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SEZIONE I MISURE DI TUTELA E OBBLIGHI Articolo 15 Misure generali di tutela

PARTE TERZA, LA R ICERCA E MPIRICA

8.1 Oggetto ed ipotesi di ricerca

La ricerca empirica condotta è focalizzata attorno al concetto polisemico di sicurezza, intesa nella sua accezione più ampia, che racchiude i due aspetti di sicurezza reale – direttamente correlata al rischio (reale, ipotetico o stimato) – e sicurezza percepita– strettamente vincolata all’individuo ed al suo spazio di vita.

Richiamando nuovamente quanto sottolineato da Castel, ovvero che «il sentimento di insicurezza non è del tutto proporzionale ai pericoli reali che minacciano una popolazione. Esso è piuttosto l’effetto di un dislivello tra un’aspettativa socialmente costruita di protezioni e le capacità effettive, da parte di una determinata società, di farle funzionare»221, l'ipotesi di partenza è che rischio, percezione del rischio ed aspettative di protezione risultino fortemente vincolate tra loro in un rapporto di feedback negativo, per cui all’aumentare della percezione del rischio aumenterebbe anche il livello di insicurezza percepita, tale da tradursi in un atteggiamento negativo rispetto all’ambiente, con una verosimile ricaduta sul piano

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della (in)sicurezza reale. Si tratterebbe, detto in altri termini, di una profezia che si autoadempie, dove predizione ed evento sono in un rapporto circolare, secondo il quale la predizione genera l'evento e l'evento verifica la predizione.

L’insicurezza allora «verrebbe così creata proprio dalla ricerca delle protezioni, per la buona ragione che il sentimento di insicurezza non è un dato immediato della coscienza»222.

L’ipotesi di lavoro qui proposta è dunque che, nell’ottica d’impresa, un eventuale dislivello tra aspettative e capacità di protezioni, potrebbe produrre un atteggiamento negativo rispetto all’ambiente, che si tradurrebbe in una disaffezione generale da parte dei lavoratori (attori sociali) comportando, sul piano reale, scarsa attenzione ai processi produttivi, alla qualità del prodotto finito, ma anche alle condizioni dell’ambiente stesso, con ricadute negative sul piano personale e su quello organizzativo, sino ad originare tensioni sociali ed instabilità.

In questo contesto si è voluto esplorare ed analizzare se, all’interno delle organizzazioni, siano esse economiche, d’impresa o svincolate da una qualsiasi finalità lucrativa, esista un vincolo funzionale che produca un feedback positivo tra la sicurezza reale, o quantomeno percepita dagli attori operanti nel perimetro organizzativo, ed il senso di appartenenza all’organizzazione.

Sul piano empirico, dunque, si è tentato di tradurre il concetto di sicurezza a livello di organizzazione sia come l’applicazione e lo sviluppo di modelli organizzativi, sia come la disponibilità e la predisposizione da parte degli attori sociali all’attuazione di politiche orientate alla sicurezza; mentre il senso di appartenenza è stato inteso, sempre a livello empirico, come la presenza di una forte componente identitaria e di dinamiche relazionali positive e propositive all’interno dei confini organizzativi223.

Sulla base delle precedenti considerazioni, il progetto ha inteso evidenziare l’importanza del concetto di sicurezza applicandolo al mondo imprenditoriale:

222 Ibidem

223 Nei paragrafi che seguono verranno esplicitate in maniera più puntuale le astrazioni concettuali in ambiti ed assi tematici, utilizzati per la costruzione del questionario.

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partendo cioè dal costrutto per il quale la sicurezza integrata nell’azienda costituisce sicuramente un vantaggio competitivo per l’impresa, ma fornisce anche un miglioramento della qualità della vita degli attori sociali all’interno dell’organizzazione stessa224, in quanto «la persona sicura è in ultima analisi quella che, conoscendo il contesto nel quale si muove, agisce senza affanno»225. La sicurezza dunque non è più vista come elemento su cui impostare politiche di tipo meramente situazionale, ma come concetto più ampio che è integralmente vincolato all’analisi delle dinamiche sociali all’interno del “micro-cosmo” impresa.

Passare dal disegno della ricerca alla sua realizzazione ha comportato notevoli difficoltà, sulle quali è opportuno soffermarsi in quanto hanno determinato sostanziali modifiche nell'approccio metodologico ipotizzato inizialmente.

Originariamente si era proposto un progetto che evidenziasse all’interno di ben specifiche aziende selezionate il rapporto esistente tra clima organizzativo, appartenenza e sicurezza. Si era ipotizzato un approccio misto che avrebbe coinvolto i vertici aziendali e l’intera “popolazione” dei dipendenti. In una prima fase si sarebbe esaminata la storia di vita dell’organizzazione in relazione alla sicurezza, analizzando eventi vittimizzanti o criminogeni; quindi interagendo con i vertici aziendali, attraverso interviste in profondità e focus group, si sarebbero acquisite informazioni circa la cultura aziendale negli specifici aspetti legati alla sicurezza. Le figure coinvolte in questa fase sarebbero state individuate all’interno del gruppo manageriale, soggetti impiegati nella gestione delle risorse umane e della sicurezza nelle sue accezioni più ampie, nonché nell’organizzazione dei processi produttivi. Con un approccio qualitativo, si sarebbero analizzati i modelli organizzativi e le politiche di gestione della sicurezza vigenti nelle singole unità di analisi, al fine di ottenere un quadro “normativo” del rapporto tra la gestione delle risorse umane e la sicurezza.

La seconda fase prevedeva la realizzazione e successiva somministrazione, all’intera popolazione dei dipendenti, di un questionario allo scopo di analizzare in profondità il clima organizzativo con una particolare attenzione alla componente

224 A riguardo si rimanda a Crescentini A., Sada A., Giossi L., (a cura di), Elogio della sicurezza. Aspetti

multidisciplinari tra scienza e pratica, V&P, Milano, 2007.

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dell’appartenenza, affiancando specifiche domande volte a prendere cognizione circa la percezione di sicurezza del dipendente, all’interno dei confini organizzativi. Con l’ analisi proposta si sarebbero esaminati anche eventuali vissuti vittimizzanti dei lavoratori in relazione all’apporto fornito dall’azienda al dipendente stesso, al fine di ridurne i processi di vittimizzazione. Si sarebbe dunque effettuata una puntuale analisi di clima ed una valutazione di efficacia ed efficienza dei modelli organizzativi in uso correlandoli poi, sul piano delle dinamiche organizzative e delle relazioni umane, con un’ottica orientata al fattore sicurezza.

Per questo motivo al fine di esporre il progetto e di verificare la disponibilità delle aziende, è stata effettuata una iniziale attività di tipo esplorativo, volta a prendere contatti con le imprese ritenute più valide dal punto di vista empirico. A tal proposito si sono selezionate le aziende in funzione del loro settore merceologico di riferimento, per ottenere un insieme empirico quanto più eterogeneo rispetto tale dimensione. Secondariamente la scelta è stata quella di contattare imprese di medio o grandi dimensioni, con lo scopo di ottenere una elevata numerosità di dipendenti interessati alla successiva indagine quantitativa. Sono stati all’uopo effettuati numerosissimi incontri con alti dirigenti, responsabili di funzione ed amministratori delegati di altrettante imprese presenti sia sul territorio regionale sia nelle regioni limitrofe. La quasi totalità dei colloqui si concludeva con un netto apprezzamento del progetto e delle modalità di esecuzione ma con un educato, anche se esplicito, rifiuto di collaborazione.

Dopo una serie di rifiuti, al fine di riuscire ad ottenere un riscontro al progetto proposto, nel tempo, è stata effettuata una ulteriore selezione sulle imprese e, oltre all’iniziale dimensione merceologica ed organizzativa, elemento, quest’ultimo, necessario per ottenere una elevata numerosità in termini di lavoratori da intervistare, si è tentato di proporre il progetto a quelle aziende “illuminate” che spesso vengono individuate sulla stampa di settore come “casi di eccellenza” o “best performers” e che

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vantano un forte impegno sul lato della produzione sostenibile e dell’approccio etico alla gestione delle risorse226.

Tutte le persone incontrate, pur evidenziando interesse all’approccio metodologico proposto, ponevano però riserve in particolar modo sull’utilizzabilità dei dati all’esterno dei confini organizzativi. A nulla sono valse le esplicite indicazioni circa l’anonimato assoluto delle elaborazioni dei dati raccolti (trattati per altro su base aggregata ed in relazione al quadro normativo vigente in termini di trattamento dei dati personali e sensibili), né tanto meno le rassicurazioni circa la presentazione di documentazione sottoscritta che indicava la natura esclusivamente scientifica del progetto stesso227.

Si consideri altresì che in più di una occasione le aziende interpellate hanno manifestato grande interesse circa il progetto di ricerca presentato, al punto che in almeno due casi, in tempi successivi, sono state svolte indagini di clima inserendo tematiche concernenti la percezione di sicurezza da parte dei lavoratori, così come proposte in questa sede.

Come verrà meglio esplicitato nelle pagine seguenti, l'assenza di collaborazione, mostrata dalle aziende, ha determinato la necessità di modificare l'impianto di ricerca iniziale. Infatti, al fine di testare il modello di indagine proposto, è stato necessario modificare l’unità di analisi di riferimento individuandola, ora, come un insieme di riferimento empirico di lavoratori svincolato dalla dimensione organizzativa, ai quali è stato distribuito e somministrato un questionario on-line.

226 Le aziende interpellate sono state individuate attraverso specifiche ricerche su stampa di settore ma anche attraverso pubblicazioni specialistiche che riportassero i casi di aziende definite di eccellenza in termini di politiche orientate alle relazioni umane, alla produzione sostenibile, o ad un orientamento all’innovazione sia in termini di produzione sia in termini di introduzione di nuovi approcci alla gestione d’impresa, ex multis A. Canonici, L’azienda sostenibile. Le strategie di 10 aziende industriali per raggiungere sicurezza sul lavoro,

salute e cura dell’ambiente, Franco Angeli, Milano, 2010.

227 Si rimanda alla parte conclusiva di questo elaborato dove si sono effettuate alcune considerazioni ed una sintesi di quanto emerso dai numerosi colloqui effettuati con le aziende selezionate.

115 8.2 Il metodo usato

L’indagine empirica si è sviluppata su più fronti, con l’intento di fotografare ed esplorare le dinamiche relazionali e lavorative correlate al concetto di sicurezza.

«…premessa necessaria ad ogni discorso riguardante la sicurezza è la presa di coscienza dell’importanza del “problema sicurezza”, che può essere definita come una condizione psicologica che rende l’individuo consapevole dell’esistenza di un programma di sicurezza»228.

Attraverso la valutazione “mediata” dall’intervistato ci si è interrogati sul reale valore attribuito alla sicurezza da parte delle imprese, ma anche su quanto la sicurezza sia introiettata nel patrimonio culturale del singolo lavoratore.

Si è tentato di rilevare se e quanto il concetto sicurezza fosse presente nel bagaglio culturale delle singole aziende, come del resto quello dell’attenzione consapevole229 alle tematiche legate alla sicurezza poiché si è convinti, che solo una profonda ed autonoma conoscenza delle basilari norme a tutela della sicurezza personale e delle risorse aziendali, possa portare allo loro corretta applicazione, con conseguente aumento in termini di efficacia ed efficienza delle procedure stesse.

La ricerca empirica è stata impostata partendo dal presupposto che la sicurezza dovrebbe essere valutata da più angolazioni: dagli aspetti organizzativi, sino a quelli più propriamente legati alla produttività, infatti come è già stato affermato, non si può non considerare come «il problema sicurezza [sia] in definitiva un problema di origine umana, che non è riconducibile a schemi, che si collega ad una preparazione culturale di base[…]»230.

A tal fine è stato utilizzato un approccio metodologico misto, impiegando inizialmente gli strumenti tipici della ricerca qualitativa, con l’intento di addivenire ad

228 A. Balloni, Il criminologo dell’organizzazione della sicurezza: problemi di formazione ed esigenze di

professionalità, in A. Balloni (a cura di ), Criminologia e sicurezza, Franco Angeli, Milano 1998, p.16.

229 ivi p.17 e ss

230 Balloni A., Il criminologo dell’organizzazione della sicurezza: problemi di formazione ed esigenze di

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una cornice di riferimento empirica, per poi spostarsi, sul piano quantitativo, attraverso la somministrazione di un questionario anonimo all’unità di analisi selezionata231.