• Non ci sono risultati.

E NORMITÀ E F RAMMENTO

La convinzione che sia impossibile rappresentare in letteratura la pienezza e la totalità della megalopoli contemporanea pervade il romanzo di Luiz Ruffato Eles eram muitos cavalos. L’opera è un mosaico composto da 69 frammenti, che a loro volta sono dei brandelli di narrative. Molti sono incompleti, si interrompono a metà di una frase, lasciando il lettore letteralmente con il fiato sospeso. Altri non possono essere definiti propriamente delle narrative. Troviamo, ad esempio, una lista di mestieri, un elenco dei libri presenti su uno scaffale, un certificato di battesimo, il menù di un ristorante121. Tra i frammenti non esiste neanche un’unità grafica, dato che nell’opera convivono caratteri e formati diversi, corsivo, grassetto, sottolineature. Alcuni frammenti, poi, ricordano più la struttura di poesie in versi liberi o di un’opera teatrale piuttosto che i capitoli di un romanzo. I frammenti non si collegano l’uno all’altro in una struttura lineare, causale, né si sviluppano attorno a un nucleo centrale, a un evento che si evolve per giungere eventualmente ad un finale. Queste caratteristiche hanno sconcertato la critica e hanno prodotto una certa perplessità davanti alla catalogazione dell’opera come ‘romanzo’, al punto da arrivare a definire Eles eram muitos cavalos una raccolta di miniracconti (Cury 2007:111), una serie di flash (Ricciardi 2007:51), o, più semplicemente e senza rischio di commettere errori, un libro (Sá 2007:93). Il dibattito sul genere a cui appartiene l’opera è vivace e lontano dall’arrivare ad una conclusione condivisa, ma per Ruffato la risposta è chiara: Eles eram muitos cavalos «tem todas as características [do romance], unidade de tempo e de espaço e a ação é cronológica...122». Accogliamo dunque la definizione dell’autore a proposito del genere dell’opera, considerando anche che essa non si presenta particolarmente distante dalla descrizione che Auerbach fa dei romanzi moderni in Mimesis:

121

Si tratta, rispettivamente, dei frammenti n.18 “Na ponta do dedo(1)”, n.24 “Uma estante”, n.54 “Diploma” e n.68 “Cardápio”.

122

79

Spesso nei romanzi moderni non si tratta d’uno o di alcuni pochi personaggi i cui destini vengono seguiti con coerenza, anzi spesso non c’è assolutamente traccia d’un rapporto fra i vari fatti; moltissimi personaggi o moltissimi frammenti di avvenimenti vengono qualche volta collegati con molta scioltezza, cosicché al lettore sfugge il filo dell’azione. Vi sono romanzi che cercano di ricostruire un ambiente soltanto con frammenti di fatti (Auerbach 2000:330)

L’unità a cui allude Luiz Ruffato, e che idealmente tiene insieme tutti i frammenti, è data dal fatto che essi si riferiscono tutti a una sola giornata, il nove maggio del 2000, e a un solo luogo, São Paulo. I primi due frammenti ci introducono al tempo e allo spazio del romanzo, riproducendo rispettivamente quella che potrebbe essere l’intestazione di un documento e l’incipit di alcuni programmi radiofonici del mattino:

1. Cabeçalho. São Paulo, 9 de maio de 2000. ⁄ Terça-feira.

2. O tempo. ⁄ Hoje, na Capital, o céu estará variando de nublado a

parcialmente nublado. ⁄ Temperatura – Mínima: 14°; Máxima: 23°. ⁄ Qualidade do ar oscilando de regular a boa. ⁄O sol nasce às 6h42 e se põe às 17h27. ⁄A lua é crescente. (Ruffato 2012:11)

Riprendendo uno schema caro ai modernisti europei, basta pensare a Ulysses di James Joyce o a Mrs. Dalloway di Virginia Woolf, Ruffato prende un giorno come un altro a São Paulo e ne fa una chiave per interpretare la vita stessa della città e dei suoi abitanti. Nel succedersi dei momenti della giornata, che si sviluppa dall’alba ancora buia del frammento n.4 fino alla tarda notte dell’ultimo frammento, un martedì qualsiasi diventa simbolo di tutti i giorni di São Paulo. La scelta di un giorno banale, così come la narrazione di fatti minori e insignificanti123, coincidono con la scelta di protagonisti sconosciuti, anonimi. Nel romanzo ritroviamo stralci di vita e di pensieri non di donne e uomini famosi, ma di cittadini qualsiasi, scelti quasi per caso tra i milioni di abitanti che si contendono lo spazio della metropoli. Senza nomi ridondanti e avvenimenti eclatanti,

123

«(…) molti scrittori rappresentano i piccoli fatti insignificanti per amore dei fatti stessi, o piuttosto quale fonte di motivi, di penetrazione prospettica in un ambiente, in una coscienza o nello sfondo del tempo; essi hanno rinunciato a rappresentare la storia dei loro personaggi con la pretesa di una compiutezza esteriore, conservando la successione cronologica e concentrando tutta l’attenzione sulle importanti svolte esteriori del destino. (Auerbach 2000:331)».

80

Ruffato elabora una storia alternativa della città di São Paulo, scritta con le lacrime, il sangue e il sudore della gente comune.

Allo stesso tempo, la struttura incompleta e frammentaria del romanzo ci ricorda che il giorno in questione è anch’esso un frammento di un’unità infinitamente più grande, la cui completezza non ci è dato conoscere né comprendere. Come spiega Lúcia Sá:

O leitor sabe que os 96 fragmentos são apenas um pequeno número entre muitos outros possíveis, pois se passam em uma área urbana de aproximadamente vinte milhões de pessoas. Os 69 fragmentos assumem esse conhecimento por parte do leitor: eles existem para serem apenas uma pequena porção de algo muito maior (Sá 2007:95)

Inoltre, appena stabilità, l’unità viene subito messa in discussione. Leggendo Eles eram muitos cavalos, si ha la sensazione che tempo e spazio non siano categorie fisse e immutabili, ma che varino a seconda della percezione di chi li vive. Se nel frammento n.4 un’auto di lusso sfreccia sulla tangenziale verso l’aeroporto di Cumbica divorando chilometri in pochi minuti, in quello successivo tre uomini camminano lentamente ai bordi della stessa tangenziale e, non potendo permettersi di pagare nessun altro mezzo di trasporto, impiegheranno diverse ore per arrivare a destinazione. I tempi della città sono molteplici così come lo sono i suoi spazi.

Se ne può avere un’idea accompagnando il viaggio in elicottero di un uomo d’affari (frammento n.16 “assim:”). Guardando la città dall’alto in basso, il protagonista vede palazzi e palazzi, una linea grigia di inquinamento all’orizzonte, le acque sporche dei fiumi, una miriade di piscine che sembrano piccoli laghi blu. Pensa che, vista dall’alto, São Paulo non sia poi così brutta. La vista del centro della città, però, gli causa altre impressioni:

(...) irreconhecível o centro da cidade hordas de camelôs batedores de carteira homens-sanduíches cheiro de urina cheiro de óleo saturado cheiro de a mão percorre os cabelos ralos percorre (minha mãe punha

luvas, chapéu, salto-alto para passear no viaduto do chá, eu, menino, pequenininho mesmo, corria na) este é o pais do futuro? (Ruffato 2012:36)

81

Il frammento è costruito come se nella narrazione di un narratore in terza persona si intromettessero i pensieri e i ricordi del protagonista. Come in una conversazione in cui i partecipanti alzano la voce per sovrastare gli altri, ci troviamo di fronte a frasi interrotte, ognuna delle quali assume una grafia diversa dalla precedente, creando un effetto di confusione visiva. È una confusione che rispecchia il turbinio di pensieri e di immagini che si parano davanti agli occhi del protagonista. Alla vista gradevole delle piscine e dei palazzi, si contrappone l’immagine del centro della città che, se all’epoca della sua infanzia era un luogo di ostentazione di ricchezza e status sociale, ora è ricettacolo di povertà e degrado. Uno stesso spazio, tempi diversi. Allo stesso modo, lo spazio si frammenta e oltre a São Paulo irrompono nella narrazione i luoghi evocati dalla memoria del protagonista: Milano, Johannesburg, Parigi, New York.