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3.4 Le istanze della Nuova Gioventù: i contenuti

3.4.1 Le nuove scienze occidentali

Sotto l’attenta e scrupolosa guida dei loro docenti, i giovani del 4 Maggio cominciarono a esprimersi in prima persona a favore di un sistema formativo che prevedesse lo studio delle scienze occidentali. Per “scienze occidentali” intendevano, oltre alla matematica, alla fisica e alla chimica, la psicologia e la filosofia, considerata la culla del pensiero critico europeo ed americano. Attraverso lo studio della filosofia occidentale, i giovani studenti ritenevano possibile realizzare l’obiettivo loro proposto da Cai Yuanpei, ovvero quello di acquisire una

Weltanschauung, una “visione del mondo” che potesse emanciparli dalla cultura tradizionale,

dotandoli di nuovi strumenti di lettura e interpretazione del mondo. Lo studio delle scienze filosofiche, psicologiche e sociali occidentali avrebbe permesso, nell’ottica della nuova gioventù, un libero “sviluppo degli individui”, considerato il primo stadio necessario per operare una riforma su più larga scala. Grande importanza venne inizialmente attribuita alla legge di causalità, difficilmente riscontrabile, a detta degli studenti, nel pensiero del cittadino cinese medio di allora. Nel manifesto di Nuova Marea del gennaio 1919, veniva fatto esplicitamente riferimento alle conseguenze negative che derivavano dal mancato utilizzo, da parte della gente comune, del pensiero logico-scientifico, fenomeno chiaramente imputabile ad uno scarso livello di istruzione:

Le persone con uno basso livello di istruzione tendono ad avere idee confuse riguardo alla relazione causa-effetto. Avendo una conoscenza poco chiara riguardo alla causalità, il loro comportamento è miope e irresponsabile.83

L’assenza di un approccio scientifico alla conoscenza del mondo si riscontrava, secondo i giovani intellettuali di Nuova Marea, nell’antica nozione di mingyun 命运, “fato”, che ancora, all’inizio del ventesimo secolo, permeava il senso comune dei cittadini cinesi. L’idea che la fortuna o la sfortuna di un singolo individuo non dipendessero dal controllo o dalla comprensione che la persona aveva dei fenomeni, costituiva l’emblema, per la nuova gioventù, di un pensiero vecchio, magico e superstizioso, che, di fatto, spingeva alla deresponsabilizzazione personale.

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In poche parole, attuare un “cambiamento di paradigma” costituiva uno degli obiettivi primi da raggiungere.

Come sostenne Gu Jiegang, riassumendo il pensiero comune dei giovani del 4 Maggio riguardo alla nozione di fatalismo:

La dipendenza psicologica dal fato conduce all’auto-indulgenza, alla temerarietà nel comportamento personale... Ogni cosa ha la sua causa e il suo effetto. Coloro che credono nel fato scelgono di rendersi ciechi di fronte alle leggi della causa e dell’effetto, scelgono di non considerare che tutti i risultati finali dipendono dalle nostre stesse azioni...Ciò di cui la Cina ha bisogno, è una definizione più moderna, occidentale, di “fato”, inteso come la combinazione tra il potenziale ereditato e la realizzazione di quel potenziale in un determinato ambiente. Questo significa essere “maestri del proprio destino”.84

L’elaborazione di questi nuovi modi di pensare fu molto complessa all’interno dell’Università di Pechino e non mancarono contrasti e visioni anche molto diversi tra loro. Per molti, la diffusione del pensiero scientifico non doveva essere finalizzata all’imposizione, in ambito accademico, di un modello puramente “scientista”, ovvero di un modello che facesse della scienza l’unica fonte di verità in termini di acquisizione conoscitiva. Una parte consistente dei nuovi giovani condivideva, nel promuovere l’adozione di un approccio logico-scientifico all’interno della ricerca accademica, il pensiero di Wang Xinggong, un docente dell’Università di Pechino fortemente convinto che la scienza non fosse per definizione oggettiva e che, dunque, non dovesse essere adottata come unico criterio per valutare la validità di un assunto. Per Wang Xinggong, la scienza costituiva una via concreta per armonizzare lo spirito interno con il mondo oggettivo esterno, e la conoscenza scientifica non era puramente oggettiva, ma piuttosto il risultato dell’“essenziale inseparabilità tra il soggetto e l’oggetto, tra il sé e il mondo”85. Wang

Xinggong aveva tentato di fondere il nuovo pensiero scientifico con alcune delle assunzioni filosofiche più tradizionali della Cina, mantenendo viva la possibilità di sviluppare, in suolo cinese, un percorso diverso rispetto a quello basato su una semplice riproposizione dei sistemi di pensiero dell’Occidente. La sua posizione di “mediatore” aveva anche dato, ai nuovi studenti, l’opportunità di aprirsi a quelle discipline occidentali che non appartenevano all’ambito delle “scienze dure” (hard sciences, come la matematica, la chimica e la fisica), ovvero discipline

84 Gu Jiegang 顾颉刚, “Mingyun” 命运 (Fato) in Gu Jiegang tongsu lunzhuji, Shanghai , ed. Wang Bixiang, 1947,

pp. 24-25, in Schwarcz, op.cit., p. 100.

85 Wang Xinggong 王星拱, “Kexue de zhenshi shi keguan de ma?” 科学的真事是客观的吗? (La realtà

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come la psicologia e la sociologia. La filosofia, altra disciplina appartenente alle “scienze morbide” (soft sciences), aveva in questo senso una diffusione già più consolidata, frutto dell’opera riformatrice della generazione precedente, quella del Movimento Nuova Cultura, e di personalità pionieristiche come Kang Youwei, Liang Qichao e Yan Fu. Inoltre, la permanenza in Cina di Bertrand Russell e John Dewey, avvenuta tra il 1919 e il 1920, avrebbe ulteriormente favorito la diffusione della filosofia occidentale in territorio cinese. Il nuovo interesse per la psicologia, portato avanti in particolar modo da He Siyuan e Wang Jingxi, uno dei giovani studenti che avrebbe continuato i suoi studi con un dottorato alla John Hopkins University, consentì una maggiore diffusione delle teorie comportamentiste e degli studi di Sigmund Freud. Zhang Shenfu, compagno di Wang Jingxi, introdusse le teorie della psicanalisi freudiana attraverso la traduzione dall’inglese di alcuni articoli usciti sulla rivista Nature. Nell’ambiente colto dell’Università di Pechino, cominciò piano piano a crescere l’interesse per le questioni relative alla natura della mente e al conflitto tra “coscienza e inconscio”, ancora pressoché sconosciuto o trattato superficialmente in Cina.

I sempre più numerosi e approfonditi studi riguardo ai diversi ambiti della cultura occidentale permisero ai giovani del 4 Maggio di venire in contatto con una delle più grandi questioni che avevano caratterizzato l’Illuminismo europeo: il rapporto fra scienza e religione. Quello che si era distinto come uno dei maggiori ambiti di scontro nel dibattito europeo, non produsse particolari tensioni all’interno dell’Università di Pechino. Gli studenti della Beida si rifiutarono di considerare la scienza e la religione come due entità contrapposte, vedendone la loro sintesi nella filosofia, come sostenne Tan Pingshan, uno dei futuri organizzatori del PCC, nel primo numero di Nuova Marea:

Le persone che credono non si preoccupano se quello in cui credono coincida con la realtà del mondo o meno... Avendo fede nelle loro credenze, possono mantenersi saldi anche quando vengono tentati dalla ricchezza o dal ceto sociale, oppure quando sono minacciati dalla morte...La religione ha a che fare con gli ideali, può fondere i sentimenti con il subconscio... e perciò aiutare l’individuo in un modo totalmente diverso rispetto a quello della scienza... Sebbene la scienza, che enfatizza l’analisi della natura, sembra essere in conflitto con la religione, esse possono essere riconciliate dalla filosofia... la Filosofia, da parte sua, costituisce la fonte del progresso di tutta la civilizzazione.86

86 Tan Pingshan 谭平山, “Zhexue duiyu kexue zongiao zhi guanxi lun” 哲学对于科学宗教之关系论 (Una

prospettiva filosofica sul rapporto tra scienza e religione), in Xinchao, Beijing, gennaio 1919, in Schwarcz, op.cit., p. 105.

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Con il termine “religione”, Tan Pingshan non faceva riferimento alla componente superstiziosa (mixin 迷 信) tipica della mentalità cinese comune, ma ad un più astratto e complesso fenomeno della psiche umana, tendente per natura a sviluppare un sentimento religioso (xinyang 信仰) di grande interesse anche da un punto di vista psicologico. Ribadendo la differenza tra questo moto dell’animo e la tradizionale religione cinese, intrisa di superstizione, Gu Jiegang sostenne:

La fede è un fenomeno psicologico. È una convinzione personale di un individuo, e si origina da una comprensione soggettiva del mondo. Questa comprensione può divenire fonte di una forza potente nel processo di motivazione di un individuo o di una società. Né un individuo né una società possono andare avanti senza una fede... La religione cinese, in linea generale, non è una religione di fede, ma un mezzo per ottenere la ricchezza materiale. Quando la ricchezza non si concretizza in quanto risultato della propria fede, allora la fede comincia a vacillare. Questa non può essere considerata vera fede.87

Come ha sottolineato Vera Schwarcz88, con la diffusione del Marxismo, che, pochi anni

dopo, avrebbe portato alla fondazione del Partito Comunista, si rivelò tuttavia sempre più difficile mantenere quella posizione di tolleranza e di genuino interesse verso la dimensione religiosa dimostrata dalla gioventù del 4 Maggio.

Le istanze dirette a adottare un approccio scientifico nei confronti della conoscenza e a modificare l’attitudine marcatamente superstiziosa della popolazione cinese media vennero fin da subito accompagnate da una perentoria richiesta di “democrazia”. Sulla base del contributo fornito dal Movimento Nuova Cultura, i giovani intellettuali ribadirono l’importanza di diffondere “scienza” e “democrazia” come mezzi principali per guarire il “carattere nazionale”, notoriamente tendente al servilismo. Insieme a scienza e democrazia, infine, la nuova gioventù faceva appello affinchè si diffondessero libertà di pensiero e libertà di espressione, elementi che, dal maoismo in poi, sarebbero stati volontariamente omessi in ogni interpretazione e commemorazione storica del 4 Maggio, compresa quella avvenuta quest’anno in occasione del centenario:

87 Gu Jiegang 顾颉刚, “Xinyang” 信仰 (Fede), in Gu Jiegang tongsu lunzhuji, Shanghai, ed. Wang Bixiang, 1947,

pp. 9-11, in Schwarcz, op.cit., p. 106.

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La libertà di pensiero consiste di fatto nella libertà di poter esprimere i propri pensieri... Il processo di riforma della propria visione del mondo deve svolgersi in linea con lo spirito della scienza. E deve essere intrapreso per sviluppare la democrazia.89