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Omaggio a Hoffmann, Poe e Maupassant

Nel racconto Un destripador de antaño troviamo affinità con L’uomo di sabbia di Hoffmann, che la stessa Emilia menziona nella sua introduzione; el destripador ricorda infatti il personaggio immaginario e soprannaturale di Hoffmann, che nella fantasia dei bambini si incarna nell’avvocato, ottico e alchimista Coppelius. La figura cardine pardobazaniana è quella di uno squartatore, capace di incutere timore al solo pensiero, tanto quanto le figure

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messicane del “robachicos”, del “hombre del saco” o del “ropavejero”; a tali esseri oscuri si è soliti associare azioni spaventose come il cannibalismo, la licantropia o il vampirismo e tutto ciò non fa altro che creare ed alimentare una leggenda attorno loro. Un destripador de antaño narra la tremenda storia di una superstizione, cioè della leggenda del farmacista che, pur essendo i suoi preparati ritenuti miracolosi, li ottiene grazie alle mantecas estratte dal corpo di giovani donne:

[…] Estos remedios tan milagrosos, que resucitan a los difuntos, hácelos don Custodio con «unto de moza». -¿Unto de moza...? -De moza soltera, rojiña, que ya esté en sazón de poder casar. Con un cuchillo le saca las mantecas, y va y las derrite, y prepara los medicamentos. Dos criadas mozas tuvo, y ninguna se sabe qué fue de ella, sino que, como si la tierra se las tragase, que desaparecieron y nadie las volvió a ver. Dice que ninguna persona humana ha entrado en la trasbotica; que allí tiene una «trapela», y que muchacha que entre y pone el pie en la «trapela» ... ¡plas! , cae en un pozo muy hondo, muy hondísimo, que no se puede medir la profundidad que tiene..., y allí el boticario le arranca el unto.

Minia, nome dato alla protagonista in onore della santa patrona del paese; è una ragazza che, rimasta orfana, viene affidata agli zii, i quali la maltrattano e umiliano fino ad ucciderla, proprio per offrire su grasa al farmacista del luogo, Don Custodio. Le voci che girano sul commercio di questi rimedi particolarmente efficaci dicono che essi contengono grasso corporeo di fanciulle nubili, vergini e sane, in età da matrimonio. Alla fine gli zii di Minia saranno condannati, uno di loro sarà imprigionato mentre l’altro impiccato e, purtroppo, il farmacista sarà considerato il mandante, nonostante tutta la storia non sia veritiera. Il negozio, in questo caso, è il centro all’interno del quale si svolge l’azione. Uno spazio creato appositamente per incoraggiare superstizioni e suscitare spavento; un posto che istiga timori, paure e che anima le voci degli abitanti del paese:

Bajábase a ella por dos escalones, y entre esto y que los soportales roban luz, encontrábase siempre la botica sumergida en vaga penumbra, resultado a que cooperaban también los vidrios azules, colorados y verdes, innovación entonces flamante y rara. La anaquelería ostentaba aún esos pintorescos botes que hoy se estiman como objeto de arte, y sobre los cuales se leían, en letras góticas, rótulos que parecen fórmulas de alquimia: “Rad, Polip. Q.”, “Ra, Su. Eboris”. “Stirac. Cala”, y otros letreros de no menos siniestro cariz. En un sillón de vaqueta, reluciente ya por el uso, ante una mesa, donde un atril abierto sostenía voluminoso libro, hallábase el boticario, que leía cuando entraron las dos aldeanas, y que al verlas entrar se levantó. Parecía

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hombre de unos cuarenta y tantos años; era de rostro chupado, de hundidos ojos y sumidos carrillos, de barba picuda y gris, de calva primeriza y ya lustrosa, y con aureola de largas melenas que empezaban a encanecer: una cabeza macerada y simpática de santo penitente o de doctor alemán emparedado en su laboratorio.

È comprensibile come lo spazio chiuso, oscuro e pieno di sostanze atte alla pratica delle scienze occulte, produca un velo di mistero nell’immaginario popolare; lo stesso vale per Don Custodio, che risulta essere un eremita, uomo erudito e dal sapere elevato, i cui studi e risultati quasi miracolosi sono intesi come atti magici, sacri o demoniaci.

Ne El espectro troviamo invece un chiaro richiamo ai racconti di Edgar Allan Poe, dove il terrore non proviene dall’esterno, ma abita la quotidianità e le oscure fondamenta dell’anima del protagonista. Nel racconto di Emilia l’accadimento fantastico irrompe nel mondo reale attraverso i disturbi di un personaggio nevrotico e, in particolare, da una sua reminescenza tragica del passato; il narratore è in terza persona e parla del suo amico Lucio Trelles, defininendolo inizialmente

excelente sujeto, sin graves problemas en la vida y que parece normal y equilibrado

Secondo l’opinione di Lucio, tuttavia, tutto il mondo è caratterizzato da un disequilibrio psichico, da manie, superstizioni e stravaganze; l’unica differenza è tra chi manifesta pubblicamente tali comportamenti e chi invece li tiene segreti. Le sue argomentazioni non convincono però il narratore, ritenendole questi soltanto strane chiacchiere, che rivelano in Lucio un intimo sgomento, probabilmente derivante dalle allucinazioni provocate da un’intossicazione alcolica. Altri comportamenti squilibrati portano gradualmente la trama a intricarsi, fino a che una notte, nel vedere un gatto bianco, Lucio collassa, perdendo i sensi e pronuciando frasi confuse; poi si rinviene, scoppia a ridere, vacilla e con terror indescriptible domanda dell’animale. Racconta poi all’amico ciò che gli è accaduto quando aveva venti anni: sua zia aveva un gatto bianco, che lui odiava talmente tanto che decide di sparargli un colpo, così una notte:

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Hice fuego…Un grito me heló la sangre…Me arrojé al cenador…Mi madre estaba allí…Envolvía su cabeza una toquilla blanca.

Anziché colpire il gatto aveva ferito sua madre, che rifiutandosi di perdonarlo per il tragico equivoco aveva deciso di abbandonarlo; da allora, il gatto bianco gli appare, quando meno se lo aspetta, come un fantasma, un espectro appunto. Come nel The Black Cat (1843) di Poe, Emilia Pardo Bazán innesca il terrore attraverso la misteriosa e furtiva apparizione di un gatto; in entrambi i racconti il gatto agisce dunque da scintilla della superstizione che spinge il protagonista all’azione: entrambi sentono la repulsione verso l’animale e sono determinati a sbarazzarsene a tutti i costi. A differenza del racconto di Poe, la cui trama raccoglie eventi che vanno al di là di qualsiasi spiegazione razionale e il cui ricercato e terrificante effetto finale è agevolato da un crescendo di suspense, nel racconto di Emilia l’allucinazione di Lucio ha radici nel passato e, per questo, ha un legame diretto con la sua esperienza e conoscenza delle cose.

Un altro racconto di Poe al quale si è ispirata la Pardo Bazán è The premature burial (1844), che narra di un uomo che soffre di un disturbo catalettico e che, per non essere scambiato per persona morta, si premunisce dall’essere seppellito vivo; il culmine del racconto è raggiunto con la descrizione del risveglio dell’uomo in un luogo chiuso e buio, simile ad un bara, facendo emergere tutto il terrore di una possibile sepoltura prematura. Ne La resucitada della Pardo Bazán la morte invece viene presentata come la migliore alternativa alla vita; la protagonista è la resuscitata Dorotea de Guevara, che non è in grado di comprendere perché la sua famiglia non accetti con normalità la sua presenza e il suo ritorno. La morta che non può resuscitare è peraltro una convenzione sociale; questa è la ragione per cui il marito di Dorotea, che già sembra aver perso la sua sanità mentale, le dice:

De donde tú has vuelto no se vuelve...

Dorotea tuttavia è un essere soprannaturale e ha infrange questo limite; non sappiamo ciò che accadrà al suo ritorno nella tomba dovuto al rifiuto della

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famiglia, incredula per averla rivista, ma si può presume che alla donna non resti altro che attendere un nuovo oblio per dimenticare il rifiuto stesso. La resucitada contiene elementi che sono direttamente relazionati con la narrativa gotica dei vampiri: bare, pipistrelli, oscurità, candele o zombi e presenta uno scenario claustrofobico che permette al lettore di ridere della morte senza tuttavia perdere di vista la sua presenza tragica.

Anche ne Los hilos abbiamo evidenti riferimenti alla narrativa di Poe; il protagonista è Jorge Afán de Rivera, la cui partecipazione a sessioni di ipnotismo e spiritismo sarà causa del suo squilibrio mentale prima e della sua morte poi. Nell’introduzione del racconto non si avverte il lettore circa i fatti che sta per leggere; successivamente, tuttavia, i narratori si propongono di raccontare gli accadimenti col fine che qualcuno possa comprenderli, insistendo sul fatto che non sono pazzi. Ciò avviene nel momento in cui essi scoprono la lettera del loro defunto amico Jorge, in cui egli spiega la storia che lo ha condotto alla pazzia, raccontando di come cominciò a vedere fili colorati uscire dalle persone, fili che simboleggiano i difetti e le attitudini più deprecabili della società. Qui l’inizio della lettera, molto simile a quella che scrive il narratore di The Black Cat:

[…] proverò a spiegare cosa sono questi fili, affinché se qualcuno leggerà dopo la mia morte la mia confessione, possa comprendere che non ero pazzo, al limite allucinato e che fui vittima di una perturbazione morbosa dei miei sensi, però la mia ragione seppe interpretare le mie visioni.

In questo caso, si evidenzia una particolare somiglianza dei racconti della Pardo Bazán rispetto a quelli a di Poe, che è quella per cui il narratore è anche testimone della disgrazia dell’amico, vero protagonista della vicenda.

I racconti della Pardo Bazán e quelli di Poe condividono peraltro l’uso di personaggi che hanno ruoli comuni; ad esempio, spesso troviamo in Poe la figura dell’amico sventurato, testimone delle situazioni di disgrazia, figura analoga a quella del personaggio solitario e malinconico di Emilia, che spesso ricopre il ruolo del pazzo o del malato. Accanto al personaggio folle troviamo frequentemente la figura della donna ideale, o misteriosa, oggetto delle fantasie del protagonista e spesso causa della sua rovina. Un esempio di ciò lo ritroviamo

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ne La máscara, nel quale una donna mascherata e soprannominata dal protagonista la locura, è l’incarnazione della morte che viene ad avvisare l’uomo, el solitario; questi, corrispondendo all’immagine dell’innamorato folle, è condotto alla pazzia in conseguenza della sua idealizzazione della donna.

In rapporto con lo scetticismo che caratterizza alcuni dei personaggi menzionati, si può citare anche la figura dell’incredulo, una tipologia di personaggio che appare spesso tra gli autori spagnoli; essi fanno sì che quest’ultimo si identifichi con il personaggio che non crede nelle superstizioni o che si mostra scettico di fronte all’evento fantastico. La tecnica che utilizza l’autore per fronteggiare il presunto scetticismo del lettore è quella di presentare l’azione come se fosse un evento reale, rendendo superflua la presenza di un personaggio che incarni il dubbio del lettore moderno.

Per quanto riguarda i racconti ispirati a Guy de Maupassant, La cabellera de Laura Pardo Bazán presenta molte analogie con La chevelure (1884), all’interno del quale assistiamo ad un attaccamento morboso del protagonista nei confronti della chioma di una donna. Nella sua versione, la Pardo Bazán narra la storia di un uomo, Luis de Meneses, che si innamora follemente della capigliatura di Laura, fanciulla costretta a vendere parte della sua chioma per poter sopravvivere e mantenere anche la madre. Luis non farà altro che cercare disperatamente la fanciulla alla quale appartiene la capigliatura bionda che profuma di fresco, fino ad arrivare al punto di promettere che, se mai la troverà, sposerà tale donna a prescindere dalle sue fattezze.

In Eximente, racconto ispirato a Le Horla di Maupassant, il protagonista è talmente incapace di superare le proprie paure che finirà col suicidarsi a causa di una voce, inquietante, che sente e che lo tormenta. Il racconto narra di Federico Molina, uomo al sicuro tra le mura domestiche ma che, nel momento in cui si ritira nella propria camera da letto, nonostante nella stanza accanto dorma il suo fedele servitore, è preda di una terribile paura:

Con tales elementos de serenidad, es preciso que lo diga, es preciso que lo reconozca: ¡tengo miedo! ..., un miedo horrible, un miedo que me impide respirar, sosegar y vivir.

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In altre parole, una presenza estranea ed invisibile abita la casa di Federico:

Ese misterioso alguien no se coloca jamás delante de mí. Lo siento a mis espaldas. ¿Dónde? No hay sitio libre entre la cama y la pared. Sin duda -todo es posible tratándose de un aparecido-, la pared retrocede para dejar hueco a su cuerpo; y si yo me volviese ahora de improviso, vería al ser que se ha propuesto no abandonarme. Pero no me atrevo, no me atreveré nunca. Le creo detrás; no me resuelvo, y temo que extienda una mano, que me figuro fría y marmórea, y me la pase lentamente por la sien o me tape con ella los ojos [...]

Al sentire questo respiro lento e quasi impercettibile, al protagonista si ghiaccia il sangue nelle vene, cominciando a sudare freddo, ad avere le palpilatazioni e a battere i denti, inquieto ed indifeso. Dopo aver consultato una serie di medici e aver provato a rilassarsi con una vacanza lunga tre mesi, racconta:

En las habitaciones de las fondas, infaliblemente, cada noche me ha visitado el mismo terror; he percibido detrás de mí, en acecho, al mismo ser, que no puedo nombrar ni calificar, pues no tengo ni remota idea de su forma: ignoro de dónde viene. Solo sé que está allí, que su aliento sepulcral me roza la cara, que penetra hasta mis tuétanos, que vierte en ellos ponzoña. Una noche, en un acceso de rabia, cogí mi revólver y disparé hacia atrás, donde sentía el hálito maldito. Acudió gente; pretexté miedo a ladrones. ¿Cómo explicar? No entenderían [...]

Lo sparo del protagonista, nel vuoto, non fa altro che peggiorare la sua condizione, al punto che il maledetto respiro della presenza invisibile alla fine ha il sopravvento, costringendo Federico a sparare contro sé stesso piuttosto che contro un’ombra.

Le analogie con Le Horla30, diario di una follia progressiva che annienta la volontà, sono dunque piuttosto evidenti, come mostrato dal passo:

Sono perduto! Qualcuno possiede la mia anima e la governa! Qualcuno ordina tutti i miei atti, tutti i miei movimenti, tutti i miei pensieri! Non sono più nulla in me stesso, sono nient'altro che lo spettatore schiavo e terrorizzato di tutte le azioni che compio.

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A proposito di questo racconto lungo e della fase conclusiva della vita dello scrittore francese, la Pardo Bazán scrive:

Empezó por huir del trato humano, buscando la soledad ávidamente, y le asaltó el terror de la muerte, espantosa angustia que se apoderaba de él, miedo temblante, con sudores fríos, al no ser, a la hora tremenda; y este espanto y el de la oscuridad nocturna, lo analizó detenidamente en algunas de sus novelas cortas, especialmente en la titulada El Horla, y en una de sus últimas novelas largas, Nuestro corazón. Estremecido por el roce de las alas tenebrosas, víctima de una obsesión invencible, alucinado, el terror mismo le dictó la resolución del suicidio, que intentó y no pudo realizar.

Ne La calavera, storia dai tratti umoristici e dal tono inquietante, si narra dell’inclinazione all’ozio di un giovane rampollo che finisce per acquistare un teschio come oggetto di arredo. Il teschio, animato da una marionetta diabolica, bisbiglia durante le notti, fino a esasperare il protagonista e di conseguenza a farlo impazzire. Qui le analogie sono con il Lui? di Maupassant (1883), tra i racconti più significativi legati al tema della solitudine e della follia, in cui il protagonista è ossessionato dal pensiero di una presenza estranea in casa sua:

È dietro le porte, nell'armadio chiuso, sotto il letto, in tutti gli angoli scuri, in tutte le ombre. Se apro la porta, se spalanco l'armadio, se guardo col lume sotto il letto, se rischiaro gli angoli, non c'è più: ma allora me lo sento alle spalle. Mi volto, e pur essendo certo che non lo vedrò, che non lo vedrò più, nondimeno egli è sempre dietro di me.

Attraverso l’uso del teschio che attua come coscienza del protagonista, la Pardo Bazán crea una storia psicologica all’interno della quale l’immaginazione gioca un ruolo fondamentale, semplicemente adattando la componente fantastica propria dei generi esteri, sia al contesto convenzionale della letteratura Spagnola del XIX secolo, sia a quello galiziano, caratterizzato ad esempio dall’attrazione nei confronti di tutto ciò che è macabro e in particolare del tema della morte.

In generale, all’interno del terzo tomo de La literatura francesa moderna (1911), Emilia parla in questo modo dello scrittore francese:

En cuanto a Maupassant, mucho sano hay en su labor: la forma, la corriente gauloise (liberté toujours), la ejecución impecable, lo límpido de la prosa, su naturalidad, lo genuino del

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léxico, la sencillez de los medios y recursos, la maestría de la composición, la sobriedad en el estilo […]

e continua:

Maupassant era más que un estilista: porque la preocupación dominante y minuciosa del estilo, no vale lo que su espontaneidad y natural perfección.

Per concludere, è opportuno anche ricordare che una delle tecniche che ricorre in Maupassant e che è stata adottata dagli autori spagnoli dell’Ottocento ed in particolar modo dalla Pardo Bazán, è l’uso del “racconto cornice”, strategia che presuppone l’uso di più narratori all’interno del racconto e adatta a ritrarre la contemporaneità, poiché conferisce loro un livello di verosimiglianza molto alta.31

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