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13. Le Akustische Untersuchungen di Wolfgang Köhler (1909-

1915).

Il primo contatto di Wolfgang Köhler con la psicologia sperimentale avvenne a Bonn sotto la

direzione di Benno Erdmann (∗ Guhrau, 30 maggio 1851; † Berlin, 7 gennaio 1921) intorno al 1906.

L’anno successivo Köhler sì trasferì a Berlino con la ferma intenzione di collaborare con Stumpf. Inizialmente Von Hornbostel lo incoraggiò ad elaborare un metodo per misurare la variabilità del timbro sia nei suoni vocalici che in quelli prodotti da strumenti musicali e a porre al servizio delle questioni psicologiche le conoscenze maturate negli antecedenti studi di fisica. Nei primi mesi del nuovo corso di studi Stumpf aveva richiesto a Köhler di riconnettersi al lavoro del fisico Lord Raleigh (∗ Langford Grove, 12 novembre 1842; † Witham, 30 giugno 1919) sulla localizzazione delle differenze nelle fasi acustiche. Degli aspetti di questo lavoro Köhler tenne minuziosamente al

corrente Hans Friedrich K. Geitel (∗ Braunschweig, 16 luglio 1855; † Wolfenbüttel, 15 agosto 1923),

eminente studioso e suo maestro negli anni di formazione a Wolfenbüttel, il cui forte influsso

venne da Köhler apertamente riconosciuto in diverse circostanze.1 Köhler finì per abbandonare lo

studio delle differenze di fase quando divenne chiaro che i fenomeni trattati da Raleigh potevano essere spiegati in termini fisici e non richiedevano lo studio della loro natura psicologica.

La prima delle ricerche acustiche di Köhler, frutto del lavoro dottorale2, trasse origine dall’esortazione di Stumpf a sottoporre a verifica i recenti studi di G. Meissner e di Erich

Herrmann-Goldap, nei quali venivano avanzate teorie nuove concernenti i timbri strumentali.3

Köhler, con la collaborazione del figlio di Stumpf allora studente di medicina, realizzò le

condizioni sperimentali auspicate da Victor Hensen (∗ Schleswig, 10 febbraio 1835; † Kiel, 5 aprile

1924) nel 1887 e ancor prima da Mach nell’Analyse, il quale aveva suggerito l’impiego di una luce riflessa per l’osservazione visiva del fenomeno delle vibrazioni all’interno dell’orecchio.4 Con

1 Briefe von Wolfgang Köhler an Hans Geitel 1907-1920, a cura di Siegried Jaeger, Passau, Passavia Universität,

1988.

2 KÖHLER, Wolfgang, Akustische Untersuchungen I., in «Zeitschrift für Psychologie» 54, 1910, pp. 241-289.

Pubblicata separatamente presso l’editore Johann Ambrosius Barth di Lipsia nel 1909, la ricerca apparve anche nei «Beiträge zur Akustik und Musikwissenschaft» 4, 1909, pp. 134-181.

3 Klangaufnahmen an Blasinstrumenten, eine Grundlage für das Verständnis der menschlichen Stimme.

Nachgelassenes Manuskript von G. MEISSNER. Herausgegeben von R. Wachsmuth, in «Pflügers Archiv» 116, 1907; HERRMANN-GOLDAP, Erich, Über die Klangfarbe einiger Orchesterinstrumente und ihre Analyse.

Dissertation. Königsberg, 1908.

4 Nell’ambito delle ipotesi fisiologiche per spiegare il ruolo svolto dalla membrana del timpano nell’udito,

Mach intorno al 1860 aveva provato a determinare l’effetto delle vibrazioni sonore sull’orecchio osservando il fenomeno direttamente con l’aiuto di uno specchio microscopico.

l’aiuto del prof. Brühl, Köhler poté incollare un sottile specchio del peso di 17 milligrammi alla propria membrana del timpano. Un fascio di luce veniva diretto sullo specchio inserito nell’orecchio e riflesso su di un altro specchio, le immagini venivano quindi raccolte su uno schermo e di qui fotografate. Esaminando le immagini dei movimenti della membrana del timpano Köhler trovò che essi potevano essere provocati in cinque modi: movimenti causati dal capo senza stimolo acustico, movimenti causati da degludizione, movimenti dovuti alla pulsazione della membrana, movimenti dovuti a reazione acustica di ritrazione immediatamente alla ricezione dello stimolo sonoro e movimenti di oscillazione corrispondente al numero di vibrazioni dello stimolo. Le ricerche dimostravano che lo stimolo uditivo causava una prolungata contrazione del muscolo tensore del timpano, la quale comportava una riduzione dell’ampiezza di escursione della

vibrazione nella membrana. Il muscolo rimaneva in una contrazione tetanica5 per tutto il tempo in

cui l’intensità dello stimolo rimaneva inalterata. Contrariamente a precedenti ricerche di altri studiosi, Köhler verificò che erano le variazioni di intensità e non quelle di altezza che

determinavano i diversi gradi di contrazione della membrana del timpano.6 Ne conseguiva che le

teorie di Mach e di W. Heinrich dell’accomodazione del timpano in ragione delle altezze dei suoni dovevano essere deposte in favore della precedente teoria di Johannes Müller, la quale assegnava al muscolo tensore del timpano una funzione protettiva al pari di quella svolta dalla pupilla.7 Köhler stabilì che la massima escursione dell’umbo8 era di 1/55 di millimetro e osservò che il

timpano rispondeva bene a suoni di altezza sino al c4 (1024 Hz) per poi tendersi più lentamente alle

frequenze superiori.

Köhler nutrì la speranza di confermare la validità della legge di Weber-Fechner in base allo studio della relazione tra l’intensità fisica dei suoni e la vibrazione della membrana.9 Le variazioni d’intensità sonora si traducevano, attraverso l’azione del muscolo tensore del timpano, in una diversa variazione di vibrazione della membrana, alla quale poi era corrispondente l’intensità udita.10

Köhler esaminò quindi la natura fisica del timbro (Klangfarbe) per formulare la propria teoria psicologica. Praticando l’illuminazione della membrana registrò alcuni suoni emessi da una tromba, da un corno francese e da un trombone tenore. L’analisi delle curve ricavate portò alla

5 Si tratta di una contrazione singola di elevata intensità che comporta il reclutamento complessivo di tutte le

fibre muscolari in seguito ad una serie di stimoli che sollecitano il muscolo in rapidissima successione. KÖHLER, Wolfgang, Akustische Untersuchungen I., p. 256: “In wenigen Versuchen konnte schon festgestellt werden, daſs der Reflex nicht eine momentane Zuckung ist, daſs vielmehre der Tensor tetanisch gespannt bleibt, solange die Intensität des Reizes dieselbe ist“.

6 KÖHLER, Wolfgang, Akustische Untersuchungen I., p. 264: „Die Tensorkontraktion erfolgt reflektorisch als

Funktion der Gesamtenergie einfallender Schallwellen (inkl. Geräusche), von Tonhöhenunterschieden dagegen ist sie innerhalbder untersuchten Skalenteilefast unabhängig“.

7 KÖHLER, Wolfgang, Akustische Untersuchungen I., p. 261: „Damit ist eigentlich jede Akkomodationstheorie

schon unmöglich geworden“ p. 257. “Mit etwas gröſserer Sicherheit dagegen können wir uns schon jetzt dafür aussprechen, daſs JOHANNES MÜLLERS Hypothese, nach der der Tensor als Schalldämpfer dient, das Richtige getroffen hat, nur mit der Erweiterung, daſs nicht allein extreme Intensitäten seine Reaktion hervorrufen, vielmehr allen Stärkegraden bestimmte Tensorkontraktionen zugeordnet sind“.

8 L’umbo è il punto maggiormente infossato della membrana, in corrispondenza del quale vengono a

incrociarsi il diametro coincidente con l'asse del manico del martello e il diametro a questo perpendicolare.

9 KÖHLER, Wolfgang, Akustische Untersuchungen I., p. 263: „Unsere Versuche regen endlich auch aufs neue

zum Nachdenken über die wahre Deutung des Weber-Fechnerschen Gesetzes für Schallintensitäten an, ohne freilich schon die Entscheidung zu bringen“.

10 KÖHLER, Wolfgang, Akustische Untersuchungen I., p. 264: “[Die Tensorkontraktion] muſs, soweit wir sehen,

zur Folge haben, daſs die Amplituden [der Hammerschwingungen (also auch des Trommelfells)] relativ vermindert werden, kann vielleicht zur Herabsetzung gehörter Intensitäten führen“.

conferma degli aspetti della teoria di Helmholtz relativi alla natura timbro avversata dalla recente ipotesi di Herrmann-Goldap, secondo la quale il suono prodotto da ogni strumento avrebbe posseduto degli armonici costanti di frequenza caratteristica11; viceversa, come già ritenuto da Helmholtz, il timbro appariva fondato unicamente sul numero e sull’intensità degli armonici. Secondo Stumpf la natura del timbro era dovuta al determinato colore dei singoli suoni semplici (Tonfarbe). Per Köhler invece essa era dipendente dal colore intervallare (Intervallfarbe), cioè dal carattere assunto dai singoli intervalli fra i parziali nella loro reciproca interrelazione.12

L’ultima parte della prima ricerca venne dedicata allo studio delle vocali e al carattere vocalico di suoni di differente altezza. Analizzando le registrazioni fotografiche del movimento della membrana del timpano e attraverso l’esperienza diretta, Köhler osservò la corrispondenza di

alcuni suoni puri con determinate vocali13, e giunse ad affermare che il carattere vocalico potesse

essere una qualità originaria dei suoni, distinta sia dall’altezza che dal timbro.14

La seconda ricerca, suddivisa in tre capitoli, venne ultimata nell’autunno del 1910 e parzialmente esposta nel corso del quarto congresso di psicologia sperimentale tenutosi a

11 Secondo le ricerche di Meissner e di Hermann-Goldap il timbro degli strumenti musicali non sarebbe stato

determinato solo dalla natura e dall’intensità relativa degli armonici che accompagnano il suono fondamentale, ma da uno o più suoni la cui altezza è fissa e indipendente da quella del suono fondamentale. Nel corno, che possiederebbe due suoni fissi, e nel trombone le intensità dei suoni caratteristici sarebbero quasi pari a quelle del suono fondamentale, mentre nell’oboe, nella cornetta, nel flauto e nel clarinetto predominerebbero i suoni fondamentali.

12 KÖHLER, Wolfgang, Akustische Untersuchungen I., p. 281: „Da wir aber doch irgendeinem unanalysierten

Intervall auf diese Weise ein Merkmal zuschreiben müssen, welches sich nicht verändert, wenn das Intervalls eine Höhe wechselt, so ist unsere Aufgabe schon gelöst; denn nun können wir wieder aufsteigen, und wie ja ohne weiteres einleuchtet, beweisen, daſs einem jeden der Intervalle eine bestimmte Farbigkeit zukommt, die es bei wechselnder Lage in der Skala behält. Aus diesen Intervallfarben, wie sie heiſsen mögen, setzt sich demnach die Klangfarbe zusammen.

Man wird mir nicht einwerfen, alle Klangfarben muſsten nunmehr gleich sein, da ja die harmonischen Obertöne aller Instrumente in denselben Intervallen stünden. Vorausgesetzt war bei unserem Verfahren, daſs auch die Intensitätsrelationen konstant bleiben müſsten, und man sieht, von welcher Bedeutung das ist, wenn wir noch die eigentlich selbstverständliche Annahme machen, daſs Intervallfarben sich um so mehr in einer simultanen Gesamtheit akustischer Eindrücke geltend machen, je lauter die das Intervall bildenden Töne sind. Wenn die Intervalle verschiedene Farben haben ― und das ist der Fall ― , so kommen eben bei verschiedener Intensität der Partialtöne verschiedene Intervallfarben am stärksten zur Geltung und dominieren in der Klangfarbe“. Nel decennio successivo Stumpf nel suo studio sugli Spachlaute tornò a ribadire la sua teoria della Tonfarbe, alla quale veniva pure assimilata quella della vocalità.

13 Köhler puntualizzò che i suoni acuti hanno con evidenza un carattere di I, quelli gravi di U, quelli

intermedi danno O, A, E in senso ascendente; ogni vocale contiene suoni di altezza definita responsabili di quel carattere vocalico, garante della costanza di una vocale in suoni complessi di diversa altezza. Anche Hensen nel 1891 [in «Zeitschrift für Biologie» 28] aveva notato la coincidenza di alcune vocali con determinati diapason, senza però esaminare a fondo il fenomeno.

14 KÖHLER, Wolfgang, Akustische Untersuchungen I., pp. 285-286: „Endliche aber ― ich gestehe, im Ärger ―

ergriff ich eine Stimmgabel von 3840 Schwingungen ― so hoch ganz ungefähr muſste ja der charakteristich Ton des i liegen ―, schlug sie an und hörte ein lautes i. Als ich dann hinabsteigend ungefähr in den von L. HERMANN angegebenen Tonhöhen (oder, wo er zwei „Formanten“ angibt, in der Höhe des einen von ihnen) ein e, a, o und u mühelos finden konnte, wuſste ich freilich, woher die Vokale wie Vokale klingen. Der Diener des Instituts ― völlig unbekannt mit Vokaltheorien ― gab auf die Frage: welchem Vokal klingt das ähnlich? […] Die geschilderten Tatsachen lassen sich ohne Tonfarben gar nicht verstehen, sind sie doch nichts als deren Nachweis. Da aber natürlich die Reihe der Tonfarben (besser vielleicht „Tonhelligkeiten“) an sich keine ausgezeichneten Punkte besitzt, so hat hier die Erörterung psychologischer Faktoren zu beginnen, die wir im zweiten Teil dieser Untersuchungen anstellen wollen“.

Innsbruck nello stesso anno15; Köhler al termine del corso dottorale aveva deciso di rimanere a Berlino servendo come assistente non retribuito per continuare a disporre degli strumenti necessari alla sua ricerca. Nel primo capitolo Köhler ripercorse la teoria dei formanti, sviluppata da Ludimar Hermann, da Hugo Pipping e da E. Sauberschwarz a partire da idee già espresse da Helmholtz, secondo la quale le vocali erano caratterizzate dalla presenza con significativa intensità di alcune frequenze determinate (Formanten). Köhler giunse a criticare la teoria dei formanti

secondo la formulazione di Ludimar Hermann (∗ Berlin, 31 ottobre 1838; † Königsberg, 5 giugno

1914) attraverso esperimenti nei quali i parziali armonici dei suoni vocalici venivano soppressi con il metodo dei tubi d’interferenza e diede personale conferma della correttezza della teoria di Helmholtz. Nel secondo capitolo, dedicato allo studio delle qualità dei suoni puri, Köhler riportò in apposite tabelle i risultati sperimentali relativi ai giudizi con i quali le frequenze venivano da lui associate a ciascuna delle vocali ricercate e li pose a confronto con quelli di altri due soggetti

sperimentali, Von Allesch e Gothot. Proseguendo nella trattazione Köhler giunse

all’individuazione di vocali intermedie all’interno di una vera e propria scala nella quale trovano

collocazione anche alcune consonanti.16 Köhler individuò ‘punti notevoli del sistema sonoro

fenomenico’ (Die ausgezeichneten Punkte des phänomenalen Tonsystems) ricorrenti secondo una

progressione d’ottava.17 Gli esperimenti, condotti sia con le serie di diapason che con l’impiego del

variatore tonale di Stern, mostravano che a circa 130 Hz era possibile udire la semivocale M; al di sopra di questo punto, il suono iniziava ad assumere un carattere di U, progressivamente sino all’ottava (260 Hz) in cui la U risuonava piena e pura; seguiva quindi il carattere di O, anch’esso puro all’ottava seguente; infine in senso ascendente A, E, I e dopo la I apparentemente S e lo CH anteriore. Non venne determinato ciò che si udiva al di sotto di M.

Dall’istituto psicologico dell’accademia di Francoforte, dove nel frattempo era divenuto assistente e dove iniziò a collaborare con Wertheimer e Koffka, Köhler espose in forma di

comunicazione provvisoria i contenuti di due ricerche successive.18 Attraverso l’impiego dei tubi di

15 KÖHLER, Wolfgang, Akustische Untersuchungen II., in «Zeitschrift für Psychologie» 58, pp. 59-140, 1911. La

ricerca venne pubblicata anche nei «Beiträge zur Akustik und Musikwissenschaft» 6, pp. 1-82 e illustrata in Über akustische Prinzipalqualitäten, in «Bericht über den IV. Kongress für experimentelle Psychologie» 1911, pp. 229-233.

16 KÖHLER, Wolfgang, Akustische Untersuchungen II., p. 98: „Den Satz, daſs Höhe und Intensität die einzigen

abstrakten Momente einfacher Tonempfindungen seien, widerlegen diese Tabellen. Wie immer man die neue Eigenschaft der Töne nennen mag ― wir werden ihr sogleich einen Namen geben ―, daſs sie besteht, wird niemand leugnen wollen. ― In Übereinstimmung mit den Vorversuchen finden wir ferner, daſs nicht nur für gewisse Gebiete der Tonreihe jenes Moment Ähnlichkeit zwischen Tönen und Vokalen bedingt, daſs vielmehr ― innerhalb des untersuchten Gebietes ― jeder Ton, der nicht selbst wie einer unserer Vokale klingt, sich durch seine Ähnlichkeit zu den beiden benachbarten „Vokaltönen“ als Zwischenvokal charakterisieren läſst“. Akustische Untersuchungen II., p. 102: „Nicht Qualitäten des Tongebietes neben anderen sind es, die wir untersuchen, es sind die Qualitäten, die es überhaupt besitzt. Tonhöhen aber, was sie auch sein mögen, gehören an die Stelle nicht, die ihnen bisher eingeräumt wurde“. Il precursore più illustre della legge d’ottava nella serie vocalica fu Rudolph Koenig, Sur les notes fixes caractéristiques des diverses voyelles, in «Comptes rendus de l’Académie des sciences Paris» 70, 25 aprile 1870, pp. 931-933 [ristampate in Quelques expériences d’acoustique, 1882, pp. 42-46].

17 KÖHLER, Wolfgang, Akustische Untersuchungen II., p. 130: “Die Qualitätenreihen des phänomenalen

Tonsystems erstrecken sich zwischen festen, empfindungsmäſsig ausgezeichneten Punkten und jede über eine Oktave“.

18 KÖHLER, Wolfgang, Akustische Untersuchungen III. und IV. (Vorläufige Mitteilung), in «Zeitschrift für

Psychologie» 64, pp. 92-105, 1913. Il contenuto principale della terza ricerca era stato menzionato da Köhler nel corso del quinto congresso di psicologia sperimentale tenutosi a Berlino nel 1912 e riportato in «Bericht über den 5. Kongreſs für experimentelle Psychologie», Leipzig, 1912.

Galton per effettuare alcune osservazioni sui suoni più acuti veniva riconosciuto che la qualità sonora della S era ottimale a 8400 Hz e che una F pura si manifestava circa a 17000 Hz; un lieve CH veniva udito al di sopra dei 30000 Hz ed era probabilmente puro a circa 34000 Hz; il limite sonoro più acuto sembrava giacere tra i 34000 Hz e 68000 Hz e veniva confermata la legge d’ottava (Oktavengesetz). Dalle indagini emergeva come la serie delle chiarezze, nella dipendenza dal numero di oscillazioni, non fosse ininterrottamente ascendente e raggiungesse il proprio vertice intorno ai 17000 Hz (circa do7). Köhler svolse quindi alcune osservazioni intorno alla teoria dei suoni complessi e si intrattenne nuovamente sui fenomeni vocalici e sul loro carattere unitario, che

nei suoni complessi farebbe venir meno persino il predominio del suono parziale più grave.19 Nelle

vocali cantate la qualità vocalica sembrava derivare non solo dai parziali corrispondenti a quella determinata vocale, ma anche dalla combinazione di tutti i parziali che possedevano quella determinata valenza vocalica, anche a scapito della prevalenza d’intensità di quelli non caratteristici; in un suono vocalico i toni parziali non restavano indipendenti ma si unificavano in un tutto.

Nel dicembre del 1913 Köhler accettò l’incarico offertogli presso la Stazione antropoidi che l’Accademia prussiana delle scienze aveva da poco istituito a Tenerife. A quell’epoca Köhler divenne persuaso dell’opportunità di abbandonare l’ipotesi di costanza (Konstanzannahme) e implicitamente il dualismo assunto tra sensazione, intesa nell’accezione tradizionale, e i fatti sensibili cosiddetti di ordine superiore; ciò segnò una rispettosa presa di distanza di Köhler nei confronti dell’opinione di Stumpf, concernente il modo di intendere la percezione e la dipendenza funzionale delle sensazioni dagli stimoli. Nello scritto Über unbemerkte Empfindungen und Urteilstäuschungen Köhler affermò che l’ipotesi di costanza non era né evidente né tantomeno

verificabile.20 Ad un’indagine più approfondita essa mostrava peraltro anche alcune

incompatibilità con l’ipotesi delle sensazioni inavvertite. L’adozione dell’ipotesi di costanza comportava il ricorso a fattori non sensibili per rendere conto di tutto ciò che la percezione contiene d’altro rispetto alle semplici sensazioni e anche per spiegare le eventuali deviazioni dei dati sensoriali a partire da ciò che ci si attende che essi siano nelle date condizioni di stimolazione esterna. Il concetto di “illusione di giudizio” presupponeva la possibilità di risalire alla presunta correttezza o conformità allo stimolo attraverso l’attenzione o l’esercizio. Köhler non negava affatto la corrispondenza fra processi psicologici e processi fisiologici, ma non approvava che gli stimoli e la loro registrazione periferica dovessero essere guardati in un certo senso come unica variabile indipendente nella determinazione della sensazione. La sensazione dipenderebbe anche

19 KÖHLER, Wolfgang, Akustische Untersuchungen III. und IV. (Vorläufige Mitteilung), pp. 101-102: „In einem

Vokalklang verbleiben die Teiltöne nicht völlig selbständig nebeneinander, sondern treten irgendwie zu einem resultierenden Ganzen zusammen. Was herausgehört wird, sind nicht „die“ Teiltöne, sondern Reste von ihnen, die bei der Verbindung überschüssig beliben und die für den Gesamtcharakter relativ gleichgültig zu sein scheinen. […] Auch hier sind vielleicht nicht die „heraushörbaren Teiltöne“ dasjenige, was den Charakter des ganzen Klanges bestimmt, diese sind nur relativ belanglose Reste. Was von der verschiedenen Teiltönen den Charakter eines Klanges wesentlich mitbestimmt, wäre wiederum in einre resultierenden Empfindungswirkung vereinigt. […] auch der „herausgehörte“ Grundton ist oft nur ein ziemlich unbedeutender Rest, auch was vom Grundton des Gesamtcharakter beigesteuer wird, geht völlig in das „Ganze“ ein.“

20 KÖHLER, Wolfgang, Über unbemerkte Empfindungen und Urteilstäuschungen, in «Zeitschrift für Psychologie»

66, pp. 51-80, 1913 [trad. it. di Natale Stucchi, Sensazioni inavvertite e illusioni di giudizio, in «Forma ed esperienza. Antologia di classici della percezione», Angeli, Milano, pp. 75-101, 1984]. L’insostenbilità dell’ipotesi della costanza venne in seguito ribadita anche da KOFFKA, Kurt, Perception: Un introduction to the „Gestalt-theorie”, in «Psychological Bulletin» 19, 1922, pp. 531-585, a seguito di una minuziosa analisi circa l’adozione di essa da parte di diversi autori e delle diverse conseguenze epistemologiche.

da altri fattori, essenzialmente di origine centrale. L’abbandono della ipotesi avrebbe comportato il sacrificio della semplicità, prematura e artificiosa, della psicologia sensoriale e allontanato il pericolo di escludere dalla ricerca interi gruppi di fenomeni, che avrebbero costituito una limitazione alle opportunità di progresso.

Nel corso del sesto congresso di psicologia sperimentale tenutosi a Göttingen nel 1914 Stumpf – come poi confermò dieci anni più tardi nella propria Autobiografia intellettuale21 – riferì degli studi vocalici di Köhler e dello stato delle ricerche in merito all’individuazione di elementi o

proprietà fondamentali dei fenomeni uditivi.22

La terza ricerca acustica apparve nel 1915 e venne dedicata da Köhler ad alcuni fenomeni di riconoscimento dell’altezza sonora, distorta (Falschhören) o assoluta, e alla definizione degli attributi dei suoni.23 Köhler si associò a Brentano, a Révész, a Stumpf e a Max Meyer nel riconoscimento di nuove qualità sonore; nel definire la chiarezza (Helligkeit), l’altezza (Tonhöhe) e la qualità vocalica dipendenti dal numero di oscillazioni manifestò l’esigenza di indagare la natura

del reciproco rapporto tra tali attributi.24 Köhler era contrario alla denominazione di Qualität come

sinonimo di Tonhöhe e propose l’adozione del termine corpo sonoro (Tonkörper) per indicare l’insieme di chiarezza e carattere vocalico.25 La terza ricerca fu la più ampia fra tutte e dedicata a

21 STUMPF, Carl, Autobiografia intellettuale, p. 38: „Nel 1914 dovetti riferire dei nuovi lavori di teoria del suono

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