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Occupazione, produttività, costo del lavoro

Nel documento Novembre 20167 (pagine 41-44)

Sale la produttività nell’industria…

Dopo il rimbalzo nel 2010 (+11,5%), che aveva più che compensato il crollo nel biennio 2008-2009 (-8,5% cumulato), la produttività oraria del lavoro nell’industria manifatturiera italiana è cresciuta tra 2011 e 2015 a un passo pressoché costante, pari all’1,4% medio annuo. A questo an-damento corrisponde un livello nel 2015 più alto del 9,5% rispetto a quello del 2007. Il ritmo di crescita negli ultimi anni risulta inferiore a quello pre-crisi (+2,4% annuo tra 2004 e 2007), ma non può essere preso come un nuovo equilibrio dato che il periodo include il biennio di reces-sione 2012-2013.

Nella prima fase della crisi la dinamica della produttività nel manifatturiero ha riflesso quella del valore aggiunto. Durante la prima recessione le imprese hanno, infatti, risposto alla con-trazione della produzione con strenua difesa dell’occupazione, principalmente facendo ricorso alla CIG. Successivamente è iniziato l’aggiustamento verso il basso dell’input di lavoro, in ter-mini sia di numero di persone occupate sia di orari, che è proseguito fino all’inizio del 2015 e ha sostenuto la produttività nonostante un andamento alquanto fiacco del valore aggiunto. Complessivamente, da autunno 2007 al primo quarto del 2015 l’occupazione nel manifattu-riero italiano è calata di quasi 800mila unità (-17,2%).

Da primavera 2015 si osserva, però, un cambiamento di rotta: gli occupati sono aumentati dell’1,5% (+55mila unità), le ore lavorate del 3,7%. A fronte di un magro +0,9% del valore ag-giunto, la produttività si è contratta del 2,6% (Grafico 1.22).

19Non è l’obiettivo di questa analisi quantificare se, per questi settori, l’aumento del mark-up è sufficiente o meno a compensare la riduzione dei prestiti. Per far ciò, occorre stimare a quanti miliardi di euro di maggior auto-fi-nanziamento corrisponde un dato aumento del mark-up, in ogni settore. Per realizzare tali stime va tenuto conto anche dell’andamento dei volumi di attività in ogni settore, oltre che dei prezzi e dei costi.

Il ricorso alla CIG da parte delle imprese manifatturiere si è sgonfiato ma non si è esaurito. La scorsa estate erano ancora circa 20mila le unità di lavoro coinvolte, di cui oltre la metà con interventi straordinari. Ciò segnala la presenza di imprese che hanno in corso progetti di ristrutturazione, che potrebbero nei prossimi mesi rallentare la ripresa occupazionale. In termini di in-cidenza sull’occupazione dipendente, le ULA in CIG sono scese all’1,6%, più che di-mezzate rispetto al picco del 3,9% rag-giunto a fine 2009, ma ancora al di sopra dello 0,6% medio pre-crisi.

…ma competitività di costo ancora in peggioramento

Dal 2007 al 2015 il costo del lavoro per ora lavorata nel manifatturiero è cresciuto del 24,6% cu-mulato, un aumento pari a due volte e mezzo quello registrato dalla produttività. Ne consegue che il CLUP è lievitato del 13,8% dall’inizio della crisi.

Disaggregando l’analisi per comparti, si rileva che solo in quello farmaceutico il CLUP è dimi-nuito tra il 2007 e il 2015 (-15,7%), grazie a una crescita della produttività (+38,6%) quasi qua-drupla rispetto alla media e oltre il doppio dell’aumento del costo del lavoro (+16,8%, circa 8 punti in meno di quello registrato nel complesso del manifatturiero).

Anche i settori della gomma-plastica, del tessile, abbigliamento e pelletteria e quello dei pro-dotti in legno e carta hanno registrato aumenti della produttività ben sopra la media, nono-stante marcate contrazioni del valore aggiunto. Ciò ha permesso di contenere il rialzo del CLUP, che è stato in tutti questi comparti inferiore alla media.

Caso opposto quello dell’elettronica, delle apparecchiature elettriche e delle altre manifatture, dove il CLUP è cresciuto molto più della media, a causa di una produttività fiacca e di un costo del lavoro galoppante (Tabella 1.7).

Sul piano internazionale l’industria in senso stretto italiana (al netto delle costruzioni) ha perso competitività in termini di CLUP rispetto ai principali paesi europei, a causa sia dello scarso avanzamento della produttività sia di una dinamica del costo del lavoro non scalfita dalle de-teriorate condizioni economiche.

Durante la crisi l’industria tedesca ha registrato una debole dinamica della produttività (+1,0% medio annuo tra 2008 e 2015, dal +3,5% nel quinquennio pre-crisi.). Grazie, tuttavia, a un an-damento del costo del lavoro ben più contenuto (+18,5% cumulato contro il +24,6% in Italia), il CLUP è cresciuto meno che in Italia (+10,8% contro il +16,0%). Ciò fa sì che dall’inizio della crisi la competitività di costo dell’industria italiana sia arretrata rispetto a quella tedesca di 4,7 punti percentuali, aggravando il già ampio divario accumulato nel decennio precedente (27,7 punti dal 2000 al 2007; tra 2000 e 2015 il divario è di 33,6 punti).

Grafico 1.22 Segnali di svolta dal lavoro nel manifatturiero

(Italia, manifatturiero; indici 1° trimestre 2007=100)

* Equivalente forza lavoro a tempo pieno (calcolata su medie mobili a 3 mesi delle ore utilizzate) in % delle ULA dipendenti.

Fonte: elaborazioni CSC su dati Eurostat e INPS.

0,0 2,0 4,0 6,0 8,0 10,0 60 70 80 90 100 110 120 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015 2016 Valore aggiunto

Monte ore lavorate Occupati

Produttività oraria Incidenza CIG (scala destra)*

Il CLUP nell’industria spagnola, dopo es-sere cresciuto a un ritmo simile a quello ita-liano prima della crisi (+15,6% e 15,2% rispettivamente), ha registrato un cambio di rotta. Ciò grazie a una massiccia espulsione di manodopera che ha garantito la tenuta della produttività nel biennio 2008-2009 e successivamente a una politica di modera-zione del costo del lavoro (+13,1% cumulato tra 2007 e 2015) accompagnata da forti gua-dagni di produttività. Si è pertanto aperto un divario di competitività tra i produttori italiani e quelli iberici pari a 22,7 punti per-centuali durante il periodo 2007-2015. L’in-dustria italiana registra dunque la peggiore performance in termini di CLUP rispetto ai principali competitor europei (Grafico 1.23).

Tabella 1.7 Competitività durante la crisi: settori manifatturieri a passo diverso

(Italia, variazioni % cumulate 2007-2015)

Occupati ULA Monte ore VA a prezzi Produttività Costo del CLUP lavorate costanti (VA/Ore) lavoro orario (2/1)

(1) (2)

Prodotti farmaceutici di base

e preparati farmaceutici -16,5 -19,5 -17,5 14,3 38,6 16,8 -15,7

Gomma-plastica, lav. Minerali

non metalliferi -25,6 -29,1 -31,1 -17,7 19,5 25,0 4,6

Tessile, abbigliamento e articoli in pelle -22,8 -26,0 -25,8 -13,6 16,4 23,5 6,0

Prodotti in legno e carta, stampa -24,8 -34,5 -34,0 -21,0 19,6 29,8 8,5

Prodotti chimici -9,1 -13,3 -13,4 -4,1 10,7 21,9 10,1

Metallurgia e prodotti in metallo

(escl. macchinari e attrezzature) -19,5 -24,8 -24,5 -16,7 10,3 23,0 11,5

Alimentari, bevande e tabacco -1,2 -6,9 -7,2 -1,8 5,8 19,7 13,1

Industria manifatturiera -16,6 -21,2 -22,1 -14,7 9,5 24,6 13,8

Macchinari e apparecchiature n.c.a. -5,5 -9,1 -10,4 -3,5 7,6 23,1 14,3

Mezzi di trasporto -15,1 -24,0 -25,1 -16,4 11,5 28,3 15,1

Computer e prodotti di elettronica e ottica -21,0 -23,4 -22,2 -22,3 -0,1 20,7 20,8 Apparecchiature elettriche

e per uso domestico non elettriche -15,3 -20,1 -22,3 -18,9 4,5 31,3 25,7

Altre industrie manifatturiere, riparazione

e installazione -16,4 -19,8 -22,5 -25,9 -4,5 25,1 30,9

Settori ordinati in senso crescente rispetto alla variazione del CLUP. Fonte:elaborazione CSC su dati ISTAT.

Grafico 1.23 Fuori linea il CLUP italiano

(Industria in senso stretto; 2000=100)

Fonte: elaborazioni CSC su dati Eurostat. 85,0 90,0 95,0 100,0 105,0 110,0 115,0 120,0 125,0 130,0 135,0 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 201 1 2012 2013 2014 2015 Germania Spagna Francia Italia

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