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5. Il sistema di accoglienza dei Minori Stranieri Non Accompagnati a Trieste

5.2 I numeri e le caratteristiche dei minor

Il fenomeno dei minori stranieri non accompagnati a Trieste si iscrive nel più ampio contesto dei consistenti flussi migratori provenienti in prevalenza dall'Europa dell'Est e dal Nord Africa, che negli ultimi decenni hanno scelto come meta – seppur non sempre definitiva – il capoluogo del Friuli Venezia Giulia.

Trieste, unitamente al restante territorio della Regione, costituisce la naturale frontiera del confine orientale italiano e, sebbene le cronache riportino prevalentemente storie di sbarchi lungo le coste mediterranee, queste zone da quasi trent'anni stanno assistendo a flussi migratori costanti e inarrestabili, che periodicamente raggiungono punte emergenziali.

La città di Trieste è infatti meta di ingresso di quanti, partendo dalle più diverse e disparate zone del mondo, raggiungono l'Europa attraverso la rotta balcanica. Si potrebbe parlare di Trieste come di un crocevia di differenti flussi: immigrazione regolare, frontaliera, clandestina e di ritorno. È all'interno di questo viandare che si collocano anche le migrazioni minorili e, in special modo, quelle dei minori stranieri non accompagnati.

I fenomeni migratori si caratterizzano per la loro insita dinamicità e conseguente mutabilità, che si rispecchiano nelle provenienze e dunque nelle nazionalità di quanti hanno fatto ingresso in Italia e sono presenti nelle comunità regionali e locali.

Nel primo decennio del Duemila i flussi migratori che hanno interessato il territorio di Trieste hanno riguardato in prevalenza gli albanesi, i serbi, i kosovari, i romeni e, in misura meno significativa, uomini, donne e bambini provenienti da quasi tutti i Paesi dell'Est. Le ragioni di tale composizione si spiegano con il riassetto politico, economico e sociale che ha interessato i Paesi dell'ex cortina di ferro e quelli della dissolta

Repubblica Jugoslava, fenomeni dei quali la saggistica specializzata offre interessanti ricostruzioni. A migrare dai Paesi balcanici sono oggi soprattutto adolescenti prossimi alla maggiore età che provengono dalle zone rurali dell'entroterra e che hanno in mente sin dalla partenza un progetto migratorio ben definito di formazione e lavoro per il quale l'intera famiglia investe somme di denaro considerevoli. I minori kosovari, nel raccontare la propria storia, rivelano spesso il forte investimento da parte della famiglia, soprattutto per il viaggio che può talvolta raggiungere il ragguardevole costo di 3.500/4.000 euro. Spesso questi ragazzi sono prossimi al raggiungimento della maggiore età e sono tutti provvisti di documenti. Tale condizione porta a ritenere – a ragione, come poi si evince dagli sviluppi dell'accoglienza – che i giovani kosovari che giungono in Italia abbiano già dei contatti di lavoro, delle persone conosciute alle quali possono rivolgersi per lavorare, quando non anche parenti o connazionali su cui possono contare.

La categoria di "Minori Stranieri Non Accompagnati" racchiude quindi in sé una varietà di situazioni che per essere compresa nella sua complessità richiede un'indagine più profonda delle dinamiche migratorie dei singoli e dei diversi gruppi nazionali più in generale. Tra tali situazioni, si annoverano anche i minori che pur giungendo effettivamenti soli in Italia, possono contare sulla presenza di parenti già stanziatisi sul territorio, ma che rimangono in ombra fino alla maggiore età del ragazzo così che la cura e la protezione siano assicurate fino a quel momento dal sistema di accoglienza. Dai resoconti dei giovani kosovari emerge infatti che spesso la scelta di lasciare il Paese è stata maturata alla luce del confronto che i genitori hanno avuto con alcuni parenti che già si sono trasferiti nel nostro Paese e vi hanno messo radici. Si potrebbe parlare di una sorta di "invito": i racconti che i partenti riportano relativamente alla loro esperienza migratoria ed alle loro mutate condizioni di vita rispetto a quelle vissute in precedenza sollecitano le famiglie a tentare di realizzare la medesima sorte per i loro figli. Tali meccanismi stanno progressivamente divenendo più evidenti, come conferma anche il Presidente del Consiglio Regionale Piero Mauro Zanin, secondo il quale più del 10% dei 600 Msna presenti in Regione sarebbe benestante e verrebbe lasciato nel nostro Paese dai genitori affinché possa avere un'istruzione migliore senza gravare economicamente sulla famiglia di origine. Tra i Msna figurano quindi anche i protagonisti di complessi percorsi migratori auto-organizzati che sono invero il risultato

di strategie migratorie messe a punto da adulti di riferimento, la cui presenza dunque è costante, sebbene apparentemente intangibile. Gli adulti infatti non abbandonano i ragazzi, ma li indirizzano verso i territori nei quali le pratiche di accoglienza appaiono più in linea con le loro strategie e più efficaci per l'ottenimento di un permesso di soggiorno ed il conseguente inserimento lavorativo.

Dal 2009 Trieste ha arricchito ulteriormente le strade di volti, profumi e prodotti tipici dell'estremo oriente, in quanto hanno cominciato a crescere anche le migrazioni di bengalesi, afghani, pakistani, siriani e iracheni, che hanno portato con sé la propria storia e la propria cultura. La biografia di questi ragazzi è contraddistinta dall'allontanamento dalla famiglia di origine, da traumi provocati da vessazioni e violenze e dagli scontri e conflitti che da anni si consumano nel loro Paese.

Se quindi da un lato si registra un sostanziale accordo degli operatori sul fatto che i contesti di provenienza siano caratterizzati da povertà relativa, dove le spinte alla partenza derivano per lo più dalla mancanza di prospettive lavorative e di un futuro migliore, dall'altro lato i giovani che giungono dall'oriente chiedono il riconoscimento della protezione internazionale alla luce delle persecuzioni di cui sono vittime. In particolare, quello dei minori afghani rappresenta, secondo gli operatori, "un flusso legato alla strutturazione della rete messa in piedi per l'accoglienza dei richiedenti asilo" che giunge "sulla scia del flusso di migranti adulti provenienti dalla stessa area"50.

A questi si aggiungono poi i minori non accompagnati che versano in condizione di abbandono e non vengono rintracciati dai servizi sociali, o che fuggono dalle strutture di accoglienza. Le ragioni delle fughe sono essenzialmente tre: la prima risiede nelle difficoltà incontrate dovute allo "scontro" esistente tra le aspettative del proprio progetto migratorio e i percorsi burocratici ed educativi delle strutture di accoglienza; la seconda sta nella forte attrattiva delle reti relazionali che i connazionali esercitano (albanesi e kosovari, ad esempio, giungono forti di una comunità ormai radicata sul territorio, di una rete significativa di contatti e di conoscenze, e spesso anche di parenti, a cui ormai anche i servizi sociali fanno riferimento come un dato certo). Infine una terza spiegazione delle fughe risiede nel fatto che spesso i minori vengono rintracciati durante il loro viaggio verso una meta diversa da Trieste o dall'Italia e pertanto la permanenza

50 Giuliana Candia, Francesco Carchedi, Federica Giannotta, Giovanni Tarzia Minori erranti.

nelle strutture di accoglienza viene vissuta come un ostacolo al compimento del progetto migratorio prefissato.

Analizzando il report di sintesi del 201751 elaborato a partire dai dati relativi ai Msna in carico ai Comuni desunti dalle domande di contributo inviate alla Regione FVG a copertura degli oneri sostenuti per la loro accoglienza, emerge quanto segue:

• dei 1543 Msna presenti in FVG nel 2017 (dati di flusso), 571 (pari al 37% del totale) risultavano affidati al Comune di Trieste. Seguivano, per numero significativo di Msna affidati, il Comune di Udine (15,9%), quello di Tarvisio (14,3%) e quello di Cividale (10,3%);

• il 30,5% (pari a 470 minori) dei Msna presenti nel 2017 proveniva dal Kosovo, il 20,9% (pari a 323 minori) dall'Afghanistan, il 13,8% (pari a 213 minori) dal Pakistan.

In riferimento ai dati di stock trimestrali al 31 dicembre 2017, al Comune di Trieste risultavano affidati 172 Msna, più del doppio rispetto a quelli affidati al Comune di Cividale (63). Il Comune di Udine annoverava invece 102 Msna.

Il report sopracitato effettua poi un'analisi dei Msna per classi di età, rilevando che sui 482 Msna presenti al 31 dicembre 2017, 477 rientrava nella fascia di età compresa tra i 14 ed i 17 anni; i restanti 5 minori erano invece di età compresa tra gli 11 e i 13 anni. Fra le ragioni della diaspora dei Msna prevalgono quindi quelle economiche e lavorative, accanto alla fuga dai conflitti aperti fra gruppo politici, sociali e tribali che insanguinano i Paesi di provenienza, nonché la violazione dei diritti umani che si consuma di fronte allo sdegno ed alla denuncia delle principali organizzazioni mondiali.

5.3 Il Comune di Trieste: profilo e assetto organizzativo dei Servizi e delle