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C OMPOSIZIONE DEI R IFIUTI DA C&D

1.3 R IFIUTI D I D EMOLIZIONE E R ICOSTRUZIONE (C&D)

1.3.2.3 C OMPOSIZIONE DEI R IFIUTI DA C&D

Per quanto attiene la composizione dei rifiuti C&D, le stime sono molto incerte, oltreché ormai datate; a titolo indicativo se ne dà comunque informazione.

Rispetto alla provenienza, da alcuni Autori [Mazza, G.D.; I rifiuti da cantiere edilizio: possibilità di riciclaggio; in RS-Rifiuti Solidi, anno VII- numero 6, nov-dic 1993, citato in Rigamonti, Ennio; Dati quantitativi e qualitativi sulla produzione di rifiuti da C&D; in: La gestione dei rifiuti da costruzione e demolizione; Istituto per l’Ambiente, Milano, 1995 (Rapporto 95/02)] è ritenuta realistica una ripartizione che attribuisce rispettivamente alle attività di demolizione il 90% circa del quantitativo (in peso) di rifiuti C&D prodotti, il 5÷7% alle attività di manutenzione e il 2÷3% alle attività di costruzione.

Per quanto attiene invece la natura e le caratteristiche dei rifiuti C&D - e quindi la loro composizione media - le informazioni reperibili in letteratura sono disomogenee e lacunose: i dati riferiti alla situazione di Paesi stranieri non sono direttamente confrontabili con l’Italia a causa di differenze spesso rilevanti nei materiali e nelle tecnologie di costruzione e dunque nei rifiuti prodotti.

La Tabella 1. 3 seguente, riassume le informazioni disponibili in materia di composizione media dei rifiuti C&D: di particolare rilievo sono i laterizi e calcestruzzi che costituiscono, insieme, l’80% del totale [Jacobsen, G.B.; Quantitativi, composizione e riciclaggio degli scarti di costruzione e demolizione in Europa; in: RS-Rifiuti Solidi, anno 6, n.2 , marzo 1992].

Di minore entità, ma non di importanza, sono i conglomerati bituminosi derivanti da scarifica stradale, che saranno il materiale di risulta utilizzato in questa tesi.

Categoria di Rifiuto % in Peso sul Totale

Calcestruzzo 30.0

Calcestruzzo non armato 10.0

Calcestruzzo armato 20.0

Laterizio (tegole, mattoni, forati) 50.0

Asfalti 5.0

Scavi 6.0 – 10.0

Carta e cartone 0.6 – 4.0

Metallo 3.0

Varie 1.0 – 1.4

Tabella 1. 3: Composizione Rifiuti C&D Italiani (Fonte: Jacobsen, 1992)

Secondo le stime allora elaborate dall’European Demolition Association (EDA) invece, gli asfalti rappresenterebbero una percentuale doppia, pari al 10% (Tabella 1. 4).

Tipologia % in Peso sul Totale

Calcestruzzo 45

Laterizi 35

Asfalto 10

Altri (metalli, legno, … etc.) 10

Tabella 1. 4: Composizione Rifiuti C&D Italiani, anno 1992 (Fonte: EDA, 1992)

Molti autori prevedono che nei prossimi decenni si assisterà ad un aumento sempre crescente di produzione di rifiuti C&D dovuto essenzialmente allo scadere della vita utile di vari manufatti attualmente in esercizio.

Tali rifiuti deriveranno da diverse attività quali la costruzione, l’ampliamento, la ristrutturazione, la manutenzione e la demolizione di opere civili o di infrastrutture viarie. Essi sono prevalentemente costituiti da materiali inerti classificabili come rifiuti speciali non pericolosi (CER e D.L. 22/97).

Valorizzare questi ingenti quantitativi potrebbe ridurre considerevolmente l’impatto ambientale generato dalle attività di C&D, innescare positivi processi di innovazione delle tecniche e di qualificazione degli operatori, offrire interessanti opportunità occupazionali. Tuttavia, la gestione ambientalmente sostenibile dei residui prodotti dalle attività C&D trova parecchi ostacoli, di natura sia tecnica (procedure di demolizione, modalità di separazione, sistemi di raccolta e movimentazione), sia non-tecnica (normativi, culturali, economici, organizzativi), che possono essere superati solo creando un sistema di convenienze reciproche fra i diversi operatori coinvolti nel ciclo di produzione – riciclaggio – riuso – smaltimento dei residui.

Fino al Decreto Ronchi, la politica adottata dal nostro paese per i rifiuti derivanti dalla costruzione e demolizione è stata quella dell’abbandono in luoghi non autorizzati. Tale situazione si è venuta a creare, sia per la sporadica presenza di discariche autorizzate sull’intero territorio, sia per la quasi totale mancanza delle norme giuridiche in materia di

smaltimento di rifiuti.

La mancanza di una pianificazione e di una disciplina di dettaglio nelle modalità di coltivazione degli inerti, e lo scarso interesse verso la salvaguardia dell’ambiente e del territorio hanno però indotto gli organi competenti a imporre leggi sempre più restrittive per l’apertura di nuove cave e lo sfruttamento di quelle già esistenti. Infatti, sull’esempio di altri Paesi e sotto la spinta di importanti esigenze pratiche, anche in Italia, negli ultimi anni ’80, passando per il D.L.22/97, si è avviato il fenomeno del riciclaggio dei rottami edilizi in risposta alle problematiche ambientali [Nicosia, Lucchese, Rizzo, Ercoli, “Riciclo di rifiuti da

demolizione:un contributo all’ecobilancio”, Palermo, 1998].

Lo smaltimento in discarica, che rappresenta purtroppo ancora la via preferenziale cui sono indirizzati i rifiuti inerti, non è solo un costo ambientale diretto, quello della discarica, ma è anche una potenziale premessa all’abbandono e allo smaltimento abusivo.

Il modo migliore per contrastare gli abbandoni e gli smaltimenti illeciti è quello di costruire un ciclo di recupero dei rifiuti ben funzionante, efficace ed economico.

Partendo da un sistema di recupero ben avviato, con numerosi operatori economici già presenti nel settore, è possibile, incoraggiando buone pratiche, buone tecnologie e gestioni più efficienti, non solo recuperare una quota maggiore dei rifiuti prodotti che sfuggano ai controlli, ma migliorare efficacia e redditività economica delle attività di recupero, ottenendo maggiori prodotti riutilizzabili e prodotti di migliore qualità che consentono un doppio vantaggio: sostituire effettivamente materie prime vergini, con risparmio di cave e territorio, spuntare prezzi migliori e una significativa capacità di affermarsi sul mercato [Iacuzzi R., “Gestione di

rifiuti speciali, materiali recuperabili nella realizzazione di infrastrutture viarie”, AIAT].

L’accezione di compatibilità ambientale dimostra che il rispetto dell’ambiente può incontrare, in un percorso sinergico, l’interesse economico di un settore articolato come è quello delle costruzioni edili e civili.

Tenere distinte terre e rocce di scavo dagli altri materiali di risulta, separare i materiali lapidei inerti dagli altri prodotti di demolizione (metalli, legno ecc.), perseguire cioè la demolizione selettiva, significa recuperare buona parte di ciò che fino a ieri era solo rifiuto, riutilizzarla come nuova materia prima e quindi come un bene che ha un valore.

Dai rifiuti di costruzione e demolizione si ricavano eccellenti materiali inerti riciclati, che possono essere efficacemente impiegati in sostituzione di quelli naturali in molte opere, pubbliche e private (Figura 1. 21). A ciò si aggiungono altri due fondamentali vantaggi: il

risparmio di territorio, per la mancata realizzazione di nuove cave e discariche, ed il risparmio energetico e idrico. La produzione di inerte riciclato richiede infatti un minore impiego di

Figura 1. 21Flusso dei Rifiuti da C&D (Fonte: Guidelines on Ind . C&D Waste)

Il processo di produzione dell'aggregato riciclato a partire dai rifiuti da C&D non è molto diverso da quello con cui si ottengono gli inerti naturali di frantumazione dal trattamento di blocchi lapidei provenienti da attività estrattiva e non comporta sostanziali costi aggiuntivi anzi un risparmio energetico (Tabella 1. 5).

Tale processo consiste in tre fasi, sulle quali si basano gli schemi di funzionamento degli impianti per il trattamento delle macerie: la selezione del materiale; la decontaminazione; la riduzione delle pezzature.

Energia (KW/h) Tipologia di Attività Cava di Pietra Naturale Impianto di Riciclo di Rifiuti da C&D Energia per la Frantumazione* 2.5 2.0 Energia per l’Estrazione# 4.0 --- Energia per la Movimentazione# 3.0 0.2 Energia per la Vagliatura* Inclusa nella Frantumazione 0.2 Energia per la Depolverizzazione --- 0.7

* Energia in KW/h, riferita ad 1 t di inerte # Energia in KW/h, riferita ad 1 m3 di inerte

Tabella 1. 5: Consumi Energetici Stimati per le Varie Fasi di Lavorazione (Nicosia, Lucchese, Rizzo, Ercoli, 2000)

Tali impianti possono essere di tipo semovente (su mezzo gommato o cingolato), di tipo mobile (trasportati per mezzo di rimorchi), oppure fissi.

Le installazioni fisse potrebbero avere lo svantaggio di essere localizzate in una zona distante dal cantiere di demolizione, tuttavia l'onere legato al trasporto delle macerie viene compensato dalla maggiore produttività e dalla migliore qualità del prodotto.

Una corretta dislocazione sul territorio degli impianti fissi sarebbe in tal senso auspicabile e permetterebbe di abbassare il costo dell'inerte di riciclo.

Nel caso dei conglomerati tale operazione può avvenire direttamente in situ azzerando del tutto l’influenza di tale componente di flusso sia sull’ambiente che sui costi economici.