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Ogm e sicurezza alimentare: alcune conclusioni Come ben documentato in questo numero di Agriregionieuropa, la

sicurezza alimentare dipende non solo dalla produzione di alimenti su scala mondiale ma dall’accesso al cibo, funzione a sua volta del prezzo e del reddito delle famiglie. A questo riguardo il potenziale delle biotecnologie in termini di riduzione della povertà e di

miglioramento dell’accesso al cibo può essere realizzato – così come per qualsiasi altra tecnologia - solo se i benefici diretti e indiretti ricadono sulle popolazioni più povere.

Le biotecnologie potrebbero contribuire ad aumentare la sicurezza alimentare in tre modi: aumentando le rese e quindi la disponibilità di cibo a livello globale, migliorando la qualità degli alimenti e, infine, migliorando la situazione economica degli agricoltori e quindi il loro accesso al cibo. Quest’ultimo punto è quello su cui l’evidenza appare di gran lunga più incerta.

La storia degli Ogm, ad oggi, sembra percorrere una strada diversa: le colture sviluppate – mais, soia, cotone, sono tipiche commodity oggetto di scambio sui mercati internazionali dominati da grandi imprese multinazionali che controllano l’intera filiera agroalimentare. Le colture HT non sono state ampiamente adottate dalle piccole aziende agricole perché spesso inadeguate considerando che spesso si procede manualmente ad eliminare le infestanti. L’unica coltura GM adottata da piccoli agricoltori, ad oggi, è il cotone Bt resistente agli insetti, coltivato soprattutto in India e in Cina. Soprattutto in Cina, India e Sud Africa, il cotone Bt è spesso coltivato da aziende agricole con meno di 3 ha di terreno (Huang et al., 2002; Qaim, 2009). In Sud Africa, molti piccoli proprietari sono soliti crescere mais bianco Bt come il proprio alimento base (Gouse et al., 2006). Diversi studi dimostrano che i vantaggi della tecnologia Bt per i piccoli agricoltori sono di entità simile a quelli dei produttori su larga scala. In alcuni casi, i vantaggi possono essere ancora maggiori (Pray et al., 2001; Morse et al., 2004; Qaim, 2009).

Affinché quindi il potenziale positivo possa realizzarsi i paesi più poveri, in primis dell’Africa, devono essere in grado di definire le proprie priorità e la propria agenda di ricerca. La tabella 3 illustra le priorità, spesso contrastanti tra gli obiettivi della sicurezza alimentare, dell’economia nazionale e del ritorno finanziario.

Tabella 3 - Colture e tratti genetici potenzialmente interessati dalla genomica

agraria in relazione ad alcuni obiettivi potenziali

Sicurezza alimentare Economia nazionale Ritorno finanziario

Colture

Alimentazione di base: cassava, sorgo

Colture più produttive: cassava, sorgo

Colture con ampi mercati internazionali: cotone, mais, soia

Colture proteiche: fagioli

Colture per esportazione: cotone, arachidi, caffè, cacao

Mercati con maggiore potenziale di crescita: fragole, fiori, jathropha Tratto genetico

Aumento delle rese: resistenza alla salinità e alla siccità, efficienza uso azoto, varietà ad alte rese, risposta ai fertilizzanti

Aumento delle rese: resistenza alla salinità e alla siccità, efficienza uso azoto, varietà ad alte rese, risposta ai fertilizzanti

Influenzare la tecnologia a livello mondiale: Bt, RR

Riduzione del rischio: siccità, patogeni

Riduzione dei costi: tolleranza erbicidi

Riduzione dei costi: tolleranza agli erbicidi

Gestione ambientale Riduzione del rischio: siccità, patogeni Riduzione del rischio: resistenza ai trasporti e riduzione della deperibilità (banane) Miglioramento nutrizionale: biofortificazione delle sementi con vitamina A, ferro, zinco

Gestione ambientale: conservazione biodiversità, ridotte esigenze di prodotti chimici, uso efficiente delle risorse Fonte: Fukuda Parr e Orr, 2012

Mentre storicamente la ricerca sul genoma ha guardato prevalentemente al ritorno finanziario dell’investimento sviluppando varietà di commodity con ampi mercati internazionali, il perseguimento dell’obiettivo della sicurezza alimentare implicherebbe nuovi sentieri di ricerca sia in relazione alle colture che ai tratti genetici coinvolti.

L’esperienza dei Pvs, ed in particolare dei paesi africani, dimostra l’esistenza di barriere politiche, istituzionali e tecniche che hanno ritardato l’approvazione e la diffusione delle colture GM.

Per superare queste barriere e per rispondere ai fabbisogni degli agricoltori e delle popolazioni dei paesi più poveri occorrerebbe un grosso impegno finanziario in capacity building e in ricerca pubblica a livello locale. In Sud Africa sta prevalendo un modello di sviluppo guidato dal settore privato che consente di beneficiare delle ricadute dello sviluppo tecnologico a livello mondiale. Questo approccio ha però il limite di non sfruttare appieno il potenziale delle biotecnologie per affrontare le priorità della sicurezza alimentare e la povertà in Africa. Juma (2011) sottolinea l'importanza di un approccio regionale all’innovazione con la creazione di “Aree locali per l’ innovazione", che coinvolgano università e centri di ricerca pubblici o privati che potrebbero utilizzare risorse fornite da partner internazionali. Formule alternative includono una maggiore collaborazione regionale e internazionale con istituzioni pubbliche quali il Cgiar7, la cooperazione con paesi quali Cina, Brasile e India che hanno sviluppato capacità nella ricerca biotecnologica pubblica, il partenariato pubblico-privato. Secondo una rassegna della World Bank (2008) relativa al periodo 1986-2006 la ricerca pubblica ha investito sulle biotecnologie 107 milioni di dollari, cifra di gran lunga inferiore ai 15 miliardi di dollari spesi annualmente dalle quattro più grandi aziende private.

Una riflessione specifica merita esser fatta attorno al settore sementiero dei paesi africani, dominato da diffusione informale e inaccessibilità delle sementi di qualità a causa degli scarsi legami tra piccoli produttori, servizi di assistenza tecnica, istituzioni di ricerca, produzione e distribuzione di mezzi tecnici.

Infine, è necessario ribadire che, affinché le biotecnologie possano effettivamente esplicare il proprio potenziale bisognerebbe rifuggire dal considerarle una panacea: la chiusura del “gap delle rese” dipende da un ampio spettro di fattori tecnici, infrastrutturali, agronomici e istituzionali, di cui gli agricoltori sono carenti.

Note

1 Tra questi i progetti Gef (Global Environment Facility) e Unep.

2 I sistemi nazionali per la biosicurezza richiedono la valutazione scientifica in loco dei

rischi come prerequisito per la commercializzazione delle colture GM.

3 La resistenza agli Ogm da parte di alcuni paesi africani arrivò nel 2001-2002 al punto

di non accettare aiuti alimentari costituti da mais GM proveniente dagli Usa.

4 Common Market for Eastern and Southern Africa. 5 Economic Community of Western African States.

6 Ad esempio, mentre negli Usa e in Cina solo la varietà iniziale deve essere registrata,

in India è richiesta la registrazione di ogni varietà locale in cui viene introdotto lo stesso tratto genetico con il risultato che l’adozione delle nuove varietà è rallentata e che vengono adottate varietà non adatte alle condizioni locali (Graff et al., 2006).

7

Consultative Group on Agricultural Research. Cgiar ha in corso 29 progetti che riguardano 15 colture minori rilevanti per i piccoli agricoltori in regioni specifiche dei Pvs (Ifpri, 2014).

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Protezionismo agricolo e