti oltre ai maggiori esponenti del Partito di Hitler a Parigi. Intanto, nel 1943 venne nominato Ministro dello Sport dal Partito Rexista261. Un’altra tappa fondamentale per la sua carriera in Odessa, fu il viaggio nel 1943 a Roma, dove da fervente cattolico, nutriva il forte desiderio di incontrare il Papa Pio XII. L’incontro ci fu ed attraverso esso che – apparentemente - Daye iniziò a carpire le macchinazioni del Vaticano e dei suoi membri più rilevanti262.

Non a caso, al suo ritorno a Parigi assunse il ruolo che avrebbe, poi, ricoperto con l’Odessa di Perón: salvare i belgi che erano già ricercati dagli Alleati ed aiutarli a lasciare l’Europa in tutta sicurezza.

Nel 1944 lo scenario per le potenze dell’Asse si faceva sempre più cupo e Daye decise di chiedere aiuto ai suoi contatti spagnoli per poter giungere nella neutrale Madrid: infatti, il 25 agosto, Parigi fu liberata ed il 3 settembre il generale Montgomery entrava trionfalmente a Bruxelles ed iniziava l’arresto dei collaborazionisti.

Mentre alcuni ricercati contattavano Daye e Lesca per avere una via di fuga sicura fuori dall’Europa, il rexista veniva condannato a morte nel suo Paese263.

A Madrid, i due stavano organizzando una rete sempre più strutturata, anche grazie alla collaborazione dello stesso Cárlos Fuldner e l’ambasciatore romeno Radu Ghenea. A tale gruppo si aggiunsero altre figure importanti per quel particolare contesto di fine guerra: i giornalisti Víctor de la Serna di Informaciones e Mariano Daranas del quotidiano di Madrid

ABC, il marchese José Ignacio Escobar direttore di Acción Española e di Epoca, oltre che

gran amico del contatto di Perón a Berlino, Juan Cárlos Goyeneche. Inoltre c’era il Ministro dell’Istruzione di Vichy, Abel Bonnard, l’ambasciatore spagnolo a Buenos Aires, Manuel Aznar, e lo scrittore Eugenio d’Ors.

I piani di salvataggio di Daye si complicarono quando la dittatura di Franco si apriva sempre più agli Alleati e gli veniva richiesto di estradare i criminali di guerra ricercati.

260 Goñi, U., Operazione Odessa. La fuga dei gerarchi nazisti verso l'Argentina di Perón, Garzanti Libri, Milano, 2007, pp. 200-250

261 Decreto presidenziale 21284, 11 settembre 1945, una copia del quale è stata rinvenuta nei documenti del Ministero degli Esteri argentino da Proyecto Testimonio cit. in Route, K., Bratzel, F. J., Troy, T. F., The Shadow War, Praeger, USA, 1986, pag. 422

262 Daye, P., Mémoires, manoscritto non pubblicato, CEGES, Bruxelles, cap. 44, Efforts pour faire comprendre une revolutión, pp. 1027-1061, CEGES AB 1635

263 Daye, P., Mémoires, manoscritto non pubblicato, CEGES, Bruxelles, cap. 46, Voyages à rome et efforts de rapprochement malgré l’incompréhension et la haine grandissantes, pp. 1093-1125, CEGES AB 1635

Il Governo belga presentò, in tal senso, una richiesta di estradizione per lo stesso Daye ed i più noti León Degrelle e René Lagrou (quest’ultimo riuscì a riparare in Argentina)264. La vittoria di Perón ed il consolidarsi della rete di Lesca dettero le giuste motivazioni a Daye di lasciare l’Europa e trovare un rifugio sicuro. Inoltre, il 18 dicembre 1946 la Corte d’Assise di Bruxelles lo condannò alla “pena di morte mediante plotone di esecuzione”. Fu anche privato della cittadinanza ed obbligato a pagare cinque milioni di franchi al Governo per i danni inferti265.

Date le circostanze, egli iniziò nell’immediato la richiesta di visto presso l’ambasciata argentina a Madrid ed il 26 aprile 1947 gli fu concesso. In mancanza di cittadinanza, riuscì a convincere l’Ufficio Passaporti spagnolo a concedergli un passaporto da apolide (numero 596.506): divenne Pierre Daye-Adán (fu aggiunto il cognome della madre).

Il 21 maggio prese il volo per Buenos Aires e quando giunse nella capitale argentina ad accoglierlo c’erano i suoi amici Cárlos Lesca, George Guilbaud e Robert Pincemin oltre al consigliere di politica estera di Perón ed ex informatore nazista Mario Amedeo266.

La fuga dei criminali della Seconda Guerra Mondiale non si deve solamente a questi personaggi. Fra le figure più importanti in questo quadro, sicuramente, ci sono il cardinale francese Eugène Tisserant ed il cardinale argentino Antonio Caggiano.

L’opera di salvataggio iniziò all’indomani dei fallimenti nell’Est Europa della rete del Vaticano e più precisamente il 18 gennaio 1946, quando il vescovo Caggiano si recò dal Papa a Roma passando per Rio de Janeiro.

Antonio Caggiano nacque a Coronda, nella provincia di Santa Fe, e studiò nel seminario della stessa provincia. Divenne sacerdote nel 1912 all’età di 23 anni. Fondò l’Azione

Cattolica Argentina sullo stesso modello di quella italiana – la più antica e diffusa tra le

associazione laiche sostenute dal Vaticano – che si batteva contro l’ideologia comunista. Molti dei suoi discepoli divennero parte integrante della complessa base di potere del Governo di Perón. Rispetto a ciò si può vedere, per esempio, quanto il cardinale era affine a tale Governo dalle sue “parole di elogio al Governo ed all’Esercito in termini altissimi” e dal fatto che “era stato Vicario Generale nell’Esercito e che quindi aveva moltissimi amici

264 Daye, P., Mémoires, manoscritto non pubblicato, CEGES, Bruxelles, cap. 49, Éclats de la grande folie, pp. 1190-1220, CEGES AB 1635

265 Daye, P., Mémoires, manoscritto non pubblicato, CEGES, Bruxelles, cap. 51, Sans Pays, pp. 1251-1279, cap. 52, Mort Civil, pp. 1280-1308, CEGES AB 1635

266 Daye, P., Mémoires, manoscritto non pubblicato, CEGES, Bruxelles, cap. 53, Les chemins d’exil, pp. 1309- 1350, CEGES AB 1635

in esso267”. In sintesi, Caggiano era la figura ideale di collegamento fra il Vaticano e l’Argentina di quel periodo storico.

Invitato a Roma, il vescovo argentino venne nominato cardinale il 18 febbraio 1946. Con lui viaggiava un altro uomo chiave all’interno di quella che fu l’Odessa argentina: il vescovo di Tucumán, Agustín Barrére – uomo fortemente politicizzato che aveva legami con il periodico antisemita Action Française oltre che con Daye e Lesca268.

A Roma, l’ormai cardinal Caggiano incontrò uno dei principali membri della rete del Vaticano, Krunoslav Draganović.

Draganović spiegò ad egli il funzionamento della struttura delle Ratline e, per esempio, della Pontificia Commissione di Assistenza (PCA), uno degli strumenti utilizzati per rilasciare dei documenti falsi utili all’ottenimento di un passaporto o di una carta per l’espatrio (titolo di viaggio) del Comitato Internazionale della Croce Rossa.269

Tutto ciò arrivava per l’Argentina in un periodo in cui Perón stesso stava cercando di reclutare le persone più utili al suo Paese dal punto di vista scientifico e tecnico, anche se non aveva delineato una linea di azione strutturata: la rete del Vaticano servì come una struttura da importare ed utilizzare in quanto già organizzata sia dal punto di vista dei contatti che finanziariamente. Inoltre, Perón, come vedremo più avanti, entrò, nello stesso periodo,